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Teoria della classe disagiata

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Cosa succede se un'intera generazione, nata borghese e allevata nella convinzione di poter migliorare – o nella peggiore delle ipotesi mantenere – la propria posizione nella piramide sociale, scopre all'improvviso che i posti sono limitati, che quelli che considerava diritti sono in realtà privilegi e che non basteranno né l'impegno né il talento a difenderla dal terribile spettro del declassamento? Cosa succede quando la classe agiata si scopre di colpo disagiata?
La risposta sta davanti ai nostri occhi quotidianamente: un esercito di venti-trenta-quarantenni, decisi a rimandare l'età adulta collezionando titoli di studio e lavori temporanei in attesa che le promesse vengano finalmente mantenute, vittime di una strana «disforia di classe» che li porta a vivere al di sopra dei loro mezzi, a dilapidare i patrimoni familiari per ostentare uno stile di vita che testimoni, almeno in apparenza, la loro appartenenza alla borghesia.
In un percorso che va da Goldoni a Marx e da Keynes a Kafka, leggendo l'economia come fosse letteratura e la letteratura come fosse economia, Raffaele Alberto Ventura formula un'autocritica impietosa di questa classe sociale, «troppo ricca per rinunciare alle proprie aspirazioni, ma troppo povera per realizzarle». E soprattutto smonta il ruolo delle istituzioni laiche che continuiamo a venerare: la scuola, l'università, l'industria culturale e il social web. Pubblicato in rete nel 2015, Teoria della classe disagiata è diventato un piccolo culto carbonaro prima di essere totalmente riveduto e completato per questa prima edizione definitiva.

262 pages, Paperback

First published January 3, 2015

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About the author

Raffaele Alberto Ventura

33 books49 followers
Vive a Parigi dove collabora con il Groupe d'études géopolitiques e la rivista Esprit. Oltre alla sua pagina Eschaton cura una rubrica per Wired.

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Displaying 1 - 30 of 38 reviews
Profile Image for Samuele Petrangeli.
433 reviews79 followers
October 3, 2017
Ventura lo dice fin dall'inizio che quello che ci presenta non è un saggio scientifico, e nemmeno ne vuole avere le pretese. E va bene così. Personalmente, credo che ci siano due modi di leggere "Teoria della classe disagiata": uno, è quello di vederlo come pamphlet generazionale, di una borghesia umanista sull'orlo di una crisi di nervi; l'altro è quello di leggerlo come una sorta di romanzo dove il personaggio-Ventura cerca di tirare le somme sulla sua vita, cercando di giustificare la crisi in cui vive, rendendola generazionale. Una sorta di Memoria dal sottosuolo, per capirci, del terzo millennio. E questo è il modo sicuramente più divertente (almeno per me). Ma mi rendo conto che sia valido fino a un certo punto.
Ora, pur lasciando da parte ogni pretesa di scientificità, che, ripeto, per me va benissimo come cosa, si ha l'impressione che quello che cerchi di fare Ventura è comporre una sorta di racconto, più o meno apocalittico, sulla situazione attuale della classe disagiata. Per racconto intendo dire che Ventura cerca di iscrivere il disagio di questa generazione borghese, altamente istruita, all'interno di un cosmo significante più grande. Insomma, cerca di dirci perché stiamo messi così male. Il problema, per me, è che questo racconto inizia a scricchiolare fin dalla definizione di classe disagiata. Non tanto per il disagiata, che Dio me ne scampi dal non riconoscermi disagiato, quanto più per l'accezione di classe: si vuole veramente racchiudere all'interno di un'unica classe tutta una serie di persone, dei più differenti ceti sociali, soltanto perché in fondo ci piacciono i meme e beviamo la birra artigianale? Quella che descrive Ventura, consapevolmente, è una più o meno risicata parte della generazione dei millennials: d'estrazione borghese (più medio-alti), altamente istruiti, con velleità più o meno intellettuali. Ed è più che legittimato a rivolgersi a loro e al loro disagio, ci mancherebbe, ma non è corretto, né logicamente, né soprattutto moralmente, ampliare così tanto i confini per parlare di classe. Innanzitutto perché la minaccia di un declassamento non viene sentita, in quanto alle brutte si rimane nella stessa classe, e poi perché lo stesso Ventura pare quasi guardare di sottecchi l'apertura a un'istruzione superiore per classi non medio-alto borghesi (sì, lo so che in quest'affermazione ci sta dell'astio, ma tutto il capitolo sul sistema educativo è, forse inconsapevolmente, classista). Comunque. Tiratomi fuori dalla classe della classe disagiata, quello che appare visto da fuori è 'sto gruppo di scappati di casa che non sono particolarmente di più rispetto a prima, ma quanto più consapevoli dell'esistenza l'uno dell'altro. Uno dei limiti del libro di Ventura è probabilmente quello di voler descrivere la situazione di una classe inedita (con queste caratteristiche), ma al contempo usare una letteratura vecchia di 100 anni. E sono esempi sempre calzanti e pertinenti. Quindi, che la classe disagiata non sia veramente questa novità?
Alla ricerca delle cause di questa deriva in cui si trova la presunta classe disagiata sono dedicati un paio di capitoli. Sinceramente di economia e storia economica so veramente poco, quindi tutto ciò che viene detto lo prendo per buono, nel senso che risulta coerente nella sua interpretazione della realtà. Ma, al contempo, risulta viziata da una semplificazione e da una paraculaggine (sempre divertita) che si riscontra in tutto il libro, per esempio nell'unire il passaggio dalla stampa a caratteri mobili fino ai meme. Che poi, Raffaele, io t'accetto veramente qualsiasi cosa, ma i meme l'arte della classe disagiata no. Non tanto perché non siano arte, ma perché sono trasversali. O vogliamo veramente mettere anche l'alt-right nella classe disagiata?
Più o meno, leggendo, l'impressione è di quella storiella del tipo che va dal dottore, e gli dice dottor Ventura, mi fa male quando muovo la spalla, e allora Raffaele lo guarda e gli dice che è colpa sua che muove la spalla. E poi gli fa vedere un bel meme.
Profile Image for Federica.
121 reviews27 followers
August 25, 2019
Non so. Ho letto questo libro perché a quel comunistello del mio ragazzo è piaciuto tantissimo, e sicuramente ci ho trovato molti spunti interessanti.

La classe disagiata di cui parla Ventura è quella dei venti-trentenni italiani provenienti da classi medio e alto borghesi, che vivono in una condizione di disagio, per l'appunto, perché si ritrovano derubati da quel brillante futuro che il loro status sociale gli aveva promesso. Mi ci ritrovo un po' in questa descrizione, perché sono molto consapevole che, personalmente, è difficile che arrivi mai a guadagnare quanto mio padre, soprattutto con il percorso di carriera che mi sono scelta. Però, insomma, non si sa mai!
Purtroppo più di qualche elemento mi ha lasciata un po' perplessa, a partire dall'uso della parola "classe" presente nel titolo: quelli che descrive l'autore sono persone ben precise, sono quegli individui istruiti, provenienti da buone famiglie, che non sono poi così tanti da poterli raggruppare in una "classe", secondo me, e tutto ciò che ne consegue, cioè parlare di loro come se fossero tutti i Millennial italiani, non è coerente e non corretto, a mio parere, soprattutto quando poi si critica questo "vizio" italiano di permettere anche ai poveracci di studiare fino ai 16 anni. Come si permettono!

Un altra delusione è stato lo stile perché per tutta la prima metà del libro Ventura tira fuori citazioni su citazioni vecchie più di cent'anni. Raffaé, abbiamo capito che sei l'erudito disagiato che descrivi nei tuoi saggi, ma se la maggior parte delle citazioni che hai usato potevo cacciarle anche io, così su due piedi, vuol dire che evidentemente così intellettuali non lo sono. E poi, come è stato correttamente menzionato in un'altra recensione qui su Goodreads, il fatto stesso che usa dei riferimenti tanto antichi non è forse sintomo del fatto che la classe disagiata non appartiene ai Millennials, ma è qualcosa di radicato da sempre? Forse noi siamo "diversi" dagli altri solo perché ne abbiamo più consapevolezza?

E' una lettura piuttosto breve, quindi me la sento di consigliarla per chi se la sente di sorbirsi un po' di politica economica, critiche di semi-sinistra e qualche analisi alla fine intelligente su dove siamo arrivati. La domanda con cui Ventura ci lascia sospesi è piuttosto questa: dove possiamo andare? Come possiamo superare la crisi? O non è che, magari, saremo solo in grado di iniziare a conviverci? E non sarebbe forse proprio questo il nostro destino peggiore?
11 reviews1 follower
October 3, 2018
La Teoria della classe disagiata di Raffaele Alberto Ventura, in arte Eschaton, è uno di quelli che chiamo "Punching Book", ovvero quei libri che, mentre li leggi, ti prendono a pugni.

Questo perché questo libro non parla A me, ma parla DI me. E non ne parla bene, anzi: come Dorian Gray si vede vecchio nel suo ritratto, vedendosi quasi schernito da esso, io mi leggo privilegiato e decadente, convinto di avere dei diritti a rischio per cui lottare che invece sono dei privilegi rubati inconsciamente a qualcuno; presunto figlio proletario mi scopro, con giusto disonore, membro dell'eponima classe disagiata.

Libro molto scorrevole e magistralmente scritto, anche se forse un po' troppo pieno di quel citazionismo che affligge tutta la letteratura "scientifica" e che lo stesso autore non manca di rimarcare in alcuni suoi post qui su facebook.

La capacità dell'autore di immedesimarsi nella classe in oggetto - tanto che parla quasi di una "autobiografia" - ci aiuta ad abbassare le nostre mura protettive, familiarizzando con esso e dunque più inconsapevolmente pronti ad abbassare le nostre barriere protettive, dei veri muri di carta velina che abbiamo eretto tra noi e la realtà. Ci siamo ammantati di coscienza proletaria essendo piccolo-borghesi decadenti, convinti di avere diritto ad uno standard di vita intellettuale (più che economico) che non si confà né alle nostre possibilità economiche (grave) né tantomeno alle nostre proprietà intellettuali.

Ci crediamo (mi credo) molto più sviluppati intellettualmente di quanto non siamo, e crediamo (credo) di aver diritto al nostro sentirsi intellettualmente altolocati quando l'unica cosa che abbiamo è la possibilità economica familiare ereditata che ci rende solo migliori consumatori della cultura, ovvero un ente distruttore di lavoro; e sia chiaro, è giusto che sia così. è il (tardo)capitalismo che ci impone consumatori di ente immateriali: dobbiamo distruggere la sovrapproduzione - diventando improduttivi - e al contempo consumare questa improduttività, mangiando (metaforicamente) libri stancanti, cinema noioso e serie tv chic (qualche coraggioso direbbe pure teatro stantio o pitture irreali).

In questa prospettiva, molte nostre scelte "consapevoli" si palesano più come ostentazione di privilegi ereditati - neanche ottenuti grazie ad una onesta lotta di classe - che come una scelta etica; mi vengono in mente il consumo folle di Avocado come sostitutivo di grassi e proteine animali ma che sta distruggendo sistemi ecologici, sociali ed economici, finanziando narcotraffico e violenza. Ma, ehi, le piante non soffrono.

La mia presunzione nel credere che l'interesse che ripongo nello studio dell'immateriale ed intangibile realtà del cosmo che ci circonda sia non solo una passione personale ma un'utilità collettiva è solo manifesto dell'inversione dei valori tipica delle società decadenti: con le stringhe non ci mangia nessuno (io il giusto), ma grazie a ciò qualcuno ci può mangiare, dato che noi, manodopera (nel mio caso peraltro scarsa) dell'impalpabile e - nel suddetto caso - dell'inintellegibile, formiamo una classe di consumatori che permettono a questo perverso gioco di autofinanziarsi (a debito), fino a quando non si accartoccerà su sé stesso portando il sistema all'inevitabile collasso che, molto probabilmente, non sarà un'apocalisse, ma sicuramente un'apocatastasi.

Quale che sia il mondo che ne uscirà, niente e nessuno potrà mai assicurarci che non sarà peggiore di questo.
Profile Image for Sofia Fresia.
1,244 reviews25 followers
February 11, 2020
Teoria della classe disagiata è un saggio socio-economico dalle tinte quasi catastrofiche, che dipinge una situazione irrimediabilmente degenerata senza lasciare nessuna speranza per il futuro delle nuove generazioni. Nella parte centrale del testo prevale nettamente l’aspetto economico su quello sociologico, e non avendo conoscenze pregresse in questo ambito ne ho trovato la lettura piuttosto difficile. Mi sono trovata sia d’accordo che in contrasto con le idee sostenute dall’autore, molte delle quali troppo estremiste a mio avviso. La tesi fondamentale del testo è quella per cui a pagare le spese dell’attuale crisi economica e sociale dell’Occidente è principalmente la classe media, quella cui appartiene la maggior parte di noi: giovani che si ritrovano a trent’anni ancora all’università o senza un lavoro soddisfacente. Proprio qui sta il punto: la generazione dei venti-trentenni attuali è stata educata dalla famiglia e dalla scuola ai valori borghesi, ma posto per tutti nella borghesia non c’è. Si scatena allora una feroce lotta di status per accaparrarsi beni posizionali che erodono tutte le esigue risorse economiche rimaste. La paura del declassamento spinge a compiere scelte irragionevoli, ed è alimentata dal risentimento per aver tanto investito nel proprio futuro senza nessun risultato all’altezza delle aspettative. Il periodo formativo si allunga perché i titoli di studio sono inflazionati, e per emergere è sempre necessario avere qualcosa in più degli altri. L’investimento nella formazione viene visto come mezzo per “inseguire propri sogni”, ma è sempre meno efficace: ciononostante la società contemporanea ci spinge a ricercare ad ogni costo la “realizzazione” personale, non tenendo conto del fatto che solo pochissimi ce la faranno. È una questione matematica: l’offerta di posizioni ambite è di gran lunga inferiore alla domanda. E tutti quelli che non ce la fanno? Si saranno condannati a un’esistenza di risentimento per via delle loro ambizioni frustrate, non commisurate ai mezzi a disposizione. Inoltre un risentimento diffuso - tanto più radicato perché legato al declassamento, alla perdita di “diritti” che si ritenevano inalienabili - genera rabbia e violenza, permettendo a forze politiche di idee estremiste di giungere al potere. Mentre su questi ragionamenti sono pienamente d’accordo, altri punti secondo me meritavano un approccio differente. Secondo l’autore la classe media occidentale è destinata a estinguersi del tutto, proprio come accadde all’aristocrazia terriera russa; inoltre non viene presa in considerazione la possibilità che una persona preferisca rinunciare al proprio status pur di fare qualcosa che le piace, anche di più umile: trovo che l’autore tenda a generalizzare troppo senza tenere conto della variabilità individuale, che in una società così popolosa come la nostra è ampia e variegata.
Profile Image for Gabinka Ricciocornia.
110 reviews
August 25, 2019
Quando un libro spacca il pubblico a metà tra chi lo odia e chi lo ama, allora è chiaro che prima o poi vada letto.
"Teoria della classe disagiata" è comprensibilmente un saggio che invita a riflettere, specialmente se chi lo legge ha tra i venti e i quarant'anni circa e si riconosce nella definizione di "classe disagiata". Si tratta di quella generazione "troppo ricca per rinunciare alle proprie ambizioni ma troppo povera per realizzarle".
Noi che siamo cresciuti col mito del boom economico dei nostri genitori e ci siamo abituati a sognare lussi e privilegi che non potremo permetterci.
Noi che viviamo nella convinzione di poter fare grandi cose, e invece ci ritroviamo a farci mantenere dalle nostre famiglie. "Mammoni" a vita.
Noi che a trent'anni siamo ancora a scuola, a "costruirci un futuro", coltivando le nostre illusioni e fingendo di non sapere che non ce la faremo mai. Falliti prima ancora di iniziare.
Noi che disprezziamo il lavoro nei campi, il lavoro in fabbrica, e naturalmente anche quello in ufficio, perché i nostri talenti, le nostre competenze, i nostri titoli, ci spalancheranno opportunità ben al di sopra di simili occupazioni. Un giorno.
Noi che ci scontriamo quotidianamente con una realtà in cui non c'è posto per noi, per le nostre ambizioni e le nostre capacità. Ma non demordiamo. E se lo facciamo, è solo provvisoriamente.
Questo saggio è rivolto a tutti noi.
Tra filosofia economica ed economia filosofica, l'autore si lascia andare ad elucubrazioni audaci e provocatorie, fino a veri e propri voli pindarici che rischiano di far perdere il senso e la credibilità al libro nel suo insieme. Non c'è da stupirsi che abbia scatenato reazioni contraddittorie, con argomentazioni e ragionamenti tanto arditi quanto spericolati e fraintendibili. (Personalmente, non posso dire di essere pienamente d'accordo con l'autore, specialmente sulla questione dell'istruzione obbligatoria e del problema dell'analfabetismo funzionale, legato, secondo la mia umilissima e ignorabile opinione, a un discorso molto ampio che non c'entra niente con quanto esposto da Raffaele Alberto Ventura. Ma questa è un'altra storia.)
In ogni caso, che si condividano o meno (totalmente o parzialmente) le opinioni dell'autore, qui c'è sufficiente materiale per riflettere sull'attualità. E per trascorrere piacevolmente una serata di sano otium aristocratico tra noi dis-agiati, che ci fingiamo patrizi e siamo plebei.
Profile Image for Sara Rocutto.
507 reviews8 followers
Read
August 29, 2019
Uno dei libri più brutti che ho letto negli ultimi anni. Un accumulo di cose che si basano su una visione relativa, personale, ma che cercano di sostenersi con un mix di ogni sorta d’autore, serie tv, è chi più ne ha più ne metta. Tanto alla fine non c’è neanche una biografia. Di bello c’è il titolo, ma poi bah, non salvo niente, neanche lo stile. Il capitolo sull’istruzione tra l’altro è terribile, perché generalizza una questione partendo dal presupposto che la popolazione italiana sia per la maggior parte davvero borghese. E poi i meme... brrr.
Profile Image for Andrea.
2 reviews
November 29, 2019
Evidente frutto di un educazione basata su letteratura francese e storia della filosofia (principalmente marxista a quanto pare), qualche lettura veloce di marketing ed ecco un fusaro meno insopportabile e più pop.
Che delusione, spero almeno i 16 euro di libro aiutino l’autore a sentirsi meno disagiato
Profile Image for Monia Bracciali.
9 reviews
March 17, 2018
Non lo consiglio. Vuole essere un saggio che però si trasforma - senza note di riferimento - in una ridda di opinioni esclusivamente personali dell’autore. Ho apprezzato il tentativo, bocciato completamente il metodo
27 reviews5 followers
January 31, 2019
A posteriori, non saprei dire che cosa mi aspettassi da questo libro che, fin dal titolo, si propone come un capovolgimento radicale della dialettica vebleriana. Seguo Raffaele Alberto Ventura (in arte Eschaton) da qualche tempo, per cui avevo una grande curiosità di leggere il suo Teoria della classe disagiata. Così ho finalmente deciso di soddisfare la mia curiosità. Quali fossero le mie aspettative, sono state sicuramente superate: Teoria della classe disagiata è un libro caustico, brillante, che, a partire da figure classiche della letteratura, propone una lucida riflessione di aspetti sociali che fin troppo spesso vengono trascurati.
Non escludo che si tratti di una valutazione estremamente di parte: io sono la classe disagiata. I miei amici sono la classe disagiata. I miei colleghi universitari sono la classe disagiata. Ciò che abbiamo in comune è che tutti abbiamo perso qualcosa, e la particolarità di ciò che abbiamo perso è che ci è mancata in partenza la possibilità di ottenerlo. Abbiamo perso la possibilità di godere di uno spensierato benessere economico. Qualcuno sostiene che la colpa è solo nostra; che le nostre aspettative sono troppo alte; che siamo borghesi viziati; che tutto sommato si sta meglio ora di quando si stava peggio. Il dramma, come evidenzia bene Ventura nel suo libro, è che chi critica i giovani rampolli della classe disagiata ha sia ragione che torto. Ha ragione, perché è assolutamente vero che pretendere di essere pagati profumatamente solo perché si è laureati in filosofia è stupido. Cosa potevamo aspettarci nell'investire in un’istruzione totalmente astratta, di cui nessuno, e sicuramente non il mercato del lavoro, ha un reale bisogno? Possibile che ogni anno migliaia di ragazzi abbiano l’ostinazione pervicace di iscriversi a lettere, quando il mondo intero gli urla “non c’è posto per te”? Siamo diventati i lemming della società, convinti che sotto il burrone ci sia una specie di gratificante Paradiso. Oltre il baratro non c’è nulla, eppure in qualche modo ci sentiamo in diritto di avere quella porzione di paradiso. Perché? Beh, la risposta è semplice: perché chi è venuto prima di noi ha abbondantemente avuto accesso a quel Paradiso. E non solo: da lontano ci ha anche indicato i cancelli, ci ha elencato tutti gli sfarzi che si possono trovare oltre quella soglia, e poi ci ha lasciato lì a contemplarlo da lontano. Perché ora mancano le risorse. Il problema della classe media è che vive questo dramma con una specie di paraocchi. Di fronte ai fatti della realtà continua a spendere e a consumare come se potesse permetterselo, continua a investire in titoli di studio che ogni anno diventano sempre più inutili. Ammassa lauree, dottorati, master e le trasporta avanti e indietro in delle carriole sperando di poter comprare mezzo etto di pane. Un circolo vizioso sempre più dannoso man mano che le finanze (quelle dei propri genitori) si assottigliano.
L’idea di ripercorrere alcune delle tappe più significativo di questo processo di decadimento sociale ed economico della classe media attraverso una lunga serie di figure letterarie (da Kafka a Balzac, passando per Shakespeare) ha uno scopo preciso. La dialettica di Ventura vuole proprio metterci davanti agli occhi il fatto che la cultura non solo non ci salverà, ma se continuiamo ad appellarci ad essa come un Dio onnipotente sarà la nostra rovina. Qualcuno potrà storcere il naso di fronte a uno stravolgimento simile di personaggi come Kafka: giammai intaccare la patina di sacralità che riveste la Cultura! Eppure, Ventura vuole anche mostrarci come tutta questa cultura a cui la classe media fa continuo appello per dimostrarsi superiori e altri dalla massa barbara e illetterata, alla fine è controproducente. Perché non solo nella realtà dei fatti aver letto I Fratelli Karamazov non ti rende affatto una persona migliore; ma se hai anche la presunzione che leggere un tomo di letteratura russa significa avere diritto a un reddito di cultura, allora la precarietà un po' te la meriti.
Teoria della classe disagiata sottolinea con forza questo aspetto, la cui radice malefica risiede nell'educazione scolastica. Di fronte a questo pessimismo socioeconomico non propone nessuna soluzione: forse perché più che un saggio, è un manifesto generazionale. È la denuncia di un decadimento sociale e intellettuale ormai radicato, probabilmente irreversibile. La scomparsa della classe media sembra inevitabile. La domanda su cui ci vuole far riflettere Ventura è: si è trattato di un omicidio in cui colpevoli sono un po' tutti, o di un clamoroso suicidio?
Profile Image for Roberta Bellitto.
26 reviews15 followers
January 15, 2018
Saggio molto interessante, ricco di approfondimenti e spunti di riflessione. Sinceramente ed erroneamente me lo aspettavo più superficiale e canzonatorio, invece ha proprio l'impianto da testo di studio. Essendo inoltre molto toccata dal tema in oggetto, non è stata una lettura facile da digerire.
Profile Image for Marco.
80 reviews17 followers
November 5, 2017
Seguo Ventura e il suo Eschaton da anni, e avevo aspettative alte per questo libro. Ho trovato un saggio ambizioso, certamente stimolante; a tratti perfino illuminante: ma, stilisticamente e contenutisticamente, non all'altezza né delle mie aspettative, né della sua ambizione. Il testo è sostanzialmente un flusso strabordante di citazioni verbatim da opere di questo e quell'altro - fatto, va ammesso, in perfetta linea con lo spirito post-post-moderno e il decadentismo un po' fin de siècle che anima l'impresa intera - che mal alterna stili argomentativi talvolta troppo tecnici e/o al limite della supercazzola con passaggi più populistici e distaccatamente autocommiseratori.
Quando l'autore esce allo scoperto da questo paravento di riferimenti bibliografici, emergono le idee più interessanti: la sua prospettiva marxista-ma-non-di-sinistra sconfina nel determinismo (per non dire nello psicanalismo) economico, ma offre chiavi di lettura efficaci per quanto sconsolanti sul clima di precarietà e regressione dei diritti in cui versa il (fu?) ceto medio laureato occidentale, e specialmente quello italiano. Credo che vi siano nel testo alcune semplificazioni eccessive e più di una forzatura, ma la coraggiosa ancorché laconica tesi generale (in estrema sintesi: "siamo giunti al punto in cui pretendere che i figli della classe media siano classe media anche loro non è più sostenibile; ma ormai è troppo tardi per rimettersi in carreggiata: l'era della classe media è finita") è decisamente a fuoco e degna della più attenta considerazione.
Un pamphlet che è tutto meno che perfetto, insomma, ma senz'altro una lettura consigliata.
Profile Image for Davide Saini.
44 reviews1 follower
September 11, 2022
Libro che fa giustamente fa discutere.

Io personalmente l'ho trovata un'opera imprescindibile che riflette sull'attuale condizione sociale dei millennials fornendo uno spaccato molto lucido, e disilluso, pieno di riferimenti letterali, economici e filosofici che poche volte ho trovato fuori luogo.

"Troppo ricchi per rinunciare alle nostre ambizioni ma troppo poveri per realizzarle", bella maledizione.

O si ama o si odia, a me personalmente la Teoria Della Classe Disagiata ha cambiato profondamente ciò che sono, aiutatomi a rendere conscio della realtà dell'industria culturale, e non, in Italia.

Anche se non si sarà d'accordo con tutti i punti dell'autore, le riflessioni che crea sono preziosissime.
Profile Image for Massimo Monteverdi.
704 reviews19 followers
June 23, 2018
Dunque, è tutto finito. La classe disagiata, versione allargata della media borghesia, ha il destino segnato. Ed è un futuro di declino, di redditi sempre meno garantiti e sempre più bassi, di aspettative perennemente deluse, di vite infelici perché lontane dal sogno iniziale. Raramente ho letto un libro così lucido e così ineluttabilmente pessimista. E il peggio è che era stato tutto già scritto.
Profile Image for Guilherme Smee.
Author 27 books189 followers
December 31, 2022
Anomia e ressentimento. Um sentimento de inadequação e de deslocamento. O que nossos pais projetaram para nossa geração não está sendo cumprido. Muitos dela não conseguem atigir o mesmo padrão de vida dos genitores ou dos progenitores. Muitos ficam sem conseguir consumir o que a mídia e a cultura exigem que consumamos para estarmos integados na sociedade. Mais que isso, precisamos ser produtores e trazer algo para a sociedade que nos satisfaça e nos traga algum nível de fama, como nos é exigido e como nos foi prometido. Mas não conseguimos, não no nível e patamar que nos cobram os pais, a família, a mídia, a cultura, a sociedade e, o pior de tudo, não o quanto nós nos cobramos. Estamos ficando inúteis e sem propósito frente a digitalização, plataformização e robotização da sociedade. Este livro faz com que notemos isso tudo que está acontecendo conosco e com nossa sociedade e nos faz despertar para que talvez o sistema tenha nos vencido e que nós estamos nos precarizando e exaurindo demais para atingir padrões que nunca serão atingidos. Este livro não apenas teoriza que somos uma "classe inadequada", ele mostra em dados o quanto a frustração nos corrói e, do jeito que as coisas vão indo, nunca deixará de nos corrorer, por mais que exijam da gente e por mais que tentemos, tentemos, mas nunca alcancemos os padrões e idílios que gostariam, nos preparam para, nos incitam a sermos alçados.
Profile Image for Luca Gatto.
145 reviews3 followers
September 3, 2024
Ho trovato il saggio-non saggio di Ventura estremamente interessante.
L’autore, capace di spaziare dall’economia alla sociologia passando per la letteratura e la scienza politica, vuole delineare, senza pretesa di scientificità, una teoria della classe disagiata, cioè la classe medio borghese inghiottita dalle aspettative cucite dalla società in cui vive e che ha fatto sue.
Lo fa spiegandone i motivi economici, culturali, politici e demografici, delineando con una certa chiarezza e ricercatezza i fondamenti.
Le aspettative di una vita sopra le proprie possibilità, nella perenne ricerca di mantenere uno status a cui non si può più accedere e non che non si è in grado di soddisfare portando a quello che l’autore delinea come il Mutuo Declassamento Assicurato. Spettro di una generazione ormai adulta ma condannata ad una eterna adolescenza, con aspettative troppo alte e scarse risorse.
Nota negativa a questo testo che per gran parte ho trovato interessante e stimolante è l’assenza di note biografiche dei testi che cita. Si poteva fare questo sforzo e rendere il tutto più godibile.
Profile Image for Lorenzo Cracchiolo.
59 reviews1 follower
October 1, 2024
Avevo già letto questo libro poco dopo la sua pubblicazione, a fine 2017.

Già 7 anni fa mi aveva molto colpito.

Oggi lo trovo molto "reletable", ora che ho concluso il ciclo di studi e bazzico da un anno il mondo del lavoro. Nella condivisione e comprensione del dolore astratto del post laurea penso che Ventura sia fenomenale e che sia di difficile comprensione per chi non abbia seguito quel percorso.

Comunque, si tratta di un saggio ben scritto. Tuttavia, esso si muove su una sottile linea che divide intuizioni geniali e fuffa. Spesso cadendo nella seconda categoria.

Peccato che l'autore si sia poco concentrato sulla componente psicologica, dando invece estremo risalto alle cause economiche, spesso in maniera estremamente ripetitiva e confusionaria.

Quello che però risulta più incredibile è che, a distanza di anni, il risentimento di cui parla l'autore sta emergendo con la medesima distruttività ipotizzata. Basta vedere che tipo di appoggio e contributo - qualitativo e quantitativo - la Generazione Z sta dando alle destre europee/occidentali.

Libro molto consigliato.
25 reviews
September 8, 2025
La classe disagiata è una fascia generazionale che si trova alle prese con uno stile di vita ambito ma che, per le scarse prospettive attuali, non riesce più a raggiungere, negato dalla fine di quella positiva congiuntura economica di cui si sono giovati i "padri" della fase prospera del dopoguerra. Una condizione abbastanza nota e avvertita ma che Ventura prova a spiegare ricorrendo a tanti espedienti: economia, letteratura, filosofia, storia, in un mix a tratti molto complesso e non facilmente digeribile. Le risposte che Ventura dà alla "classe disagiata" non sono consolatorie: e forse questo può essere anche stimolante, anche se a volte si fa fatica a concordare, perché la sensazione è che non vengano messe sul piatto alcune questioni che possono spiegare "il disagio dei disagiati". Di certo, la "classe disagiata" sarà costretta a guardarsi dentro...
202 reviews4 followers
December 30, 2023
Saggio inquietante che descrive la ormai perenne crisi del capitalismo e la tragedia socio-economica che si profila inesorabile all'orizzonte, ancorché al rallentatore.
Per farlo RAV usa il punto di vista di quella che chiama "classe disagiata", quella generazione - borghese e sostanzialmente improduttiva- cresciuta nell'illusione di uno stile di vita che non può permettersi e destinata a perdere il proprio status.
La tesi, che parte con Marx e finisce con Breaking Bad, suona terribilmente convincente.
Profile Image for Marco Braggion.
8 reviews2 followers
November 2, 2017
SPOILER
Un libro che racconta i perché e i percome di "come siamo arrivati a tanto" e che in un certo senso mi include. Per un attimo orgoglioso di essere "disagiato".
La cosa che mi ha lasciato però un po' l'amaro in bocca è la conclusione. L'unica "soluzione" sembra "il testimoniare", evitando una possibile "rivoluzione" o per lo meno cambiamento. Spero in una prospettiva meno distruttiva nel prossimo già annunciato sequel.
Profile Image for Silvia Paolucci.
6 reviews6 followers
January 25, 2018
L'ho letto in piedi in metro andando al lavoro (premetto che da quando lavoro leggo sporadicamente e non ci provo neache a leggere in piedi, tantomeno la mattina andando al lavoro). Mette fortemente in dubbio la mia volontà di tornare a studiare (a quanto pare un'impresa suicida in chiave "posizionale") ma mi ha consentito di collegare un po' di puntini. Non vi fidate troppo del retro di copertina, c'è di più.
Profile Image for Beatrice Rossi.
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May 27, 2018
Accurata analisi della situazione attuale dal punto di vista sociale ed economico, con numerosi riferimenti a teorie economiche, filosofiche e a testi letterari di ogni epoca. La sensazione è di rientrare perfettamente all'interno della classe disagiata, nata borghese, abituata ad avere ambizioni elevatissime che, nonostante ingenti investimenti di denaro e di tempo, difficilmente potrà soddisfare.
Profile Image for Jacopo Marchesi.
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January 1, 2025
Libro contro cui mi sono scontrato e che ostinatamente ho voluto continuare a leggere (per mesi!) nonostante evidentemente non facesse per me.

Molto tecnico (troppo per quanto mi riguarda, ma non ho alcuna base dei temi di cui tratta, il che secondo me influisce), nonostante non sia un libro accademico, ma dà degli importanti spunti di riflessione sul destino della classe "media" contemporanea e di alcuni mondi come quello della cultura (il mio capitolo preferito) e dell'istruzione.
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August 11, 2025
Libro-manifesto della nostra generazione, Teoria della classe disagiata è bello perché è vero, con un'analisi incredibilmente multidisciplinare. La filosofia è il metodo con cui si analizzano economia, sociologia, letteratura e tutto confluisce a dimostrare, anche contro la vulgata, che siamo un esercito di giovani poveri ben educati. Alcune parti sono meno condivisibili di altre, ma il tono e l'attualità dei temi lo rendono veramente scorrevole.
Profile Image for Giacomo.
366 reviews25 followers
October 23, 2019
Alterna momenti illuminanti ad altri un pochino meno, è frustrante in questo senso per me. Ma almeno mi ha dato una rinfrescata ed un nuovo punto di vista a tante cose che ho fatto, che hanno deciso per me i miei genitori e che vivo/faccio/osservo tutti i giorni. E' un piacere quando trovi qualcosa che te lo consente anche solo per brevi tratti.
Profile Image for Alberto.
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March 6, 2021
Bel libro. Una fotografia della disperazione in cui versano i figli della classe media occidentale. O meglio, i figli che accettano di giocare secondo le regole fissate dai loro genitori. Non condivido tutte le mille tesi propugnate dall’Autore, ma il pensiero di fondo devo ammettere essere anche il mio.
Profile Image for dv.
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August 31, 2022
Ventura è un autore con gradi doti di divulgazione: conosce l'economia e frequenta la letteratura alta e la cultura pop. Qui mette al centro il concetto di classe disagiata (detournement della Teoria della classe agiata di Thorstein Veblen) per descrivere la caduta verso il baratro della borghesia. Ottimo libro (2017).
16 reviews4 followers
June 1, 2019
Ottima e accurata analisi, in cui però non sono esplicite le prospettive future e le possibilità di cambiamento. Forse è questo l'intento: fare sì che ognuno elabori una risposta che rompa lo schema e fermi il disastro.
Profile Image for Martina.
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March 21, 2020
Molte questioni a cui uno pensa poco ma insistentemente durante il corso della vita quotidiana poste i maniera lucida e con diversi riferimenti utili per farsi un po' di cultura sul nostro mondo e come siamo arrivati fin qui.
Profile Image for Francesca.
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June 8, 2022
Capolavoro di analisi socio-culturale, le citazioni dell'autore spaziano tra un registro altissimo e comune, accompagnando il lettore in un esame di coscienza che mi sento di consigliare a chiunque.
Chiunque abbia voglia di mettersi in discussione.
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