Objet d'une monumentale biographie par James Boswell, devenue un classique des lettres anglaises, Samuel Johnson (1709-1784) se voit ici consacrer par Manganelli une fulgurante "brève vie", que l'on pourrait à juste titre considérer comme le pendant, ou le négatif, de celle de Boswell. "Biographie synthétique", évocation d'une Londres fascinante et sordide, ce livre offre aussi la peinture de ce sans quoi Johnson n'eût été lui-même : son cercle d'amis et suiveurs, Richard Savage, écrivain malheureux, déréglé et scélérat, Topham Beauclerk, libertin joyeux et irresponsable, et Boswell lui-même, "calque littéraire, écrit Manganelli, fidèle jusqu'à l'hallucination, de l'existence et de la façon d'être du Docteur". Mais le Johnson de Manganelli est autre chose encore : le premier héros d'une civilisation moderne, un monstre sacré, admiré pour son exigence, sa capacité de juger et de rassembler auditeurs et lecteurs par la seule vertu de sa bizarrerie et d'une conversation railleuse. Il est enfin et surtout un troublant alter ego de l'auteur d'Hilarotragoedia dans ses aspects les plus secrets : la mélancolie, l'hypocondrie, l'infélicité, auxquelles ne peuvent faire rempart que la lecture, l'exaltation de l'intelligence et la morale de la littérature.
Giorgio Manganelli was an Italian journalist, avant-garde writer, translator and literary critic. A native of Milan, he was one of the leaders of the avant-garde literary movement in Italy in the 1960s, Gruppo 63. He was a baroque and expressionist writer. Manganelli translated Edgar Allan Poe's complete stories and authors like T. S. Eliot, Henry James, Eric Ambler, O. Henry, Ezra Pound, Robert Louis Stevenson, Byron's Manfred and others into Italian. He published an experimental work of fiction, Hilarotragoedia, in 1964, at the time he was a member of the avant-garde Gruppo 63.
Brevísimo retrato de la personalidad del distinguido hombre de letras más importante de la Inglaterra del siglo XVIII, poeta, biógrafo y ensayista Samuel Johnson famoso por su brillante conversación, a través de la visión de tres de sus amigos, su biógrafo Boswell, el escritor Savage y el libertino Beauclerk.
Este breve texto que no llega al centenar de páginas es una excelente invitación al descubrimiento de una figura tan apasionante como la de Samuel Johnson, el intelectual más importante del siglo XVIII o según Manganelli el primer héroe de la sociedad de masas.
El texto dividido en cuatro capítulos hace un interesante retrato de Johnson a través de la mirada de tres de sus amigos: el escritor maldito Richard Savage, el libertino Topham Beauclerk y su biógrafo James Boswell. De Johnson también dice mucho esta peculiar selección de amistades.
Me ha gustado especialmente el último capítulo, dedicado a la melancolía de Johnson, donde asoman las sombras existencialistas de alguien que suponía vitalista. Hace poco tuve una preciosa conversación con una amiga sobre la necesidad de aprender a convivir con nuestras contradicciones y las palabras que allí se rescatan de Johnson no han hecho más que reafirmarme en esa creencia.
La Vida de Samuel Johnson, narrada por Manganelli, se disfruta por lo que se dice pero sobre todo por lo que se cita; es por ello que es una obra de gratitud tardía, pues su valor florecerá cuando lea a Johnson en profundidad y recuerde dónde empezó todo.
Vita di Samuel Johnson, ma anche vita di Giorgio Manganelli. Tanto è "forte l'affinità con l’autore inglese che riscopre nel lato più segreto: la malinconia, l’ipocondria, l’infelicità, fieramente combattute con il lavoro, con «i doveri dell’intelligenza, presidio della chiarezza interiore e dunque della moralità»".
"Las apenas noventa páginas que nos presenta la editorial Gatopardo proponen la unión en un mismo libro de dos personajes tan geniales como excéntricos: Giorgio Manganelli como autor y Samuel Johnson como biografiado. De la mano del autor italiano comprendemos lo que la capital británica suponía para Johnson. Londres constituía para él un escenario ideal para cultivar su excentricidad sin perder la estima de los conocidos ilustres, que eran normalmente los que le encargaban trabajos. La ciudad era su elemento, allí se encontraba rodeado de amigos, libros y distracciones. Samuel Johnson mantuvo de forma deliberada y consciente, a lo largo de su vida, una doble realidad: pese a ser un hombre social y sociable, poseía en el fondo un espíritu solitario, «el maravilloso conversador rebosante de inspiración y jovial agresividad era un ser melancólico», e incluso, en palabras de Manganelli, «infeliz», puesto que su existencia discurría con la angustia de un inminente oscurecimiento de sus facultades mentales. Pese a lo cual, la figura del autor británico sigue despertando interés y admiración. Giorgio Manganelli lo define como el primer héroe de la cultura de masas." Luis de Dios
In uno dei loro sketch più famosi, i comici Aldo, Giovanni e Giacomo si presentavano come alpinisti dilettanti con un’impresa da compiere: la scalata di un’altissima e impervia montagna. I tre si dividono, con Aldo e Giovanni che si alleano per arrivarvi insieme mentre Giacomo va a cercare un’altra via. I primi due finiscono in una serie di tragicomiche disavventure, fra capitomboli, smarrimenti ed equivoci. Alla fine però, stremati e malconci arrivano alla meta. Raggiunti però pochi secondi dopo da un Giacomo fresco come una rosa. ‘Com’è possibile?’, si chiedono i due. ‘Semplice’, risponde Giacomo, ‘Ho seguito il sentiero!”
Ebbene, questa breve ‘Vita di Samuel Johnson’ a firma di Giorgio Manganelli dà proprio la sensazione del sentiero percorso per irridere la montagna scalata invece da James Boswell (1740-95) con la sua omonima opera (1791), considerata una delle maggiori biografie di tutti i tempi per il valore in sé oltre che per il volume mastodontico – circa 1.500 pp. nella fondamentale edizione Garzanti (1982).
Manganelli compone l’opera nel 1961 come testo per una trasmissione radiofonica RAI dedicata alle grandi personalità della letteratura inglese (sì, la TV di Stato una volta era proprio strana…) e in un periodo di frequenti crisi nevrotiche, che lo conducevano a pagare costose sedute di psicoterapia. Da qui sorgerebbe, almeno nell’immaginazione degli interpreti, la sua simpatia particolare per Samuel Johnson (1709-84), il quale soffriva di problemi simili. Un’identificazione che in verità, con tutto il rispetto, fa piacere a Manganelli ma non giustizia all’intellettuale inglese più importante della sua epoca, “il Gran Kahn delle lettere” in una definizione di Tobias Smollett (1721-71). Manganelli vede nel dottor Johnson il suo antesignano, un faro di cultura in un mondo turbolento e volgare. E così prova a soppiantare il suo biografo ufficiale, il suo rivale in amore, con un’operetta enormemente più sintetica e quindi disponibile a una lettura di massa. È molto più probabile che chi conosce Johnson lo faccia per tramite suo e non di Boswell.
Paragonare le due opere sarebbe tuttavia come far lo stesso tra un’enciclopedia chilometrica (di quelle che una volta ti venivano vendute da rappresentanti porta-a-porta) e un Bignami. Certo utilissimo quest’ultimo, tuttavia solo quando se ne si accetta la subordinazione alla prima. Chi vuol conoscere seriamente la figura e l’opera di Johnson non può prendere la scorciatoia tracciata da Manganelli. Infatti la monumentale opera di Boswell farà anche paura, non sarà scritta bene né arguta come quella dell’autore italiano, ma non è solo un’enorme biografia da cui qualche mattacchione potrà tagliare le parti ritenute inutili: è semmai il testamento di un’amicizia durata una vita intera e coltivata con reciproca passione.
Manganelli al massimo scrive la ‘Vita di Manganelli’ riflessa su quella del dott. Johnson; di quest’ultimo resta un nome buono per un titolo altisonante. È questo, quel che chiediamo a una biografia anche fittizia?
“Egli non si proponeva di vivere le forme dell’esistenza, né di praticare su di sé la dura esperienza delle passioni, né umiliarsi con ciò che egli chiamava peccato, e che è parte non piccola di qualunque esistenza ‘vissuta’. Ma avere di tutto ciò cognizione intellettuale, lucida ma insieme calda di impersonale amore dell’esistenza”