Questo libro, curato dal filologo e critico Daniele Piccini, presenta una perla nascosta della letteratura del Novecento, rimasta per motivi inspiegabili poco conosciuta anche dai lettori più attenti. Si tratta delle Poesie di Giorgio Manganelli, il prosatore flamboyant ed eccentrico della fosca e tribolata Hilarotragoedia. Se, infatti, il clamoroso e fortunatissimo esordio del Manganelli ilare e tragico è del 1964, le oltre centocinquanta poesie del volume risalgono per lo più agli anni Cinquanta. L’opera poetica di Manganelli ci fa scoprire il lungo lavoro dello scrittore intorno al problema della lingua letteraria, con risultati tutt’altro che secondari nel panorama della sua ricchissima attività saggistica e creativa. Uno dei maggiori scrittori del secondo Novecento ci rivela così una dimensione di sontuoso, immaginifico splendore linguistico in veste poetica.
Giorgio Manganelli was an Italian journalist, avant-garde writer, translator and literary critic. A native of Milan, he was one of the leaders of the avant-garde literary movement in Italy in the 1960s, Gruppo 63. He was a baroque and expressionist writer. Manganelli translated Edgar Allan Poe's complete stories and authors like T. S. Eliot, Henry James, Eric Ambler, O. Henry, Ezra Pound, Robert Louis Stevenson, Byron's Manfred and others into Italian. He published an experimental work of fiction, Hilarotragoedia, in 1964, at the time he was a member of the avant-garde Gruppo 63.
Poesia vera, grezza, viva. Una Morte onnipresente, a scaldare le spalle, come amica fidata e minaccia continua. Una ricerca dell'animale, del viscerale, del mostruoso che, però, va a braccetto col cielo col Divino: scrittura ossimorica eccelsa. Un 'tu' che di tanto in tanto compare timoroso, a ricordare che l'amore c'è ed è pronto ad elevare l'umano al di là del sottosuolo delle carni. A mani basse una delle migliori penne del ventesimo secolo.
Da te mi salvo Venendo a patti con la tua presenza: Con parole amichevoli, accorte, Ti induco a non esistere. Non temo la tua faccia Se la so tratta dal niente Grumo casuale di me stesso Femminile nulla: Solo così mi salvo dal tuo sangue; Ché sempre mi spauri Se t'approssimi dal niente al qualchecosa. (pag 40) ----------------
(...) Mi occorre l'urlo d'uno sguardo Ed oltre la violenza del tuo esistere Io esigo il gesto d'un tuo riso. (pag 99)
Desideravo vederti: desidero la fantasia dei tuoi capelli a inaugurare grida di libertà in ore troppo lente; la rivolta dei tuoi polsi terrestri che muovono inizi di bandiere, e accusano l'indugio, la disperazione cauta, il tempo. Mi occorre l'urlo d'uno sguardo ed oltre la violenza del tuo esistere io esigo il gesto d'un tuo riso.
Manganelli è bravo. Le sue poesie sono una discesa nel gretto, nell'assurdo, nel concreto. La morte è il centro di molti componimenti (scritti in vari anni), ma anche il corpo e la carnalità giocano un ruolo chiave
Si può trovare una frammentaria divinità anche in una scatola di sigarette, in un giro di danza in un denso bicchiere di malvasia; e ci si può suicidare nella gioia improvvisa d'un lunapark nei battiti dei fucilini ed in ogni gesto del corpo che muova solamente il corpo senza moto dell'anima nel corpo — trascurando con un sorriso imprevisto il calcolo demente dei problemi e con elusivo gesto della mano allontanare la disperazione. Non per questo si riposerà la lunga solitudine, né l'inganno della musica ci porrà una mano sulla spalla contro l'uragano dell'assenza; ma si tratta solo di ingannare di mentire con placida umiltà di gustare un corpo perituro educare al nulla una mano elegante, abbandonarsi al dolce amichevole vino - gustare la joie de vivre, dimenticare il proprio corpo perituro la solitudine essenziale, — incenso di incenso devoto offrire un fumo di sigarette alla nostra distratta, frammentaria divinità.
Ci sono senz’altro differenze tra gli esercizi virgiliani della giovinezza e il progressivo tanatocentrismo che connota la sezione sicuramente migliore di questo corpus, ma il lavoro sull’enjambement e l’originale ponte dissacratorio tra offesa del classicismo e laicizzazione del cristianesimo sono tratti che attraversano felicemente tutta la produzione. Le donne di Manganelli sono figure dell’oscurità, spesso vittime di un io poetico impotente, che scalpita per entrare in un’intimità indefinibile -la vera aura del poeta è sul confine, nel non realizzato, in uno spazio di transizione che solo crea arte. Grande signora a chiudere queste prospettive è la Morte, dalla quale Manganelli alter Orpheus torna senza troppi strumenti e con una Euridice sdegnata.
Non mi hanno colpito particolarmente, a tratti l’ho percepito pesante. Mi ha però divertito questa immagine
pag. 176 _______________________________ … IV Perdonami: la mia anima è un castello gotico, scricchiola di fantasmi: quassú è sempre vento; i ponti sono alzati; è notte, ininterrottamente. Tu mi chiami da una lontananza di secoli: ma ho da fare: sto scrivendo il mio epitafio.
Poesie che ti fagocitano, ti digeriscono e ti defecano. Ma come faccio a non amarle se, con fattezze e movenze manganelliane, i temi sono perlopiù Morte & Sperma?!
[…] nulla / ha in sé la vocazione a permanere: / c’è vento, il sole tramonta, / i vivi muoiono, tu ti allontani.