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Le educande

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Protagonista e voce narrante di Le educande è una ragazzina della buona borghesia napoletana che a undici anni lascia la famiglia per entrare in un rinomato collegio di suore nei dintorni di Firenze. Vissuta fino ad allora in un ambiente in cui non aveva ricevuto alcuna formazione religiosa – e dove anzi l’amatissimo nonno le raccomandava di usare sempre la ragione –, si ritrova immersa in un mondo rigorosamente strutturato in una doppia gerarchia che vede le madri e le converse da un lato, e i tre gruppi nei quali vengono inserite le ospiti dall’altro (piccole, mediane e grandi). Al centro di tutto domina, fascinosa e ambigua, la figura del Padre. La giovane si sente presto intrappolata nella rigida monotonia di un luogo in cui tutto è concepito per isolare le ragazze dal mondo esterno, e dal quale non usciranno (neppure per le vacanze) se non dopo qualche anno, ormai pronte a diventare madri. Il desiderio di inserirsi e di essere accettata dalle compagne, soprattutto dalle «grandi», conduce la protagonista a fare sue certe dinamiche dell’istituto. Tenendo a bada gli spontanei sussulti di chi come lei è cresciuto libero di pensare, riuscirà a entrare nella cerchia magica del gruppo più ammirato, quello che forma una specie di «ghirlanda» attorno al Padre. Ma poi quel culto tributato all’unico uomo dell’istituto e la natura dei rapporti che egli intrattiene con le giovani allieve scateneranno in lei una forma di ribellione, tragica, sofferta e definitiva.

170 pages, Paperback

Published October 1, 2017

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March 6, 2023
“Fu una semplice cartolina illustrata, venutami per caso tra le mani, a decidere le sorti della mia adolescenza, e molto probabilmente, di tutta la mia educazione sentimentale.”

Così inizia la storia raccontata dalla ragazza napoletana che a undici anni si innamora di una immagine : si tratta di una villa fiorentina del Cinquecento, sede di un collegio cattolico; la sua immaginazione si accende e lei coltiva l’ardente desiderio di trascorrervi gli anni della sua formazione. La ragazza appartiene a una famiglia borghese, laica, razionalista; il suo rapporto affettivo più intenso è col nonno che non comprende la sua brama e ne disapprova gli intenti ma, coerente col proprio ideale liberale, rispetta a malincuore la sua scelta, una volta che la bambina è riuscita a convincere la madre.

Iniziano allora gli anni di collegio dove le ore strisciano “lente e molli come lumache” e si respira “un senso di costrizione, di veto perenne”; è anche l’approccio a una dimensione sconosciuta, quella della religione che, a causa della totale ignoranza della fanciulla, genera ragionamenti paradossali e stranianti. Ma soprattutto comincia la vita comunitaria con le altre ragazze, l’esperienza della divisione in gruppi, gli affetti, le incomprensioni e le cocenti gelosie.

Affetti che ruotano intorno al personaggio centrale del Padre, figura ieratica, distante e avvolgente, punto di riferimento di tutto il collegio, delle suore e delle fanciulle. Anche la ragazza ne è ovviamente conquistata, anche perché la sua esperienza del vero padre è quella di un uomo enigmatico “sfuggente ed elegante, che eternamente si accomiatava”.
Tutte le ragazze, anche se fra loro rivali o divise, nutrono per il Padre la stessa ammirazione sconfinata, vibrano di un affetto spirituale e ardente, acceso dall’ambiguità della relazione che lui intrattiene con tutte quante e con ciascuna di loro.
“Solo alla presenza del Padre, queste divisioni cadevano. Si sarebbe detto che il Padre, toccandole coi suoi sguardi, le sciogliesse d’ogni altro nodo, volendo averle tutte, a una a una, solo per sé”.

Il racconto si espande intorno a questo nucleo centrale sul quale tuttavia la giovane narratrice mantiene il senso di mistero e di segreto, dichiarando anche i limiti della propria naturale comprensione. Quando la ragazza, qualche anno dopo, tornerà a casa molte cose saranno cambiate in lei e l’adolescenza sarà probabilmente un viaggio sconosciuto verso la conciliazione di mondi differenti e opposti.

Romanzo delizioso e appassionante per i temi toccati, la scrittura elegante e raffinata, l’equilibrio tra il detto e il taciuto
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