Immaginato come un quaderno-diario di Sigmund Freud, questo affascinante romanzo - scritto da Stefano Massini in oltre sette anni di appunti e studi - è a tutti gli effetti un geniale clamoroso falso letterario. Perché nessuno ha osato origliare dentro i segreti di quel volume - L'interpretazione dei sogni - destinato a rivoluzionare la nostra percezione del mondo.
Cosa c'è oltre quel libro? E soprattutto chi c'è dietro? Per rispondere, Massini indaga l'animo dell'indagatore stesso e conduce il lettore all'esaltante scoperta di un Sigmund Freud reinventato, un personaggio meno scienziato e più Prometeo, intriso di un immenso fascino letterario: è come se il capolavoro di Freud venisse a sua volta sognato e riproposto in una forma anarchica, suggestiva e intensa.
Scorrono allora, pagina dopo pagina, decine di casi, decine di sogni, decine di pazienti e di umanissimi conflitti. Il tutto all'insegna di una grande domanda: come si legge un sogno?
In questa epopea, l'emozione di sentirsi coinvolti è fortissima fin dall'inizio, fin dal primo incubo infantile nel quale Freud veniva "derubato di se stesso". Prende così forma un viaggio meraviglioso, in cui Massini ricostruisce passo per passo l'elaborazione di un metodo, usando i sogni come veri e propri "casi" che Freud risolve come se fosse Sherlock Holmes, con la capacità di deduzione e intuizione propria dei più grandi detective della storia. E in un susseguirsi di fallimenti e di trionfi, tutto si intreccia con il caso più difficile, quello dell'isterica Tessa W., il cui sogno cela inauditi traumi da far riaffiorare.
Stefano Massini (Firenze, 22 settembre 1975) è uno scrittore, drammaturgo e saggista italiano, consulente artistico del Piccolo Teatro di Milano, firma del quotidiano La Repubblica e noto volto televisivo per i suoi racconti a Piazzapulita su La7.
Inevitabile il confronto con “Qualcosa dei Lehman”, una delle cose più originali e più suggestive che si sono scritte e lette in Italia negli ultimi anni (bellissima la versione teatrale di Ronconi, con Popolizio e Gifuni straordinari). Dal punto di vita letterario non regge il confronto, ma è anche questo un libro originale. E' un catalogo di sogni e di interpretazioni dei sogni impaginato come un racconto. Con al centro un Freud letterario rigorosamente ricostruito. Il pregio narrativo è che la lettura non stanca, non annoia; perché produce e soddisfa interesse e curiosità, senza cali di tensione. A tratti anzi ha la cadenza di un giallo investigativo. E spesso, nei meccanismi e nelle conclusione, stupisce.
La cosa forse più interessante e più utile è il modo in cui il Freud di Massini tira fuori dai casi che gli si presentano o che si procura dalla sua stessa vita onirica e famigliare un criterio generale e un metodo di approccio da poter tenere da parte. E senza sacrificare nulla alla veste narrativa. Dal “racconto” esce fuori una rappresentazione del modo in cui funziona la nostra mente; da una parte le sue esigenze di controllo e di narrazione funzionale alla visione di noi stessi che abbiamo o che vogliamo costruire. Dall’altra, una presenza ribelle, astuta e irriducibile, più colta e sapiente di quanto immaginiamo di essere, che non dimentica niente e non smette mai di affermare la sua verità. Che poi altro non è che il modo in cui davvero sentiamo e vediamo noi stessi e la realtà che ci capita di vivere. Una presenza che lavora a nostra insaputa e che emerge nel sogno, nelle immagini incontrollate che produciamo, senza obbligo di trama e di senso, senza vincoli di spazio e di tempo, quando la nostra coscienza sparisce nel sonno.
“chi parla, in me, nei miei sogni? Chi entra nel mio corpo, ogni notte, puntuale, dopo il trabocchetto che ci fa chiudere gli occhi?”
Officina Freud, ovvero il lavoro quotidiano di Freud sui propri sogni e su quelli dei suoi pazienti per arrivare a un metodo che ne permettesse l'interpretazione. Scritto sotto forma di diario o appunti di lavoro, questo falso letterario è una lettura avvincente; accompagnando il presunto autore nelle sue deduzioni ci si sente una specie di Watson che affianca Sherlock Holmes, lasciando a lui la perspicacia ma acquisendo pian piano qualcuno dei suoi strumenti. Con i suoi pazienti Freud è incalzante, invadente e a volte scorretto; eppure il grado di intimità che si crea dalla condivisione del sogno sembra giustificare i suoi metodi. E anche il lettore sente familiare questo genio del XIX secolo che mescola nei suoi sogni scene di vita casalinga e rimproveri della moglie a intuizioni brillanti e lo sente familiare perché ne condivide i dubbi e gli inciampi prima di arrivare a delineare qualche punto fermo. Il linguaggio dei sogni, spiega Freud, è elementare e preferisce la affermazione alla negazione; se sentiamo la mancanza di una persona, sogneremo che è lì e che la nostra pena non aveva ragione di essere. Il sogno procede per immagini ed è il nostro racconto diurno che gli attribuisce una trama, creando una concatenazione logica a volte posticcia. Infatti il racconto dello stesso sogno a distanza di giorni si modifica, ed è proprio su queste variazioni o persistenze di elementi che si gioca il significato profondo del sogno. E ancora, se immagini del sogno e sentimento provato stridono, è al sentimento che bisogna dare credito. Una donna sognava la morte del suo nipotino e ne provava felicità ; non era un mostro, come lei temeva, ma quella rappresentazione aveva una sua logica emotiva. Lettura molto interessante, che spinge il lettore a ricominciare a prestare ascolto ai suoi sogni; no, non è un lirismo, intendo proprio ai sogni notturni. E bella l'immagine di copertina, quella costruzione vertiginosa e perfetta come la nostra mente in cui ci si può perdere, in cui ci si può ritrovare.
Più che un romanzo, quest’opera di Massini è una sceneggiatura teatrale. Che infatti è rappresentata in questi giorni al Piccolo Teatro di Milano, con la regia di Federico Tiezzi. Ho voluto quindi vedere lo spettacolo prima di scrivere le mie impressioni sul libro. E non mi sbagliavo: la rappresentazione a teatro rende l’intera operazione di Massini decisamente più interessante.
Prendendo storie e analisi da “L’interpretazione dei sogni”, Massini sceneggia un giovane Freud che di paziente in paziente e di seduta in seduta mette a punto la sua teoria dell’interpretazione dei sogni, scoprendo i vari meccanismi di cui si serve l’inconscio per rappresentare desideri, paure, traumi rimossi. A differenza di Carrère Massini scompare in Freud che, in prima persona, parla dalle pagine del libro, a tutti gli effetti un diario minuzioso delle sue sedute di analisi e autoanalisi.
Ma se il libro mi aveva dato la sensazione di un deja vu un po’ inutile, lo spettacolo teatrale illumina la necessità di rendere pop la messa a punto del metodo che ha rivoluzionato la percezione dell’uomo di sé dando di fatto inizio al novecento.
Il testo inizia in maniera appassionante, ricostruendo le tappe della ricerca di Freud che sfoceranno nella stesura e teorizzazione de "L'interpretazione dei sogni". Il passo è rapido e quasi noiresco: i pazienti si alterano tra loro nello studio di Freud seminando indizi da ricombinare e ricostruire. Ad ogni capitolo si avanza accanto a Freud nella scoperta del sistema che regola i meccanismi dei sogni: stimoli reali, suoni, trasformazioni metaforiche, lapsus, assimilazioni sonore, desideri censurati, il super Io censore, ... Eppure, superata la metà i casi cominciano a diventare piuttosto ripetitivi, ponendosi al lettore piu' come una sequenza di rebus intelligenti che come una narrazione compatta (anche se un po' didascalica). A questo punto il romanzo si sfalda in un catalogo di casi senza una reale conclusione. Non che una conclusione sia necessaria, ma rimane la sensazione di un irrisolto. Come se ci fosse l'urgenza di chiudere. Peccato perché la premessa era ottima. Anche in Qualcosa sui Lehmann, al di là della grandiosità del lavoro, ho trovato lo stesso problema: la narrazione cresce di tensione esponenzialmente e poi si impantana in lungaggini e ripetizioni per chiudersi con un colpo d'ascia. Mah. Non smetterò comunque di leggere Massini.
A metà tra romanzo e saggio, questo libro di Massini racconta come Freud ha elaborato il suo celebre metodo di interpretazione dei sogni. Caratterizzato da uno stile raffinato, tra un paziente, un sogno e una dotta riflessione, il romanzo scorre veloce e piacevole. Un poco spiazzante il finale che chiude su un caso, mi sarebbe piaciuto che ci fosse un apparato critico per approfondire vita e opere di Freud e le scelte narrative dell'autore. Poco male, cercherò in rete.
Un po' come in una serie televisiva procedurale, in questo romanzo Freud affronta quasi in ogni capitolo un nuovo caso da risolvere, quasi un giallo, con pazienti collaborativi e altri sempre pronti a contrattaccare quando il dottore prova ad analizzarli.
La struttura diviene presto ripetitiva (non in senso negativo): descrizione del paziente, esposizione del sogno in versi, discussione fra dottore e paziente riprendendo e approfondendo i singoli passaggi del sogno, intuizione geniale del dottore che sbroglia la matassa, paziente che accetta o rifiuta la soluzione, fine del capitolo e inizio del successivo con il ciclo che riparte.
C'è un po' di trama orizzontale: Freud analizza anche i suoi sogni, una paziente è un vero e proprio personaggio ricorrente e in generale, caso dopo caso, la tecnica interpretativa si affina.
L'idea mi piace, così come la ricostruzione del narratore, Freud, e del contesto storico nel quale è calato, pieno di dogmi e opposizioni alle sue teorie rivoluzionarie. Purtroppo il romanzo mi ha lasciato poco.
I "casi" sono troppo rapidi e con soluzioni troppo "nascoste" per essere letti con lo spirito di un appassionati di gialli che si diverte a risolvere i misteri. Pur essendo le patologie intriganti, non ci sono la delicatezza ed il peso emotivo che ho trovato nel noto saggio neurologico di Oliver Sacks, L'uomo che scambiò sua moglie per un cappello. Freud, anche se ben ricostruito, sembra arrivare troppo facilmente al perfezionamento delle sue tecniche terapeutiche. Ci sono pazienti che non riesce a curare, ma troppo pochi, e spesso nemmeno per suoi errori. Mi sarebbe piaciuto percepire di più la difficoltà delle sue scoperte, magari leggendo ogni tanto congetture apparentemente sicure ma poi smentite dai fatti. La ricerca procede troppo spedita per "appassionare", non c'è trial and error. Il libro, poi, non ha un vero climax. Gli ultimi capitoli sono casi come i precedenti, con i passaggi più significativi quasi tutti ad inizio romanzo.
Nella mia edizione viene pubblicizzato anche lo spettacolo teatrale del libro e, dopo aver visto qualche scena online e letto alcuni commenti, non posso che pensare che la vera opera sia quella, questa più una sorta di bozza, di versione ridimensionata, senza l'anima e la forza che il Massini drammaturgo è riuscito ad infondere ai testi quando era sul palcoscenico.
Come ultima nota, riporto che mi sarebbe piaciuta qualche nota storica, magari anche solo a fine libro. Conosco un po' Freud, ho anche letto (tempo fa, però) L'interpretazione dei sogni e altri suoi scritti, ma avrei trovato comunque molto utili e carini i riferimenti reali usati da Massini per costruire questa versione del dottore ed i pazienti con i loro sogni.
L'ho finito in un battibaleno il nuovo libro di Massini.
Scandite bene: l’ i n t e r p r e t a t o r e dei sogni.
Herr Freud in persona, e attorno a lui sognatori che entrano ed escono.
Sogni offerti e rubati, ricostruiti o reinventati, folli o didascalici. E lui interpreta, trova un senso e regala significato a chi lo chiede. Cerca un significato per se.
Innanzitutto il titolo: interpretatore dei sogni
Ovvio il gioco di rimandi al ben più famoso L’intepretazione dei sogni. E chissà quanti hanno interpretato e non letto letteralmente il titolo, sbagliando il termine. Del resto nei sogni le parole contano. Sempre riguardo al titolo. È troppo forte l’assonanza con un libro letto qualche mese fa: The interpreter of maladies. Interpretatore è la giusta traduzione. Traduzione, in questo caso, non interpretazione. L’interpretazione va oltre il significato, fornisce un contesto e una ragione. O forse solo un punto di vista personale. I sogni poi, ovvero nell'altro caso, i disagi, le questioni irrisolte, inquietudini, maladies.
E poi come non ricordare che teatro è interpretazione pure quella. E io ho preso il libro perché a teatro vorrei vedere questa piece. E sarà come il racconto di un sogno, letto in un libro.
Infine, una nota sull'argomento che si può dire ampiamente già trattato e scontato. Ero curiosa di capire perché mai Massini lo trattasse. Forse raccoglie sempre qui e là spunti diversi, ed era il momento di Freud. Peraltro, come non bastasse ho tra i da leggere anche Il lettino di Freud di Yalom, che mi consigliano.
Quindi, complessità del titolo a parte, il contenuto era ad alto rischio di deja vu. E in effetti a piccoli tratti lo è, ma sta di fatto che ho letto le oltre 300 pagine in un battito di ciglia. Mi sono incuriosita e coinvolta. Non male.
Ala fine sono comunque solo 4 stelle, perché il precedente Massini di Qualcosa sui Lehman era strepitosamente da top, e questo non gli sta alla pari.
"L'interpretatore di sogni" Con questo libro facciamo un viaggio nei sogni dei pazienti fittizi di un Sigmund Freud a metà tra il romanzo e la realtà. Interessante l'espediente narrativo del diario clinico del Padre della Psicanalisi, che ci permette di attraversare mondi onirici e pazienti che Freud cerca di esplorare ed interrogare come un detective dell'Inconscio. Massini ha una bella scrittura, una penna agile che riesce ad armonizzarsi con quelli che potrebbero essere racconti, colloqui e dialoghi raccolti a fine '800 nello studio viennese del più famoso psicanalista della storia. Ovviamente "l'interpretazione dei sogni" (the real one) è tutt'altra faccenda. Io ho capitolato di fronte alla sua complessità da giovane studentessa universitaria per non riaprirlo mai più (ma forse...) quindi non ne faremo un paragone. Occorre comunque dire che l'Autore ci dà delle belle pennellate sul potere dell'Inconscio e della parte ancestrale e primordiale del nostro essere. Dietro e dentro i sogni ci parla sempre quell'IO che tacitiamo, che non trova posto, non accolto, non ascoltato o semplicemente non compreso e che per esprimersi approfitta del sonno della ragione. Il sogno non solo va sognato ma letto, riletto, raccontato ed interrogato e forse finalmente parlerà. Un libro per chi è affascinato dal potere di ciò che accade sotto. Perché "l'inconscio arriva sempre prima".
Dopo aver visto al Piccolo Teatro di Milano “Freud o l’interpretazione dei sogni”, la magnifica messa in scena tratta proprio da questo libro, mi è venuta voglia di rivivere il testo nella primigenia versione romanzo. Uso la parola “rivivere” proprio perché entrambe le esperienze sono state davvero immersive e, secondo me complementari. Qui, Freud sembra molto più sicuro di sé. Racconta in prima persona e con tono quasi autocompiaciuto, ognuno dei casi secondo quasi lo stesso ordine: presentazione del paziente, racconto del sogno, indagine, eventuali false piste e risolutiva interpretazione finale. Abbastanza ripetitivo, probabilmente. Però è straordinaria la rievocazione fanta-storica, e appassionante il racconto dell’indagine onirica, di come interagiscano immagini, simboli, suoni, resistenze, linguaggi, indizi, paure, responsabilità, affetti, traumi... in un gioco di specchi, di inganni, di apparenti contraddizioni e di laceranti segreti. Ho invece trovato nella versione teatrale un Freud più fragile, più combattuto e perfino sopraffatto. Era proprio l’aspetto che avrei voluto approfondire leggendo il romanzo, ma questo si conclude in modo purtroppo molto netto.
Interessante e intricato. Fedele nella metodologia dell'interpretazione dei sogni freudiana. Credo che l'autore si sia avvicinato molto al reale modo di essere di Freud (almeno al Freud che io immagino); lo stile di scrittura e di narrazione ce la mette tutta per farti credere di stare leggendo un'opera del vero interpretatore dei sogni (e ci riesce quasi del tutto). Da amante di Freud, dopo aver superato un iniziale scetticismo, non ho potuto non apprezzarlo. Ottima lettura!
Onore al coraggio e all'originalità di Massini e al suo voler sperimentare e cercare strade nuove al di là dei generi e delle aspettative del pubblico. Non ha la forza di "Qualcosa sui Lehman", ma resta comunque un libro importante e degno di attenzione.
Una parte di noi, in qualche stanza buia del nostro pensiero - nascostamente - sente l'irrefrenabile bisogno di mettere insieme materiali di scarto per dirci qualcosa che non comprendo ancora. non lo fa per lusso. Lo fa per istinto. E l'istinto agisce sempre per salvare.
Meglio l'originale: Sigmund Freud "L'interpretazione dei sogni". Questo romanzo di Massini non mi ha convinto. Sembra voglia fare di ogni sogno in giallo da risolvere. Poco originale.
La scrittura di Massini è sempre sorprendente. Entra nei personaggi e sa chi è il lettore. Ci prende per mano e ci accompagna in questa passeggiata onirica.