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430 pages, Paperback
First published January 1, 1999
(for comparison purposes), which is reinforcing my belief that it's a cliche, or should be, that a Jew of Orthodox background who fancies himself a free thinker will be drawn to the mystique surrounding this philosopher. Really, who wouldn't be? At age 23, Baruch Spinoza, born and raised in the Orthodox Jewish community of 17th century Amsterdam, yeshiva-educated, is excommunicated and cursed by his community for unknown deeds, in one of the most vituperative extant Jewish excommunication documents. Spinoza, apparently without a backward glance, leaves his family and his familiar world and goes on to become a great and highly controversial philosopher, shaking contemporary dogma and remaining iconoclastic to the end. Oh, the drama.Per gli ebrei è comune credere infatti che la venuta del Messia, discendente della casata di Davide, coincida con il ritorno degli ebrei in terra santa e l'inizio di un'èra di pace universale. Mentre è fonte di controversie tra le autorità e i pensatori ebraici in che cosa, esattamente, possa consistere il periodo messianico. Maimonide, ad esempio, sconsigliava di credere in un altro paradiso terrestre, mentre insisteva a dire che il Messia sarebbe stato viceversa un comune mortale, il quale avrebbe restaurato il regno di Davide, ricostruito il santuario e raccolto sotto di sé tutti i membri di Israele. Citando il Talmud, egli affermava che «la sola differenza tra il presente e i giorni messianici è la liberazione dal giogo delle potenze straniere»".
La principale tesi del primo libro è che la Natura è un tutto indivisibile, sostanziale e senza causa - ossia l’unico tutto sostanziale. Ai di fuori della Natura non c'è nulla: tutto ciò che esiste fa parte della Natura ed è fatto essere dalla Natura secondo una necessità deterministica. Questo ente unificato, unico, produttivo e necessario è per l'appunto quanto si intende per «Dio». A causa della necessità inerente alla Natura, non c'è dunque alcuna teleologia nell'universo. La Natura non agisce secondo scopi e le cose non esistono per soddisfare intenti particolari. Non esistono «cause finali» (per usare una comune espressione aristotelica). Dio non «fa» le cose per amore di qualcos'altro. L'ordine delle cose discende semplicemente dalle essenze di Dio, con inviolabile determinismo. E ogni accenno agli intenti di Dio, alle sue intenzioni, ai suoi scopi, alle sue preferenze, è dunque solo una finzione antropomorfica.
«Tutti i pregiudizi che passo a indicare dipendono da questo soltanto, che cioè gli uomini comunemente suppongono che tutte le cose naturali, come essi stessi, agiscano per un fine, e anzi asseriscono come cosa certa che lo stesso Dio dirige a un certo fine tutte le cose - dicono infatti che Dio ha fatto tutte le cose per l'uomo, e l'uomo perché adorasse lui.»
Dio non è un pianificatore orientato verso un obiettivo, che poi giudica le cose per come esse obbediscono ai suoi intenti. Le cose accadono solo a causa della Natura e delle sue leggi. «La Natura non si è prefissa alcun fine... Ogni cosa procede per una certa eterna necessità di natura». Credere altrimenti significa cadere in balia delle stesse superstizioni che stanno al centro delle religioni istituzionalizzate.
«[Gli individui] trovando in sé e fuori di sé non pochi mezzi che giovano parecchio per conseguire il proprio utile, come per esempio gli occhi per vedere, i denti per masticare, erbe e animali per cibarsi, sole per illuminare, mare per allevare pesci, eccetera, è avvenuto che considerino tutte le cose naturali come mezzi per il loro utile; e poiché sanno che quei mezzi sono stati da loro trovati ma non preparati, ne hanno tratto motivo per credere che esista qualcun altro che ha preparato quei mezzi per il loro uso. Infatti, dopo aver considerato le cose come mezzi, non poterono credere che esse si fossero fatte da sé; ma dai mezzi che essi sogliono prepararsi, doverono concludere che ci fosse qualche o alcuni reggitori della natura, forniti di libertà umana, che si fossero curati di tutto per loro, e avessero fatto tutto per il loro uso. Ma anche l'indole di questi, per non averne mai sentito dir nulla, doverono giudicare alla stregua della loro, e quindi stabilirono che gli Dei indirizzano tutto a uso degli uomini, per legarli a sé ed essere da loro tenuti in sommo onore; onde avvenne che tutti escogitassero diverse maniere di adorare Dio, secondo la loro indole, affinché Dio li preferisse agli altri, e dirigesse tutta la natura ad uso della loro cieca cupidità e insaziabile avidità. E cosí questo pregiudizio si mutò in superstizione e mise profonde radici nelle loro menti.»
Un Dio giudice che pianifica e agisce secondo precisi propositi è un Dio da obbedire e lusingare. E predicatori opportunisti possono allora giocare con i nostri timori e le nostre speranze dinanzi a un Dio del genere, prescrivendo azioni calcolate apposta per evitare i castighi e meritare ricompense. Ma, ribadisce Spinoza, pensare che Dio o la Natura agiscano per un qualche scopo - scoprire cioè un disegno nella Natura - significa fraintendere la Natura e «capovolgerla completamente», facendo precedere l'effetto (il risultato finale) alla vera causa.
E nemmeno Dio compie miracoli, poiché non ci si può scostare in alcun modo dal corso naturale e necessario delle cose. La fede nei miracoli è dovuta unicamente all'ignoranza delle vere cause dei fenomeni.
«Se, per esempio, da un tetto cade una pietra in testa a qualcheduno e lo uccide, dimostreranno che la pietra è caduta per uccidere l’uomo in questo modo: se non è caduta a tal fine, per volontà di Dio, come mai hanno potuto convergere per quel caso tante circostanze (giacché spesso ne concorrono appunto molte insieme)? Forse risponderai che soffiava il vento e l'uomo passava di là, e che perciò è avvenuto. Ma domanderanno: perché il vento soffiò in quel momento? Perché in quel medesimo tempo l'uomo passava di là? Se rispondi ancora che il vento era sorto in quel momento per il fatto che il giorno precedente il mare, con il tempo ancora tranquillo, aveva cominciato ad agitarsi; e per il fatto che l'uomo era stato invitato da un amico; chiederanno di nuovo - giacché non c'è fine al domandare - perché il mare era agitato e perché i uomo era stato invitato per quel giorno. E cosi via, non cesseranno di chiedere le cause delle cause, finché non ti sarai rifugiato nella volontà di Dio, cioè nell'asilo dell'ignoranza»
Le parole di Spinoza sono assai pesanti, ed egli non era del resto inconsapevole dei rischi che correva. Gli stessi predicatori che sfruttano la nostra credulità sono poi coloro che fulminano chiunque cerchi di scostare le tende e mostrare il vero volto della Natura. «Chi ricerca le vere cause dei miracoli, e chi si studia di capire da saggio le cose naturali e non di meravigliarsene come uno stolto, è ritenuto e proclamato ora eretico e ora empio da quelli che il volgo adora come interpreti della natura e degli dèi. Essi sanno infatti che, tolta l'ignoranza, vien meno lo stupore, l'unico mezzo che abbiano di sostenere e difendere la loro autorità».