Jeśli kiedykolwiek ktoś napisze "Życie Oriany Fallaci”, to tą osobą będę ja i nikt inny.
„W swoim życiu widziałam wiele zła. Urodziłam się w reżimie, dorastałam w czasie wojny i przez większą część mojej egzystencji pracowałam jako korespondentka wojenna. Przez lata (osiem w Wietnamie) przebywałam na froncie. Obserwowałam bitwy, znosiłam strzelaniny i bombardowania, zaświadczałam o ludzkim okrucieństwie i głupocie”.
Oriana nigdy, przenigdy nie autoryzowałaby swojej biografii, a przecież nie robiła niczego innego poza pisaniem i opowiadaniem swojej niezwykłej historii. Pisała z okopów w Wietnamie i z biur Białego Domu, a także z namiotu Kadafiego i z kwatery głównej Chomeiniego. Opowiadała historię dwudziestego wieku i z właściwą sobie jasnością umysłu umiała rozpoznać największy koszmar dwudziestego pierwszego wieku: globalny terroryzm. Stawiała czoło wielkim liderom politycznym, nigdy nie kłaniając się władzy.
„W każdej mojej książce zostawiłam ślad mojej biografii jako człowieka” – powtarzała dziennikarzom rzucającym wyzwanie jej przysłowiowej, zawodowej nieufności.
Oriana Fallaci was born in Florence, Italy. During World War II, she joined the resistance despite her youth, in the democratic armed group "Giustizia e Libertà". Her father Edoardo Fallaci, a cabinet maker in Florence, was a political activist struggling to put an end to the dictatorship of Italian fascist leader Benito Mussolini. It was during this period that Fallaci was first exposed to the atrocities of war.
Fallaci began her journalistic career in her teens, becoming a special correspondent for the Italian paper Il mattino dell'Italia centrale in 1946. Since 1967 she worked as a war correspondent, in Vietnam, for the Indo-Pakistani War, in the Middle East and in South America. For many years, Fallaci was a special correspondent for the political magazine L'Europeo and wrote for a number of leading newspapers and Epoca magazine. During the 1968 Tlatelolco massacre prior to the 1968 Summer Olympics, Fallaci was shot three times, dragged down stairs by her hair, and left for dead by Mexican forces. According to The New Yorker, her former support of the student activists "devolved into a dislike of Mexicans":
The demonstrations by immigrants in the United States these past few months "disgust" her, especially when protesters displayed the Mexican flag. "I don't love the Mexicans," Fallaci said, invoking her nasty treatment at the hands of Mexican police in 1968. "If you hold a gun and say, 'Choose who is worse between the Muslims and the Mexicans,' I have a moment of hesitation. Then I choose the Muslims, because they have broken my balls."
In the late 1970s, she had an affair with the subject of one of her interviews, Alexandros Panagoulis, who had been a solitary figure in the Greek resistance against the 1967 dictatorship, having been captured, heavily tortured and imprisoned for his (unsuccessful) assassination attempt against dictator and ex-Colonel Georgios Papadopoulos. Panagoulis died in 1976, under controversial circumstances, in a road accident. Fallaci maintained that Panagoulis was assassinated by remnants of the Greek military junta and her book Un Uomo (A Man) was inspired by the life of Panagoulis.
During her 1972 interview with Henry Kissinger, Kissinger agreed that the Vietnam War was a "useless war" and compared himself to "the cowboy who leads the wagon train by riding ahead alone on his horse".Kissinger later wrote that it was "the single most disastrous conversation I have ever had with any member of the press."
She has written several novels uncomfortably close to raw reality which have been bestsellers in Italy and widely translated. Fallaci, a fully emancipated and successful woman in the man's world of international political and battlefront journalism, has antagonized many feminists by her outright individualism, her championship of motherhood, and her idolization of heroic manhood. In journalism, her critics have felt that she has outraged the conventions of interviewing and reporting. As a novelist, she shatters the invisible diaphragm of literariness, and is accused of betraying, or simply failing literature.
Fallaci has twice received the St. Vincent Prize for journalism, as well as the Bancarella Prize (1971) for Nothing, and So Be It; Viareggio Prize (1979), for Un uomo: Romanzo; and Prix Antibes, 1993, for Inshallah. She received a D.Litt. from Columbia College (Chicago). She has lectured at the University of Chicago, Yale University, Harvard University, and Columbia University. Fallaci’s writings have been translated into 21 languages including English, Spanish, French, Dutch, German, Greek, Swedish, Polish, Croatian and Slovenian.
Fallaci was a life-long heavy smoker. She died on September 15, 2006 in her native Florence from breast cancer.
Oriana Fallaci è una delle mie scrittrici (scrittore) preferite. L’ho conosciuta tanto tempo fa, quasi per caso, grazie a mia madre che, da giovane, lesse (quasi) tutti i suoi libri e all’età di quattordici anni me ne diede uno che cambiò la mia vita da lettrice: “Lettera a un bambino mai nato”. Quando leggo un romanzo, mi capita di pensare spesso alla vita dello scrittore: che infanzia ha avuto? qual è stato il primo libro che ha letto? quando è stata la prima volta che ha pianto? che si è emozionato? Lo stesso mi è capitato di pensare di Oriana e in questo libro ci sono tutte, o almeno la maggior parte delle risposte alle mie domande. Non è un’autobiografia (Oriana non le amava particolarmente), ma una raccolta di saggi, articoli, interventi che Fallaci scrisse nel corso della sua vita. La sua scrittura è magnetica e mi fa sempre venire voglia di scrivere; poi però, rileggendo i suoi libri, puntuali e precisi, mi metto vergogna, mi sento inadatta, come se l’atto dello scrivere fosse un vestito troppo stretto o troppo largo per una come me. Si può anche non condividere il pensiero di uno scrittore, ma non si può non riconoscere la sua grandezza, il suo essere speciale all’interno di un mondo quasi ingiusto. Leggete questo libro solo se già conoscete le sue opere, se avete letto almeno due dei suoi romanzi, se l’amate o se non l’amate: vi farà pensare a cose a cui non avevate mai pensato prima, o che davate per assodate. E potrete anche essere contrari a ciò che scrive: a lei sarebbe piaciuto di più confrontarsi con qualcuno con idee diverse dalle sue, piuttosto che parlare con uomini privi di ragione critica.
Può piacere molto ai fans sfegatati della Fallaci. Io che, pur apprezzandola, non lo sono, l'ho trovato discontinuo, più interessante nei primi capitoli che in seguito.
Per chi come me ama la Fallaci è sicuramente un piacere rivivere la sua storia, la sua vicenda personale e professionale, di giornalista impegnata su vari fronti. Una cronistoria che, attraverso gli stralci dei suoi libri, ci racconta di una donna temeraria, fin da piccola, del suo desiderio di sapere, di conoscere, di lottare. Una donna, una scrittrice o scrittore (come ha sempre amato definirsi lei), una giornalista che dal Vietnam al Messico sino a Teheran, ha raccontato la verità. È stata testimone dei più grandi fatti rendendo ogni volta partecipe chiunque la seguisse o leggesse i suoi articoli. Oriana Fallaci ha combattuto fino all'ultimo, fino a quando l'Alieno, la malattia, come la chiama lei, l'ha lentamente uccisa. Questo romanzo o forse memoir è la sua vita e solo lei avrebbe potuto renderla in questo modo sincero, proprio come sempre vissuto, senza tradire mai se stessa e il suo credo.
Una raccolta di articoli, estratti da libri, inediti che ripercorrono la vita e le riflessioni di una donna che ha sempre rifiutato l'oggettività e ha sempre creduto nella propria verità e nel sogno irrinunciabile della libertà. Fedele a se stessa in ogni momento, amante della vita nonostante tutte le brutture e le sofferenze che la animano, la Fallaci incide la carta per imprimersi nella mente del lettore. Non si deve necessariamente condividere le sue idee, ma non si può negare l'acume e l'intelligenza con i quali analizza gli eventi e ne traccia il significato da lei trovato. Un libro che consiglio sia a chi si avvicina per la prima volta alla Fallaci (forse con timore e perplessità), sia a chi già la conosce e vuole ritrovare la grandezza di questa memorabile donna/giornalista/scrittrice.
Un mosaico di articoli, memorie, passi di libri, interviste che svelano e raccontano la storia di una donna che ha sempre fatto ciò che riteneva giusto: l'infanzia durante la guerra, l'adolescenza e i primi passi nel giornalismo, le guerre, i viaggi, Alekos, la perdita dei cari, le interviste, la scrittura e infine la morte. Come afferma la stessa Oriana, lei è capace di scrivere unicamente di se stessa, perché l'oggettività non esiste e si può raccontare solo cosa si vede, cosa si sente, cosa si prova: e questo trasuda da ogni sua parola e da ogni suo gesto. Questa è la storia di una donna coraggiosa, di una vita coraggiosa: una virtù, quella del coraggio, che per Oriana è la virtù suprema. Forse è questo che lei vuole dirci, che bisogna vivere malgrado la paura. Sempre.
Recensione presente nel blog www.ragazzainrosso.wordpress.com Mai Oriana Fallaci avrebbe autorizzato una sua biografia. Donna determinata, ha lasciato notizie su di sé nei suoi libri, negli articoli, nelle interviste che rilasciava. Questa non è altro che una raccolta di sue parole edite e inedite che insieme contribuiscono a fornire al lettore il ritratto “umano” della celebre giornalista.
“Io non sono la Giovanna d’Arco o l’Achille che alcuni, addirittura, vedono in me. Sono soltanto una persona che ha il coraggio di dire quello che pensa, di fare quello che crede di essere fatto, di vivere come vuole vivere: senza paura. O meglio, tentando di non cedere alla paura. Sono anche una persona molto seria, molto disciplinata e… molto dura. […] Ma niente di più. E non voglio che mi siano attribuite responsabilità che non ho: non voglio essere vista come una specie di guerriera o di santa. E soprattutto, soprattutto, non voglio essere fraintesa. Cosa che invece avviene, continuamente.”
Suddivisa in cinque parti incentrate su specifiche tematiche, l’opera unisce racconti di vita pubblica e privata attinti da altre celebri opere dell’autrice ma soprattutto da appunti inediti e interviste. Sono proprio questi ultimi a dare il tocco di originalità poiché, essendo meno impostati, permettono di conoscere meglio da una parte il carattere della donna (e non della giornalista) e dall’altra la sua interiorità. Si è abituati, infatti, a considerare la Fallaci una dura, che non ha paura di niente, mossa dall’istinto e dalla passione per il giornalismo. Tuttavia la Fallaci non è solo questo. È un essere umano e, in quanto tale, ha passioni, si innamora, soffre e gioisce come una donna qualunque.
Gli elementi che fanno da filo conduttore all’intera raccolta sono: la libertà, che la Fallaci rincorre, e l’indipendenza, della quale diventa testimone. È una donna senza vincoli, si sposta da un angolo all’altro del pianeta, non ama i legami che potrebbero costringerla a vivere ingabbiata, il suo intento è quello di documentare, conoscere, interagire con i grandi e i potenti.
Lo stile è schietto e diretto. Non servono fronzoli o giri di parole, la Fallaci è la Fallaci, se lo può permettere. Scrive e si lascia guidare dagli istinti, non teme di ferire, non si preoccupa di rivelarsi scomoda. Gli eventi si susseguono gli uni agli altri, aneddoti malinconici vengono presentati assieme a episodi che strappano un sorriso poiché la vita della Fallaci è poliedrica, costantemente ricca di luci e ombre.
Il lettore non viene mai lasciato solo, infatti in questo viaggio è guidato da un ricchissimo apparato di note che lo aiutano a comprendere meglio le fonti dalle quali è tratto ciò che sta leggendo. Indubbiamente se ha già avuto modo di leggere altre opere della Fallaci, riesce ad avere un quadro più completo delle situazioni narrate, per questo consiglio di leggere questa raccolta dopo aver conosciuto meglio la sua autrice.
Una raccolta sicuramente interessante e sincera. Un’opera che, secondo me, può essere definita lo specchio della sua autrice.
"Sono soltanto una persona che ha il coraggio di dire quello che pensa, di fare quello che crede debba essere fatto, di vivere come vuole vivere: senza paura. O meglio, tentando di non cedere alla paura."
Leggere Oriana Fallaci per me è come tornare a casa, a qualcosa di familiare che però non manca mai di stupirmi. Questa raccolta raccoglie pagine in cui Oriana parla del suo lavoro, della guerra, dell'Alieno che la divora, del giornalismo e della scrittura, dell'amore immenso per Alekos, del dolore per la perdita delle persone che ha amato. Come sempre c'è tanto, tantissimo in queste pagine. Lei sempre schietta, diretta, parla di libertà e di indipendenza, di coraggio e di paura, di vita e di morte come solo lei sapeva fare. Strazianti le pagine in cui parla di Alekos e altrettanto quelle in cui parla della malattia e della morte della madre. Mi è piaciuto, moltissimo, anche se conosco a menadito la sua storia. Ma è solo attraverso le sue parole che si riesce a comprendere pienamente l'intelligenza e la forza di una donna che non è mai scesa a compromesso ed è sempre rimasta fedele a sé stessa.
Mi ha sempre incuriosita come personaggio mediatico così ho deciso di leggere la sua autobiografia. Un libro ben scritto. Lei una pioniera su tanti fronti, dal divorzio all’aborto per poi passare dalla condizione femminile nel XXI secolo il tutto romanzato con uno sfondo fatto di Vietnam, Messico, New York… Forte personalità che si rispecchia in parecchie scelte di vita che ha fatto e che ha battezzato con l’ennesimo figlio/libro. Che dire? Se è tutto vero quello che scrive siamo difronte ad un personaggio più unico che raro. Adoro il suo spirito critico che non è un mero tentativo di passare ai posteri come la ribelle della situazione piuttosto una libertà di pensiero che nasce da una nuova consapevolezza sulle tradizioni più radicate in lei e nel suo contesto familiare. Comunque mi riservo di leggere altro prima di dare un giudizio definitivo.
Una raccolta di brani inediti e non, raccolti da interviste appunti libri lettere e archivi privati! Un libro che ci restituisce un chiaro ritratto di Oriana per come la conoscevamo e aveva vissuto. I brani sono tutti scritti da lei, non sono rimaneggiati da altri. Forse un libro adatto a chi ha già letto i libri della Fallaci, ha una conoscenza almeno sommaria della sua vita e quindi ha voglia di ritrovarsi immerso nelle sue parole e quel modo schietto e preciso che aveva di raccontare la vita.
"Solo io posso scrivere la mia storia" è un libro postumo ricreato con stralci di libri e appunti che la Fallaci scrisse in vita, sono appena 250 pagine, ma bastano a capire chi lei fosse, quale fosse il suo scopo nella vita e una frase tra tutte mi ha colpita, una immensa verità che lei riferì a Alekos suo grande amore. 《L' amore non si misura nel momento in cui fai l'amore ma dopo. Quando rivorresti la tua solitudine e per amore accetti di non essere sola》
Ciężko się to czyta. Mocny charakter bezkompromisowo wygłasza osądy momentami sprzeczne, momentami -chyba- głupie a tylko momentami takie z którymi bym się zgodził. Jest tu trochę pogardy do ludzi i chyba mniej ich zrozumienia, chęci ich zrozumienia.
法拉奇绝对是那种bigger than life的人,她表达情感的方式也是unforgiving + unrelenting,毫不粉饰太平。虽然是个传奇无疑,但法拉奇这本“断代史式”的自传并不是从头到尾都那么“惊艳”——不过话说回来,谁的人生是呢。我个人是对她和她soulmate的生离死别不感兴趣,有种失去了一部分自我的感觉。
Senza infamia senza grandi lodi. Questa raccolta (uscita ad ottobre 2016) m'è parsa una copia del precedente 'La paura è un peccato. Lettere da una vita straordinaria' (uscito nel giugno 2016). Riconosco alla prima raccolta di lettere il grande merito di aver messo in luce l'essere umano. E' noto il suo essere stata una persona estremamente riservata, caratteristica che ha facilitato - a mio giudizio - il suo non essere stata compresa da molti contemporanei. La seconda raccolta non aggiunge nulla alla prima e -addirittura - in alcuni momenti mortifica un poco alcuni temi, essendo questi solo accennati e non trattati con la profondità ed il rigore che le erano tipici.
po tę pozycję nie warto sięgać, gdy jest się świeżo po lekturze innych książek fallaci — jest zbudowana z fragmentów wielu różnych publikacji, w większości dobrze znanych miłośnikom twórczości włoszki. aczkolwiek ja uwielbiam orianę bezgranicznie, dlatego nie miałam nic przeciwko odświeżeniu sobie jej historii. ach, to cięte pióro, które momentami porywa specyficzną delikatnością. jak widać, kompletnie nieobiektywny ze mnie człowiek, proszę wybaczyć.