“Di paura si deve morire. Il resto sono piccoli turbamenti, spaventi da salotto. L’abisso non ha comodi gradini"
Stefano Benni sfida il racconto di genere e apre la porta dell’orrore. Lo fa con ironia, lo fa attingendo al grottesco, lo fa tuffandosi nel comico, lo fa tastando l’angoscia, lo fa, in omaggio ai suoi maestri, rammentandoci di cosa è fatta la paura. E finisce con il consegnarci una galleria di memorabili mostri. E allora ecco gli adolescenti senza prospettiva o speranza, ecco il Wenge – una creatura misteriosa che semina panico e morte –, ecco il plutocrate russo che vuole sbarazzarsi di un albero secolare, ecco una Madonna che invece di piangere ride, dolcemente sfrontata, ecco il manager che vuole ridimensionare un museo egizio sfidando una mummia vendicativa. Con meravigliosa destrezza Stefano Benni scende negli anfratti del Male per mettere disordine e promettere il brivido più cupo e la risata liberatoria. E in entrambi i casi per accendere l’immaginazione intorno ai mostri che sono i nostri falsi amici, i nostri veleni, le nostre menzogne.
Stefano Benni (Bologna, 1947 – Bologna, 2025) è stato uno scrittore, umorista, giornalista, sceneggiatore, poeta e drammaturgo italiano.
Stefano Benni (1947-2025) was an Italian satirical writer, poet and journalist. His books have been translated into around 20 foreign languages and scored notable commercial success. He sold 2,5 million copies of his books in Italy.
He has contributed to Panorama (Italian magazine), Linus (magazine), La Repubblica, il manifesto among others. In 1989 he directed the film Musica per vecchi animali.
Quando Stefano decide di essere inquietante, io alzo le mani e mi inchino davanti alla sua immensa capacità di sorprendermi e lasciarmi a bocca aperta, con l'angoscia addosso e l'ansia di girare la pagina senza immaginare cosa possa succedere.
Sullo stile di Stefano Benni, non ho nulla da obiettare; ho trovato fantastico il suo modo di adattare la penna a seconda di cosa vuole raccontarci, perché in questo libro, di spunti narrativi ce ne sono parecchi. C'è la storia spaventosa raccontata ai bambini, c'è un "miracolo della Madonna che ride", ci sono esorcisti, fantasmi, prostitute, adolescenti, gatti investigatori, mostri e chi più ne ha, più ne metta. Cari mostri non si fa mancare niente, e con i suoi racconti a volte inquieta, a volte diverte, a volte, purtroppo, fa rimanere indifferenti. E' il caso di alcuni racconti che non mi sono piaciuti affatto, alcuni perché poco sviluppati, altri per mancanza di originalità, o magari semplicemente perché non in sintonia con le mie inquietudini. Eh sì, perché in fondo ognuno ha i suoi mostri, le sue ansie e le sue paure. Ad esempio, io ho trovato poco interessanti i racconti sui moderni Hansel e Gretel, la storia sulla strega Charlotte, il racconto Sonia e Sara. Alcuni mi hanno annoiata, altri invece li ho amati per la loro pungente ironia (Numeri, il secondo racconto, in particolare), per essere scritti divinamente (Verso casa), alcuni perché mi è piaciuta la storia (Candy, San Firmino, Compagni di banco). Insomma, nell'insieme una lettura molto eterogenea, che non mi è dispiaciuta, è scritta bene e intrattiene, ma che tirando le somme, pecca di quella scintilla in più che ti lascia il segno.
Raccolta di racconti che mostrano con chiarezza tutta la creativitá dell'autore. Sarebbe una lettura particolarmente indicata per challenge di Halloween o periodi dove qualche racconto cupo è proprio quello che si sta cercando. Come per i precedenti libri, ho la sensazione che per me Benni sará un ottimo strumento per sconfiggere il blocco del lettore, però non mi entra dentro a tal punto da convincermi che rileggerò i suoi volumi.
Imbarazzante. Due stelle solo per rispetto a Benni. Racconti che forse vorrebbero far ridere, forse spaventare, forse far pensare ma che non riescono a fare nessuna delle tre cose.
Mi spiace, Benni mi ha di nuovo deluso dopo la carta velina di Pantera, storielle scontate (qualcuna forse è decente, ma pochine pochine, non so se ne salverei mezza dozzina) che non decidono bene se essere "serie" e horror ('nsomma) o rimanere un po' surreali e caciarone alla Benni d'antan. Alcune, nonostante la brevità si fa proprio fatica a volerle leggere fino in fondo. Peccato
Davvero una raccolta carina, che, nell'insieme, mi è piaciuta molto. Come spesso accade in questo genere di libri, non tutti i racconti sono ugualmente brillanti: alcuni dei racconti non mi hanno lasciato nulla, altri invece li ho trovati geniali. Ma non riesco a non guardare a questa serie di racconti come un tutt'uno: il messaggio di fondo è infatti comune a tutti i racconti, perché Benni ci mostra più che chiaramente come non sempre (anzi, quasi mai!) il "mostro" è quello contro cui tutti istintivamente punteremmo il dito; molto spesso esso si nasconde nel più insospettabile degli insospettati e talvolta, purtroppo, ciascuno di noi, nelle sbagliate circostanze, sa diventarlo. Tutto il libro, poi, è una grande satira di costume della società attuale e questa, a mio avviso, è la sua forza; molti dei racconti fanno ridere o sorridere, e quasi tutti hanno elementi sovrannaturali o fantastici, ma il quadro generale che ne viene fuori è quanto mai deprimente e realistico. Come spesso accade, è proprio l'elemento della satira quello più significativo nelle opere di Benni, anche se non sempre è quello più vistoso.
I più inquietanti dei racconti, alla fin fine, sono quelli più realistici o comunque con meno elementi fantastici: "Sonia e Sara" e "Compagni di banco" sono probabilmente quelli che mi hanno amareggiata di più, perché non stento affatto a credere (purtroppo) a quanto gli adolescenti di oggi possano davvero essere tanto crudeli. Oltre ai tre già menzionati, la satira alla società odierna risalta tantissimo anche in racconti come "Numeri", "Hänsek@Gretel.com", "Il mercante" (tornato oltremodo attuale vista la situazione globale del momento...), "La mummia", "Il miracolo", "Lotto 165" (nonostante la presenza degli alieni) e "Povero Nos" (nonostante il protagonista vampiro). Ognuno di questi racconti colpisce un aspetto diverso della società (l'impatto del digitale sulle nostre vite, le guerre che il mondo si ostina a combattere, la pietosa situazione attuale di cultura e beni culturali in Italia, la religione e le sue contraddizioni, il tema ecologista, le assurdità della burocrazia...) ma tutti ci riescono in modo ugualmente arguto. Anche se probabilmente i miei preferiti sono stati i più fantasiosi, come ad esempio "Reset", che è anche uno dei pochi con un lieto fine; menzioni speciali anche a "L'ispettore Mitch" (che da gattara ho adorato e odiato al tempo stesso), all'omaggio a Edgar Allan Poe racchiuso ne "L'uomo dei quadri" e infine a "La storia della strega Charlotte", che reputo essere un esercizio creativo davvero geniale e brillante.
Compagni di scuola, Polpa, Povero Nos e San Firmino sono dei capolavori assoluti anche se secondo me a Benni manca quella vena, che per esempio aveva Buzzati, di elevare la storia a un gradino superiore, qualcosa che la rendesse magica e memorabile e non solo straordinaria. Nonostante ciò sono apprezzabili la totale assenza di retorica, la bellissima critica sociale e le idee fantastiche e incisive.
2015 READING CHALLENGE - A book published this year
Quand'ho letto che "Cari mostri" avrebbe raccolto storie horror, ho quasi creduto che Benni si fosse discostato dal suo stile e avesse deciso d'imbarcarsi in un nuovo genere, con un nuovo stile. Il fatto è che le storie non sono propriamente horror e ricordano moltissimo i temi e le atmosfere care a Benni, ovviamente quelli più vicini all'angoscia - in Benni l'orrore diventa quello provato per lo svelarsi di una natura umana feroce, spaventosa. Ci sono state storie mal riuscite, ma alcune erano talmente belle che quasi mi è sembrato che superassero alcuni lavori precedenti. In generale un bel libro, che non sottrae Benni a se stesso, e che tuttavia mantiene una certa atmosfera a cavallo tra l'irrequietezza e l'ironia per tutto il percorso delle storie.
Ho letto recensioni deluse da parte di chi si lamenta di non aver trovato "L'Orrore! L'Orrore!" E no, non c'è l'orrore soprannaturale, splatteroso o lovecraftiano in #CariMostri ma #Benni c'è, anche se forse non nella sua forma migliore. Cari Mostri è una "variazione sul tema" del genere horror. Un gioco. Ci sono mostri veri che finiscono tra le grinfie di mostri burocratici (Povero Nos); mostriciattoli adolescenti che ucciderebbero per un concerto e mostricini che illuminano il viaggio di chi si è perso. Ci sono androidi e alieni, e diavoli beffardi e madonne ridenti. C'è Michael Jackson e un debito di sangue e l'immancabile Poe in debito di morte. Ci sono ironia e fantasia, tenerezza e critica sociale in quelli che sono venticinque racconti di letteratura fantastica che ogni tanto spaventa e più spesso affascina. ★★★ e mezzo
Stefano Benni si cimenta con il genere horror. Nei 25 racconti di "Cari mostri", Benni parla di orrore. L'orrore che si racconta non è sanguinolento o violento, ma è molto più terribile. Con la sua ironia, il suo modo surreale, ci trascina nel mondo della paura, mostrandoci cosa è e di cosa è fatta. I mostri di cui parla sono i mostri contro cui dobbiamo combattere nella nostra vita. Sono mostri contraddistinti da creature come il Wenge che semina panico e morte, oppure una Madonna che ride invece di piangere. Sono mostri travestiti dalle nostre paure e incubi peggiori, come adolescenti spersi e senza speranza oppure l'evasione delle tasse o ancora la tecnologia che invade le nostre vite. Benni entra nei labirinti del Male per raccontare le nostre paure, le nostre menzogne, mettendoci a confronto con noi stessi e con l'ignoto.
"Cari mostri" è un libro che ho letto anni fa, ma dopo averlo riletto di recente ho avuto una sensazione di vuoto che non avevo provato durante la prima lettura. Come libro, tutto sommato, mi è piaciuto, ma molti racconti mi sono apparsi come dei cofanetti vuoti. Molti sembravano aver qualcosa da dire, un messaggio ben preciso da comunicare, ma una volta conclusi si sono rivelati incapaci di trasmetterlo. Lo stile, anche se varia un poco da racconto a racconto, è molto diretto e semplice, ricco di dialoghi e descrizioni sintetiche.
Questo in estrema sintesi, se volete un parere un po' più completo vi lascio il link della recensione scritta sul mio blog: http://viaggidicarta.altervista.org/c...
Un po' deludente rispetto agli altri libri di Benni che ho letto. Le storie sono ispirate a pop culture e letteratura varia, ma non capisco se Benni le abbia fatte apposta così prevedibili e piene di cliché. Riuscivo a indovinare il finale dopo una o due pagine! Pazienza, sarà per un'altra volta.
Ogni racconto è come una singola goccia che prendi prima di andare a letto per riuscire a vincere l'insonnia. Non ne puoi fare a meno; ti addormenta sì, ma forse era meglio non berla.
Serviva Benni per dire che i mostri siamo noi? No, ma siccome è bravo si legge con piacere, anche se alcuni racconti e una certa dose di volgarità non mi sono andati a genissimo (modalità vecchia bacchettona assolutamente ON).
Mi manca il Benni di Achille Pié Veloce e Il bar sotto al mare, magari me li rileggo, va'.
"Chi vuole bruciare la poesia non sa che la poesia è cenere."
È un romanzo breve, ma in grado di far riflettere senza scendere nella pesantezza o togliervi il sorriso. Se non avete paura di conoscere i veri mostri (e le virgole fantasma) ve lo consiglio.
“Sì, forse la vita è questo. Si procede tra normalità è paura, e si aspetta ogni volta di tornare alla nostra dimora, al nostro rifugio. Magari salendo le scale verremo presi dall’angoscia, avvertendo che il dolore ci ha seguito fin lì. Comunque sia, è un inferno che conosci. Ed è meglio di quella nebbia spietata, meglio che non vedere nulla, meglio della solitudine dei nostri passi.”
“Cari Mostri” è un libro inquietante, ricco di emozioni e riflessioni, con tanti protagonisti che facilmente riconoscerete come appartenenti alla nostra cultura, al mondo della letteratura, alla nostra società. Si sorride leggendo i racconti fantasiosi di Benni, non perderete certamente il sonno ma vi fermerete un momento a riflettere.
E' una raccolta di storie in cui lo stesso Stefano Benni si misura con diversi registri e stili di scrittura, alcune sono delle piccole perle, altre un po' meno, tutte lasciano qualcosa. Di certo non è ai livelli di Spiriti o di Bar Sport, quanto a coinvolgimento, ma è sempre Benni ed è sempre "casa".
Una lettura tutto sommato piacevole, anche se ammetto con dispiacere di non aver percepito alcun elemento orrorifico o inquietante nella maggior parte dei racconti. Menzione d'onore alla storia della strega Charlotte, che mi ha fatto sorridere e che forse un giorno racconterò a mia volta...
“Cari Mostri” è il titolo della seconda raccolta di racconti che leggo di Stefano Benni, uno dei miei autori preferiti. L’ho amato da subito, fin dalla copertina nera e gialla, che raffigura uno scorcio notturno di una città con i suoi abitanti apparentemente normali- ma poi si scorgono le loro ombre -e rimanda da qualcosa di onirico, cupo, a un mondo diverso, “altro”. Attrae e disturba allo stesso tempo. E mi son detta: perché no? era da “ la grammatica di Dio” che non tornavo al Beni più breve e ho colto l’occasione della challenge per cimentarmi nuovamente con una raccolta. 25 storie, 25 interpretazioni della parola Mostro. Cos’è il mostro? Sono andata a cercarmi l’etimologia della parola per comprendere meglio e mi sono entusiasmata e stupita nel constatare come una parola così piccola contenga così tanto! (dal sito “una parola al giorno). E io che relegavo la parola mostro al solo ambito della paura, dello strano, dell’inspiegabile! Quante possibilità mi sono persa!!! L’autore mi ha dato una bella lezione, mi ha mostrato in quanti e quali modi si incontrano i mostri sul proprio cammino. Mostri interiori o esterni a noi. Mostri dall’aspetto angelico, normalissimo. O creature di cui non si è in grado di parlare (pena la morte). Mostri con cui ridere, piangere, emozionarsi o da cui scappare a gambe levate (se si fa in tempo). Mostri “sacri” ( Voodoo Child – Vade Retro- L’uomo dei Quadri- Polpa- vade retro) , mostri umani e terribili (Chi sei?- Compagni di Banco- Sonia e Sara- il mercante- l’ispettore Mitch- la mummia- Hansel@Gretel.com) mostri “magici” ( il gigante- povero Nos- il lampay- hotel del lago- verso casa- san Firmino- la storia della strega Charlotte) Benni ne dà 25 risposte, 25 declinazioni tutte caratterizzate dalla sua ironia, dal suo amore per il giocare con le parole, per quel sorriso che spunta inaspettato in mezzo alle macerie, allo sfacelo, all’amarezza e che turba e infastidisce ( così è in “Il miracolo”). Il mostro è straordinario o quotidiano, fantasma, umano, vegetale, animale. Il mostro può persino essere la parola che uccide, che termina la raccolta.
E perché sono Cari questi mostri? Perché sono una parte di noi, quella che ci incanta, atterrisce, che ci fa chiedere una storia, la sera, prima di andare a letto ;quella che ammutolisce con curiosità al “c’era una volta”, quella che non si vede, ma c’è e si nutre di mistero, magia, di ciò che è cupo e non sempre bello (e che, anzi, rifugge il troppo bello e perfetto). Sono cari perché senza le ombre non ci sarebbe la luce, non si avrebbero le sfumature e gli spessori. Sono cari perché ci permettono di fare quella catartica, essenziale risata che, alla fine ci salva. Mi sono davvero divertita! I miei racconti preferiti sono stati: “La storia della strega Charlotte” per l’uso del linguaggio, “Compagni di banco” per la perfidia, l’ Uomo dei quadri perché strizza l’occhio a Poe e “il miracolo”, perché una risata cristallina e leggera irrita e da fastidio molto più delle lacrime. È la risposta a chi ci vorrebbe a capo chino e genuflesse. Ma ogni racconto ha il suo perché, è una piccola perla.
Che si legga tutto in una volta o piccole dosi , come ho fatto io, il mio voto è 5 stelle… anche perché per ogni racconto c’è una citazione che può ( a voi la scelta) essere una chiave di lettura e ce n’è una del mio amatissimo patafisico C.Noon (scoperto in Elianto e ritrovato in qua e in là nelle opere di Benni).
Ps. Il primo racconto si intitola: “chi sei?” , l’ultimo “la parola”: non è poetico e bellissimo? Non sono la sintesi e la somma della raccolta?
Non aspettatevi l’orrore di Lovecraft o di Poe, ne restereste delusi. Ma, chi come me ama il Lupo, si metta comodo e si predisponga a un viaggio di risate, sghignazzi e sospiri.
J'aurais bien aimé mettre un 3 mais mon plaisir de lecture a été vraiment trop moyen sur l'ensemble. Peut-être 5 nouvelles sur les 25 que j'ai vraiment appréciées, les autres, ça se laisse lire, mais vraiment sans plus (me concernant). Problème de chutes à chaque fois, ça se termine un peu comme on nous lâcherait dans la nature. Bon, 25 nouvelles, c'est énorme pour quelqu'un comme moi qui ne suis pas très recueil de nouvelles à la base, et finalement 5 nouvelles appréciées, c'est la moyenne habituelle, donc c'est plutôt pas mal on va dire. Mais j'avais quand même un meilleur souvenir de Benni (qui fut un auteur chouchou à une époque, et que je continuerai à apprécier malgré tout) dans le genre désopilant, barré, imagination folle, et je n'ai pas trop retrouvé ça.
Di solito non leggo le raccolte dei racconti perché preferisco di gran lunga i romanzi. Ma quelli di Stefano Benni sono particolari, e questa raccolta, che si immerge tra il genere horror e l'humor nero, non poteva fare altro che attrarmi già dal titolo.
"Cari mostri" è un mix fatto di horror tradizionale, come quello dei classici letterari, e nuovi mostri della nostra epoca che si traducono nelle tasse e nella tecnologia che ci imprigiona. Un escursus quindi tra i veri mostri che ci circondano.
La scrittura di Benni è scorrevole e i racconti si leggono davvero con piacere senza mai essere banali o noiosi.
Venticinque racconti sul genere horror ma dove i“mostri” che si tingono di grottesco e cedono il passo più alla meraviglia che alla paura. I mostri sono i memorabili protagonisti dei racconti in un susseguirsi ora comico ora grottesco ed angosciante di situazioni strampalate e paurose. Un libro senza dubbio interessante per la varietà di racconti. Le trame sono scorrevoli e il linguaggio è semplice e alla portata di tutti.
Primo libro di Benni che non mi fa impazzire, purtroppo. Pure i racconti che mi son piaciuti non penso fossero niente di che, altri invece non mi son piaciuti proprio... In ogni caso una lettura scorrevole, niente di impegnativo
Una serie di racconti umoristici molto originali, a sfondo dark. Goduto con estremo piacere dall’inizio alla fine! Da questo libro si evince che Benni, tra le altre, ha lavorato con passione a teatro.
A volte dimentichiamo che i veri mostri sono dentro di noi e questo libro è un valido aiuto per ricordarcelo. Tra storie belle, altre un po’ meno e altre confuse, devo ammettere che mi è piaciuto molto come lo scrittore ha criticato la realtà (contemporanea e non) mirando ai punti giusti con un fucile laser. Tra ipocrisia, consumismo, commercio, fan sfegatate, malati di mente, gatti detective e gente depressa, le storie narrate filano una dopo l’altra come un carosello d’immagini all’apparenza dalle diverse tonalità, ma che in realtà nascondo un elemento conduttore:
L’uomo fa schifo. Grazie e arrivederci per il buonismo.
Eccovi un riassuntivo delle prime storie.
1) Cosa sei?
A chi non piacciono gli animali esotici? Ebbene, il protagonista della prima storia troverà, in una piazzetta abbandonata, uno strano negozio che vende animali di tutti i tipi. Tra questi c’è il Wenge, un “cane con la faccia da pesce e la coda da rettile”, che si affeziona subito al protagonista. Anche se dapprima è incerto se tenerlo no, il commerciante lo convince a tenerlo per una settimana, visto che il Wenge ha un solo padrone nella vita e quando lo trova non può sopravvivere senza di lui. Ma man mano che il tempo passa, strani avvenimenti accadono nella palazzina dove abita l’uomo. I suoi animali domestici scompaiono, un vicino rompiscatole muore e per poco anche la sua ex non fa una brutta fine. In realtà non è stato il Wenge, ma lui. Il Wenge ha la capacità di sentire la malvagità delle persone e a farla uscire come un fiume in piena. Anche se il Wenge viene ucciso, il commerciante ne ha altri, pronti a liberare il mondo dagli uomini corrotti come il protagonista.
2) Numeri
Il signor Zefiro si sveglierà una mattina e scoprirà che tutti i suoi contatti, numeri e crediti sono stati cancellati. Persino la sua carta d’identità non è valida. Il poveretto alla fine viene cancellato del tutto. che voglia significare che ormai siamo troppo dipendenti dalla tecnologia e dai nostri account? Non mi ha detto molto come racconto.
3) Sonia e Sara
Storia che prende di mira le fan delle boyband *colpo di tosse* Onedirection*colpo di tosse* con tutti i loro contro. Ragazzine non ancora formate sia fisicamente che mentalmente che hanno una fantasia più torrida di una milf vedova e che sono pronte a uccidersi a vicenda per un biglietto che non cambierà nulla delle loro vite. Devo aggiungere altro? Ah, sì. Una delle due viene ammazzata dall’altra perché riescono ad avere solo un biglietto.
4) Il gigante
Un magnate russo compra una villa in Italia e si comporta come se fosse il padrone del mondo. Vuole tagliare l’albero che invade il viale d’accesso, ma tutti gli dicono di non farlo perché c’è una maledizione. Ovviamente lui non li ascolta e puff… muore. Che strano
5) Hansel@Gretel.com
Sono morta nel leggere questa storia. Hansel e Gretel sono due piccoli obesi rompi cazzi che vengono lasciati nel bosco dal padre per esasperazione. Qui vengono catturati da una megera che rivende i bambini ai pedofili di tutto il mondo, ma prima deve farli dimagrire, perché sono inguardabili. Ovviamente li adesca con computer, playstation, smarthphone ecc ecc. i due riescono a scappare, rubano tutto e aprono il loro negozio di elettronica, lasciano al padre solo un nokia del paleolitico e un registratore per guardarsi i porno. Se non è amore questo. Sì, sono morta dal ridere. Devo essere malata.
6) Il mercante
Una delle storie più brevi che parla di un mercante d’armi che, non rendendosi conto che ormai l’uomo si è autodistrutto, si stupisce che metà della popolazione mondiale lavori nella sua fabbrica.
Aspettatevi molto altro.
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Rubando l’idea a Guittone e Bernardo, che nel lontano 1348, per passare il tempo nel lazzaretto di Firenze, inventarono il gioco del Facciamo, Facciamo che questa recensione sarà un pochino particolare, come una partita di pallastrada.
Raccolta di racconti contro romanzo:
Giocatori in campo: Cari Mostri contro La Compagnia dei Celestini (Sponsor: Narratori - Feltrinelli)
Regole del gioco: attingere al grottesco, navigare nel mare della fantasia sconfinata, affrontare il sociale, sparare a zero sulla giustizia divina e i suoi interpreti, sugli uomini e sui mostri (che poi forse sono la stessa cosa), far sbellicare dalle risate.
Stefano Benni, coach di entrambe le squadre (del resto è una partita anomala, ricordate…) schiera così le formazioni:
Per Cari Mostri, ben 25 racconti che possiamo così sintetizzare: “Il mostro è dentro noi stessi” – “Il mostro è il sistema: il codice è la vera nuova identità dell’individuo” – “Love is a game” – “Essere pieni di sé è una maledizione” – “Hänsel & Gretel: new generation” – “Avanti così! Arriverà il giorno in cui…” – “La vendetta è un sentimento potente, può attraversare il tempo e lo spazio, senza perdere intensità” – “A gesti estremi, estreme conseguenze” – “Qualcuno era andato vicino alla verità” – “Il bianco e il nero possono avere molte sfumature” – “Il sorriso assolve e il prete trema” – “Gli occhi luminosi dell’altruismo” – “Alcuni trovano impossibile credere a qualcosa che, in realtà, hanno proprio sotto al naso” – “Tanto va il Vampiro al largo che ci lascia lo zampino” – “Si ritorna a casa infinite volte, fino a quando…” – “Il diavolo ha fatto 300 pentole, e solo 299 coperchi!” – “Foglietto illustrativo della Malvagità: attenzione, può avere gravi effetti collaterali, non abusarne mai!” – “Quando si dice che gli allievi superano i Maestri…” – “Cosa mettere in valigia…” – “Le strade portano sempre da qualche parte: meglio non chiuderle” – “A volte vincono i cattivi: non ci credete? Allora meglio che non abbiate mai a che fare con Equitalia” – “Una cosa è certa: per come siamo messi sulla Terra, conviene essere un Dugongo (anche se poi ti seppelliscono di merda!)” – “Di paura si muore! E se lo dice Lui…” – “Orrendostoica paurevolissima terribilosa ninna nanna” – “Le parole possono racchiudere il senso della vita e della morte? Davvero?” (Io, Barbara, rappresento la tifoseria e quelli scritti in rosso, sono i miei giocatori preferiti).