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Bella mia

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Come si possono ricomporre i cocci di una vita quando la terra trema e rimescola luoghi, prospettive, relazioni?
Ritrovarsi alle prese con un adolescente taciturno e spigoloso che è quasi uno sconosciuto, inventarsi madre quando quell'idea era già stata abbandonata da tempo. È ciò che succede a Caterina, la protagonista di Bella mia, quando Olivia, la sorella gemella che sembrava predestinata alla fortuna, rimane vittima del terremoto dell'Aquila, nella lunga notte del 6 aprile 2009, lasciando il figlio Marco semiorfano. Il padre musicista vive a Roma e non sa come occuparsene, perciò tocca a Caterina e alla madre anziana prendersi cura del ragazzo, mentre ciascuno di loro cerca di dare forma a un lutto che li schiaccia. Ma è in questo adattamento reciproco, nella nostalgia dei ricordi, nella scoperta di piccole felicità estinte, nei gesti gentili di un uomo speciale che può nascondersi la forza di accettare che il destino, ancora una volta, ci sorprenda.
Bella mia è un romanzo di grande intensità che parla con un linguaggio scarno ed essenziale dell'amore e di ciò che proviamo nel perderlo. Ma soprattutto della speranza e della rinascita: la rinascita di una città squassata dal sisma e la rinascita ancora più faticosa della fiducia nella vita. Con una postfazione dell'autrice.

182 pages, Paperback

First published March 1, 2014

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947 people want to read

About the author

Donatella Di Pietrantonio

14 books708 followers
Donatella was born and grew up in Arsita, a small village in the province of Teramo, and now lives in Penne where she practises as a paediatric dentist. From the age of nine she has been writing stories, fables, poems, and now novels. My Mother Is a River is her first novel. It was first published in Italy in 2011, where it won the Tropea and the John Fante literary prizes , and was translated into German in 2013. Her second book, Bella Mia, was published in 2014 and won the Brancati Prize.

(from http://www.calisipress.com/authors/vi...)

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69 (4%)
1 star
10 (<1%)
Displaying 1 - 30 of 172 reviews
Profile Image for Ines.
322 reviews264 followers
August 1, 2019
4,5* Stars
Our magnificent Di pietrantonio tells us about the tragedy of the Abruzzo's earthquake that strucked the region in 2009; With the eyes as a survivor, Caterina, whose adult twin's sister lost her life under the rubble of her house. Caterina and Olivia will remain united by Marco, the son of the latter, who will find himself catapulted to live together with his aunt and old grandmother.
Di pietrantonio's writing is wonderful, a capacity for introspection in the stories told, that very few modern writers manage to donate with such fluidity and depth to the readers. I’m glad I read this book after "The Arminuta," I found it very dark and obscure. It is true that the basic theme is a tragedy that all of us Italians know,(The 2009's L'Aquila earthquake) but the absence of a supreme good, redemption and confidence in life, through Caterina's eyes, take the breath out to the reader.





4,5* Stelle
La nostra magnifica Di Pietrantonio ci racconta la tragedia del terremoto che colpi' l'Abruzzo nel 2009, con gli occhi di una sopravvissuta, una donna ormai adulta, Caterina, la cui gemella perse la vita sotto le macerie di casa sua. Caterina e Olivia rimarranno unite da Marco, il figlio sedicenne di quest'ultima..... che si ritroverà catapultato a vivere insieme alla zia e all' anziana nonna. La scrittura della Di Pietrantonio è meravigliosa, una capacità di introspezione nelle vicende narrate, che ben pochi scrittori moderni riescono a donare con tale fluidità e profondità ai lettori. Sono contenta di aver letto questo libro dopo "L'Arminuta", l'ho trovato molto cupo e scuro ., verissimo che il tema base è una tragedia che tutti noi italiani conosciamo, ma l'assenza di un sguardo di bene, di riscatto e di fiducia nella vita, attraverso gli occhi di Caterina, segano un po' le gambe e tolgono il respiro al lettore.
Profile Image for Mauro.
63 reviews17 followers
April 6, 2019
È stato un caso che abbia letto queto libro proprio in concomitanza del decimo anniversario del terremoto.
È complicato, per me, esprimere un giudizio. Per me che ho vissuto direttmente quel sisma da studente fuori sede, che mi sono svegliato di soprassanto, che ho atteso momenti interminbili che il letto si fermasse, che sentivo piovere sul viso polvere e calcinacci, che sono fuggito insiemei miei coinquilini, che mi sono reso conto che nulla sarebbe stato come prima. Perché il terremoto diventa uno spartiacque nella tua vita. Ogni avvenimento del passato lo collochi in base ad esso: prima o dopo il terremoto.
Ho letto molte recensioni su di esso. Certo, forse la trama non è delle più originali, forse non è ai livelli di l’arminuta, forse la scrittura è grezza. Probabilmente è tutto vero ma, per me, è stata una lettura intensissima . Un libro che mi è entrato dentro rievocando sensazioni, odori, rumori. Mi ha fatto rivivere quei momenti in tutta la loro drammaticità, mi ha fatto rivivere l'inquietudine dei mesi precedenti e il dolore e le difficoltà di quelli siccessivi. Il titolo richiama la canzone popolare che in dialetto aquilano recita “L’aquila bella me’” e continua con “te vojo revede’”, che è lauspicio di tutti, anche se man mano che pssano gli anni inizia a sembrare un’utopia. Non per gli edifici, quelli si sistemano, ma per il tessuto di una città che è svuotata di relazioni, di atudenti, di persone.
Lo ripeto, non riesco ad essere obbiettivo, ma credo che servisse una storia così. La storia di una famiglia disgregata dal terremoto. Una storia non eccezionale, una storia normale, una storia forse banale, perché sono così le storie delle decine di miglia di aquilani. Perché in fondo il terremoto è un evento imprevedibile, devastante e improvviso. Un evento che ditrugge anche le vite normali, che coinvolge tutti. Perche, forse, è proprio il terremoto a dover essere il protagonista e non lo sfondo. Rimgrazio Dontella di Petrantonio per aver raccontato questa storia. La ringrazio per la sua scrittura ruvida, per la sua grande capacità di mettere insieme, in un precario equilibrio, durezza e dolcezza. La ringrazio.
Profile Image for Malacorda.
598 reviews289 followers
May 28, 2019
Ero già stata in Abruzzo con le mie letture, all'inizio di quest'anno, con Gli ottanta di Camporammaglia di Valentini: ora ci torno volentieri con la Di Pietrantonio. Quando si parla de L'Aquila è inevitabile che si parli del terremoto, e se da un lato può sembrare irrispettoso (in una bella e storica città c'è molto più di un catastrofico evento di cronaca), dall'altro lato un evento di tale portata non può non rappresentare un crinale che divide un di qua e di là, un prima e un dopo. Un anno zero a tutti gli effetti.

Il racconto dell'anno zero, in questo libro, ha lo stesso tono deciso e asciutto che avevo già trovato ne L'arminuta. Sembra persino di sentire lo stesso timbro di voce che racconta.
Più che un romanzo è un racconto lungo: piano, lineare, minimalista ma non scarno, si legge d'un fiato. E' un inno alla vita che continua, nonostante tutto, dopo la tragedia: con un tema del genere al cuore del racconto sarebbe facile scadere nel pacchiano e invece l'autrice riesce a scrivere un qualcosa che non è per nulla kitsch, riesce a parlare di gente che si rialza dopo la disgrazia senza far risuonare grandi promesse e altisonanti fanfare. A parte i flash-back relativi ai giorni del terremoto, tutto il racconto sta racchiuso in una primavera, tre anni dopo il disastro: nessuna bacchetta magica, nessun colpo di scena, anzi diciamo pure che non ci sarà nessun evento rilevante. La scelta di mettere in campo questo tipo di delicatezza è molto apprezzabile, il racconto possiede la grazia delle piccole cose: il volo di un bombo a primavera, una decorazione su un oggetto in ceramica, il colore di un paio di scarpe, il dio delle piccole cose a rappresentare il bisogno di normalità, senza toni sguaiati e senza slogan di alcun tipo.

Piacevolissimo e consigliato.
Profile Image for Issicratea.
229 reviews475 followers
November 8, 2015
I spent an interesting few weeks this summer reading Italian novels for a new book prize, The Bridge, intended to help publicize contemporary Italian fiction in the U.S.A. and contemporary American fiction in Italy. It was a curious experience to read five contemporary novels in succession—not something I would ever normally do—and also to read a succession of novels within this competitive framework, knowing I would have to vote for one in the end.

Although it didn’t win the prize, the novel that most struck me among the five that I read was Donatella di Pietrantonio’s Bella mia, which was on the shortlist for the Strega prize in 2014. The author is a dentist—a splendidly unromantic day job for a writer—and she is something of a late starter as a novelist; she published her first novel, the well-regarded Mia madre è un fiume, in 2011, when she was in her late forties.

Bella mia, her second novel, is set in the aftermath of the devastating 2009 earthquake in L’Aquila and it tells the story of a family trying to recover after the loss of one its members in the earthquake, while living in temporary accommodation on the outskirts of the city. The geography of the novel is poignant, with the flimsy soulless new town in which the family is lodged contrasted with the memory-drenched old town, much still cordoned off for reconstruction (though not strictly enough to preclude the occasional elegaic foray beyond the cordon—some of the most striking episodes in the book.)

The politics of the earthquake, whose level of fatality was notoriously vastly increased by poor building and inspection standards, is present as a bitter undertow in the novel, but Di Pietrantonio’s main energies are not directed towards political denunciation, but rather towards the emotional impact of civic and personal bereavement. Her treatment of the effects of grieving on families is sensitive and well observed, in a manner that recalled for me Colm Tóibín’s Brooklyn (high praise in my book.) I liked the spiky, single, thirty-something female narrator, and I appreciated Di Pietrantonio’s exploitation of this slightly “difficult” narrative voice to ward off the sentimentality that would be the obvious danger for a novel with this kind of emotional arc. The writing is very good as well: terse and clean, with some beautifully observed details. I hope a publisher picks up on this novel soon and translates it; I can imagine it going down very well in English.
Profile Image for Michela De Bartolo.
163 reviews88 followers
October 28, 2020
“Bella mia” è un inno alla vita, alla persona che amiamo, alla terra che ci accoglie, è la ricerca spasmodica della speranza, della ricostruzione dopo l’abbattimento del disastroso e indimenticabile terremoto che ha colpito l’Aquila. E’ una confessione intima e struggente di chi è rimasto illeso nel corpo, è l’urlo straziante di una donna che vede morire la sorella gemella e che a piccole dosi vede crollare il mondo che la circonda e il resto della famiglia che le rimane. E’ una dura prova di sopravvivenza, di dettagliate situazioni che Donatella Di Pietrantonio spulcia con pochi mezzi, ma quelli usati sono parole dettate da un’intima narrazione quasi scarna e dolorosa tanto quanto è stata la violenza del terremoto che ha raso al suolo case, persone, oggetti e le affezioni della propria terra natia. E’ la dura prova che l’uomo deve sostenere prima con se stesso e poi con chi gli sta accanto per elaborare il complesso concetto della perdita improvvisa. Una risalita dalle macerie, un piacevole ricordo che riemerge nella mente . La forza del libro è quella di scavare nei sentimenti dei protagonisti per elaborare tutto il dolore che lascia una simile tragedia. Questo dolore diventa poesia attraverso la penna di Donatella Di Pietrantonio che ci permette anche di passeggiare fra le rovine della città per cercare un futuro andato perduto fra le macerie.
Profile Image for Antonella Imperiali.
1,268 reviews144 followers
June 6, 2020
Abruzzo

Mi ha strappato più di una lacrima, questo libro, facendo affiorare ricordi e sensazioni che hanno lasciato un segno indelebile nei miei occhi e nel mio cuore.
Sarà che sono anch’io un po’ aquilana e ho sofferto con e per questa Bella mia Città e la sua Gente.

❤️ S T U P E N D O ❤️


#iorestoacasaeleggo

🗣 RC 2020 - Consigli mag/20 (da Alberto)
🔠 RC 2020 - Alphabet Titoli: B
🌎 LdM 2020 - Mini sfida: Americhe: 15 Haiti 🇭🇹
🇮🇹 2° Giro d’Italia in 20 libri: Abruzzo
Profile Image for Ily.
521 reviews
August 19, 2021
Non conoscevo la trama di questo libro, l'ho comprato a scatola chiusa, ma avevo già incontrato l'autrice nel mio cammino di lettrice.
Il titolo, "Bella mia" è rivolto ad una città, per la precisione a L'Aquila, profondamente ferita dal terremoto del 6 aprile 2009: è questo il fil rouge che si dipana tra le pagine, ''il prima e il dopo sisma'' che ha diviso, come uno spartiacque, la vita delle persone. Un prima gioioso, vitale che spesso si dà per scontato perché la vita è così, ti assorbe nella sua quotidianità, e un dopo cristallizzato a quelle tre e trentadue, il dolore di chi resta e il vuoto di chi non c'è più.
E' difficile persino scriverne.. ma Di Pietrantonio lo fa con coraggio e con tatto, usando uno stile diretto, duro ma anche evocativo e dolce nei ricordi che emergono da queste pagine e nella vita che va avanti lentamente, in un modo o nell'altro. E' una lettura straziante e i sentimenti che arrivano al lettore, come il dolore e la paura, sono viscerali e forti, ci sono passaggi intensamente emotivi che fanno piangere.
Profile Image for Simona.
974 reviews228 followers
July 11, 2018
Lo stile, la scrittura di questa autrice continuano a sorprendermi, a toccarmi profondamente. Con uno stile semplice, essenziale e ridotto all'osso, ci racconta una pagina di storia estremamente terribile e triste. Una pagina che parte dal lontano 6 aprile 2009 per descrivere i momenti devastanti del terremoto de L'Aquila quando le case si sono ridotte a macerie e cumuli portando via con sé le vite, le storie di chi quelle case le abitava.
La protagonista ha dovuto subire, oltre alla perdita della propria casa, anche quella dei propri affetti: la sorella gemella è deceduta nel crollo e da quel momento ha dovuto indossare i panni di vice madre del nipote di 16 anni che ha perso ogni riferimento.
La ricostruzione non è solo materiale, ma è soprattutto umana, perché significa ripartire da zero con la morte nel cuore.
Nonostante la tematica trattata, non vuole essere un romanzo ricco di sentimentalismi, ma semplicemente un modo per risorgere dalle proprie ceneri e provare ad andare avanti, cercando di guardare al futuro con speranza e ottimismo.
Profile Image for Ali.
1,241 reviews392 followers
November 20, 2016
Bella Mia is the second novel by Donatella Di Pietrantonio translated into English and re-issued by Calisi Press. It was shortlisted for the prestigious Strega prize in Italy in 2014. Having already read and enjoyed My mother is a River by this author I was delighted to be offered a review copy of Bella Mia – which I enjoyed even more.

Like that previous novel, family is very much at the heart of this novel. The intricacies, history and frailties of family relationships are explored against the backdrop of the aftermath of the 2009 earthquake in the Abruzzo region of Italy.

In the early hours of April 6th 2009 a devastating earthquake hit L’Aquila, killing hundreds of people and causing catastrophic damage to homes and businesses.

Our narrator is a thirty something, single woman, she once lived alone in her own apartment, working out of her own studio from where she produced pieces of painted ceramics. Now she lives in the temporary housing (C.A.S.E) that the government erected following the earthquake, with her mother and sixteen-year-old nephew. She has only just managed to get back into her studio – three years after the earthquake struck. Many, displaced people still await the renovation of their homes inside the ‘Red Zone’ where they aren’t even permitted to go.

One of the people lost in that earthquake was Olivia; the twin sister of our narrator. Now her son, Marco, her mother and twin sister are still coming to terms with this altered world, the world without Olivia in it. They must learn to live together, stepping uneasily around each other’s grief. Their neighbour Lorenza mourns the loss of her own small daughter. Everyday Olivia’s mother goes to the cemetery with tools for tending graves, buying flowers on the way. This housing complex is filled with similarly displaced people like them, living their lives in the shadow of the events of April 6th 2009.

Full review: https://heavenali.wordpress.com/2016/...
Profile Image for Patty.
140 reviews48 followers
December 1, 2018
Chi ha amato L'Arminuta non potrà non apprezzare quest'opera precedente della scrittrice abruzzese.
Un libro che narra di lutti, devastazione, abbandoni e separazioni ma anche di percorsi di rinascita, di speranza, di vita.
Come sempre l'autrice scava con ferocia e onestà nell'animo umano senza dare spazio a sentimentalismi e melassa di vario genere.
Una lingua tagliente, nervosa ma sempre incisiva come un bisturi.
Bellissimo
Profile Image for Veronica.
98 reviews
April 2, 2018
Non ho idea di come la Di Pierantonio sia capace di esprimere sensazioni mai realmente vissute. Sensazioni, non emozioni. Una perdita centrale, una nonna, una zia e un nipote nell’oblio di essa. Poca speranza, tanta apatia. Eppure scorrendo le parole troviamo una rinascita. Non aspettatevi nulla di grandioso perché non c’è nulla da recuperare dopo la morte ma c’è il coraggio di andare avanti.
Profile Image for Lucio Aru.
Author 1 book36 followers
July 31, 2018
Per la terza volta Di Pietrantonio mi racconta una storia alla quale non riesco a sottrarmi per più di un giorno. In "Bella mia" la tragedia dell'Aquila apre le porte ad una storia familiare intensa raccontata, come al solito, in maniera delicata e leggera. La protagonista, Caterina, "eredita" un figlio alla morte della sua sorella gemella, Olivia. Una convivenza forzata, un conocersi, scoprirsi.
Una storia di forza e insieme di debolezza. Amabile, umana debolezza.
Brava, ancora una volta.
Profile Image for Pippicalzelunghe.
225 reviews70 followers
August 16, 2021
Una storia di solitudini, in cui ogni persona affronta il dolore a modo proprio. C'è un prima e c'è un dopo il terremoto, c'è il dover ripartire nonostante tutto anche se si preferirebbe non farlo. Mi è piaciuto molto che la scrittrice abbia voluto raccontare una storia normale, una storia che potrebbe essere vera, reale.
Uno stile semplice, essenziale, ma anche graffiante come la voce di Caterina.
Profile Image for Stella.
38 reviews46 followers
June 21, 2019
Del libro mi avevano dissuaso il titolo e la copertina. Le copertine Einaudi con un viso di donna (ce ne sono tante, mi pare) mi hanno stufato e non mi hanno mai convinto. Al di là di questo, il romanzo ha la stessa scrittura aspra e descrittiva, che avevo già incontrato nell’Arminuta (che pure è successivo a quest’opera). Mi piace il modo in cui scrive questa autrice: usando una lingua molto descrittiva, che sembra quasi graffiare le realtà che racconta, da quanto le sta aderente, crea un fortissimo impatto emotivo. Non so se sia una mia reazione personale, ma le storie di questa autrice mi commuovono (non nel senso patetico del termine), perché hanno qualcosa di viscerale, forse perché raccontano di rapporti viscerali (fra madri, figli, fratelli) senza retorica, con lucidità, in modo autentico. Così come nell’Arminuta, mi era sembrato si trattasse di una storia autobiografica, da quanto l’autrice (e il lettore) si trovano coinvolti e letteralmente calati dentro. Invece no, in nessuno dei casi. Bella mia è riferito, in una celebre canzone popolare, alla città dell’Aquila. Qui è infatti ambientato il romanzo che racconta di una famiglia “ricostruita” - formata da nonna, zia e nipote adolescente rimasto orfano di madre- “reduce” dal terremoto del 2009: questa famiglia creata dal lutto e dalla necessità, che vive nei moduli abitativi provvisori, deve affrontare macerie spirituali e morali, costretta a riorganizzare una normalità in cui tutto non è più normale. In particolare al centro della vicenda c’è la figura della zia (nubile e senza figli), che si trova suo malgrado a fare da madre al figlio della sorella morta, amatissima, con grandi difficoltà psicologiche, fra rifiuti, slanci, tentennamenti, sentimenti contraddittori. Il racconto è davvero bello, scevro da banali stereotipi, non scontato, senza pietismo, patetismo o facile sentimentalismo (nessun –ismo insomma!), molto intenso.
Profile Image for Chiara Canu.
177 reviews9 followers
January 2, 2021
"Bella mia" è la storia di una distruzione, di una perdita, di mille crepe che restano nei muri e che non se ne andranno. Ma nonostante questo, è anche la storia di una ricostruzione, lenta ma efficace. È la storia di Caterina, ceramista e decoratrice, e della gemella Olivia, tragicamente scomparsa a causa di un terremoto. É la storia di Marco, figlio di Olivia, che si ritrova improvvisamente solo, abbandonato da quella morte fulminea, lasciato alle uniche cure della zia Caterina e della nonna materna, nel mondo caotico della sua adolescenza che continuamente cerca motivazioni ai suoi perché. Dopo "L'Arminuta", Donatella Di Pietrantonio ci offre uno spaccato di vita sofferto, ricordi familiari che ritornano di continuo, quando sono proprio le persone, una volta andate e cambiate, a non ritornare. Ci racconta di questi personaggi che si muovono in quello che é stato lo scenario più doloroso di una città come L'Aquila, delle sue macerie e dei suoi pezzi ancora da riaggiustare, da ricomporre. Proprio come Caterina, chiusa nell'ombra defunta di sua sorella. Ma come in tutte le storie, prima o poi, si ritrova una minima forza per continuare, e questa forza la si cerca anche nel proprio mondo distrutto, con legami da ricostruire (a fatica) e tormenti da risolvere, fra calcinacci e resti da scacciare. Perché in questo libro si riesce a credere anche in una rinascita di quella "Bella mia" che é proprio L'Aquila, dove le crepe che restano possono arrivare ad assomigliare a dei fiori, piccoli e colorati.
Profile Image for Andreas Schmidt.
810 reviews11 followers
August 6, 2019
Una non madre che deve prendersi cura di un non figlio, lasciatole in eredità dalla sorella dopo il terremoto dell'Aquila.
Sono quasi tentato di pensare che lo stile sia particolarmente ricercato, che si cerchi di dare l'idea di quel PTSD sofferto da Caterina, che la porta a concentrarsi sui dettagli. In realtà mi sembra che la narrazione si soffermi su quelli sbagliati, è un romanzo tragicomico che guarda più ai brufoli purulenti del nipote e alle scene stonate, come quella del militare che indica con la canna dell'arma (i superiori gli avrebbero fatto il culo come una capanna, visto che dall'alba delle armi da fuoco moderne la "sicura" non è considerata a prova di fuoco accidentale), in un turbinio di rovine, amori e paturnie nella best Italian tradition.
Profile Image for Marta Folgarait.
692 reviews7 followers
March 18, 2018
Volevo centellinare questo piccolo capolavoro ma la lettura mi ha travolta. Ho letto e vissuto questo libro con il cuore gonfio, un'angoscia, un dolore, un senso di smarrimento, di perdita, di impotenza che una calamità naturale come il terremoto può suscitare in chi lo ha dovuto vivere. Il valore di questo libro è inestimabile.
Profile Image for Renata.
25 reviews4 followers
April 24, 2020
La Di Pietrantonio non delude mai!!!
O, perlomeno, non mi ha assolutamente deluso nei due libri che ho letto dei tre che ha scritto.
Scrive bene, lo fa con una cura minuziosa: i periodi brevi sembrano le pennellate di un pittore.
Davvero bello.
510 reviews16 followers
September 13, 2020
Ruhige eindringliche Geschichte über Wege der Verlust-Verarbeitung

https://www.youtube.com/watch?v=v48WR... - wie der Klappentext mitteilt, ist es dieses Volkslied, in dem von L’Aquila in den Abruzzen gesungen wird als „Bella Mia“. Das zerstörerische Erdbeben 2009 hatte ich nur noch schwach aus den damaligen Nachrichten in Erinnerung – was mir nicht präsent war: es hatte lange Zeit Vorbeben gegeben – und ebenso lange offizielle Beschwichtigungen. Häufig war beim Bau gepfuscht worden. Und danach wurde viel versprochen – und wenig gehalten.
http://www.spiegel.de/panorama/erdbeb...
https://de.wikipedia.org/wiki/L%E2%80...

Die Ich-Erzählerin hat das Erdbeben überlebt, ihre Zwillingsschwester nicht, dafür deren Teenager-Sohn. Beider Häuser sind unbewohnbar und liegen jetzt in einer vom Militär bewachten Sperrzone, nicht viel wurde dort wieder hergestellt. Auch das Haus der Mutter der Zwillinge in einem Dorf in der Nähe wurde zerstört. Jetzt leben drei Generationen zusammen, der Heranwachsende Marco, die Tante Caterina und die Großmutter, in erdbebensicheren Wohnanlagen, schnell, aber schlampig errichtet für die vielen obdachlos gewordenen Menschen, Provisorien ohne sinnvolle Infrastruktur, defizitär in der Verkehrsanbindung wie für die menschlichen Beziehungen.
Auf dieser Ausgangssituation setzt Donatella di Pietrantonio ein:
Ihr Roman erzählt von der Situation in L’Aquila, ruft diese ins Gedächtnis zurück und klagt durchaus an, was es an Versäumnissen auf offizieller Seite gab und gibt – schließlich fragt man sich zwingend bei der Lektüre, warum das Provisorium der Dauerzustand geblieben ist.


Das ist es aber längst nicht:
Melancholisch schreibt die Autorin über den Schmerz der Überlebenden im Provisorium, über das Gefühl der Schuld, über das schlechte Gewissen der Überlebenden, über die Gedankenlosigkeit derer ohne Verluste geliebter Menschen, über die vielen Formen der Trauer, die Sprachlosigkeit, das Verharren in der Schuld, das Einander-Ausweichen, das Vermeiden. Die Erinnerung. Ich hatte in diesem Jahr mit Lot Vekemans „Brautkleid aus Warschau schon ein Buch, in dem die, die einander lieben, unfähig sind, miteinander zu reden. Aber während ich dort den Personen am liebsten zugerufen hätte, sie möchten doch ihre Probleme miteinander bereden, weiß ich in dieser Handlung hier, dass das nichts helfen würde. „Die wenigen Wörter, die wir wechseln, prallen an unsichtbaren Hindernissen ab und rollen verzerrt zurück.“ (S. 98). Einig ist sich die erzwungene Schicksalsgemeinschaft nur in der Ablehnung von Marcos von der Mutter geschiedenem Vater Roberto:
S. 101 „“Wenn er bei ihr geblieben wäre, wäre sie nicht zum Sterben nach L’Aquila zurückgekommen““, ist es ihr [der Großmutter] einmal bei der Blumenhändlerin vor dem Friedhof herausgerutscht, aber halblaut, als spräche sie zu sich selbst. Das werfen wir Roberto innerlich vor. Alle drei brauchen wir irgendwie einen Schuldigen an diesem unfassbaren Verlust.
Marco braucht auch einen Vater.“


Aber der Text schafft noch mehr: in Rückblicken wird das Erdbeben beschrieben wie auch die nachfolgende Zeit in der Notunterkunft:
„Im Camp waren wir Luxusgefangene; berühmte Köche kamen, um für unseren fehlenden Appetit zu kochen, und Politiker besuchten uns in sportlicher, den Umständen angemessener Kleidung und mit Gesichtern, die Solidarität ausstrahlen sollten. Die Fernsehkameras filmten sie vor dem blauen Hintergrund der Zelte, während sie versprachen, sich für den baldigen Wiederaufbau des gesamten, vom Erdbeben betroffenen Gebiets einzusetzen, und den Mut und die Würde der so hart geprüften Bevölkerung lobten. Ich ging hinaus und lief herum oder legte mich auf mein Feldbett, um sie nicht zu hören. Abends Aufführungen und Konzerte, alles gratis. Wir hatten keine große Lust darauf, der größte Teil des Publikums kam von außerhalb. Dank des Erdbebens kamen Persönlichkeiten in unsere Breiten, denen es im Traum nicht eingefallen wäre, in L’Aquila aufzutreten, doch niemand übernachtete anschließend hier. Sie fuhren zurück nach Rom, wie sie vor den ständigen Erschütterungen und Unannehmlichkeiten sicher waren.“ (S. 114)


Es steht leider nicht im Buch, aber das italienische Original erschien bereits am 15. Oktober 2014; wann man den nötigen Vorlauf mit bedenkt, also sicherlich vor den großen Flüchtlingsströme nach Europa. Ungeachtet dessen schafften es gerade die Schilderungen dieses Buches, die Notgemeinschaft, den plötzlichen Verlust des bisherigen Lebens besser für mich begreifbar zu machen als etliche dedizierte Romane zum Thema, aktuelle Situation der Flüchtlinge oder andere Konflikte, schlicht, weil für mich als deutlich nach dem zweiten Weltkrieg geborene Deutsche Kriege oder Hungersnöte (zum Glück!) einfach viel weniger vorstellbar sind als die beschriebene Situation mit einer Naturkatastrophe als Auslöser – auch in Deutschland stürzte der Gebäudekomplex des Stadtarchivs Köln samt zweier benachbarter Wohngebäude ein, bei einem Hangrutsch in Sachsen-Anhalt wurden drei Bewohner mitgerissen. Vielleicht verfolge ich damit kein politisch korrekter Ansatz, aber authentisch.


Aber selbst hier findet noch eine Steigerung statt in der Analyse der inneren Konflikte der Hauptpersonen:
„Das Erdbeben hätte es nicht gebraucht; schon vorher hatte jeder seinen eigenen Schmerz.“ (10). Faszinierend, wie die Überlebende Caterina die Erstgeborene Olivia als unerreichbares Ideal empfindet, geliebt, bewundert, beneidet. Sich selbst sieht sie lange als die zur kurz gekommene. „Später, als die Gesichter ausgeprägter wurden, ließen winzige Details eine von uns heiter und gewinnend erscheinen, und mich gewöhnlicher.“ (S. 26) Im Verlauf der Geschichte erkennt sie, dass sie als die jüngere stets aller Fürsorge auf sich konzentrierte.
Die Heilung beginnt erst, als das Gefühl von Schuld schwindet und das Leben wieder zugelassen wird.


Bis hierher hatte ich dieses Buch geradezu geliebt. Mit dem Ende hingegen bin ich nicht ganz glücklich, es kommt mir etwas zu zügig, etwas zu sehr an zu vielen Fronten, etwas zu glückselig. Genau diese Tatsache hat jedoch dazu geführt, dass ich mich wesentlich länger mit dem Buch beschäftigt habe („darf man sich so schnell wieder dem Leben zuwenden?“) – was sollte Literatur mehr. Insgesamt ein starker Leseeindruck mit sehr facettenreichen Themen. Ich habe mir infolge auch den Erstlingsroman von Donatella di Pietrantonio „Meine Mutter ist ein Fluss“ gekauft.
Profile Image for Gabriella P.
279 reviews11 followers
February 22, 2025
Donatella Di Pierantonio ha una capacità di scrivere e descrivere che mi incatena alle pagine, ammiro molto il suo stile che riesce ad essere contemporaneamente realistico e poetico. Le sue parole diventano immagini vivide e reali nella mia mente; i suoi personaggi sono di carne e sangue, le ambientazioni reali.

Un romanzo commovente, forte, duro, che esplora il dolore e la rinascita attraverso una narrazione ricca di intensità con personaggi complessi e profondi che restano nel cuore.
628 reviews35 followers
July 9, 2021
Cosa sentono e cosa hanno sentito gli aquilani probabilmente non lo capiremo mai. Tornare tra le macerie di una città distrutta dal sisma attraverso il racconto di una vita interrotta che cerca a fatica di andare avanti e ricominciare; ascoltare la rabbia di un ragazzo che non capisce perché la distruzione sia stata totale in un'area e nulla nell'area accanto; assopire i demoni e i sensi di colpa per quello che è stato e che poteva non essere: questo è quello che Donatella Di Pietrantonio ci permette di fare attraverso uno stile asciutto e determinato. Ancora una volta l'essenziale appare scarno, ma sufficientemente potente per essere apprezzato senza fronzoli e senza costruzioni che distraggono dalla semplicità con cui tutti ogni giorno facciamo i conti. Saper raccontare una tale tragedia con una semplicità e una leggerezza mai irrispettosa è cosa da grandi scrittrici. E la Di Pietrantonio si è rivelata tale ancora una volta.
Profile Image for Simona Fabri.
73 reviews1 follower
August 18, 2019
Delicatezza: il dolore va accarezzato con dolcezza.


La Di Pietrantonio sa giocare con le parole, e su questo non ci piove. Il suo linguaggio è come un massaggio, come una coccola per l'anima, anche se l'anima è fredda, triste e refrattaria. La scrittrice racconta discreta, ma sempre a fianco alla sua protagonista, la vita lenta e inerte; la vita che lenta, lentissima, ritorna a riaccendersi, a riprendersi a risvegliarsi.
"La quiete dopo la tempesta", anni di elaborazione di lutti mancanze e privazioni, anni di silenzio dopo un grande boato dopo che la terra ha tremato ed ha portato via tutto. Soprattutto il senso di ogni cosa e di una vita. Come si può ricominciare quando un tessuto sociale è distrutto? quando una famiglia è smembrata?
Si può ricominciare sempre, con fatica e tempo!
Ed è questo che la delicatissima Di Pietrantonio fa, descrive la vita che ricomincia, rinasce e rifiorisce.
Anche se nessunno l'avrebbe mai detto!
Brava
Profile Image for Claudia.
328 reviews115 followers
dnf-abbandonati
October 19, 2022
DNF 35%

La trama mi pareva abbastanza interessante e anche il rapporto della zia con Marco, ma poi come in L’arminuta introduce dei personaggi di cui mi vuole raccontare mezza vita in due pagine – che confusione, ho dovuto riascoltare certe parti due volte per capire qualcosa.
Mi sta annoiando e certe figure retoriche mi fanno alzare gli occhi al cielo: ”gli leccava i brufoli come gonfi di miele”, ”giravamo nel cortile come tigri nel recinto” (what?).
Profile Image for Anna Laura.
88 reviews2 followers
January 5, 2020
Indubbiamente questa scrittrice è la miglior scoperta del 2019. Come l’Arminuta, questo libro mi ha rapita teletrasportandomi a L’Aquila dopo il terremoto e rendendomi una spettatrice invisibile di una storia straordinariamente credibile.
Profile Image for Milleeuna_pagina.
204 reviews4 followers
May 11, 2023
Come si possono ricomporre i cocci di una vita quando la terra trema e rimescola luoghi,prospettive ,relazioni?

Con un linguaggio scarno e diretto Donatella Di Pietrantonio ci fa conoscere la storia di Caterina sorella gemella di Olivia morta nel tragico terremoto dell’Aquila del 6 Aprile 2009 ,lasciando il figlio Marco semi orfano .Il padre musicista vive a Roma e non sa come occuparsene,perciò tocca a Caterina e alla madre anziana prendersi cura del ragazzo,mentre ciascuno di loro cerca di dare forma a un lutto che li schiaccia .
Bella mia è un romanzo inteso,un romanzo di dolore ,di perdita .Un romanzo che racconta come all’improvviso e in una manciata di minuti la vita può essere distrutta dal terremoto imprevedibile, e devastante . Ma è anche una storia che parla di ricostruzione interiore ,di coraggio. Niente potrà più essere come prima, ma bisogna trovare il coraggio di cominciare da capo, rialzare la testa consapevoli di non poter dimenticare il passato ma di poter sperare ancora nel futuro.
Profile Image for Ilaria Mingolla.
7 reviews
July 16, 2023
Dove c'è un dramma familiare c'è Donatella Di Pietrantonio e/o viceversa. La sua scrittura lascia facilmente immaginare tutto ciò che accade, anche i sentimenti più cupi e indescrivibili. Ad una sua prossima lettura.
Profile Image for Accumulatrice di libri.
337 reviews13 followers
March 1, 2022
Potrei anche essere ottimista, ma era uno stato d'a-
nimo inconsueto già prima, per me, figuriamoci dopo il terremoto. Ovunque vedo catastrofi, in un futuro non so quanto prossimo. Cosí mi difendo, scommetto sempre sul peggio, perché non mi sorprenda ancora.
Profile Image for Silvia.
254 reviews35 followers
October 27, 2023
Una storia semplice, una famiglia come tante. Pochi personaggi, tre generazioni, il terremoto, la necessità di ricostruire sulle macerie.
Il tono è asciutto e allo stesso tempo delicato, affilato ma tenue, si percepisce una accurata ricerca su ogni termine; i piani temporali sono diversi e intrecciati: c'è l'oggi, il creare nuove abitudini e nuove relazioni; c'è un passato vicino, quello del terremoto; c'è il passato remoto dell'infanzia e dell'adolescenza.
Ci sono personaggi e nomi che ricorrono, in questo racconto sommesso, narrato in prima persona. Ma ci sono anche nomi che non appaiono mai o quasi. Marco e Olivia la fanno da padroni, permeano quasi tutte le pagine. Roberto è più defilato ai margini. Poi c'è una anziana madre senza nome, figura importante ma che non esce mai dal ruolo di madre e nonna. E poi la protagonista, la sorella, la zia, l'io narrante, il cui nome compare due sole volte il tutto il romanzo.

Spesso ci chiamavano Olivia e la gemella o, peggio ancora, Olivia e l'altra.
- Il tuo nome è da regina e mette un po' in soggezione, per questo non lo dicono, - mi consolava nostra madre quando le chiedevo il motivo.
Profile Image for Sara Malacalza.
174 reviews16 followers
March 10, 2020
Ore 3:31 – 6 aprile 2009. Donatella Di Pietrantonio dorme a Penne
Ore 3:32 – il letto inizia a muoversi, ci si accosta al muro maestro. Le ante sbattono, la ringhiera cigola, le mensole si spaccano. Poi tutto si ferma. Solo spavento, lì, a Penne.
Però… ha distrutto l’Aquila.

Romanzo di grande intensità, il linguaggio è scarno, essenziale, semplice, rappresentativo del silenzio, di un tempo immobile spezzato solo dal sibilo del vento, dall’ondeggiare incerto della lucidità mentale, dallo scricchiolio dei detriti sotto i passi, cocci di vite che si cibano di ricordi, vite che la terra ha deciso di spaiare. Un tempo spezzato da sferzate di neve, dalla polvere che si insinua negli abiti, sulla pelle, nelle narici per non lasciarsi abbandonare. Una voragine che inghiotte senza pietà, un’urgenza narrativa necessaria per affrontare il dolore, elaborarlo, tornare in quelle case distrutte per raccogliere qualcosa di ancora integro, un modo per ricostruirsi e ricominciare.

È così, che Donatella immagina ciò che resta di una famiglia. Olivia: “figlia”, “sorella”, “madre”, “moglie”, strappata alla vita e che lascia in eredità alla gemella, il figlio Marco, sedicenne taciturno, divorato dalla disperazione, che supera transenne, non rispetta le regole di sicurezza mettendo a repentaglio sé stesso.​ È anche la storia della gemella sopravvissuta che talvolta fugge, in segreto, incapace di reggere certe ricorrenze, di una donna senza più una figlia, divenuta ombra di se stessa, dalla pelle trasparente, la schiena curva, senza più nemmeno la forza necessaria per gettare l’immondizia.
Olivia e, come lei, tanti uomini, donne, bambini. Troppi. Sopravvissuti che si trovano a vivere nelle C.A.S.E. in attesa di azioni concrete ai quali restano lacrime in bilico, pattuglie di militari, grumi di colore.
Un romanzo, però, anche di grande speranza e rinascita, cicli mestruali precipitati in un sonno profondo che tornano alla luce per rimettere in moto la ruota della vita.

Mi sono trovata a leggere alcuni estratti ad alta voce, per chi mi stava accanto, e la voce mi si spezzava... ad ogni passo.
Profile Image for Clara Mazzi.
777 reviews46 followers
April 26, 2018
6 aprile 2009: L’Aquila viene squarciata dal terremoto. Case e affetti vengono straziati. Dai varchi emergono intimità ferite che insieme alla città provano a cicatrizzare. Una figlia, che è anche una madre e una sorella è morta tra le macerie; un padre, che è anche un marito si è salvato perché era appena andato via di casa con un’altra; il figlio adolescente rimasto orfano che fatica a ritrovarsi e a ritrovare il senso della sua vita, in questa città distrutta, dove ha perso la sua casa, sua madre e il padre è scappato con un’altra; una zia che dopo quattro anni di lutto per la perdita della sorella gemella tra le macerie, si innamora di nuovo, proprio quando ormai non ci credeva più; l’amica del cuore, sposata a sedici anni col grande amore della sua vita e che da sempre ha cercato un bambino, ora finalmente, è incinta. Storie di dolore che non riescono a cicatrizzare, storie di speranza, che narrano dell’avanzare della vita sempre e comunque. Storie di chi, stanco di chiedere e non capire, deve abbandonare, se vuole ritrovarsi. Una scrittura potente, ogni parola è frutto di un colpo di scalpello, è perfettamente incisa, delimitata, emerge all’interno della frase e su ogni altra parola, scelta e scolpita con altrettanta cura. Non altrettanto si può dire della storia: interessante, buona l’idea, ma non così incisiva alla fin della fiera.
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