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Finché c'è musica
1946. La guerra è finita da qualche mese quando la piccola Alice incontra per la prima volta sua madre. Ha trascorso otto anni senza sapere chi fossero i suoi veri genitori, vivendo nascosta in una fattoria della campagna francese insieme a Jeanne, la balia incaricata di prendersi cura di lei fino al loro ritorno. Ora deve lasciare un mondo pieno di affetti per seguire una donna di cui non sa niente e che non è forte ed elegante come se l'era immaginata, ma silenziosa, dura, chiusa in se stessa, e con uno strano tatuaggio sul braccio. Parigi è caotica, rumorosa, Alice si sente subito spaesata. Ma è l'incapacità di rapportarsi con la madre che la fa soffrire di più: è evidente che durante la guerra Diane ha subito dei traumi («tua madre ha fatto grandi cose» le aveva raccontato un giorno Jeanne) e ora è in preda a continui incubi notturni. Ma proprio quando madre e figlia cominciano a stabilire una connessione, Diane si ammala di tubercolosi e la vita di Alice viene di nuovo stravolta: la madre viene ricoverata e l'assistente sociale le dice di aver rintracciato suo padre... È l'inizio di un importante viaggio che da Parigi la porterà a New York: grazie all'incontro con lo zio Vadim, cieco e scorbutico, ex reporter di guerra che ha girato l'Europa, Alice scoprirà che il suo passato nasconde un segreto imprevisto e si lascerà per sempre l'infanzia alle spalle.
324 pages, Hardcover
First published February 1, 2017
3 people are currently reading
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Community Reviews
Displaying 1 - 26 of 26 reviews
June 21, 2017
16/20
Essayer de comprendre la guerre quand on est enfant relève de l’impossible. J’ai été touchée par Alice, par ses questions innocentes et pourtant si justes.. Et puis bien évidemment très émue par cette histoire qui nous fait voyager et découvrir l’après-guerre dans tout ce qu’il avait de terrible.
Ma chronique : https://myprettybooks.wordpress.com/2...
Essayer de comprendre la guerre quand on est enfant relève de l’impossible. J’ai été touchée par Alice, par ses questions innocentes et pourtant si justes.. Et puis bien évidemment très émue par cette histoire qui nous fait voyager et découvrir l’après-guerre dans tout ce qu’il avait de terrible.
Ma chronique : https://myprettybooks.wordpress.com/2...
April 11, 2017
Un superbe roman sur la quête d'amour et d'identité d'une petite fille, Alice, mise en pension chez une nourrice, Jeanne, durant la seconde guerre mondiale.
Les retrouvailles avec sa mère ancienne résistante rescapée des camps, son départ en Amérique pour retrouver son "père", son oncle Vadim, son retour en France.
La guerre et l'après-guerre vues à travers les yeux et les mots d'une enfant de 10 ans qui ne comprend pas tout ce que les adultes lui cachent.
Un roman bouleversant mais qui m'a laissé sur ma faim. Un goût de trop peu sur le dénouement.
Les retrouvailles avec sa mère ancienne résistante rescapée des camps, son départ en Amérique pour retrouver son "père", son oncle Vadim, son retour en France.
La guerre et l'après-guerre vues à travers les yeux et les mots d'une enfant de 10 ans qui ne comprend pas tout ce que les adultes lui cachent.
Un roman bouleversant mais qui m'a laissé sur ma faim. Un goût de trop peu sur le dénouement.
August 30, 2018
Alice vive in campagna a Salies-de-Bearn con la balia Jeanne fin da quando è in fasce. Aiuta con le faccende di casa e inizia a frequentare anche la scuola. Sembra scorrere tutto nella norma, fino a quando un anno dopo dalla fine della guerra (1946) la madre si presenta alla fattoria per portarla con sé a Parigi. Alice è sia contenta per poter conoscere finalmente sua mamma, sia triste per dover lasciare Jeanne e le amichette di scuola.
Parigi è molto caotica e Diane non è affatto il tipo di madre che si aspettava, oltre al fatto di aver una serie di numeri tatuati sul braccio. Alice è solo una bambina di otto anni, ha moltissime domande, ma sembra che nessuno abbia voglia di rispondere. In compenso conosce Jean-Joseph, l'unico bambino della sua età che vive nello stesso palazzo e i due diventano grandi amici.
Ancora una volta, però, la piccola Alice deve fare i conti con un'altra disavventura: la madre è malata. Un'assistente sociale le comunica che il padre - fino ad ora ignoto - vive a New York con un'altra donna e deve raggiungerlo. Un altro viaggio traumatico per la piccola Alice che nonostante il difficile rapporto con la madre non vuole trasferirsi di nuovo e tanto meno lasciare Jean-Joseph; ma non c'è altra soluzione. A New York i coniugi d'Arny la accolgono freddamente e oltre a questa indifferenza Alice deve dividere la camera con lo zio Vadim cieco e dal comportamento burbero. Ma sarà proprio con questo ex reporter di guerra a instaurare un legame particolare.
Lo stile è molto semplice e il lettore si immerge nella trama solo dopo poche righe.
Il punto di vista di Alice è interessante, perché spesso si pensa che un bambino non possa cogliere alcuni dettagli o notare un certo problema. Invece, qui ci troviamo una bambina molto intelligente per avere meno di dieci anni, sveglia, determinata e caparbia. Ha molte domande, è curiosa e vuole sapere perché la madre l'ha abbandonata da Jeanne, cosa ha fatto durante la guerra, perché il padre non le vuole bene. Contro ogni aspettativa intraprenderà un viaggio - fisico e mentale - con Vadim e poco alla volta la verità verrà a galla tramite lettere, aneddoti, foto e un quaderno azzurro.
La sinossi nella copertina - secondo me - anticipa più della metà del libro, ma non per questo la lettura non è piacevole. Anzi, al contrario! Vorresti leggere senza sosta per sapere cosa altro Alice scoprirà. Alcuni dettagli posso far già intuire una questione finale, ma si deve tenere presente che è una bambina a dover capire.
Un percorso di emozioni, storie, bugie e verità ben sviluppato e durante la lettura ci si cala perfettamente nel punto di vista della storia.
Ci si chiede come può una bambina di meno di dieci anni a superare così tanti traumi e avere sempre la forza di reagire, andare avanti e non arrendersi.
Sebbene Alice alla fine riuscirà finalmente a sapere tutta quanta la verità che cerca, alcune questioni rimangono sospeso, lasciando comunque al lettore un sorriso commosso davanti a questo finale aperto.
Di questo libro non mi ero fatta nessuna aspettativa, acquistandolo un pò alla cieca e devo dire che mi ha scaldato il cuore come pochi riescono a fare.
Si percepisce delicatezza, tenerezza, ma anche paura, tristezza, corse a perdifiato e speranza.
Non è il solito romanzo che parla della guerra, ma di come può percepire una catastrofe così gli occhi di un'innocente.
Davvero bello e significativo.
♦♦♦
N.B "Questione titolo"
Il titolo del romanzo trae un pò in inganno. Quello originale si può interpretare come "voglia di andare sempre avanti" e sarebbe stato un pò più coerente. La musica è menzionata giusto un paio di volte, ma non è fondamentale. A meno che per "musica" non si intenda la "vita"... ma in ogni caso, avrei scelto un titolo diverso e/o sviluppato meglio alcuni discorsi di Vadim, così il titolo tradotto sarebbe stato più azzeccato.
♦♦♦
Parigi è molto caotica e Diane non è affatto il tipo di madre che si aspettava, oltre al fatto di aver una serie di numeri tatuati sul braccio. Alice è solo una bambina di otto anni, ha moltissime domande, ma sembra che nessuno abbia voglia di rispondere. In compenso conosce Jean-Joseph, l'unico bambino della sua età che vive nello stesso palazzo e i due diventano grandi amici.
Ancora una volta, però, la piccola Alice deve fare i conti con un'altra disavventura: la madre è malata. Un'assistente sociale le comunica che il padre - fino ad ora ignoto - vive a New York con un'altra donna e deve raggiungerlo. Un altro viaggio traumatico per la piccola Alice che nonostante il difficile rapporto con la madre non vuole trasferirsi di nuovo e tanto meno lasciare Jean-Joseph; ma non c'è altra soluzione. A New York i coniugi d'Arny la accolgono freddamente e oltre a questa indifferenza Alice deve dividere la camera con lo zio Vadim cieco e dal comportamento burbero. Ma sarà proprio con questo ex reporter di guerra a instaurare un legame particolare.
Lo stile è molto semplice e il lettore si immerge nella trama solo dopo poche righe.
Il punto di vista di Alice è interessante, perché spesso si pensa che un bambino non possa cogliere alcuni dettagli o notare un certo problema. Invece, qui ci troviamo una bambina molto intelligente per avere meno di dieci anni, sveglia, determinata e caparbia. Ha molte domande, è curiosa e vuole sapere perché la madre l'ha abbandonata da Jeanne, cosa ha fatto durante la guerra, perché il padre non le vuole bene. Contro ogni aspettativa intraprenderà un viaggio - fisico e mentale - con Vadim e poco alla volta la verità verrà a galla tramite lettere, aneddoti, foto e un quaderno azzurro.
La sinossi nella copertina - secondo me - anticipa più della metà del libro, ma non per questo la lettura non è piacevole. Anzi, al contrario! Vorresti leggere senza sosta per sapere cosa altro Alice scoprirà. Alcuni dettagli posso far già intuire una questione finale, ma si deve tenere presente che è una bambina a dover capire.
Un percorso di emozioni, storie, bugie e verità ben sviluppato e durante la lettura ci si cala perfettamente nel punto di vista della storia.
Ci si chiede come può una bambina di meno di dieci anni a superare così tanti traumi e avere sempre la forza di reagire, andare avanti e non arrendersi.
Sebbene Alice alla fine riuscirà finalmente a sapere tutta quanta la verità che cerca, alcune questioni rimangono sospeso, lasciando comunque al lettore un sorriso commosso davanti a questo finale aperto.
Di questo libro non mi ero fatta nessuna aspettativa, acquistandolo un pò alla cieca e devo dire che mi ha scaldato il cuore come pochi riescono a fare.
Si percepisce delicatezza, tenerezza, ma anche paura, tristezza, corse a perdifiato e speranza.
Non è il solito romanzo che parla della guerra, ma di come può percepire una catastrofe così gli occhi di un'innocente.
Davvero bello e significativo.
♦♦♦
N.B "Questione titolo"
Il titolo del romanzo trae un pò in inganno. Quello originale si può interpretare come "voglia di andare sempre avanti" e sarebbe stato un pò più coerente. La musica è menzionata giusto un paio di volte, ma non è fondamentale. A meno che per "musica" non si intenda la "vita"... ma in ogni caso, avrei scelto un titolo diverso e/o sviluppato meglio alcuni discorsi di Vadim, così il titolo tradotto sarebbe stato più azzeccato.
♦♦♦
July 13, 2017
« En une semaine à peine, sa vie avait basculé. » Cette phrase, qui se trouve au milieu de ce beau et émouvant premier roman, aurait pu être utilisée à de multiples reprises, tant le destin de la petite Alice va connaître de bouleversements. Auprès de sa nourrice à Salies-de-Béarn, elle est à l’abri de la guerre, même si elle en perçoit les dangers. À l’école, elle se rend bien compte qu’elle est différente de ses copines qui ont un père et une mère. Si la stratégie du secret doit la protéger, comment une petite fille de cinq ans peut-elle se construire dans un contexte où même le fuyard qu’elle croise «n’existe pas», où le silence ne peut que la conforter dans son sentiment d’abandon. Il n’y a guère que son chaton baptisé Crème pour l’aider à supporter un quotidien aussi bizarre.
Mais c’est au moment où elle commençait à trouver ses marques qu’une dame arrive de Paris pour la chercher. Cette femme cadavérique, c’est Diane, sa mère qu’elle est obligée de suivre, comme le lui indique Mme Bajon, l’assistante sociale. À Paris, l’après-guerre est tout sauf joyeux. Les privations et souvenirs des exactions hantent les rescapés. Une fois encore, la petite fille se heurte au silence de sa mère et des juifs qui partagent l’appartement : « Katzele, ta mère a passé di tomps dans un endroit où y avait pli dé pourqva. C’était interdite. Kein Warum. Alors aujourd’vi, elle sait plis comment ripondre aux pourqva. »
Ce n’est que par bribes qu’elle comprend que la vie n’aura pas été facile, que des personnes restent portées disparues, que celles qui sont revenues sont marquées dans leur chair. Pour ressembler à sa mère, elle a un jour l’idée stupide de s’écrire un numéro sur le bras. Il lui arrive aussi de vouloir aider, pace que le «travail rend libre». Des initiatives qui choquent et font croître l’incompréhension. Peut-être qu’une prière pourra aider…
« S’il vous plaît, mon Dieu, faites que tout aille bien. Faites que ma maman m’aime. Faites que Monsieur Marcel retrouve ses filles et sa femme. Faites que mon père revienne, qu’il ne soit plus inconnu. S’il vous plaît mon Dieu, faites que l’on soit heureux et qu’on oublie la guerre. S’il vous plaît, mon Dieu, faites qu’on ait enfin une vie normale, que les choses arrêtent de changer tout le temps. »
Alice ne sera pas entendue, bien au contraire. Mme Bajon vient lui annoncer une heureuse nouvelle qui va à nouveau la déstabiliser : « Nous avons retrouvé ton père, il s’appelle Paul d’Arny, vit à New York avec le reste de sa famille, est marié à Ellen Hartfield, la fille d’un célèbre industriel spécialisé dans la boîte de conserve. »
La santé de sa mère ne cessant de se dégrader, la fille part pour New York où une nouvelle partie de son histoire l’attend…
Avec un vrai sens de l’intrigue Sarah Barukh cisèle un roman qui emporte le lecteur, à l’image de la Saga de Frank et Vautrin. Vadim, le frère de Paul d’Arny est comme
Boro, reporter photographe et croise lui aussi Robert Capa. On y retrouve aussi une quête semblable au Dernier des nôtres d’Adelaïde de Clermont-Tonnerre. Souhaitons le même succès à ce premier roman que l’on placera sous l’exergue d’Honoré de Balzac. On comprend en effet très bien Alice, lorsqu’elle souligne cette phrase dans son exemplaire des Illusions perdues : « Les âmes grandes sont toujours disposées à faire une vertu d’un malheur ».
Mais c’est au moment où elle commençait à trouver ses marques qu’une dame arrive de Paris pour la chercher. Cette femme cadavérique, c’est Diane, sa mère qu’elle est obligée de suivre, comme le lui indique Mme Bajon, l’assistante sociale. À Paris, l’après-guerre est tout sauf joyeux. Les privations et souvenirs des exactions hantent les rescapés. Une fois encore, la petite fille se heurte au silence de sa mère et des juifs qui partagent l’appartement : « Katzele, ta mère a passé di tomps dans un endroit où y avait pli dé pourqva. C’était interdite. Kein Warum. Alors aujourd’vi, elle sait plis comment ripondre aux pourqva. »
Ce n’est que par bribes qu’elle comprend que la vie n’aura pas été facile, que des personnes restent portées disparues, que celles qui sont revenues sont marquées dans leur chair. Pour ressembler à sa mère, elle a un jour l’idée stupide de s’écrire un numéro sur le bras. Il lui arrive aussi de vouloir aider, pace que le «travail rend libre». Des initiatives qui choquent et font croître l’incompréhension. Peut-être qu’une prière pourra aider…
« S’il vous plaît, mon Dieu, faites que tout aille bien. Faites que ma maman m’aime. Faites que Monsieur Marcel retrouve ses filles et sa femme. Faites que mon père revienne, qu’il ne soit plus inconnu. S’il vous plaît mon Dieu, faites que l’on soit heureux et qu’on oublie la guerre. S’il vous plaît, mon Dieu, faites qu’on ait enfin une vie normale, que les choses arrêtent de changer tout le temps. »
Alice ne sera pas entendue, bien au contraire. Mme Bajon vient lui annoncer une heureuse nouvelle qui va à nouveau la déstabiliser : « Nous avons retrouvé ton père, il s’appelle Paul d’Arny, vit à New York avec le reste de sa famille, est marié à Ellen Hartfield, la fille d’un célèbre industriel spécialisé dans la boîte de conserve. »
La santé de sa mère ne cessant de se dégrader, la fille part pour New York où une nouvelle partie de son histoire l’attend…
Avec un vrai sens de l’intrigue Sarah Barukh cisèle un roman qui emporte le lecteur, à l’image de la Saga de Frank et Vautrin. Vadim, le frère de Paul d’Arny est comme
Boro, reporter photographe et croise lui aussi Robert Capa. On y retrouve aussi une quête semblable au Dernier des nôtres d’Adelaïde de Clermont-Tonnerre. Souhaitons le même succès à ce premier roman que l’on placera sous l’exergue d’Honoré de Balzac. On comprend en effet très bien Alice, lorsqu’elle souligne cette phrase dans son exemplaire des Illusions perdues : « Les âmes grandes sont toujours disposées à faire une vertu d’un malheur ».
March 31, 2018
Una bella storia ambientata in un periodo molto difficile della nostra storia, con protagonista una ragazzina di 10 anni di nome Alice. Durante la narrazione vengono analizzate le sue vicissitudini e l’evoluzione della sua personalità.
Innanzitutto, appare chiaro sin da subito il clima di sospetto che la circonda nel suo piccolo e provinciale paesotto di campagna: è senza genitori, vive con la balia. La sua esistenza galleggia sulle bugie e questo le provoca, senz’altro, una sindrome dell’abbandono. La sua vita subisce numerose scosse prima fra tutte il ritorno della madre, che lei non riconosce e non ama, che la strappa alla sua vita tranquilla per portarla come un pacco postale a Parigi. C’è certamente di che impazzire! Ma la nostra eroina, con il tipico spirito di adattamento che caratterizza i bambini, cerca uno sprazzo di luce nella nebbia della sua vita e piano piano inizia a ricostruire un rapporto con la madre. È dura, la donna è distrutta, sebbene la bambina non riesca a comprenderne le ragioni, si intuisce chiaramente che la sua personalità è annientata a causa della prigionia in un campo di concentramento.
Come se non bastasse la piccola Alice è costretta a subire un altro stravolgimento nella sua routine: la madre si ammala gravemente, quindi viene affidata al padre. Quest’ultimo vive in America, è sposato e molto facoltoso, ma tutti in casa ignorano la ragazzina, che sente questa indifferenza come un ulteriore attacco alla sua vita.
Solo con lo scorbutico zio, invalido di guerra, la bambina costruirà un rapporto. Questa è la parte migliore di tutto il romanzo e quella che ho preferito. Molto divertente e profonda la loro amicizia che si evolve a partire dalla metà del libro in poi, portandoli addirittura a progettare e a mettere in atto un piano di fuga…
Scorrevole e con una buona tensione narrativa, il libro si legge tutto d’un fiato, nonostante il tema più volte sfruttato. Unica nota stonata, che mi ha poco convinto, è il racconto dei pensieri della bambina che appaiono troppo evoluti per appartenerle, talvolta davvero poco consoni alla sua età.
«…Quanto tempo era passato? Aveva sofferto così tanto perché pensava di non essere normale. Tutte quelle strade, quelle navi, quei treni in attesa di andare da qualche parte dove la vita avesse un senso…»
Pippi Calzelunghe - per RFS
Innanzitutto, appare chiaro sin da subito il clima di sospetto che la circonda nel suo piccolo e provinciale paesotto di campagna: è senza genitori, vive con la balia. La sua esistenza galleggia sulle bugie e questo le provoca, senz’altro, una sindrome dell’abbandono. La sua vita subisce numerose scosse prima fra tutte il ritorno della madre, che lei non riconosce e non ama, che la strappa alla sua vita tranquilla per portarla come un pacco postale a Parigi. C’è certamente di che impazzire! Ma la nostra eroina, con il tipico spirito di adattamento che caratterizza i bambini, cerca uno sprazzo di luce nella nebbia della sua vita e piano piano inizia a ricostruire un rapporto con la madre. È dura, la donna è distrutta, sebbene la bambina non riesca a comprenderne le ragioni, si intuisce chiaramente che la sua personalità è annientata a causa della prigionia in un campo di concentramento.
Come se non bastasse la piccola Alice è costretta a subire un altro stravolgimento nella sua routine: la madre si ammala gravemente, quindi viene affidata al padre. Quest’ultimo vive in America, è sposato e molto facoltoso, ma tutti in casa ignorano la ragazzina, che sente questa indifferenza come un ulteriore attacco alla sua vita.
Solo con lo scorbutico zio, invalido di guerra, la bambina costruirà un rapporto. Questa è la parte migliore di tutto il romanzo e quella che ho preferito. Molto divertente e profonda la loro amicizia che si evolve a partire dalla metà del libro in poi, portandoli addirittura a progettare e a mettere in atto un piano di fuga…
Scorrevole e con una buona tensione narrativa, il libro si legge tutto d’un fiato, nonostante il tema più volte sfruttato. Unica nota stonata, che mi ha poco convinto, è il racconto dei pensieri della bambina che appaiono troppo evoluti per appartenerle, talvolta davvero poco consoni alla sua età.
«…Quanto tempo era passato? Aveva sofferto così tanto perché pensava di non essere normale. Tutte quelle strade, quelle navi, quei treni in attesa di andare da qualche parte dove la vita avesse un senso…»
Pippi Calzelunghe - per RFS
February 2, 2018
“Perché è la guerra!”. Cos’è questa? Una frase detta a caso? Una risposta? Una giustificazione? Forse è tutto questo e forse niente. Ma di sicuro sono quattro parole che contengono un mondo di disperazione, rassegnazione, accettazione. Ma anche l’esatto opposto: la voglia di reagire, di riscattarsi, di sapere e di sperare.
Quando Alice fa domande sulla sua vita, quando cerca i perché, è questo che si sente sempre rispondere: “Perché è la guerra”. Alice però è una bambina, non capisce, non si accontenta, vuole sapere, vuole di più. Ha bisogno di riposte per plasmare la sua identità, per provare a crescere. Vive con la sua balia, Jeanne, perché la madre non c’è, pare sia in un posto che per una bambina non sarebbe stato sicuro. E lo sarebbe stato per la madre? Sarebbe tornata a prenderla? Le avevano detto che Diane, sua madre, era una donna bellissima, fiera ed elegante. Così diversa dalla donna emaciata e magra che si è presentata un giorno alla fattoria di Jeanne per riprendere Alice con sé. Una donna consumata e stanca, con la voce incrinata e debole, un’anima vuota, incapace di parlare o fare carezze. E poi, cosa diavolo è quel tatuaggio che ha sul braccio? Cosa significano quei numeri? Ancora, come sempre, per Alice non arriva alcuna risposta. Le dicono solo che chi ti torna non è più lo stesso.
See more: http://bookshuntersblog.blogspot.it/2...
Quando Alice fa domande sulla sua vita, quando cerca i perché, è questo che si sente sempre rispondere: “Perché è la guerra”. Alice però è una bambina, non capisce, non si accontenta, vuole sapere, vuole di più. Ha bisogno di riposte per plasmare la sua identità, per provare a crescere. Vive con la sua balia, Jeanne, perché la madre non c’è, pare sia in un posto che per una bambina non sarebbe stato sicuro. E lo sarebbe stato per la madre? Sarebbe tornata a prenderla? Le avevano detto che Diane, sua madre, era una donna bellissima, fiera ed elegante. Così diversa dalla donna emaciata e magra che si è presentata un giorno alla fattoria di Jeanne per riprendere Alice con sé. Una donna consumata e stanca, con la voce incrinata e debole, un’anima vuota, incapace di parlare o fare carezze. E poi, cosa diavolo è quel tatuaggio che ha sul braccio? Cosa significano quei numeri? Ancora, come sempre, per Alice non arriva alcuna risposta. Le dicono solo che chi ti torna non è più lo stesso.
See more: http://bookshuntersblog.blogspot.it/2...
February 16, 2018
Recensione completa sul blog https://romanceealtririmedi.wordpress...
Ho un rapporto strano e a volte conflittuale con i romanzi ambientati durante il periodo della seconda guerra mondiale perché spesso suscitano in me emozioni fin troppo forti per cui quando decido di leggerli scelgo molto bene il momento per farlo.
Alice, la protagonista assoluta del romanzo, è una bambina che vive con la balia Jeanne a Salies un piccolo paese in campagna. Non sa bene quali siano le sue origini e non conosce il motivo che ha spinto i suoi genitori a separarsi da lei e a lasciarla per diversi anni con quella signora di mezza età che vive da sola in una fattoria. Alice trascorre le sue giornate come ogni bambina della sua età andando a scuola, frequentando le compagne di classe e aiutando Jeanne ad accudire gli animali e con i lavori in casa.
Ho un rapporto strano e a volte conflittuale con i romanzi ambientati durante il periodo della seconda guerra mondiale perché spesso suscitano in me emozioni fin troppo forti per cui quando decido di leggerli scelgo molto bene il momento per farlo.
Alice, la protagonista assoluta del romanzo, è una bambina che vive con la balia Jeanne a Salies un piccolo paese in campagna. Non sa bene quali siano le sue origini e non conosce il motivo che ha spinto i suoi genitori a separarsi da lei e a lasciarla per diversi anni con quella signora di mezza età che vive da sola in una fattoria. Alice trascorre le sue giornate come ogni bambina della sua età andando a scuola, frequentando le compagne di classe e aiutando Jeanne ad accudire gli animali e con i lavori in casa.
June 26, 2018
Ce roman, c'est l'histoire d'Alice, une petite fille qui a grandit chez une nourrice durant toute la période de guerre et qui, à la fin de celle-ci doit retourner vivre avec une mère qu'elle ne connaît pas. Et cette mère ne ressemble pas du tout à la personne qu'on lui avait décrite... Alice est triste, désemparée. Puis, la guerre continue son travail de sape car la maladie vient s'en mêler. La petite fille doit alors à nouveau recommencer sa vie, cette fois, de l'autre côté de l'Atlantique.
On pourrait qualifier ce livre de roman d'apprentissage : Alice quitte l'enfance pour se confronter à tout ce que la vie peut offrir de désenchantement. Mais au bout du chemin, elle découvrira aussi qu'il y a toujours la possibilité d'aller de l'avant.
On pourrait qualifier ce livre de roman d'apprentissage : Alice quitte l'enfance pour se confronter à tout ce que la vie peut offrir de désenchantement. Mais au bout du chemin, elle découvrira aussi qu'il y a toujours la possibilité d'aller de l'avant.
August 23, 2022
Un magnifique roman , empli de sensibilité et d'émotion que je recommande.
1946: la guerre est finie depuis quelques mois lorsque Alice, huit ans, rencontre pour la première fois sa mère. Après des années à vivre cachée dans une ferme auprès de sa nourrice, la petite fille doit tout quitter pour suivre cette femme dont elle ne sait rien et qui lui fait peur, avec son drôle de tatouage sur le bras.
C'est le début d'un long voyage : de Paris à New York, Alice va découvrir le secret de son passé, et quitter à jamais l'enfance.
Comment trouver son chemin dans un monde dévasté par la guerre ? Avec une sensibilité infinie, Sarah Barukh exprime les sentiments et les émotions d'une enfant prise dans la tourmente de l'Histoire.
1946: la guerre est finie depuis quelques mois lorsque Alice, huit ans, rencontre pour la première fois sa mère. Après des années à vivre cachée dans une ferme auprès de sa nourrice, la petite fille doit tout quitter pour suivre cette femme dont elle ne sait rien et qui lui fait peur, avec son drôle de tatouage sur le bras.
C'est le début d'un long voyage : de Paris à New York, Alice va découvrir le secret de son passé, et quitter à jamais l'enfance.
Comment trouver son chemin dans un monde dévasté par la guerre ? Avec une sensibilité infinie, Sarah Barukh exprime les sentiments et les émotions d'une enfant prise dans la tourmente de l'Histoire.
August 24, 2023
J'ai commencé à lire ce roman hier soir et viens de le finir. Impossible de le fermer ! Écrit avec une grande sensibilité, cette histoire montre bien les dégâts du silence autour des enfants. Qu'il s'agisse d'un secret ou d'un passé traumatisant, ce livre montre bien que les enfants ressentent beaucoup de choses et qu'il vaudrait mieux leur parler honnêtement en respectant leur âge mental évidemment. En 1946, cependant on ne parlait pas....
Un livre émouvant que j'ai trouvé très beau malgré les thèmes difficiles de l'après -guerre. Je le recommande chaleureusement.
Un livre émouvant que j'ai trouvé très beau malgré les thèmes difficiles de l'après -guerre. Je le recommande chaleureusement.
April 21, 2020
"Parce que c'est la guerre"
Ce roman est l'histoire d'une petite fille, après-guerre, à la recherche de son histoire, elle souhaite connaître sa mère silencieuse.
Alice, se sent seule, invisible mais fait preuve d'une grande maturité et de courage.
On comprend les difficultés de construction des enfants victimes des horreurs, traumatismes de la guerre. Comment se construire sans avoir connu l'amour de ses parents, l'insouciance de l'enfance...
J'ai passé un bon moment avec Alice
Ce roman est l'histoire d'une petite fille, après-guerre, à la recherche de son histoire, elle souhaite connaître sa mère silencieuse.
Alice, se sent seule, invisible mais fait preuve d'une grande maturité et de courage.
On comprend les difficultés de construction des enfants victimes des horreurs, traumatismes de la guerre. Comment se construire sans avoir connu l'amour de ses parents, l'insouciance de l'enfance...
J'ai passé un bon moment avec Alice
October 6, 2020
J’ai ce livre dans ma pal depuis l’année de sa sortie et je n’avais toujours pas pris le temps de le lire malgré une grande envie de le découvrir.
Et j’avais raison j’ai beaucoup aimé cette histoire et en particulier le personnage d’Alice.
Au début du roman c’est une toute petite fille, un peu perdue. Elle vit chez Jeanne. Une dame qui vit dans le sud de la France qu’elle considère un peu comme sa tante. Elle ne sait rien de l’absence de sa mère sauf qu’elle ne doit pas en parler. Alice se sent donc différente des autres enfants, à cause des non-dits, sur cette absence qui la fait souffrir terriblement en silence. Un jour c’est la fin de la guerre et Alice espère retrouver sa mère...
Mais voilà, rien ne se déroulera comme la fillette l’espérait. Je ne veux pas trop en dire mais malheureusement Alice devra plusieurs fois réapprendre à vivre dans de nouveaux lieux avec des personnes différentes. Malgré toutes ces difficultés, Alice est un personnage qui va s’épanouir et s’intensifier au fur et à mesure des épreuves qu’elle va traverser et toujours prendre le dessus sur son destin.
C’est un roman vraiment magnifique, que je vous conseille vivement !!!
Et j’avais raison j’ai beaucoup aimé cette histoire et en particulier le personnage d’Alice.
Au début du roman c’est une toute petite fille, un peu perdue. Elle vit chez Jeanne. Une dame qui vit dans le sud de la France qu’elle considère un peu comme sa tante. Elle ne sait rien de l’absence de sa mère sauf qu’elle ne doit pas en parler. Alice se sent donc différente des autres enfants, à cause des non-dits, sur cette absence qui la fait souffrir terriblement en silence. Un jour c’est la fin de la guerre et Alice espère retrouver sa mère...
Mais voilà, rien ne se déroulera comme la fillette l’espérait. Je ne veux pas trop en dire mais malheureusement Alice devra plusieurs fois réapprendre à vivre dans de nouveaux lieux avec des personnes différentes. Malgré toutes ces difficultés, Alice est un personnage qui va s’épanouir et s’intensifier au fur et à mesure des épreuves qu’elle va traverser et toujours prendre le dessus sur son destin.
C’est un roman vraiment magnifique, que je vous conseille vivement !!!
May 2, 2020
J'ai aimé suivre Alice dans sa quête d'identité, de construction et d'amour. Cette petite fille courageuse va vivre de nombreux bouleversements.
Ce roman aborde les conséquences de la 2nde GM par la plume de l'auteur traitant des sentiments avec une grande sensibilité.
Ce roman aborde les conséquences de la 2nde GM par la plume de l'auteur traitant des sentiments avec une grande sensibilité.
February 25, 2018
Un libro meraviglioso !!!!
Dovete leggerlo!!
Dovete leggerlo!!
April 26, 2020
Un livre très touchant, facile à comprendre et qui donne une forte envie de pleurer, parce qu’on arrive facilement à se sentir comme dedans la vie de cette gosse, ses rêves et ses émotions.
February 9, 2021
Gros coup de coeur pour ce livre qui est très émouvant de par son intrigue mais aussi ses personnages !
January 19, 2022
Très touchant
February 4, 2023
Un de mes livres pref, à relire bientôt
September 5, 2023
“Come si fa a vivere quando quelli a cui vuoi bene non ci sono più? Io non ci riuscirei.”
“Ce la farai, come tutti. Finché c’è musica, si continua a ballare.” 🤍
“Ce la farai, come tutti. Finché c’è musica, si continua a ballare.” 🤍
December 2, 2023
Narrazione troppo lenta.
Temi sicuramente significativo, ma colpi di scena un po' buttati lì. Non lo ricomprerei.
Temi sicuramente significativo, ma colpi di scena un po' buttati lì. Non lo ricomprerei.
December 9, 2025
Une chute un peu bancale à mon goût. Une lecture facile et plaisante dès les 1eres pages, même si le sujet et les fils de l'histoire semblent évidents.
June 4, 2020
Je n’ai pas pu le lâcher.
October 1, 2017
Un très beau premier roman qui traite, du point de vue d’une petite fille, l’après-guerre et toutes les conséquences dévastatrices que celle-ci a eu. Une plume sensible et émouvante qui maîtrise le traitement des émotions et des sentiments. Alice est une petite fille sensible, courageuse et son histoire m’a beaucoup émue.
https://anouklibrary.wordpress.com/20...
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February 28, 2017
Un coup de coeur pour ce premier roman historique du point de vue d'une petite fille qui aimerait bien comprendre les histoires des grands... La 2nde Guerre Mondiale est passée par là et a laissé des traces indélébiles. Autant dire que pour se construire, Alice va devoir s'armer de courage et de patience. Un roman d'une puissance incroyable avec une plume qui vous berce de bout en bout !
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