"Sono nato con la sabbia negli occhi. Questo avveniva a Tidène, nel cuore delle montagne dell'Aïr, all'inizio della stagione delle piogge. Mia madre mi diceva: "Mano, sotto la tua lingua si nasconde il miele, ma non lasciare mai il deserto poiché il deserto purifica l'anima. Lontano da esso, sei sordo e cieco". Così parlano le madri Tuareg. Per pudore, esse nascondono le loro preoccupazioni con allegorie. Un potere che le rende poetesse e sovrane. Io non sapevo che esistesse un altro mondo. Come avrebbe potuto esistere, mentre proprio dietro le nostre tende c'era la sabbia, la sete e il nulla? Quando dall'alto della mia roccia io guardo questo deserto che ha visto viaggiare mio padre e prima di lui il padre di mio padre e tutti i padri dei miei fratelli tuareg, io so che da esso noi prenderemo la forza e la saggezza necessarie per costruire il mondo che sogniamo per le nostre famiglie e per i nostri figli". Il libro è realizzato in Italia con la collaborazione dell'Associazione Bambini nel Deserto di Modena.
L'autobiografia di Mano Dayak é poetica e sincera. Poetica come il deserto, con le sue dune disegnate dal vento, con le sue oasi sorgenti di vita e il cielo stellato che lo sovrasta. Sincera come il suo autore, capace di crescere libero, affrontare il mondo e lottare per i diritti della sua gente, i Tuareg. Questo é quanto emerge dalle parole di Mano e dalle parole delle testimonianze di quanti lo hanno conosciuto. Una lettura che ho amato, sebbene l'ultimo capitolo sia stato molto tecnico e faticoso, ma utile per la comprensione della tragica conclusione.
Libro molto interessante che mette in risalto le problematiche della popolazione Touareg. Mano Dayak si impone come scopo di vita la cessazione delle ostilità nei confronti del suo popolo.