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Storia della mia ansia

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Un pomeriggio di tre anni fa, mentre stavo sul divano a leggere, un'idea mi ha trapassata come un raggio dall'astronave dei marziani. Vorrei raccontare così l'ispirazione di questo romanzo, ma penso fosse un'idea che avevo da tutta la vita. "Sappiamo già tutto di noi, fin da bambini, anche se facciamo finta di niente" dice Lea, la protagonista della storia. Ho immaginato una donna che capisce di non doversi più vergognare del suo lato buio, l'ansia. Lea odia l'ansia perché sua madre ne era devastata, ma crescendo si rende conto di non poter sfuggire allo stesso è preda di pensieri ossessivi su tutto quello che non va nella sua vita, che, a dire il vero, funzionerebbe abbastanza. Ha tre figli, un lavoro stimolante e Shlomo, il marito israeliano di cui è innamorata. Ma la loro relazione è conflittuale, infelice. "Shlomo sostiene che innamorarci sia stata una disgrazia. Credo di soffrire più di lui per quest'amore disgraziato, ma Shlomo non parla delle sue sofferenze. Shlomo non parla di sentimenti, sesso, salute. La sua freddezza mi fa male in un punto preciso del corpo." Perché certe persone si innamorano proprio di chi le fa soffrire? E fino a che punto il corpo può sopportare l'infelicità in amore? Nella vita di Lea improvvisamente irrompono una malattia e nuovi incontri, che lei accoglie con curiosità, quasi con nessuno è più di buon umore di un ansioso, di un depresso o di uno scrittore, quando gli succede qualcosa di grosso. Daria Bignardi

165 pages, Kindle Edition

First published February 20, 2018

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Daria Bignardi

21 books348 followers

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215 (9%)
1 star
46 (2%)
Displaying 1 - 30 of 190 reviews
Profile Image for Marcello S.
647 reviews291 followers
March 11, 2018
Daria Bignardi l’ho vista qualche volta in tv. Mi è sempre stata simpatica, anche nel suo sembrare, a volte, antipatica e un po’ snob. Però non ho mai avuto un’attrazione tale da farmi avvicinare alle sue produzioni letterarie.
Stavolta mi hanno attirato tre cose: (1) il titolo, (2) l’autofiction e (3) un’immagine su Instagram in cui Daria parlava di Carrère e Knausgård, rilanciando un parere di (!) Jovanotti. A conti fatti, mi sembrava una combo perfetta.

Su queste basi credo di essermi fatto un’idea fuorviante, e cioè che Storia della mia ansia fosse un libro che affrontava la sua esperienza personale recente (leggi: la scoperta della malattia, le cure successive, gli equilibri familiari, le riflessioni personali) romanzata e con lievi aggiustamenti. Tipo La più amata di Teresa Ciabatti, per mettere lì un riferimento italiano recente.
Invece è più che altro il contrario: una storia di fantasia in cui la protagonista, Lea, affronta un percorso in certa parte riconducibile a quello dell’autrice.

Premessa: non vivo la malattia - tumore, cancro, o il nome che preferite darle - sulla mia pelle, ma, senza entrare nei dettagli, posso dire che capisco bene cosa significa. Capisco quando parla di ansie, gioie, tensioni, dolore. E su come ognuno di noi - amici, parenti - la affronti in maniera diversa, senza che questo ci renda migliori o peggiori, ma solo umani.
Quindi per una volta faccio il serio e, al di là del mio inutile commento sull’opera letteraria in sé, mi sento di dire: massimo rispetto e massima stima per te, Daria. Per la voglia e la forza di raccontarci, tra le righe di questo racconto, la tua esperienza. Che più ne parliamo e più la facciamo fuori una volta per tutte ‘sta stronza di brutta bestia.

La vita è fatta anche di abbandoni e bruschi cambiamenti.
Da cui ricominciare a costruire, a tracciare percorsi inediti.
Questo è un libro sul riuscire, o meno, ad essere felici in una storia d’amore.
Sul bisogno di mollare tutto per cercare una propria dimensione.
Sullo spostare gli obiettivi, le priorità, affinché affiori un nuovo pensiero e brilli nuova luce nei nostri occhi.

Personalmente, ho trovato meno interessante il versante Lea + Shlomo + figli. Un po' meglio la parte Lea + Luca. Meglio ancora quando Lea se ne sta per conto suo, sola coi suoi pensieri da diario intimo.

Capitolo migliore: il numero (5). Rotondo, preciso. Il senso del libro si gioca lì. E si gioca lì anche l’immagine che ho di me stesso bambino, circondato dall’ansia di mia madre per qualsiasi cosa fuoriuscisse dalla sua organizzazione mentale. E di come, anche se faccio di tutto per dirmi che non è vero e che se voglio le cose me le faccio scivolare addosso, parte di quell’ansia mi sia rimasta appiccicata addosso.
Peccato che poi, nel libro, il concetto dell’ansia si perda un po’ per strada.

Sono cresciuta col terrore della follia di mia madre e col senso di colpa per non averla saputa proteggere, anche se avevo cinque anni e nessuno proteggeva me.

Non è Carrère e non è Knausgård. In ogni caso non mi pare fosse questo l’intento dell’autrice.
Però è leggero nell’approccio nonostante il tema, quadrato, coi capitoli brevi. In due o tre punti anche abbastanza affilato.
Forse il mix delle due parti - fiction e non fiction - mi lascia un po’ stranito. Quasi che la prima togliesse un po’ di valore alla seconda.

Comunque sia, brava Daria. [67/100]

Da ragazza lo sapevo che per venire amati bisogna prima amare se stessi. Avevo sotto gli occhi mia madre, i suoi inutili sacrifici, la sua ingombrante dipendenza da mio padre, da mio fratello, da me. Volevo essere diversa: indipendente, forte, felice. Quand’è che invece sono diventata come lei? Che cosa mi ha fregato? Quanto tempo è che sono in guerra, io? Trent’anni? Il cancro non è che l’ultima battaglia, e non è stata la più difficile. È stata quella contro me stessa la battaglia più lunga e cruenta. Sono io il mio peggior nemico.
Ma ecco che improvvisamente sono l’orfana nella soffitta, ho solo un mozzicone di matita e una candela, e non aver nulla da perdere mi regala una sensazione inebriante di forza e libertà. Il nuovo monologo, il matrimonio, i figli adolescenti, la malattia: tutte nuove battaglie.
Ora che mi sento sola nella foresta, libera di ricominciare, il futuro è tornato.
Ora che ho perso tutto, l’illusione di essere immortale, di essere giovane, di essere amata, ora che sono sola e affamata e coraggiosa come una belva nella giungla, ora sì che sono libera.
Profile Image for Mohammad.
40 reviews40 followers
October 11, 2024
داستان زن ایتالیایی که با سرطان درگیره و شوهر و فرزندانش تلاشی برای درک و بهبود شرایطش ندارن. تجربه مشابه نویسنده در زندگیش باعث شده احساسات مطرح شده توسط شخصیت اول داستان ناب و دست اول باشه. انقدر که بعضیا شک کردن که کتاب اتوبیوگرافی باشه. زن مدام درگیر رنج و ضعف جسمیه که با تخریب روحیه اش توسط اطرافیان بدتر میشه. ور طول داستان دنبال اینه که حال خودشو مستقل از اطرافیان بهتر کنه. خیلی غیرشعاری و واقعی.
چون تجربه افراد نزدیکمو داشتم و شاید بدلیل همزاد پنداری با زن داستان نمره ۳ تبدیل به ۴ شد. لذت بردم از بازگویی و بازیابی و زنده شدن خاطراتم از زبان رمان خانم بینیاردی.
Profile Image for Pietrino.
160 reviews185 followers
January 18, 2021
Avete mai avuto un coetaneo che vi stesse sulle palle da bambini? Ma no, non perché ci fosse qualcosa di brutto nei suoi confronti. Più un problema suo con voi. Quante ne avete conosciute di persone cosi? Se non li avete presente, forse forse quegli infami eravate voi. (mic drop)
Io ne ho incontrati un po', ma uno in particolare aveva problemi con tutti. Abitava nella mia zona, per cui lo vedevo in tutte le varie occasioni; Oratorio. Chiesa. Celebrazioni. Miniritiri in provincia. E quando ti capitava di incrociarlo, ti dovevi fare il segno della croce. Ne aveva una per ognuno, e non mi riuscivo a dar pace. Crescendo certa gente la ignori, ma anche post adolescenza, una volta incrociato, sistematicamente lo sentivo che stava prendendo per il culo qualcuno che passava di lì per caso e voleva solo farsi i cazzi suoi.

Arrivi ad una certa età che ti rendi conto del perché Shrek voleva soltanto starsene nella sua palude e che nessuno gli spaccasse i maroni.
Altre cose invece, tipo il perché personaggi come il mio coetaneo fossero sempre circondati da persone ad acclamarli, non riuscirò mai a spiegarmele.

Pensare a Daria Bignardi mi fa tornare indietro a quel periodo. A Iggy Pop. Alla prima edizione del Grande Fratello. Alla gente che ti scassava il cazzo da bambino. Son passati più di vent’anni ragazzi. VENTI.
Io penso lei abbia scritto un bel libro, non privo di imperfezioni ma molto valido. Titolo un po’ misleading in quanto più che di ansia trattata marginalmente, si parla di tumore. I personaggi sono odiosi al punto che vorresti prenderli a schiaffi. Tutti quanti. Si impegnano una volta dopo l’altra a fare la cosa sbagliata che te li faccia odiare in tutte occasioni possibili. Eppure è facile empatizzare con loro.
Non lo so perché.
E’ il cancro che rende tutto più accettabile? E’ la tristezza nel vedere una relazione agli sgoccioli e una donna malata che fa di tutto per non mandarla a rotoli? Mentre me lo chiedevo credo che abbia toccato i tasti giusti, per cui eccoci qui. Il libro non è eccelso ma consigliato, perché in un modo o nell’altro ci catapulta in mezzo alla vicenda, il tutto toccando il tema cancro e quello che ne consegue.

Una volta un amico mi ha detto «Non è importante cosa dici, ma piuttosto come lo dici». E forse, facendoti sentire certe cose da vicino con le parole giuste, è andata così. Quando ci sono storie banali (Tipo come è successo con La solitudine dei Numeri Primi o Normal People) mi piace sentirmi superiore quando le disprezzo in maniera genuina. Una roba del tipo «Sono contento che non mi piaccia» - ma a sto giro nonostante tutto la storia mi è piaciuta, quindi mi ha lasciato un po’ così.

Sai come quanto uno che ti sta sul cazzo dall’infanzia muore in un secondo. Un incidente pazzesco tanto che quando tua madre ti dice «Piè, ma lo sai chi è morto?» e poi alla rivelazione l’unica cosa che sai dire è «E sti cazzi?»
Non fate quella faccia.
E’ che io, in certe situazioni, non so proprio come reagire.
Faccio le mie uscite alla cazzo, ma poi me ne pento. Era uno di quei tipi che odiavo, ma quando ci scappa il morto viene tutto ridimensionato.
Sono una persona così brutta da odiare un essere umano fino a quel punto? Nah
Sono una persona brutta per non dire «Era un bravo ragazzo, salutava sempre» oppure lo sono per non ammettere che «Non meritava di morire, ma è sempre stato un miserabile»?
Ditemelo voi.
E quindi finisci in un loop senza fine.

Stai mangiando la tua pasta, alzi la testa per sentire la notizia che congela il tempo, e un attimo dopo torni ad arrotolare gli spaghetti come se niente fosse. Pensi che certe cose possano succedere soltanto agli altri, alla gente del telegiornale che non hai mai visto e conosciuto per davvero. Ma quando la vedi da vicino, il tempo si ferma un po’ più a lungo. Ridimensioni tutto, lasci stare le emozioni negative. E' così che dovrebbe comportarsi un uomo all’alba dei trent’anni.
O almeno credo.

Questo libro è stato un po’ così. Emozioni contrastanti, attimi di riflessione, tanto che alla fine l’ho apprezzato. O che comunque, senza arrivare alle 5 stelle, mi hanno fatto mettere da parte il rancore per cercare di essere una persona migliore.

Peace Off

PS: Raga, ma la Bignardi ha SESSANT’ANNI. Fuck.
Profile Image for Eleonora Sono Io.
139 reviews8 followers
March 20, 2018
È un libro breve ma intenso.
Parla della chemioterapia, di matrimoni falliti e amicizie sincere.
Il tutto è descritto in modo chiaro ed esplicito.
Consigliato a chi ama sentirsi parte di una storia.
Profile Image for Francyy.
678 reviews72 followers
January 10, 2021
Qualcosa non mi convince nelle pur belle pagine della Bignardi. Ho vissuto la malattia vicino ad un malato e non in prima persona, quindi so che alcune cose che scrive sono certamente profonde e vere, ma altre mi sono sembrate meno incisive. La chemioterapia è devastante, la voglia di vivere è parte della malattia, ma il rapporto con il marito mi ha delusa. Belle le parti in cui vi è la ricerca di vita nella natura
Profile Image for Claudia Carobin.
19 reviews1 follower
Read
January 19, 2020
È un libro che si inizia e finisce in una sera. Racconta la storia di una donna, del suo cancro, di un rapporto difficile ma necessario con il marito e di una nuova relazione che la fa sentire più viva. È facile empatizzare con la protagonista, con i suoi mille pensieri aggrovigliati e con il modo in cui analizza se stessa e gli altri. Consigliato.
Profile Image for Ophelinha.
214 reviews34 followers
April 20, 2018
Forse mi aspettavo qualcosa di diverso: una storia sarcastica e pungente su come sia la vita per una persona estremamente ansiosa, soffrendo io stessa di questa condizione. Mai iniziare a leggere un libro giudicando solo la copertina, insomma.
Profile Image for Iacopo Melio.
Author 11 books300 followers
December 19, 2020
Il primo libro che leggo della Bignardi, che adoro come persona e professionista, perciò le aspettative erano alte.
Purtroppo, errore mio, pensavo fosse un libro autobiografico. La storia è comunque valida nel far immedesimare molto bene ciò che si prova nella situazione della protagonista.
Il libro si legge in una giornata, però è scritto molto bene e mi è piaciuto. Lo consiglierei anche o soprattutto a chi si è dovuto o ha voluto “resettare”, ricominciando da capo e ripartendo da se stesso.
Profile Image for Brunetta.
24 reviews6 followers
February 27, 2018
E' un libro molto introspettivo, di quelli che se ti capitano fra le mani nel momento giusto, sbam! (altrimenti anche uff!..).
Comunque, per me è stato SBAM!
Profile Image for •Paola•.
38 reviews5 followers
January 12, 2021
Una storia a tratti leggera, a tratti dura.
Non adattissima ai sensibili. Ho immaginato tutti gli aghi descritti e non è stato facilissimo 😬
Profile Image for Iris ☾ (iriis.dreamer).
485 reviews1,185 followers
April 29, 2019
★★★☆☆

Es difícil explicar como una novela en la que su protagonista sufre una grave enfermedad te puede hacer sentir. En este caso a Lea, una escritora con ansiedad de 49 años le diagnostican cancer de mama. Así es como conocemos sus vivencias desde que empieza los tratamientos de quimioterapia, la extraña y tóxica relación que le une con su pareja y como afrontan y les hace sentir esta terrible noticia.

A través de cortos capítulos la autora nos muestra los sentimientos y pensamientos que tiene Lea ante lo que le está sucediendo. También como convive con la ansiedad y lo que esto conlleva y repercute en su vida. Veremos también como se refugia en la soledad y en una nueva amistad que también comparte su terrible enfermedad y en la que se siente segura y confiada.

Si bien es cierto que la historia me ha gustado creo que le ha faltado profundidad o quizá mi problema ha sido que no he conectado con los personajes. Tanto la protagonista como su pareja me han parecido personas egoístas y no comparto en ningún tipo de caso su perjudicial relación. La trama no es ni mucho menos intrépida pero es uno de esos libros que disfrutas leyendo y no te das cuenta que el tiempo pasa.

Aún así ha sido una lectura rápida y con ciertos momentos dramáticos en los que esperas que pase algo que nunca termina de llegar. Muchas veces el ser humano es sumamente egoísta y olvida el sufrimiento ajeno centrándose solo en lo que siente y padece uno mismo. Este tipo de libros son los que abren los ojos y nos muestran la cruda realidad de muchas personas.
Profile Image for Seregnani.
740 reviews35 followers
September 20, 2024
Primo libro di Daria Bignardi che leggo ed è stato favoloso. Scrittura semplice e racconto molto profondo. Lo consiglio a tutti. Chissà magari ne leggerò un altro di Daria…
Profile Image for Clarice.
81 reviews9 followers
January 7, 2021
( https://www.facebook.com/368022376944... )

Scrivere un parere su questa lettura mi mette un po' in difficoltà, ma ci proverò.
"Storia della mia ansia" racconta il periodo di vita di una donna nel momento in cui scopre di avere un tumore al seno e, nel farlo, porta a galla tante tematiche tanto che, dato la brevità del libro, è come percepire tantissime punte di riflessioni della protagonista, ma senza poi trovare i rami di queste radici; è questo che mi è mancato, il "e quindi", lo scavare e non lo scalfire, il scendere in profondità e leggere di un percorso e non di un inizio; a fine lettura, infatti, mi è sembrato come di aver letto una "prima puntata", come se i capitoli finali fossero perfetti per l'inizio di un romanzo. Questa sensazione di "in potenza" mi ha accompagnata per tutto il libro: molte frasi racchiudevano chiavi di riflessione entusiasmanti, ma poi rimanevano lì, la prima nota di una musica che poi non è stata scritta. Ma forse il libro vuole essere proprio questo, raccontare del principio e basta. Del rendersi conto di "essere in guerra" e non del "dopo".
Perché, d'altronde, "non si prendono decisioni in tempo di guerra" - e forse la risposta alla mia domanda finale è proprio questa.

Lo stile dell'autrice ho potuto apprezzarlo particolarmente nei periodi lunghi e quando si soffermava, senza esagerare, nelle descrizioni, scendendo così più in profondità. Vi ho colto sensibilità e capacità di navigare nei sentimenti che ti farebbero più annegare, sapendoli descrivere bene.
Sono rimasta un po' delusa dalla scelta dell'epilogo del rapporto tra Lea e Luca; speravo in un finale (pur consapevole che sarebbe stato di quella tipologia, per loro - e, in particolare, per lui, ma non riferendomi a questo però) più particolare, più "ostico", se vogliamo, da affrontare e da svelare per la protagonista. Così come speravo in un epilogo diverso con il marito o, comunque, in una presa di coscienza della protagonista a questo riguardo. Ma la questione, penso, è sempre la stessa e cioè che questo è un inizio.

L'ansia sembra non avere tanto spazio, ma non è così; c'è, anche se in modo sottile e il titolo è sicuramente un po' forviante; mi aspettavo un libro che parlasse di questa malattia e non del cancro, ma si può cogliere, nei capitoli finali, come la protagonista ne abbia preso coscienza come di qualcosa che può averla influenzata e la influenzi, senza che, per farlo, debba per forza irrompere con la forma di un attacco di panico.
Perché anche l'ansia silenziosa è distruttiva e non deve, per forza, fare "rumore" per avere lo stesso effetto catastrofico di una bomba.

Il problema è che rimane sempre la domanda "e quindi?"
E quindi, direbbe l'autrice, forse, "non si prendono decisioni in tempo di guerra".
Quella è un'altra storia.
Profile Image for Lucio Aru.
Author 1 book35 followers
March 10, 2018
Di questa Storia mi ha colpito, più che tutto il resto, la verità. La verità che si percepisce fin dalla prima pagina. Oltre ad un senso spietato di libertà. Come mi è capitato già di scrivere altrove, riferendomi a questo libro, già dalla copertina questa piccola Storia ti avvolge e illumina con un "bianco terapeutico". Questa luce è presente all'esterno e all'interno del romanzo. Ed è un po` quella luce chiara, pulita, discreta, mai accecante, che rivedo nell'autrice. Grazie Daria, grazie Lea. Soprattutto grazie di aver condiviso.
Profile Image for Sharon.
22 reviews5 followers
March 20, 2021
“Da ragazza lo sapevo che per venire amati bisogna prima amare se stessi. Avevo sotto gli occhi mia madre, i suoi inutili sacrifici, la sua ingombrante dipendenza da mio padre, da mio fratello, da me. Volevo essere diversa: indipendente, forte, felice. Quand’è che invece sono diventata come lei? Che cosa mi ha fregato? Quanto tempo è che sono in guerra, io? Trent’anni? Il cancro non è che l’ultima battaglia, e non è stata la più difficile. È stata quella contro me stessa la battaglia più lunga e cruenta. Sono io il mio peggior nemico.
Ma ecco che improvvisamente sono l’orfana nella soffitta, ho solo un mozzicone di matita e una candela, e non aver nulla da perdere mi regala una sensazione inebriante di forza e libertà. Il nuovo monologo, il matrimonio, i figli adolescenti, la malattia: tutte nuove battaglie.
Ora che mi sento sola nella foresta, libera di ricominciare, il futuro è tornato.
Ora che ho perso tutto, l’illusione di essere immortale, di essere giovane, di essere amata, ora che sono sola e affamata e coraggiosa come una belva nella giungla, ora sì che sono libera.”
29 reviews47 followers
December 15, 2025
Amo Daria Bignardi quando racconta, quando presenta, quando chiacchiera, quando scrive. Il libro mi è piaciuto tantissimo commovente, ben scritto. Un libro che ti lascia qualcosa, a cui ritornare col pensiero più e più volte
Profile Image for Francesca .
175 reviews
February 25, 2018
tiserveunlibro.blogspot.it

"Mio fratello Piero gioca in camera sua, ma io non ho posti dove nascondermi dal dolore di mia madre perchè lo sento anche attraverso i muri. Ho cinque anni, e anche se mi chiudo in soggiorno, infilo un disco nel mangiadischi e svesto la bambola, sento il suo dolore dentro di me, una spanna sopra l'ombelico, e sto male."

" Ciò che spero di non dimenticare mai è che esiste un mondo parallelo di malati che vive accanto a quello dei sani."

" Non sono pronta per lasciare Shlomo né per accettarlo com'è."



Lea è sposata con un uomo freddo e complicato, ha tre figli abbastanza grandi da essere sufficientemente autonomi, un lavoro appassionante, un gatto, vive da sempre lottando contro l'ansia lasciatale in eredità dalla madre Gemma, e solo ultimamente si trova invischiata in una lotta che non aveva previsto, quella contro il tumore al seno.

Ho letto questo romanzo in un paio di giorni, e ringrazio la Mondadori per avermelo inviato il giorno stesso dell'uscita.
Descrivere la storia che Daria Bignardi racconta in questo suo ultimo romanzo è quasi superfluo; non è tanto la storia che rende straordinario questo libro, piuttosto il fatto che è scritto letteralmente a cuore aperto, con una profondità ed una delicatezza spietate.
Un racconto femminile senza essere femminista, che parla di malattia senza mai risultare patetico, mai banale, una storia di amore talmente imperfetto da sembrare sbagliato, di fragilità che possono diventare risorsa, punto di partenza, semplice accettazione e fatalismo, perchè a volte per chi soffre d'ansia, le batoste della vita possono essere quasi salvifiche "In compenso mi sembra di non soffrire più d'ansia. Di non potermelo permettere. C'è da sopravvivere, e non posso crogiolarmi nei vecchi tormenti."

Avevo già letto ottimi romanzi della Bignardi, e li ho sempre trovati splendidi, emozionanti, di una sensibilità che mi coinvolge sempre in modo totalizzante, e questo sono sicura mi resterà nel cuore ancora più degli altri, con le mille frasi sottolineate e le emozioni che mi ha dato.
Un romanzo meraviglioso, da leggere per non sentirsi sole e per capire il potere della scrittura vera.
Profile Image for Tina.
21 reviews1 follower
July 11, 2022
Il romanzo è scorrevole e leggero, nonostante il titolo e i temi trattati, come la malattia e l'ansia che caratterizzano la protagonista. Ciò nonostante, non posso dire mi sia piaciuto.⁣

Secondo me un libro deve rientrare in una di queste categorie: o ti regala qualcosa (come un insegnamento o una riflessione) oppure ti fa evadere dalla realtà. O, ancora meglio, entrambi. Questo libro non era abbastanza interessante da distrarmi, e al tempo stesso non mi ha portato nulla.⁣

La protagonista alla fine del libro, nonostante venga predicato un cambiamento del suo essere più profondo, non mi è sembrata poi tanto diversa dall'inizio del romanzo (primo tra tutti: ancora sposata con un uomo che la rende profondamente infelice e che non la capisce affatto).⁣

Infine, una cosa che mi aspettavo dopo aver letto il titolo e che poi non ho ritrovato nel romanzo è proprio l'ansia: a differenza della malattia, che è descritta abbastanza bene, non credo che l'autrice abbia approfondito appieno il sentimento che afferma caratterizzare la protagonista. Poteva essere una occasione per affrontare un tema molto complesso, e spesso addirittura debilitante per molte più persone di quanto si pensi; tuttavia, questa occasione non è stata colta.⁣

Di conseguenza, per quanto scritto e letto bene, mi dispiace dire che lo dimenticherò presto.⁣

CITAZIONE: "- Sei senza pelle - mi ha detto una volta Shlomo, disgustato. Sono emotiva, impulsiva, secondo lui irrazionale. Ma senza pelle le emozioni si sentono di più e la mia ansia era la benzina per tutto: scrivere e vivere."

Voto: ⭐️⭐️/5⁣

@libria24fps
Profile Image for Francy.
67 reviews2 followers
June 16, 2021
Letto tutto d’un fiato. Di questo libro ho apprezzato la grande spontaneità che si percepisce, le tematiche, le corde che sceglie sapientemente di toccare l’autrice, che sa parlare di cose difficili, di rapporti madre-figlia complicati, di ansia, di cancro, di paure ancestrali ma sempre conservando una sorta di leggerezza e di autoironia. E così mi son ritrovata a piangere su una pagina e sorridere improvvisamente quella dopo percependo la lacrima salata che mi finiva sul sorriso. Questa si conferma la grande capacità della Bignardi (o dei suoi personaggi almeno) secondo me: saper “sorridere” del e nel dramma, anche amaramente, rimanere in qualche modo leggeri e resistere.
Unico neo: troppo breve, un troppo piccolo assaggio di tutto.
Profile Image for Hella.
658 reviews94 followers
February 2, 2020
Un libro che ho divorato, una protagonista che ho sentito molto vicina. Per quanto il titolo sia fuorviante, mi aspettavo forse più psicoanalisi più che una malattia fisica. Ma c'è comunque tantissimo di studio interiore.
Profile Image for Federica.
21 reviews
March 9, 2020
Scorrevole e ben scritto, ma personaggi tratteggiati molto male. Spoiler: l’ansia non c’entra niente
Profile Image for Tiresia.
236 reviews2 followers
July 23, 2022
A tratti noioso, a tratti interessante, destinato ad essere dimenticato pochi minuti dopo averlo finito.
Profile Image for Deutschlehrerin Camilla .
152 reviews17 followers
January 31, 2024
Assurdo che la protagonista sia rimasta con quel tizio super tossico!
This entire review has been hidden because of spoilers.
Profile Image for Bunny.
248 reviews95 followers
February 27, 2018
Credo che la Bignardi sia tornata sulla retta via :D
All'epoca mi aveva conquistata con "Non vi lascerò orfani" ma poi "Un karma pesante", "Santa degli impossibili" e "L'acustica perfetta" mi avevano delusa tantissimo, li ho trovati delle boiate. Adesso questo suo nuovo romanzo devo ammettere che si difende bene e mi è piaciuto. Non ci sono cambi di rotta senza senso e la storia segue un filo logico (Santa degli impossibili mi era sembrato un compitino ). La prosa è piacevole e anche la protagonista Lea regge bene il suo ruolo.
Profile Image for Gabriella P.
279 reviews11 followers
February 24, 2024
"La dottoressa Parenti aveva sostenuto che ci vogliono tre anni per uscire all'esperienza di un tumore."
Questo libro è arrivato in quello che è il mio terzo anno; per caso, perché è uno di quei titoli che metto in lista sulla fiducia, senza leggere sinossi, per essere letti con la casualità di una scelta arbitraria.
Ci sono momenti in cui scelgo di non scegliere e pesco a caso dalla lista della fiducia.

Il titolo mi ha un po' fuorviata, non so perché mi fossi messa in testa che si trattasse di un libro brillante, in ogni caso mi aspettavo un approccio diverso all'argomento ansia.
E invece mi sono ritrovata a fare i conti con la storia di una donna che scopre di avere un tumore al seno e con molte sensazioni provate di prima mano, ci sono ricascata dentro, riaprendo molte riflessioni personali.

Devo dividere il mio giudizio in due: la storia raccontata e le emozioni suscitate.
Non posso fare diversamente, perché il romanzo è scritto bene, però l'intreccio non mi ha colpita e sicuramente il mio coinvolgimento emotivo mi ha comunque fatto apprezzare maggiormente una storia che in sé non mi è piaciuta.

Non è facile trattare un argomento così delicato come la malattia senza cadere nel pietismo o nella retorica, Bignardi lo fa consegnando alla letteratura una patografia in cui i personaggi non sono necessariamente simpatici, ma sono invece chiari e tangibili i sentimenti suscitati dalla perdita della sensazione di poter controllare la propria vita, dalla precarietà e dalla paura.

Ho sicuramente apprezzato l'assenza di drammatizzazioni forzate, la narrazione fluida come in un flusso di pensieri, la descrizione della malattia e della chemioterapia senza fronzoli, scevra del linguaggio bellico tanto di moda.
La malattia è sempre uno spartiacque, terreno di riflessioni, e questo romanzo diventa, più che il racconto di una donna con un tumore, la storia della paura dell'abbandono.

Ci sono però, di fondo, uno snobismo e un certo classismo nell'intreccio.
La protagonista, Lea, scrittrice di successo borghese un po' viziata, non riesce ad apprezzare ciò che ha finché non teme di perderlo. Si curerà in un'importante clinica privata (non si capisce perché non possa curarsi in un ospedale pubblico, ma sappiamo quanto costa parte dell'intervento e che la provvidenziale assicurazione del marito anaffettivo coprirà tutti i costi), la stessa clinica dove conoscerà il giovane e bel professore Luca, orgogliosamente spiantato (come fa a curarsi nello stesso posto di Lea? ), un bohémien sciupafemmine e infantile.

Non sono entrata in empatia con nessuno dei personaggi e c'è una questione di classe decisamente irrisolta. Essere benestanti non è una colpa, ci mancherebbe, ma il sottotesto qui è che chi ha i soldi "vince tutto": Lea sopravvive, Luca muore, lei prende tutto (resta con il marito anaffettivo ma ricco, riscoprendo l'amore, supera la propria ansia, riprende in mano la propria vita ottenendo grandi successi professionali...), lui sarà liquidato in due righe dell'ultima pagina e tanti cari saluti.

L'ambiguità delle emozioni provate con questa lettura mi ha colpita, tuttavia non è un romanzo di cui riesca a sentirmi entusiasta.
This entire review has been hidden because of spoilers.
Profile Image for Naufragi letterari.
52 reviews28 followers
February 10, 2019
“Ora che mi sento sola nella foresta, libera di ricominciare, il futuro è tornato.
Ora che ho perso tutto, l’illusione di essere immortale, di essere giovane, di essere amata, ora che sono sola e affamata e coraggiosa come una belva nella giungla, ora sì che sono libera.”


La protagonista, Lea, è sempre in costante ricerca di libertà e di conferme: dal marito, dal lavoro e dalla vita.
Una sete insaziabile di certezze che vengono puntualmente deluse.
Poi un giorno qualunque arriva quella diagnosi, la presenza di un tumore, un male nero che le trafigge il petto e si insinua in lei come un ospite sgradito.
Da quel giorno la vita di Lea cambia, le sembra di aver vissuto solo nel dolore e nell’incertezza, tutto cancellato da poche e banali parole che però pesano come macigni.
La bolla in cui viveva, fatta di monotonia e abitudini, esplode e si ritrova obbligata a rivedere tutta la sua vita, le sue priorità è i suoi obbiettivi, tutto viene messo in discussione.
Ci saranno giorni bui e difficili, nuovi incontri e tante cadute, ma in fondo alla corsa c’è sempre il traguardo; raggiunto da Lea tra sacrifici, lacrime, sorrisi e soprattutto nuove consapevolezze: un nuovo futuro e una nuova occasione di vita.

Libro letteralmente divorato con un costante nodo alla gola.
La scrittura di Daria Bignardi è pura e diretta, con la capacità di affascinarmi, coinvolgermi e di emozionarmi sempre.
Profile Image for Laura.
13 reviews
August 27, 2024
Straordinario come questo romanzo sia stato in grado di provocarmi dei fremiti e al tempo stesso cingermi come una calda coperta.
Avendolo ascoltato come audiolibro, riconosco parte della responsabilità per queste sensazioni alla voce di Daria Bignardi, calda e incalzante; tuttavia mi ha affascinato davvero tanto come l’autrice sia stata in grado - ancora una volta - di parlare degli eventi della vita lavorativa, personale e della salute della protagonista e degli altri personaggi coinvolgendo chi legge al punto da sentirsi come fisicamente presenti con Lea, Shlomo o Teresa e simultaneamente un tutt’uno con i loro stati d’animo.
Sconsiglio questo romanzo a chi è particolarmente sensibile al tema del cancro, non per la presenza di chissà quali descrizioni incensurate su sangue o affini, quanto per la scabra e realistica narrazione (per quanto soggettiva all’esperienza dell’autrice, che ha avuto un tumore) di ciò che vive e sperimenta a livello fisico e di conseguenza emozionale una persona con una malattia oncologica.
Davvero notevole anche il percorso della protagonista da lavoratrice, moglie e madre e un tempo giovane figlia alle prese con il rendere prioritario il benessere delle persone che la circondano a una maturazione e un cambiamento che fanno riflettere sull’imperiosa necessità di non trascurare la propria persona.
In conclusione, questo romanzo è stato indubbiamente la mia lettura preferita del 2024 fino ad ora.
Profile Image for Annalisa Lembo.
4 reviews1 follower
December 29, 2020
I personaggi sono incredibilmente fastidiosi, la trama è banale e non mi piace come è scritto. Assomiglia ad altri brutti libri di scrittori italiani che vivono una piccola bolla sociale ricca e noiosa. Se sottolinei in continuazione quanto un personaggio che fa l'insegnante sia poverissimo (a punto da non poter avere un'auto e da vivere in una soffitta fatiscente) e se tutti i personaggi principali campano di velleità è perché hai una visione del mondo molto limitata.
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