Perché quel sorriso, lettore? Sapere ti rende felice. Credi di conoscere tutto quello che ti le app nel tuo cellulare sono in grado di dirti che tempo farà da oggi a due settimane, arrivano a pronosticare il vincitore del prossimo campionato di serie A. Chi ha inventato Internet? Google è Dio? Perché le persone non mi vogliono? Cosa mangiano le tartarughe? Ridi pure, queste domande le hai poste proprio tu, e un programma di analisi ora le sta condividendo con il mondo intero. Eppure non sai che non sei tu a conoscere il mondo, ma è il mondo a conoscere tutto di te.
Sarebbero tre stelline e mezzo ma arrotondo con piacere per eccesso, data l'oggettiva e innegabile qualità della ricerca e la dedizione evidente dietro la stesura. In questo senso è difficile pensare di muovere critiche a Sgobba: è presa come fonte una moltitudine di testi che spaziano in ambiti anche abbastanza variegati e l'utilizzo stesso delle fonti è eccellente. Personalmente ho trovato pesantuccia e talvolta semplicemente noiosa la prima parte, o meglio l'ho trovata pesantuccia nei momenti in cui raccoglie e presenta (anche dettagliamente) teorie legate all'epistemologia o quanto meno alla filosofia in genere; che può essere interessante per un po', però poi se l'ambito ti interessa solo relativamente... eh, finisce col diventare tedioso. La seconda metà è esattamente ciò che mi aspettavo e che volevo da questo testo e l'ho trovata straordinaria. Mi ha insegnato (un po' paradossalmente) tante cose e mi ha dato tanti spunti su cui ragionare. In generale un bel testo, consigliato spassionatamente a chi mastica con piacere testi di filosofia; consigliato anche gli altri, ma con qualche riserva in più.
Mi sento perennemente ignorante. Ebbene sì. Non so moltissime cose, e quando provo a colmare le mie lacune, mi rendo conto di sapere ancora meno di prima. È una problematica che mi accompagna da tutta la vita, dunque naturalmente sono stata attirata da questo saggio di Antonio Sgobba sull'ignoranza.
Prima di tutto: cos'è l'ignoranza, e perché dobbiamo o non dobbiamo combatterla? In seguito: l'ignoranza è dannosa? e se no, perché viene trattata come una malattia contagiosa? Chi è ignorante, chi non lo è? Ma soprattutto: è veramente possibile NON essere ignorante, e perché dovremmo desiderarlo? Ho trovato dentro questo libro moltissime risposte e altrettanti spunti di riflessione, raccontati con serietà e l'occasionale occhiolino sarcastico che adoro trovare nei saggi. Consigliato, consigliatissimo.
Non credo di essere mai rimasta così tanto delusa da un libro. Mi aspettavo un saggio illuminante, da riempirci pagine e pagine di appunti, e invece mi sarò segnata sì e no dieci frasi; in compenso ci sono: - Quattro o cinque definizioni diverse del termine ignoranza, alcune lunghe anche una-due pagine, tutte che dicono fondamentalmente la stessa cosa; - Una quantità immensa, formidabile, abissale di banalità totali; - Un lungo e accuratissimo racconto di episodi storici e di cronaca, il più delle volte semi-sconosciuti, magari anche di qualche interesse di per sé ma di scarsa attinenza con il tema trattato; - Citazioni su citazioni su citazioni, e subito dopo spiegazioni che spiegano le citazioni ripetendole fondamentalmente parola per parola; - Gli stessi pochissimi concetti ripetuti ad nauseam senza dare argomentazioni, ma semplicemente ripetendoli e sperando vagamente che qualcuno entri per osmosi nel cervello del lettore. Delusione totale.
Questo libro purtroppo non ha soddisfatto le mie aspettative. L’ho trovato a tratti estremamente noioso. Credo che questo sia dovuto al fatto che un terzo del libro è costituito da citazioni, spesso lunghissime, che rendono la lettura davvero tediosa. In alcuni passaggi è un continuo citare. Voglio dire… esistono le note a piè di pagina per un motivo. Inoltre, alcuni esempi presentati dall’autore non hanno, a mio avviso, alcuna rilevanza, oppure la stessa è ai minimi termini. Insomma, il libro risulterebbe più scorrevole se accorciato della metà. Il testo racchiude certamente informazioni importati e aneddoti curiosi però lo stile di scrittura non mi è piaciuto per nulla.
Un ottimo saggio illuminante e approfondito : dopo un’introduzione accattivante , la parte iniziale e’ forse un po troppo teorica e specifica anche se propedeutica per la seconda , che invece ingrana e ti tiene incollato alle pagine . Per chi e’ interessato alla filosofia del non sapere , imperdibile.
Tutti pensiamo di sapere cosa sia l' ignoranza: la mancanza di conoscenza. Ma le cose non sono così semplici. Come spiega questo libro articolato e assai interessante, esistono vari tipi di ignoranza: quella socratica di chi sa di non sapere, quella assai più pericolosa di chi non sa e crede di sapere, quella metafisica dell'inconoscibile. Poi c'è chi vive l'ignoranza come un fatto identitario e di orgoglio, e in base a questo miete consensi (vedi alla voce Trump ma non solo), e c'è chi è ignorante per scelta perché non ha fiducia nella conoscenza.
Si tratta di un testo scritto con chiarezza esemplare (salvo qualche punto in cui sarebbe richiesta un po' di conoscenza filosofica pregressa, ma sono pochi) e che in certi casi (solo certi!) riabilita il concetto di ignoranza: l'ignoranza come umiltà di non poter sapere e conoscere tutto, in qualche modo imparentata al complesso dell'impostura (avere l'impressione di essere le persone sbagliate al posto sbagliato - un efficiente stimolo a migliorarsi se non diventa una nevrosi) o l'ignoranza congenita al processo creativo (l'artista o lo scrittore che inizia un'opera senza sapere come la svilupperà e che cosa diverrà una volta ultimata). I riferimenti storici e letterari, oltre che filosofici, sono moltissimi; ci sono anche attente analisi alla cultura dell'informazione che va per la maggiore (internet e dintorni). In particolare si sottolinea il paradosso di una mole di informazioni sterminata e la palese difficoltà di accedervi, nonostante l'efficienza degli algoritmi di ricerca; e poi ancora il rischio di trovarsi all'interno di bolle che ci fanno vedere esattamente quello che vogliamo vedere (caso classico, i social) lasciandoci nell'ignoranza più totale rispetto a ciò che c'è fuori.
Un testo interessante, esauriente e documentato che molti insegnanti di scuola superiore potrebbero e dovrebbero mettere nelle mani dei loro allievi per indurre alla riflessione e alle ragioni della conoscenza (e dell'ignoranza, l'inevitabile altra faccia della stessa medaglia).
a vastità delle conoscenze è inconoscibile, non si può sapere sempre tutto, più si studia e più si conosce. Si tratta di semplici affermazioni che riflettono alcune verità dell’esistenza dell’uomo. Infatti quanto è vero che, in generale, l’uomo ha sete di conoscenza, è anche vero che non riuscirà mai a esplorare tutti i campi del sapere e ci sarà sempre qualcosa che gli rimarrà ignoto. In quest’ottica la conoscenza e l’ignoranza vanno di pari passo e sono persino complementari: al crescere della propria conoscenza, cresce anche proporzionalmente (ma non per forza) la propria ignoranza. Eppure si tende spesso a parlare del lato buono della medaglia piuttosto che di quello cattivo, ma per una volta la prospettiva si ribalta: in “? Il paradosso dell’ignoranza” Antonio Sgobba disquisisce sullo stigma della società, l’ignoranza, che pure va tanto di moda oggigiorno. Come ogni cosa, anche l’ignoranza ha radici profonde e l’autore ci porta così alla sua scoperta, partendo dal movimento americano “Know nothing”, nato negli Stati Uniti a metà del XIX secolo, passando per l’Italia fino ad arrivare ai giorni nostri, dove abbiamo l’impressione di poter sapere tutto in qualsiasi momento, grazie a Internet, che diventa però da opportunità anche un impedimento.
L'argomento trattato è molto interessante e per certi versi sorprendente, non sapevo di non sapere il significato di ignoranza!
C'è tanta filosofia (di cui qualcosa ricordavo dai tempi del liceo, Popper in particolare) ma ci sono anche tanti aneddoti curiosi ed esempi molto attuali (anche la celeberrima "gaffe" a L'eredità) ad alleggerire la lettura.
Probabilmente il lettore meno smaliziato troverà noiosi i vari "pipponi" filosofici ma è una lettura che consiglio a tutti (almeno il Prologo, dai...)
This book was a really interesting reading, and it gives you a lot of interesting food for thoughts. It's a book about ignorance, and the author talks about the different kinds of ignorance, about the studies that people did during the history about ignorance, and about the social and economic and political impact of the ignorance. I loved some chapters, and I found boring others, but all in all, it's a really interesting reading.
Ascoltato su Audible. Da grande ignorante, ero curiosa di leggere questo testo, che è stato a tratti molto scorrevole e a tratti un po' più ostico a causa delle mie lacune sulla materia filosofica. Però, in generale, l'ho trovato interessante.