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178 pages, Paperback
First published January 1, 1949
Di tutt'altra natura è l'attaccamento e la fedeltà di quelle razze che hanno nelle vene sangue lupino. In luogo del persistente attaccamento infantile che distingue soprattutto i nostri comuni cani domestici, discendenti dallo sciacallo dorato, prevale in quelli una fedeltà virile. Mentre lo sciacallo è in sostanza un animale selvatico stanziale e si nutre principalmente di carogne di animali, il lupo è un predatore quasi puro e nella caccia, specialmente quando si tratta di selvaggina grossa, deve poter contare sulla solidarietà dei compagni di branco. Per soddisfare le sue notevoli esigenze alimentari un branco di lupi è costretto a superare grandi distanze. Durante queste migrazioni deve mantenersi ben compatto per poter sopraffare le prede più grosse. Una rigida organizzazione sociale, una perfetta ubbidienza al capo del branco e una assoluta solidarietà nella lotta contro gli animali più pericolosi sono le condizioni preliminari per il successo nella precaria esistenza dei lupi. Ciò spiega la già accennata differenza di carattere fra i cani aureus, discendenti dallo sciacallo e quelli di origine lupina; i primi vedono nel padrone il genitore, i secondi il capo del branco; quelli sono infantilmente devoti, questi hanno una fedeltà, per dire, da uomo a uomo'.
Nella speranza che Senta lo portasse subito nella cuccia, deposi il dingo al suolo. Infatti, fra i mammiferi, se si vuol far si che una madre adotti un piccolo non suo, si deve presentarglielo fuori dal nido e in modo che appaia, quanto più è possibile, bisognoso di aiuto, e ciò allo scopo di scatenare più fortemente in lei l'istinto della cura della prole'. Se lo si depone fuori, può darsi persino che la madre adottiva porti essa stessa amorosamente il piccolo trovatello nel nido; se invece lo trova già dentro, fra i suoi piccoli, può sentirlo come un intruso e divorarlo.
D'altra parte anche l'introduzione del piccolo estraneo nel nido non è una garanzia vera e propria che esso sarà adottato. Soprattutto fra i mammiferi inferiori, come ratti e topi, avviene molto spesso che un piccolo trovato fuori dal nido scateni dapprima nella madre l'impulso a ritirarlo dentro, ma poi, quando se ne sta in mezzo agli altri piccoli, esso viene riconosciuto come estraneo e divorato.
Pareva che Senta avesse fretta; non si diede neppure la pena di annusare il piccolo dingo per sentire se, diciamo così, era del proprio sangue, ma si chinò subito con le mascelle spalancate sul piccino frignante per afferrarlo con quella presa sicura con cui le cagne trasportano i cuccioli. Ma così facendo, l'odore selvatico è sconosciuto che il piccolo dingo si era portato appresso dal giardino zoologico la colpì in pieno. Spaventatissima fece un salto indietro, si allontanò di qualche metro, sempre a bocca aperta, sputando e soffiando come un gatto, per tornare poi ad avvicinarsi a annusare con grande fratello il cucciolo.
D'altro canto, il fatto che già al secondo giorno dopo il nostro arrivo il cane ci accompagnasse in una lunga gita con gli sci non mi pareva un segno di carattere da parte dell'animale. Ebbi l'impressione che si trattasse di un Kalfakter molto a torto, devo dire, perché ben presto si vide che non correva dietro a noi, bensì a me personalmente. Quando poi una mattina lo trovai che dormiva davanti alla porta della mia camera, cominciai ad assumere un atteggiamento più distaccato, intuendo che stava per germogliare un grande amore canino. Ma era già troppo tardi: il giuramento di fedeltà era pronunciato. Al momento della mia partenza la tragedia fu chiara. Quando volli prenderlo per impedirgli di correrci nuovamente appresso, Hirschmann rifiutò di ubbidire. A coda bassa, tremante di eccitazione, si teneva a debita distanza e i suoi occhi d'ambra dicevano: << Puoi chiedermi qualunque cosa, ma non di lasciarti ». Capitolai. « Signor guardaboschi, quanto costa il cane?».
È triste ma innegabile che una accurata selezione di caratteri fisici non è conciliabile con una selezione di caratteri psichici. Gli esemplari che rispondono a tutte le esigenze in entrambi i campi sono troppo rari per poter fondare solo su di loro la continuazione di una razza. Come io non conosco un solo scienziato veramente di genio che sia anche un Apollo, o una donna che incarni la bellezza ideale e sia dotata di un'intelligenza più che mediocre, così non conosco alcun campione di una qualsiasi razza canina che vorrei avere come mio cane. Con ciò non voglio dire che questi due diversi ideali si escludano necessariamente a vicenda: non si vede perché un cane di razza eccezionalmente bello non potrebbe essere dotato anche di eccezionali qualità psichiche; ma ciascuno di questi ideali è già di per sé abbastanza raro perché non sia estremamente improbabile trovarli riuniti in un unico soggetto.
E' ovvio, d'altro canto, che su questo non si può contare e perciò non posso poi prendermela tanto con quelle persone sensibili che non vogliono saperne di avere un cane pensando al dolore che procurerà loro l'inevitabile distacco.
Però, pensandoci bene, con loro ce l'ho davvero. Nella vita umana è fatale che si paghi ogni gioia con un tributo di dolore, e l'individuo che si proibisce le poche gioie lecite ed eticamente ineccepibili dell'esistenza per paura di dover pagare il conto che il destino prima o poi gli presenterà, non posso in fondo considerarlo altro che un povero essere gretto e meschino. Colui che vuol far l'avaro con la moneta del dolore si ritiri in una soffitta come una vecchia zitella e vi rinsecchisca pian piano come un tubero sterile, che non ha mai portato frutti.