„Idealistă, extremistă și anarhistă, Evghenia Iaroslavskaia-Markon a avut, se pare, un destin la înălțimea tragică a epocii sale. Acuzată de «propaganda antisovietică», a fost închisă și executată în 1931 în lagărul de muncă din insulele Solovețki, o parte a vastului «Arhipelag Gulag» (cum l-a denumit Soljenițîn) care se va întinde încet, încet de la un capăt la altul al Uniunii Sovietice. Confesiunea, scrisă chiar înainte ca autoarea să fie executată la vârsta de 29 de ani, a fost descoperită în arhivele FSB în anul 1996.” Le Devoir „Nu e nici scenariu de film, nici ficțiune literară, e o poveste adevărată, reconstituită cu minuție în arhivele rusești. Cartea de față prezintă documentul autobiografic redactat de protagonistă, dimpreună cu o întreagă documentație de arhiva care i s-a alăturat spre completare. O veți citi însă ca pe un roman, iar la sfârșitul lecturii nu veți reuși să o uitați prea curând.” Alina Pavelescu
“ (…) giuro di vendicare con la parola e con il sangue tutti coloro «che non sanno quello che fanno». Giuramento questo a cui terrò fede, a meno che, s’intende, questa mia autobiografia non sia destinata a diventare un «autonecrologio»…”
Questa foto è stata per me una calamita: semplice nel suo ritrarre una donna che indossa un cappotto all’apparenza dozzinale. Un bianco e nero di una sguardo colto di profilo: serio e concentrato su qualcosa che non ci è permesso di vedere ma che restituisce l’idea dell’essere caparbio, determinato. Intrigante. In realtà questo libro è quanto mai lontano dall’essere mediocre come il titolo scelto da Guanda o chi per essi potrebbe far credere perché si tratta di un documento storico vero e proprio. La Direttrice del centro di ricerca e d’informazione Memorial di San Pietroburgo, Irina Flige, nel 1996 scopre per caso il memoriale negli archivi dell’FSB (Servizi segreti che avevano sostituito il KGB). In questo documento EJM racconta per l’appunto la sua vita. ” scrivo questa autobiografia non per voi, organi inquirenti (se fosse servita solo a voi, non mi sarei nemmeno sognata di scriverla!). Semplicemente, ho voglia di «imprimere» la mia vita sulla carta, ma di carta non riesco a trovarne, tranne che nell’Ufficio informazioni e indagini (la carta è scomparsa dalla nostra Unione: non per niente «la produzione rinasce e l’economia si attrezza»). La scrivo per me. Scrivere per distorcere la realtà non m’interessa. E poi non ho niente da perdere. Ecco perché sono sincera.”
Dunque il mémoir è scritto di pugno da Evgenija Jaroslavskaja-Markon ed è allegato ai documenti dell’interrogatorio, l’atto di accusa ed un estratto del processo a cui fu sottoposta. Ma chi era Evgenija Jaroslavskaja-Markon?
Nata nei primi del ‘900 a Mosca da un’agiata famiglia ebraica, dopo essersi laureata in filosofia, sposa il poeta e romanziere Aleksandr Jaroslavskij che verrà poi arrestato nel 1928 ( e che lei non vedrà mai più libero) ”con l’accusa di «avere gettato discredito sull’Unione Sovietica durante il suo soggiorno all’estero tramite calunnia sulla stampa estera e dei russi bianchi»” Con due protesi ai piedi (dopo essere stata investita da un treno), anarchica, ladra, deportata sulle Solovki, condannata a morte, giustiziata a ventinove anni: questo lo scheletro di ciò che EJM ci racconta aggiungendo aneddoti e affermando quelle che sono le sue convinzioni sociali e politiche. Sicuramente una ribelle che scelse spontaneamente non solo di opporsi al regime sovietico ma anche di amalgamarsi ad una classe sociale che lei reputava di grande ricchezza umana: la mala, la delinquenza. Così esperimenta il vagabondaggio, il furto e l’imbroglio facendo persino l’indovina.
” Ma, come ho già detto, amo la vita reale! Per giunta, fin dall’infanzia ho la passione di provare tutto sulla . mia pelle… Che bassezza simpatizzare con il mondo del crimine, osservarlo tenendosi al margine, se non addirittura darsi agli «esperimenti sociali» travestendosi, come alcuni eccentrici giornalisti occidentali che, nei panni di barboni, trascorrono una notte al dormitorio o s’introducono in un losco tugurio, e da lì direttamente in una vasca per ripulirsi con un bagno mattutino di tutto quel lordume e magari, orrore!, trovare un pidocchio! No, ho deciso di immergermi per bene nella feccia, e non come una «straniera blasonata», ma come una loro pari: ho deciso di imparare a rubare…”
Incredibilmente sarà proprio l’arresto del marito a farla sentire libera di essere se stessa e dunque scegliere la strada. Questo documento allegato ai verbali di polizia è di una sincerità spiazzante EJM non solo delinea la sua vita tratteggiando il percorso attraverso il quale si sono formate le sue convinzioni politiche ma dichiara candidamente le sue trasgressioni alla legge. E c’è dell’orgoglio nelle sue parole che è invidiabile per la forza con cui dimostra di essere fedele non tanto alla sua ideologia ma a se stessa.
” Un tempo simpatizzavo per il partito dei bolscevichi e ho anche fatto parte per qualche mese (dal 1917) del gruppo dei mežrajoncy,1 che si erano dati l’obiettivo di unire le diverse frazioni menscevica e bolscevica in un unico partito socialdemocratico; ora però non ammetto nessuna collaborazione con un potere sovietico che ha screditato le idee della rivoluzione nascondendosi ipocritamente dietro il nome dei soviet, sui quali in realtà non fa nessun conto, governando sotto la spinta di un pugno di intellettuali: il Comitato centrale, aggrappato al potere.
Lo scritto è datato 3 febbraio 1931. Quattro mesi e mezzo dopo, il 20 giugno, EJM sarà fucilata nel cortile del reparto d’isolamento del gulag delle Solovki.
” Eccovi dunque la mia vita: la vita di una ginnasiale rivoluzionaria, di una studentessa sognatrice, della compagna di Aleksandr Jaroslavskij, il più grande degli uomini e dei poeti, di una perenne viaggiatrice, di un’antireligiosa girovaga, di una corsivista di Rul’, di una strillona, di una ladra recidiva e di un’indovina vagabonda! Scritto di mio pugno, Evgenija Jaroslavskaja 3 febbraio 1931 Carcere disciplinare Zajčik”
Evgenija Markon è una ragazza nata nel 1902, vive la rivoluzione russa del Febbraio 1917 da adolescente piena di prospettive positive per il futuro sovietico, vede nella rivoluzione una possibilità di rivalsa e di una società più giusta. Questo proposito pian piano si sgretolerà fino a cambiare totalmente le ideologie, diventando controrivoluzionaria (a modo suo) e dando la colpa del degrado e della corruzione a quelli che pensava i salvatori. Nei primi anni Venti incontrerà una persona (Aleksandr Jaroslavskij), che cambierà la sua vita. Il libro "La ribelle" è il suo memoriale, scritto di suo pugno, con totale sincerità e passione, ci racconta la sua personale lotta contro l'ingiustizia, l'oppressione da parte del regime sovietico, per la libertà e contro la corruzione dilagante...
Înfiorătoare de la început și până la sfârșit, și nu din punctul de vedere al scriiturii... care este doar o confesiune a unei femei condamnate la moarte. Deși, după „Argipealgul Gulag” al lui Soljenițîn nimic nu mai pare la fel... Recenzia... bine, nu recenzia, impresiile de lectură, deoarece evenimentele din Rusia anilor 1917-1931 îmi sunt aproape complet necunoscute, pe FanSF: https://wp.me/pz4D9-2KA.
Une lecture courte, frappante. Un récit d'une jeune femme révoltée et qui griffonnera ces 39 feuillets à quelques heures de son exécution.
Si vous doutez de la dictature bolchévique, lisez ce récit. Mais c'est aussi celui d'une jeune femme de 29 ans à la vie exceptionnelle, qui brûlait la vie par les deux bouts, impressionnant.
Yevguenia fue una mujer muy interesante, uno puede no estar de acuerdo con algunas de sus ideas (como es mi caso) pero sigue siendo un texto interesantisimo de leer. El libro es una especie de biografía que la misma autora escribió, se entiende que es un texto de confesión una vez presa, no es clara bien la intención, o por lo menos para mi no lo es. En ella explica un poco de donde viene, sus estudios y su amor con el poeta Yaroslavski, también un poco el camino ideológico que tuvo y como es que llegó a ser una condenada a muerte a sus 29 años, misma condena que se cumple después de la escritura de este texto. Markón tenía una fascinación por el mundo del hampa, encontraba en este segmento social el espíritu de la verdadera revolución, aquellos que siempre estarán fuera de la ley, sin importar de quien o cual sea, por lo que intenta por muchos medios mezclarse y pertenecer a ellos, sobre esta idea va mucho el libro, todo lo que hacía y lo que pensaba hasta el momento de ser procesada. Me parece un libro muy interesante desde una perspectiva no muy conocida de la represión soviética, muy bueno y sin duda no hay desperdicio en leer este importante libro.
Unul dintre cele mai uluitoare manuscrise ale GULAG-ului. De mică întindere, din cauza condiţiilor speciale în care a fost scrisă, mărturia Evgheniei Markon concentrează deopotrivă mediul efervescent, nonconformist şi toxic al cercurilor anarho-revoluţionare, exilul rusesc interbelic, universul sordid şi fascinant al marginalilor şi grozăvia represiunii. Cartea este confesiunea ultimă a unei răzvrătite care a abandonat mediul universitar în favoarea celui infracţional şi a lăsat compania intelectualilor de stânga pentru tovărăşia hoţilor şi prostituatelor. Ea ne face o idee despre panorama atât de complexă a revoluţionarilor ruşi. Una dintre ideile de căpătâi ale tinerei executate la doar 29 de ani este aceea că orice revoluţionar ajuns la putere devine contrarevoluţionar; ca atare, singurii răzvrătiţi autentici ar fi marginalii şi infractorii notorii. Pentru că nu vor ajunge niciodată la putere...
Un document interesant prin literatura autobiografică și prin excentricitatea sa. Chiar dacă e despre o victimă a deportărilor bolșevice, condamnată la moarte, viața și ideile „victimei” nu par să fie deloc nevinovate. Un idealism revoluționar care nu poate decât să sfârșească într-o puternică confruntare cu regimul politic. Și regimul politic tot timpul câștigă.
Un livre court mais très très fort, à condition de ne pas se laisser décourager par l'autobiographie exaltée qui compose son premier tiers. Mais dès lors qu'Evguénia Iaroslavskaïa-Markon se retrouve séparée de son mari, qu'elle gagne par conséquent en autonomie et qu'elle décide de s'investir totalement dans la pègre, le récit s'élève et c'est un déchirement quand vient le moment de lui dire adieu. Le témoignage (glaçant) d'un garde du Goulag qui a assisté à son exécution, et une post-face (passionnante) par l'historienne qui a le plus étudié Evguénia Iaroslavskaïa-Markon complètent ce livre.
Quelle femme étrange: une volonté de fer, des idées bien arrêtées et un gout pour le truandage. Tout cela dans le cadre de la Russie soviétique et avec sa vie en viatique. Je ne suis pas sure d'avoir aimé mais cela secoue.
3,5 Yevguenia Yaroslávskaia-Markón escribió su biografía apresuradamente en una celda con 29 años, poco antes de ser fusilada en las islas Solovkí. Nacida en el seno de una familia burguesa de Moscú, "se convence rápidamente de que el mundo de los bajos fondos es la única clase verdaderamente revolucionaria" Así, tras viajar por toda Europa con su marido y tras la detención de este, por convicción política y también por cierto amor -que no he logrado entender- al riesgo, decide vivir en la calle y convertirse en ladrona.
Comencé la lectura de esta autobiografía con muchas ganas de conocer más sobre la vida de esta mujer. El prólogo de Olivier Rodín me proporcionó las primeras pinceladas y probablemente las más interesantes, algo que no jugó del todo a favor de la lectura en su conjunto. Si volviera a enfrentarme a Insumisa, leería este prólogo después de la autobiografía dejando que fuera primero la propia protagonista la que me sorprendiera.
Y digo sorprender porque es una autobiografía que no te deja indiferente. Algunos pasajes de su vida son escalofriantes, pero más aún lo es la forma que tiene de contarlos, como si sus emociones hubieran quedado congeladas. Quizá saber más de la joven Yevguenia, conocer a su madre y la influencia de esta en su vida me hubiera permitido comprender mejor algunos rasgos de su carácter, pero no creyó conveniente incluir estos detalles en su autobiografía.
"Si viera ahogándose a un agente de la Cheká, sin dudarlo, le tendería la mano para salvarlo, pero eso no me impediría, por supuesto, disparar a ese hombre en cumplimiento de su deber. Le dispararía como a un perro (o como un agente de la Cheká, que es lo mismo). Un trapo sucio no tiene la culpa de que lo hayan utilizado para limpiar el inodoro, pero cuando ese trapo sucio ofende a la vista, ¡habría que tirarlo a la basura...!"
Insumisa no es una lectura para todo el mundo. Es muy dura y puede resultar lenta si, como yo, debes consultar cada una de las notas para familiarizarte con algunos términos. Sin embargo, por el hecho de conocer a una mujer como Yevguenia y descubrir algunas de sus reflexiones políticas, merece la pena.
Como testimonio histórico es Interesante, pero no creo que merezca que la mitad del libro sea una contextualización histórica. Creo que hubiese ganado más como una obra sola y confiando más en la propia autobiografía de la autora.
Superbe petit livre très émouvant. Écrit dans un goulag par une femme qui sait qu'elle va mourir mais qui veut expliquer sa courte vie emportée par la machine de mort soviétique des années 30.
Me ha fascinado Yevguenia Yarolávskaia (1902-1931), una mujer rebelde, antibolchevique porque considera que el sistema ha traicionado a la revolución. ‘Insumisa’ es su autobiografía, escrita en el Gulag (isla Solovki), cuando intuye que será ejecutada. La edición es fabulosa – fue premio Nollegiu- incluye unos apéndices interesantísimos: el interrogatorio, la sentencia, el testimonio de un guarda, y la historia descubrimiento de los manuscritos. ¡Vaya pulso tiene la narración! Las descripciones son vivas: la revolución cuando es adolescente, el mundo de los poetas anarquistas, el tándem creativo que forma con su marido, los bajos fondos, el Gulag. Cuando su marido es arrestado, Yevguenia vive una temporada en las calles, vendiendo periódicos y flores, robando después. Es ratera por convicción: para ser la igual del lumpen proletariado, en el que ve la esperanza de la revolución. Juega a ser vidente para sobrevivir. Impresiona su confesión, en la que expone ideales y acciones políticas que la condenan. Valiente hasta el final, una vida intensa, apasionante.
Fille d'universitaires élevée dans la bourgeoisie moscovite devenue marginale vivant aux côtés de la pègre de Petrograd. Soutien déçue de la révolution soviétique devenue anarchiste invalide opposante au régime.
Cette biographie écrite dans sa cellule en Sibérie quelques mois avant son exécution pour terrorisme nous retrace le parcours d'Evguénia Iaroslavskaïa-Markon, une figure passionante et profondément révolutionnaire.
Plus qu'un témoignage de la révolution bolchévique, de la répression du régime ou encore de la pègre russe des années 30s - l'autrice nous partage (à nous et à ses gêoliers) sa vision et sa construction politique dans un contexte révolutionnaire russe.
Quedo completament fascinada amb Evgenia Iaroslavskaia-Markon, la seva vida, la manera en què va empènyer per viure el més proper sempre a la seva ideologia i sobretot a sabotejar els bolxevics. He llegit la versió en anglès "With Blood and Words" de Roofdruk Editions, i tot i que el text és una traducció de la seva autobiografia, i, per tant, és molt proper, llàstima no saber rus per realment llegir-la a ella en les seves pròpies paraules, per llegir la seva venjança.
Es diferente a lo que pensaba cuando lo comenzé a leer, pero no deja de ser interesante. Nos presenta una postura política poco conocida, al menos por mi: la oposición a la revolución bolchevique en el momento de la construcción del estado soviético no desde una postura monarquica, conservadora o capitalista, sino en extremo anarquista. Pero además, no vemos un movimiento político trascendental, sino la historia de una mujer que simplemente ejerce estos ideales en su vida, en su lucha personal. Como dice el prólogo, es una insumisa sin partido, sin Dios y sin amo.
J’ai eu du mal à rentrer dedans, pour des raisons de compréhension des termes politiques employés notamment. J’ai finalement apprécié l’autobiographie qui glace le sang puis les annexes du gardien présent à sa mort, de quelqu’un qui l’a connu. Ça m’a fait renouer avec la Russie et donné envie d’en lire plus!
Una suerte de autobiografía express que se ha convertido en una especie de himno del hampa y de los anarquistas. Yarovslávskaia describe de forma muy breve su breve y alocada vida. Entre líneas va filosofando sobre cuestiones como "quiénes son los verdaderos revolucionarios", alegando que son los seres maleantes y marginados. El texto viene acompañado de un posfacio escrito por Irina Fliege, Directora del centro de investigación e información Memorial de Moscú, así como con extractos de las actas de acusación y un relato de un ex-guardia del campo de concentración en el que se hallaba.
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“Eccovi dunque la mia vita: la vita di una ginnasiale rivoluzionaria, di una studentessa sognatrice, della compagna di Aleksandr Jaroslavskij [...], di una perenne viaggiatrice, di un’antireligiosa girovaga [...], di una strillona, di una ladra recidiva e di un’indovina vagabonda!”
Una celda. 29 años. Sabe que va a morir fusilada. Escribe su historia lejos de la imagen de la «construcción del socialismo», es el Moscú y el Leningrado de los marginados, los borrachos y las prostitutas. Los disidentes: por obligación y por vocación. @armaenia_ed