Ci sono attimi che contengono la forza di una vita intera. E Filippo vive uno di quei momenti il giorno in cui, per la prima volta, riesce a rispondere al professore che lo umilia da sempre. Fuggito da scuola vuole solamente raggiungere Giorgio, il suo migliore amico, che si sta domandando perché non sia riuscito a piangere al funerale del fratello. Sono solo due adolescenti, ma sono in lotta contro il mondo da cui non vogliono più essere sopraffatti. E, mentre sono fermi in macchina a un parcheggio, arriva una ragazza che corre a perdifiato verso di loro. È Clo che ha appena rubato un telefonino, perché quello è il modo per spezzare la pioggia che sente dentro. Basta uno scambio di sguardi e i tre si capiscono, si riconoscono, si scelgono. La voglia di cambiare è impressa nei loro volti. Quello è il momento giusto per prendere coraggio e seguire i desideri. Clo sa come aiutarli. Basta scrivere su un biglietto cosa potrebbe renderli felici. Lei ha lo zaino pieno di motivi per cui essere grati alla vita. Ora anche Giorgio e Filippo devono trovare il loro motivo speciale per cominciare a vivere senza forse. Ma non sempre chi ci è accanto è sincero del tutto. Clo non riesce a condividere la sua più grande speranza per il futuro. Perché a volte si è troppo giovani per capire che esiste qualcuno pronto ad ascoltare. Perché a volte ci sono segreti che non si è pronti a rivelare. Per farlo bisogna realizzare che non bisogna temere l'arrivo della felicità per toccarla davvero.
Enrico Galiano è nato a Pordenone nel 1977. Insegnante in una scuola di periferia, ha creato la webserie Cose da prof, che ha superato i venti milioni di visualizzazioni su Facebook. Ha dato il via al movimento dei #poeteppisti, flashmob di studenti che imbrattano le città di poesie. Nel 2015 è stato inserito nella lista dei 100 migliori insegnanti d’Italia dal sito Masterprof.it. Il segreto di un buon insegnante per lui è: «Non ti ascoltano, se tu per primo non li ascolti». Ogni tanto prende la sua bicicletta e se ne va in giro per il mondo con uno zaino, una penna e tanta voglia di stupore.
Chi ha letto questo libro di Galiano capirà la mia nota iniziale, chi non lo ha fatto lo legga per comprenderla. Sul fatto che Enrico Galiano sapesse scrivere non avevo dubbi e non perché è uno dei prof più famosi d'Italia, anche il mio docente di lettere alle superiori sapeva il fatto suo, ma di sicuro non avrebbe avuto questa dialettica diretta che arriva dritta all'anima. Quando mi imbatto in un post dell'autore su Facebook lo leggo e lo rileggo incantata, e così mi è capitato anche col romanzo: ho sottolineato diverse frasi e a lettura ultimata le ho rilette.
Nel libro si intrecciano le vite di tre adolescenti che, in un arco temporale di 24 ore, tra gesti quasi folli e alzate di testa, riescono a far comprendere al lettore l'importanza della vita e la sua bellezza, il ruolo chiave che ha la famiglia nella vita dei nostri giovani e l'importanza del cambiamento, della crescita che la vita offre inconsapevolmente. Ventiquattro ore che diventano una vita intera se, come questi tre ragazzi non si è vissuti mai davvero.
«Come ti sei sentito ad aver fatto qualcosa per la prima volta in vita tua?» Giorgio non risponde. « Ti rispondo io: bene, ti sei sentito. È una vita che giochiamo a nascondino, qua, e le cose stanno sempre ferme lì, non cambinano!» «Cambinano?» chiede Clo. «Sì, non cambinano. Non cambiano e non camminano!»
A primo impatto il libro spiazza, la storia di Clo, Giorgio e Filippo Maria sembra destinata a un pubblico adolescente, ma assolutamente non è così: i loro obiettivi sono seri, servono sì per colmare i loro vuoti interiori, ma anche a ricercare se stessi, a portare a compimento una missione, quella di crescere e vivere davvero. Tre protagonisti in fuga da qualcosa, che insieme trovano il loro equilibrio. Ho amato tutti e tre i protagonisti, anzi tutti e quattro, perché anche se non fisicamente, c'è un'altra persona sempre presente con i tre ragazzi: il fratello di Giorgio, Luca.
«Non la stanno facendo in tre, questa cosa. La stanno facendo in quattro. Lì, sulla soglia, sono in quattro, adesso. C’è anche Luca. C’è anche il suo scudo.»
Enrico Galiano è un comunicatore e con la storia di questi ragazzi in fuga lascia un bel messaggio al lettore, anzi tanti piccoli messaggi per chi saprà coglierli. Mi è davvero spiaciuto lasciarli andare, anche perché il finale lascia una porta aperta che non mi aspettavo e, mai come questa volta avrei gradito la si chiudesse. Forse il prof ha altri piani...
" أحيانا عندما تفقد نفسك لا يمكنك أن تعثر عليها بمفردك. ربما في تلك المرات لابد أن تترك لأحد آخر العثور عليك. أنت هناك عثرت عليّ، وربما، من يعرف، ربما أكون قد عثرت عليك أنا أيضا."
هكذا يفعل بنا الفن يعثر علينا حين نفقد أنفسنا في هذا العالم الواسع، والرواية هنا وجدت نفسي فيها ليست رواية عن قصة حب بين اثنين من المراهقين فحسب بل هي أعمق من ذلك تناولت قضايا كثيرة مهمة ومنها "صدمات الطفولة" التي لا يزول أثرها بمجرد مرور الأعوام بل تكبر معنا، لابد من مواجهتها فلا هروب من شيء يقبع في دواخلنا..
يكتب إنريكو جاليانو بطريقة شاعرية ممتعة وأكثر ما أعجبني هو الحوارات العميقة الفلسفية بين البطلة جويا واستاذها بوفه. الرواية تستحق أكثر من خمس نجوم.
Non voglio iniziare facendo un preambolo o parlando dei personaggi, come faccio solitamente, o della trama. No. Voglio parlare del modo di scrivere, del linguaggio, della semantica, che io adoro, di questo autore. So che è un prof e quindi che da lui ci si possa o debba aspettare quantomeno un uso corretto della lingua italiana, ma lui va oltre il saperla usare. Lui la fa sua e la usa (piccolo gioco di parole), la lingua italiana. Diventa un tutt’uno con i termini che sceglie con cura e diventa un “addomesticatore” di parole (per dirla alla Saint-Exupéry) quando le intreccia, le rincorre, le capovolge, le libera. Una piccola premessa. Ho adorato il primo libro di Galiano, “Eppure cadiamo felici”, nel vero senso del termine, senza esagerare e senza lavorarci su di fantasia. L’ho adorato perché ha rappresentato il mio libro-tipo, il libro che mi ha emozionato fino alle lacrime, che mi ha fatto sospirare, sorridere, amare a dismisura i personaggi, il libro che avrei voluto scrivere. Ho ritrovato un Galiano attento ai problemi degli adolescenti, alle dinamiche che muovono i loro fili, un Galiano che pur conoscendo a menadito i suoi ragazzi, lascia loro la scelta di, in una parola, scegliere. E vivere le conseguenze di tali scelte. Con tutte le sfaccettature dell’adolescenza. Della vita. Delle scelte stesse. Sbagliate o giuste che siano. Ho trovato, però, un Galiano forse ancora più maturo, nella sua scrittura, nella capacità di intrecciare storie e vite di quattro ragazzi, nella descrizione psicologica dei suoi personaggi. Ci ho messo un po’ per entrare nel vivo del racconto, non certo per lo stile di scrittura che si conferma introspettiva e lineare, scorrevole all’inverosimile. I suoi libri scorrono così velocemente che si potrebbero leggere in un paio d’ore, ma trattano così tanti temi profondi che arrivi ad un certo punto e senti la necessità, psicologica e fisica, di fermarti. È come se il libro stesso, dopo qualche capitolo, ti chiedesse di fermarti e di riflettere e di pensare ai personaggi e alle storie che si stanno creando su quelle pagine. Ci ho messo del tempo perché avevo un po’ d’ansia da prestazione. Il primo mi era piaciuto talmente tanto che avevo paura che questo potesse deludermi, e non l’ha fatto, anzi. Ci ho messo più tempo perché non sembrava un libro unico, ma più libri che si intrecciavano in uno! Potrei dire, come si evince dalla sinossi del romanzo, che i personaggi principali siano tre: Giorgio, Clo e Filippo Maria. Ed invece per tutto il tempo, prima ancora che l’autore ce lo dicesse chiaramente, io ho sempre pensato che questo libro avesse un quarto, e non secondario, personaggio di nome Luca.
«Non la stanno facendo in tre, questa cosa. La stanno facendo in quattro. Lì, sulla soglia, sono in quattro, adesso. C’è anche Luca. C’è anche il suo scudo.»
Luca è il primogenito dell’avvocato De Santis, perfetto in tutto quello che ha sempre fatto: alunno perfetto, figlio perfetto, fratello perfetto di Giorgio De Santis, che tutto si sente, invece, tranne che perfetto. Perfetto fino a quando la vita non ci ricorda che la perfezione non esiste, che se le cazzate le fanno gli insospettabili faranno ancora più rumore se a farle sono, invece, quelle persone da cui ti aspetteresti sempre il peggio. Giorgio è un quasi diciottenne sensibile, timido, che ha fatto della sua balbuzie una difesa contro gli attacchi del mondo e soprattutto di un padre, esigente e distante come il loro, uno più interessato alla forma che alla sostanza, che arriva addirittura a mandare Giorgio in terapia per scoprire se sia gay o no, quando magari bastava chiederglielo e basta. Ma no, l’avvocato De Santis è uno che suo figlio Giorgio eh, non Luca, lo guarda da lontano e quello che vede è solo “la brutta copia uscita dopo la bella copia” e continua per tutto il tempo a paragonare i due ragazzi che, pur non essendo simili in tante cose, scopriranno di essere simili nella cosa più importante: l’umanità, quella che sicuramente non gli ha trasmesso il padre! Giorgio è un po’ il mio beniamino, mi ha colpito questa sua fragilità, paura di buttarsi, ma anche questo suo non volersi tirare indietro, questo suo alla fine prodigarsi per gli altri, per rimettere a posto situazioni non create da lui.
Ancora non sa che cos’è, né che cosa farà. Però una cosa la sa, e la sa perfettamente: che cosa non sarà, che cosa non farà. Non sarà uno che fa finta di niente. Anche se questo farà male alla memoria di Luca, anche se suo padre lo odierà: no, non lo farà. Non sarà uno che lascerà perdere.
Il libro inizia con Giorgio che fatica a farsi il nodo della cravatta. Non ci riesce e basta o sarà perché si sta preparando per il funerale di suo fratello Luca, e le sue dita si ingarbugliano insieme alla sua lingua? Giorgio mi fa tenerezza, dalle prime pagine, non pena, quella mai, è un personaggio così positivo che puoi solo volerlo difendere dalle delusioni e dalla cattiveria gratuita della gente, ma alla fine del libro non puoi far altro che sorridere per i suoi successi. Giorgio nella vita ha due certezze: suo fratello Luca, quello che ama definire il “suo scudo invisibile”, che lo protegge anche quando non c’è, e Filippo Maria, il suo migliore amico. Possono essere visti dall’esterno come due ragazzi che si appartino e socializzino poco o niente, ma loro insieme fanno faville, anche se le battute che fa Giorgio non seguono mai i giusti ritmi e non sempre vengono colte da Filippo e anche se Filippo conia delle parole comprensibili solo a Giorgio, loro due insieme sono l’emblema dall’amicizia.
Al solo pensiero di lui che mette in pratica quanto scritto lì sopra, ha così paura che inizia un po’ a tremare. Il sentimento che prova si chiamerebbe orrore, ma lui dentro di sé lo chiama errore. E, come sempre, non è una parola sbagliata, ma la più giusta di tutte. Almeno per lui in questo momento. Sì, quando è particolarmente teso, Filippo MariaTombin, è dislessico anche mentre pensa
Filippo, o Fili, o Disly, ha un nome altisonante ma è cresciuto nella più completa umiltà delle case popolari, abbandonato dalla madre ancora neonato, cresciuto dal padre con amore e semplicità. Ciò che lo ha avvicinato a Giorgio De Santis è la stessa voglia di invisibilità e tranquillità e discrezione dell’amico, solo che lui, rispetto a Giorgio, mi è sembrato più spigliato e più temerario. Vivono rintanati nelle loro abitudini, nelle loro sicurezze, fregandosene di ciò che la gente pensa di loro fino a quando nelle loro vite, proprio il giorno del funerale di Luca, incontrano quella persona che cambierà non solo la loro giornata, ma i loro pensieri, la loro idea di amicizia e di amore, il loro tutto, Clo.
Clo è un ossimoro perché è panna e petrolio. È un ossimoro perché è un sole scuro. Un casino assordante dietro uno sguardo muto. È un ossimoro perché non sa niente di quello che vuole e pure lo sa molto bene. È un ossimoro perché il suo sorriso è sempre umido di lacrime invisibili, come ogni sua lacrima è colma di luce. Clo è un ossimoro ambulante perché la fame di amore che ha, ha quasi sempre la forma di sguardi truci e odio, silenzi che nessuno capisce o banchi buttati per aria. Clo è un ossimoro perché ha paura di tutto e a tutti fa paura. Cento per cento odio, cento per cento amore.
Clo è la mina vagante che renderà più vaganti e leggeri anche Des e Desly, è il motore che permetterà loro di fare qualcosa di pazzo e non preventivato, è quel qualcuno che restituirà ai due ragazzi la loro essenza senza che loro neanche si accorgessero di starla cercando, Clo è il punto perfetto di congiunzione tra Giorgio e Filippo.
Sì, l’amicizia con Filippo è sempre stata grandiosa, si sono sempre capiti con le parole e uno sguardo mentre il mondo non capiva niente di loro, hanno riso un sacco insieme, si sono dati tonnellate di pacche sulle spalle e Giorgio non ha mai sentito il desiderio di altro. Però adesso, solo adesso, Giorgio si accorge che è sempre mancato qualcosa, lì in mezzo: che anche se non se ne accorgevano tutti e due non erano completi, erano come a metà. Quella ragazza seduta dietro, sì, è arrivata e dopo niente è più lo stesso, e loro due non sono più la somma di due mezzi, ma sono due interi, e tutti e tre insieme fanno uno.
Il loro è un viaggio. Alla ricerca di sé o alla conoscenza di se stessi? No, non credo. Giorgio Filippo e Clo, per quanto siano degli adolescenti in crescita, si conoscono fin troppo bene. Sanno quello che sono e seppur non lo gridino al mondo, due perché non sono certo famosi per “il cuore impavido“ ed una perché ha perso fiducia in quel mondo, loro hanno percezione di sé e dei loro limiti, dei loro problemi, di quello che li farebbe stare meglio se solo avessero il coraggio di prendere al volo la vita. È più un viaggio alla conoscenza del non-esplorato, del non-conosciuto, del non-vissuto, del non-detto, del non-confessato. Il loro più che un viaggio è una missione! La missione di vivere!
«Come ti sei sentito ad aver fatto qualcosa per la prima volta in vita tua?» Giorgio non risponde. « Ti rispondo io: bene, ti sei sentito. È una vita che giochiamo a nascondino, qua, e le cose stanno sempre ferme lì, non cambinano!» «Cambinano?» chiede Clo. «Sì, non cambinano. Non cambiano e non camminano!»
La parola chiave dell’intero romanzo è quell’EPPURE di pag 156 (Che ricorda così da vicino Eppure cadiamo felici), quell’eppure che Galiano in questo libro fa pronunciare a Clo, per dire che sì la vita può essere una schifezza, una continua prova, che puoi aver subito tutta la bruttezza del mondo e l’hai vissuta sulla tua pelle, puoi aver perso tuo fratello giovanissimo in un incidente stradale, puoi essere stato abbandonato da tua madre quando eri ancora in fasce, eppure, eppure c’è speranza, eppure c’è vita, eppure c’è una possibilità, eppure c’è un istante delle nostre vite che ci ha cambiato per sempre. E questi tre ragazzi non solo avranno la fortuna di viverlo quell’istante, ma anche di capire che è proprio quello e che loro non lo stanno sprecando. Bello. No, bellissimo. Emozionante. Toccante. Da leggere. Soprattutto se si ha ancora voglia di vivere quell’istante, che almeno nei libri riusciamo a toccare e a fare nostro!
مرت خمسة أيام، أقطن إيطاليا.. أصحب ��ويا وتونيا في طريقمها إلى المدرسة كل صباح، أسمع اللقب الساخر من زملائها وأتمنى أن أصفع أفوههم ثم أسلمهم لتونيا فتركل مؤخراتهم لتعيدهم لي كأنهم كرة عقابها الثقب.
سعدت بدروس الأستاذ بوفه، وفرحت أن لجويا معلمًا مثله.. كأنها ابنتي وقد اطمأننت عليها خلال ساعات الدوام.
اللقاء الأول.. ومعرفة (لو)، أرهف قلبي لطافة لقاءهما الأول، وتلاسنهما بشغب مرح 🫰 وكما فعلت أم جويا حين علمت بوجود حبيب لابنتها لاحقًا، عشت معها سعادتها وكأني اطمئن على طفلتي لمن يفهمها فيحسن رعايتها.
تشتت مع جويا، هل (لو) حقيقي أم نسج خيال مراهقة نسجت من قبله صديقة خيالية مستقلة الشخصية؟!
وحين اطمأننت إلى نتيجة، ظهرت مشاكل أخرى، كأن اللهث لا ينتهي من حصة جويا في الحياة.
الكاتب أسرني أسلوبه، وشاعريته، أحببت أغلب الكلمات التي خرجت من قاموس جويا الخاص.. والتعبيرات المختلفة عن المشاعر والأفكار. «كان لها ميل إلى فتح قوسين بعيدًا عن العالم، وأن تلقي بنفسها داخلهما.» «فمه كبير جداً... يبدو على الأرجح، فم أحد أولئك الذين عندما يضحكون تكون ضحكاتهم من النوع المعدي، التي تظهر جيدًا، وتُسمع جيدًا.» لطافة الوصف والتشبيه ❤️
لا نكران لدور المترجمة أ. أماني حبشي وقد أصبحت من مترجماتي المفضلين 🫶 وستكون ملجأي حين لا أجد عملًا جيدًا للقراءة.
خطفتني الرواية بلمسها واقعًا نعيشه، وأفكارًا تدور في الذهن.. أسئلة نحتار في إيجاد الإجابة الصحيحة لها، ومشاعر لا نجد الكلمات المناسبة لوصفها. رأيتني في جويا وتخبطها أحيانًا، وفي وحدتها أحايين أخرى... أحببت قوتها في مقاومة واقعها، وذكاءها في إدراكها لحدودها فلا تتهور بغباء.. في العادة. 😂
نجح الكاتب في جعلي أعايش ما تمر به جويا، وقت تخبطت بين الحقيقة والخيال، مرتين على التوالي، وفي كلا المرتين لم استطع استشفاف الحقيقة، فقط أرافقها في بحثها، وأساند قرارتها مهما كانت النتيجة.
سعيدة أن النهاية كانت سعيدة، لم تتركني أتمنى وأقول Magari.
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من أجمل الطرق والكلمات اللي عبرت عن الحب زي ما بأشوفه وأفكر فيه ♥️ مليء بالبساطة والبهجة والجمال 😌💛
(جويا) و(لو) 🤩
«في نهاية الأمر، العثور على شخص ما يمكنك التحدث معه شيء صعب، أجل، لكن ليس هو أصعب الأشياء. الأصعب هو العثور على من يمكنه أن يسألك الأسئلة الصحيحة، تلك التي لديك عنها أجوبة، موجودة هناك منذ أعوام وأنت لا تعرف هذا.»
«-برد بعض الشيء، أليس كذلك؟ -ربما أحب أن أستمع إلى صوت أسناني التي تصطك ببعضها. يا لها من أصوات موسيقية! -هل أنتِ هكذا ساخرة طوال الوقت، أم أنا الذي أشعركِ بالرغبة في أن تطلقي مزحاتك اللاذعة؟ -لنقل أن الأمر مركب من الشيئين.»
«لاحظت أيضاً أنه ينظر إليها بطريقة غريبة. لن تتمكن من أن تصفها؛ لأنها ببساطة لا يبدو لها أنها تتذكر قط أنها رأت أي شخص ينظر إليها هكذا. كأنه ينظر إليها، لكنه في الوقت نفسه ينظر إلى أبعد من ذلك، كأنه يحدق في الفضاء، إلا أنه يحدق فيها هي.»
«أدركت أنها تفكر في شيء، وكانت المرة الأولى التي تفكر في هذا الشيء عن شخص، وما جعلها تتوقف للحظة وعيناها تحدقان في الفراغ ليس الأمر في حد ذاته، لكن واقع أنها المرة الأولى. وكانت تفكر بالتحديد: «تبًا، يا لها من ابتسامة!» كانت رأت من قبل ابتسامات جميلة، لكن هذه كانت المرة الأولى التي ترى فيها واحدة من هذا القرب، وأن تظل جميلة بالنسبة إليها. الشيء الذي تريد أن تفعله الآن هو إيجاد طريقة لتجعله يفعل ذلك مرة أخرى، ربما بأن ترتكب حماقة ما، تقول شيئًا -أي شيء- غبيًا؛ لتجعله يبتسم من جديد؛ لأنها بالفعل: يا لها من ابتسامة!»
«الحب، أجل، الحب، سمعتهم يتحدثون عنه كثيرًا، وفي كل الكتب والأفلام التي مرت أمام عينيها، ورأتها في كل مكان، تقريباً كل يوم: لكنها في الحقيقة لم تعرف حتى ما هذا الشيء، وما الشكل الذي يتخذه، رائحته، صوته. عندما كان يبدو لها أن أحدهم مختلف بعض الشيء، عندما يحدث هذا، كانت تقول لنفسها: «ربما يكون هذا هو»، فإنها بمجرد أن تقترب، كانت الأشياء تتغير دائماً. حتى هذه اللحظة، كانت الأشياء تتغير دائماً عن قرب.»
«لتحديد هذا الشعور، عندما يكون لدى المرء الكثير من الانفعالات في داخله، ولا يعرف حتى كيف يحددها. يقولون Nonplussed.»
«إن أفضل العوالم الممكنة هو ذلك الذي فيه لا يحتاج أحد إلى ترجمة نفسه ليفهمه الآخرون.»
«في البداية، أخذ يجول في البناية،وعندئذ سخرت منه جويا -في داخلها كانت تفكر «كنت دائماً أحلم بأن أقابل شخصاً يفعل الأشياء بهذه الطريقة»- لكن تسخر منه على الرغم من ذلك.»
«إذا لم يكن يهمك أمري، وإذا لم تكن تهمني، لكنا ضعنا، بعيدًا، نسير في خطوط متعرجة، بين الملل والألم.»
«جويا، التي كانت تنظر إليه في عينيه، فهمت، تقريبًا على الفور، أنه لا دخل له بجمال عينيه، بل إنه الضوء الذي يأتيه من الخارج، وأنها هي هذا الضوء، وهو قد سرقها.»
«كانت بقية الليل مثل قضائها مع كتب جميلة بالفعل، عندما تكتشف أنها تعجبها جدًا؛ فتبدأ جويا في قراءتها بإيقاع أبطأ، وتتمنى في الوقت نفسه ألا ينقضي الليل وألا يطلع النهار.»
«أحياناً عندما تفقد نفسك لا يمكنك أن تعثر عليها بمفردك. ربما في تلك المرات لا بد أن تترك لأحد آخر العثور عليك. أنت هناك عثرت عليّ، وربما، من يعرف، ربما أكون قد عثرت عليك أنا أيضاً.»
«أنا أيضًا في النهاية رأيت (لو)؛ وهذا ما حدث لي، لم أكن أشعر قط بحاجة إلى هاتف نقال، وكنت أعتقد أنني يمكنني الحياة جيدًا جدًا من دونه، بل إنني عشت أفضل جدًا من دونه، إلا أنه بمجرد أن وضعه أحدهم في يدي، وقابلته، حدث شيء كالسحر، وبدا لي أنني لا يمكنني الاستغناء عنه.»
«بدأت أكون نفسي بالفعل فقط عندما وصل هو، دون أن يفعل أي شيء، لم يقلب الجبال، لكن كفاني وجوده، هذا ما فعله، وُجد، وبوجوده وُجدت أنا أيضًا، وعثرت أخيراً على نفسي؛ تلك التي لم أكن أعرف عن وجودها، لكنها كانت دائمًا موجودة.»
Devo dire che questo libro mi ha davvero deluso. Scritto bene, sì, ma questo è l’unico aspetto positivo dell’intero romanzo. Perché per il resto questo libro è davvero negativo.
Ho trovato la trama ai limiti del surreale, anzi, no, che dico, l’ho trovata proprio surreale, di quelle che non sta né in cielo né in terra. Praticamente abbiamo a che fare con tre ragazzini che in meno di 24 ore ne combinano di cotte e di crude, vengono in seguiti dalla polizia ma riescono a scappare come se niente fosse, grazie a degli espedienti da film americano comico che ti fanno venir voglia di bruciare il libro. Per non parlare del finale che proprio non mi è piaciuto e non sono riuscita a mandare giù, a causa della morale che alla fine viene trasmessa dal romanzo che ho trovato sbagliatissima, soprattutto contando che questo è un libro rivolto anche agli adolescenti.
E questo senza tener conto dei personaggi, perché a quel punto davvero questo libro sprofonda in un baratro assai profondo. E questo perché è davvero la fiera dei deficienti (scusate il francesismo), che si tratti dei protagonisti o delle semplici comparse, non ce n’è uno che si salvi. Tutti i poliziotti fanno la figura degli imbecilli, peggio di qualsiasi carabiniere in una qualsiasi battuta squallida, il padre di Giorgio, noto avvocato, pure, per non parlare poi di docenti e figure scolastiche in generale, in grado di far le peggio scemenze possibili ed immaginabili. Ma parliamo dei tre protagonisti: Giorgio, Filippo Maria e Clo. Li ho odiati, dalla prima all’ultima pagina, tutti e tre, nessuno escluso. Clo è davvero insopportabile, era tanto che non trovavo un personaggio così irritante da farmi venire l’orticaria più o meno nel momento stesso in cui ha aperto bocca la prima volta. È una ragazzina di quelle che crede di avere tutti e tutto contro e per cui tutto le è dovuto, nella sua testa è giusto che sia qualcun altro a subire le conseguenze di qualsiasi azione faccia. E i due ragazzi, Giorgio e Filippo Maria (che già mi stava antipatico prima, ora che mi sono ritrovata a scrivere due volte il suo luunghissimo nome non ne parliamo), la seguono come due cagnolini bastonati. Il tutto dopo che la conoscono da più o meno cinque minuti. Ad un certo punto ero certa si sarebbero ritrovati a farle aria con delle palme come fanno gli schiavi nei confronti del Faraone nei film ambientati nell’antico Egitto (tanto di scene da film ce n’erano già a sufficienza!). Comunque questi loro atteggiamenti sono dovuti ad una semplicissima cosa: nessuno dei due ha un minimo di personalità. E io odio avere a che fare con personaggi piatti, perché non mi trasmettono niente se non noia. Entrambi, infatti, più che da caratteristiche psichiche sono caratterizzati da difetti nel parlare: Filippo Maria è dislessico, per cui si inventa delle parole che hanno senso solo per lui e che se non venissero spiegate spesso non avrei capito, mentre Giorgio balbetta davvero troppo, motivo per cui più o meno metà libro è dovuto alle sillabe che vengono ripetute innumerevoli volte nei suoi discorsi. Non so bene come non mi sia scoppiata una vena in testa dal nervoso.
Io spero che questa storia abbia un continuo... perché mi sono affezionata a quei tre 17enni.
Filippo Maria, dopo averne dette quattro all'odioso prof, scappa da scuola e raggiunge il suo migliore amico Giorgio al funerale del fratello. Giorgio prende in prestito l'auto del padre per farsi un giro. Quella che doveva una essere una semplice bravata si trasforma in un'avventura strabiliante, che non avrebbero intrapreso se Clo non si fosse fiondata nella loro auto per sfuggire da una guardia, dopo aver commesso un furto. Quando sembra che la loro avventura sia giunta al termine, ecco che trovano un motivo per prolungarla. Accade più volte nel corso del romanzo. Anche alla fine, se così si può chiamare, perché in realtà si tratta di un vero e proprio inizio...
Parto sempre prevenuta riguardo i romanzi contemporanei italiani. Sono stata contenta che questa volta mi sia dovuta ricredere. Le cose che accadono hanno un po' di quel americaneggiante, ricorda qualcosa che ho letto in qualche YA d'oltre oceano. Però. E' impostato in maniera seria: le loro lotte sono serie e sono per sé stessi e colmare alcuni loro vuoti, non come capricci per ottenere attenzioni, come spesso mi capita di leggere.
Io spero che il signor Enrico ci possa regalare almeno un racconto, se non un secondo capitolo, ma forse un racconto è meglio. Insomma, vorrei sapere come se la passano quei tre. Ma lasciando il tutto un po' vago, un po' aperto all'immaginazione del lettore, proprio come il finale del romanzo.
جويا سبادا فتاة السبعة عشر عامًا، ذات الشعر الأحمر ، والنمش الذي يملأ وجهها، والعينان الزرقاوتان. فتاة منبوذة يسخر منها زملائها في المدرسة ويطلقون عليها اسم «مايوناجويا»، والذي يعني «ليست فرحة على الإطلاق». تعيش ضمن أسرة مفككة، في حي فقير، ليس لديها من الأصدقاء سوى تونيا الصديقة الوحيدة التي تكون معها في كل وقت. تلتقي صدفة ب"لو" فتى غامض تتحول علاقتهما من التفاهم والصداقة والدعم الى الحب. لكنه يختفي فجأة فتقرر البحث عنه وهنا تتعرض لمواقف ومفاجات عديدة. ظاهريا الموضوع ليس بالجديد، اغلبنا مر به أما عبر صفحات كتاب أو من خلال بعض المسلسلات العربية او الاجنبية. هذا ما اعتقدته في البداية. لكن الحقيقة ان الرواية اعمق بكثير من هذا الحكم الاولي. هي حكاية كل انسان تعرض للرفض من محيطه بسبب اختلافه عنه، هي رسم لاثار التفكك الأسري على الأبناء. هي رؤية وتعبير عن مشاعر ال��طفال والمراهقين بعد تعرضهم لصدمات من اقرب الناس لهم، هي اسئلة وجودية يقع تناولها عن طريق حوارات جويا واستاذها. ولأن بعض المشاعر لا يمكن تفسيرها بمفردة واحدة فقد عبر عنها الكاتب بمفردات اغلبها من لغات مختلفة لا يمكن ترجمتها بكلمة واحدة ايضا. وهذا من امتع الاكتشافات في الرواية. تقسيمها لأجزاء يترك لك المجال لتفكر في ما سبق من الأحداث وتحاول تخمين الاتي وهذا ايضا استحسنته فيها. الرواية تلامس القلب لواقعيتها، لشاعريتها ولصدقها، أغلب ما ذكر فيها عايشته أو تعايشه في حياتك سواء في محيطك الدراسي أو العائلي. من احلى القراءات هذه السنة 🌟🌟🌟🌟🌟
Recensione completa ----> https://lettricitralestelle.blogspot.... Tutta la vita che vuoi è la storia di un giorno di primavera. Il 18 aprile 2015. Un giorno in cui tre ragazzi si incontrano e cambiano letteralmente le loro vite. Clo, Giorgio e Filippo Maria. Diversi eppure così uguali. Giorgio e Filippo si conoscono giù da tempo, mentre Clo arriva all’improvviso travolgendoli completamente. Ho amato Clo. È una ragazza piena di energia che non si lascia intimorire da niente e nessuno. Una ragazza che quando vede qualcosa di bello se lo segna per non dimenticarselo, perché “un solo attimo può contenere tutta la forza dell’infinito”. Così li segna su dei foglietti numerati, che ogni tanto quando è triste rilegge. Enrico Galiano colpisce ancora! Un’amicizia che sa di amore e ti lascia il segno dentro. Come un arcobaleno dopo la tempesta. E consiglio a tutti la lettura, perché proprio in quei momenti in cui ero immersa nelle sue pagine, per attimo, anche se per finta, smetteva di piovere.
من أعظم ما كُتِبَ من أجل الإنسان وصوّره... رواية تظهر لنا أن المراهق يمكنه أن يمسرح هذا العالم ويعكس مشاكله الضخمة بشكل مسرحي درامي...على كل وليّ أمر قراءة هذا النص بعناية واهتمام ليرى مدى تأثر صحّة الطفل النفسيّة وفقًا لواقع العلاقة بين الوالدين... نجح إنريكو غاليالنو بأخذنا الى عوالم الشخصيات النفسية رغم ان التحولات على اشكالها خصوصا عند جويا كانت متوقعة رواية تتمتع بمرونة لغويّة وسياق حكائي صلب وتمتلك تيّارات سرديّة تسحبنا نحو عوالم الشخصيات النفسيّة وتحثنا على التقييم الذاتي للصراع بين الأنا المتكوّنة أو قيد التكوّن والأنا الأعلى وتثبت أن العقلين الغربي والعربي ما زالا يعانيان من ثغرات في الخلايا التربوية والنفسيّة والإجتماعيّة.
أولئك الذين لا يحبون هم المصابون بالجنون المخبولون من يحبون حقا هم الأصحاء الأصحاء الوحيدون في عالم المجانين الحب مثل العطر سهل وضعه صعب نزعه مستحيل نسيانه
قد تبدو للوهلة الأولى روايه مراهقين عادية إلا أنها اكثر من ذلك بكثير هي ممتعه الي أقصي حد احداثها سريعة و حيوية و رشيقة عن الحب عن الحياة عن الصداقة عن قلق المراهقة الترجمة و كالعادة مبهرة من د اماني حيث تشعر انك تقرأ عملا بلغتك انت و ليس مترجما عن لسان اخر
Se avete letto Eppure Cadiamo Felici, aspettatevi qualcosa di completamente differente. Tutta la vita che vuoi è una storia d’amore, d’amicizia, di furti, viaggi on-the-road, famiglia, coraggio e vita. Sì, Tutta la vita che vuoi è un romanzo sulla vita e su quanto sia bello vivere, solo che a volte forse ce ne scordiamo un po’. Enrico Galiano ci ricorda la bellezza di una vita ben vissuta, quella in cui smette di piovere, senza ricorrere alla solita retorica o porgendoci un libro motivazionale. L’autore ci addentra in questo mondo attraverso quelli che oserei definire i freaks del nuovo millennio e, impiegando un solo giorno, esploriamo una storia intensa, pregna di significato, degna di una vita autentica.
I protagonisti sono tre: Clo, Filippo Maria e Giorgio. La loro storia viene raccontata coralmente e osserviamo le loro vite in un giorno qualsiasi, in un’ora qualsiasi. Ma sarà un giorno diverso dal solito. Filippo Maria è un ragazzo dislessico, non ha mai conosciuto la propria madre e vorrebbe avere un pizzico di coraggio in più per poter dire ciò che pensa a chi l’ha sempre trattato male. Giorgio è un ragazzo che balbetta e che non riesce a smettere di ridere mentre tutti lo osservano al funerale del fratello. Clo è una ragazza cleptomane che agisce così solo per il gusto di farlo, ma mossa da pensieri contrastanti: a volte vorrebbe essere beccata. Giorgio e Filippo Maria si conoscono ormai da tempo e quel pomeriggio devono incontrarsi, solo che piccoli ostacoli lo impediscono. Una volta superati, si ritroveranno, per una serie di coincidenze assurde, a fare la conoscenza di Clo. Tutti e tre saranno coinvolti in una vicenda che non si sarebbero mai aspettati e vivranno un unico giorno intenso, magari il più bello della loro vita. Insieme diventeranno presto amici, anche qualcosa in più, e intorno a loro la situazione sarà difficile da gestire, dopo ciò che hanno commesso.
I ragazzi vengono visti dai compagni come diversi, strani, freaks, per l’appunto. Così scopriamo il loro passato, le vicende che hanno dovuto affrontare e ciò che li porta a essere chi sono oggi, attraverso un buon utilizzo dei capitoli, ognuno riferito a un singolo personaggio, che lasciano il lettore sospeso e impaziente di leggere cosa accadrà. A piccole dosi vengono forniti dettagli e segreti personali, quelle intimità che ti spogliano e rendono nudo e che diresti solamente a chi ti fidi davvero. I personaggi sono sopra le righe, assurdi, ben caratterizzati, e la struttura della macrotrama e le vicende attorno riescono a reggere veramente bene con le decisioni prese da loro e il conseguente svolgimento, fino ad arrivare ad un finale strappalacrime.
Clo, Filippo Maria e Giorgio entrano nel cuore del lettore. Loro sono sì personaggi inventati da qualcuno, ma rimangono persone reali con debolezze, rimpianti, insicurezze, scelte sbagliate, che tutti noi abbiamo fatto in adolescenza e che continuiamo a fare perfino da adulti. I tre protagonisti sono contraddistinti da una forte voglia di cambiare, di non ascoltare gli altri, di fare ciò che li rende felici e a essere diversi, anche solo per un altro giorno. Enrico Galiano ci dimostra che in ventiquattro ore possono accadere migliaia, milioni di cose, ma tuttavia solo noi possiamo scegliere quelle migliori, che ci fanno dire veramente di aver vissuto una singola giornata appieno, a volte semplicemente scrivendo cosa ci rende felici. Tutta la vita che vuoi è un libro che soprattutto i giovani dovrebbero leggere, per guardare attentamente ciò che credono sia nascosto.
Oggi finalmente, dopo circa un anno, sono qui per parlarvi di un altro bel romanzo di Enrico Galiano, che con l'ultimo suo libro "Eppure cadiamo felici", aveva già rapito il mio cuore. Con questo suo nuovo romanzo entriamo ancora una volta nel modo degli adolescenti, fonte d'ispirazione per il nostro autore. E allora venite con me a conoscere i tre giovani protagonisti di questo romanzo.
Giorgio De Santis, diciotto anni tra una settimana, figlio imperfetto dell’avvocato Umberto, timido, insicuro, affetto da balbuzie, non riesce nemmeno a farsi il nodo della cravatta. E oggi la cravatta se la deve mettere perché oggi è il giorno del funerale di Luca, il fratello maggiore, il figlio perfetto, luce degli occhi dei suoi genitori. Giorgio vede la famiglia impietrita, rigida nelle formalità previste dalla cerimonia e, pensando che il fratello vorrebbe essere ricordato in altro modo, comincia a sorridere. Se solo arrivasse Fili, compagno di classe e amico del cuore.
Filippo Maria Tombin, Il ragazzo più sfigato della classe, forse della scuola, di importante ha solo questo nome ingombrante che il padre gli ha dato come un talismano per un futuro diverso. La madre è sparita quando lui era in fasce e Filippo cresce disadattato e dislessico, a scuola i compagni lo ignorano, i professori lo tartassano, soprattutto quel miserabile del professore di fisica che proprio oggi lo sta già puntando. Ma oggi no, oggi Filippo è a un pelo dal punto di rottura, gli basterebbe solo un piccolo incoraggiamento per dire al prof quello che si merita e correre a consolare l’amico Giorgio. Claudia Bolla, vuole essere chiamata Clo, ma per tutti è la Ladra, perché Clo è cleptomane, ruba per rubare, un gesto che per lei equivale ad aprire un ombrello che la ripari dalla vita. Orfana di una famiglia disgregata, Claudia ormai è alla deriva, vive in una comunità, la scuola è un optional, si accompagna a un ragazzo serbo malavitoso e un po’ manesco. Proprio oggi, stufa delle sue maniere maldestre, Claudia decide che è arrivata l’ora per concedersi un furto in grande stile nel centro commerciale.
Mentre fugge dopo il furto, Claudia incrocia Giorgio e Filippo e da quel momento, nel giro di poche ore, le vicende di questi tre ragazzi riusciranno a mettere in subbuglio un intera comunità. Spinti dalla voglia di dare un senso alle loro vite, di provare, toccare, stupire, partono insieme per raggiungere ciascuno il proprio traguardo. Ognuno di loro ha qualcosa da insegnare agli altri, Giorgio l’ironia, Filippo l’intuizione, ma il regalo più bello è quello di Claudia che sa riconoscere gli attimi magici e nel bel mezzo di qualsiasi situazione si blocca e prende appunti su post it numerati, ormai ne ha quasi trecento. Ma il loro breve e folle viaggio li traghetta in un mondo più adulto, li lega in un cerchio di reciproca comprensione e dirada in parte la confusione e i tanti dubbi sulle loro personalità, costringendoli nel contempo a fare delle scelte perché, se tutto si può desiderare, non è detto che si possa avere tutto dalla vita.
Un romanzo d’azione, un condensato di avvenimenti che racconta tante cose sul disagio giovanile e sulla solitudine dei ragazzi difficili, un romanzo talmente denso che ogni lettore ne può trarre emozioni assai diverse. Confesso che alla fine mi ha messo tristezza e malinconia, sensazioni assolutamente personali su cui riflettere. Galiano che oltre a scrivere bei libri insegna (uno di quei professori che tutti vorremmo aver incontrato), ci regala un secondo romanzo intenso, pieno di riferimenti espliciti e di rimandi a tanti libri, a tanti film e a tante canzoni che inevitabilmente ci frullano in testa.....per me una vecchia canzone dei Pooh ( sempre in mezzo stanno) che cantava ..sotto una montagna di speranze e di ambizioni c’è nascosto qualcosa che non muore...è la pioggia che va, e ritorna il sereno.... .
Dopo aver letto e amato Eppure cadiamo felici ho esultato quando ho saputo dell'uscita di questo, che ho letto senza neanche conoscerne la trama (e di sicuro non per la cover così poco azzeccata). Lasciatemi dire subito che secondo me Galiano in questo suo secondo lavoro si è superato. Al mondo importa poco sapere chi sei e perché fai quel che fai. Al mondo importa solo essere convinto di saperlo. Avete presente Stan by me? O i libri di John Green? Sono due esempi che io amo molto e il libro me li ha ricordati, nel senso che le sensazioni provate sono state simili. In aggiunta però al fatto che questa è una storia tutta italiana, scritta da un mio coetaneo. Mi sono ritrovata in un mucchio di particolari e ho sorriso alle citazioni riportate.
Il libro parla di una giornata vissuta da tre protagonisti: Giorgio, a cui è appena morto il fratello, Filippo Maria, dal nome ingombrante e dalla fantasia nel parlare (non è solo dislessia la sua!) e Clo, forse la più complicata del trio, dal passato molto ingombrante ed estremamente sola. Se non hai mai vissuto, mai davvero, il primo giorno in cui sei vivo non dura solo un giorno. Questi tre ragazzi, di diciassette anni, compiranno un viaggio, una fuga proprio, dalla loro vita, dai loro problemi, dalla solitudine. Perché durante questa giornata scopriranno moltissime cose, impareranno proprio a vivere senza limitarsi a esistere ma soprattutto non saranno più soli. Con i ragazzi non si può bluffare. Cioè, si può farlo per un po’, ma è meglio di no. La verità la vengono comunque a scoprire da soli, e a quel punto si ricorderanno di cosa si è cercato di far credere loro. La trama si alterna a episodi passati, che aiutano a capire il perché di alcune scelte. Vengono toccate tematiche molto forti come disagio sociale, emarginazione, bullismo, abbandono. Nonostante tutto però io ho riso spesso, perché il libro non è un pugno nello stomaco. L'autore non sminuisce i problemi ma li affronta in maniera adatta per un ragazzo, con la giusta dose di ironia e leggerezza data dall'età. Questo tipo di narrazione per me è ideale per tutti, giovani e meno, e mi ha permesso di divorare il libro. ... continua sul blog
In “Tutta la vita che vuoi“, Enrico Galiano ci regala tre diciassettenni a cui è impossibile non affezionarsi. Giorgio, Clo e Filippo Maria hanno una tale complessità emotiva e un bagaglio così pesante che ognuno di loro avrebbe meritato un romanzo per sé. Il carabiniere Nicola Langella a un certo punto dice: “Tutti e tre, per motivi diversi, hanno subito in diciassette anni colpi che la maggior parte dei loro coetanei si sognano. Anche molti adulti a dire la verità”.
Galiano, invece, ci dona solo 24 ore delle loro vite e io alla fine, con i lacrimoni agli occhi, ho saputo che non mi erano bastate, ma che me ne sarei dovuta fare una ragione. Anche se, lasciare Giorgio è stata davvero dura.
Tra me e Giorgio è stata alchimia sin dalla sua entrata in scena, che avviene subito, alla prima pagina. “Diciassette anni, fra una settimana diciotto. Capelli biondi, occhi castani, carnagione pallida. Dieci con lode nell’ultimo compito di fisica, un minuto e cinquantadue per risolvere il cubo di Rubik”. Balbetta, Giorgio, e nel giorno in cui lo conosciamo non riesce a farsi il nodo alla cravatta. Perché ne indossa una? Perché è il funerale di suo fratello Luca.
Non è stato il suo dolore a farmi avvicinare a lui, ma il modo in cui stava cercando di elaborarlo prima che quel giorno prendesse una piega del tutto inaspettata. Il modo per lui “giusto”, anche se agli occhi di tutti (specie di quello stronzo di suo padre) era “sbagliato”, “inappropriato”. Ed è così che io e Giorgio ci siamo uniti, mescolando le nostre incertezze, le stesse che avevo a 17 anni e che in molta parte sono ancora qui, a tenermi compagnia.
"إن أفضل العوالم الممكنة هو ذلك الذي فيه لا يحتاج أحد إلى ترجمة نفسه ليفهمه الآخرون." 📌"وجويا سبادا" استطاعت أن تجد هذا العالم مطويا في شخص "لو"، الفتى الغامض الذي تتعرف عليه صدفة وتنشأ بينهما قصة حب. "جويا سبادا"، المراهقة التي تعاني أزمات اجتماعية مختلفة، تتراوح بين التنمر من زملائها ومشاكل عائلية أثقلت كاهلها. "جويا" التي لم تكن تتخيل أنها ستقع في الحب يوما. ولكن، "لو" يختفي فجأة، دون أن يترك أدنى أثر في حياة جويا، كأنه لم يكن يوما موجودا.. فمن هو هذا الفتى؟ وهل أن وجوده حقيقة ملموسة أم أن جويا اخترعته في عقلها كما أخبرتها الأخصائية النفسية؟ 📌الرواية ممتعة ومؤثرة للغاية، شبيهة بسيناريو لفيلم، يسرد فيها الكاتب قصة "جويا سبادا" التي يعتبرها الجميع غريبة الأطوار، فهي في ظاهرها تكره الناس وتقدس الوحدة، شخصية ناقمة على العالم الذي لم يحتضنها، هوايتها جمع الكلمات التي لا تترجم بكلمة، وهو ما استمتعت به كثيرا، فقد اكتشفت العديد من المفردات الغريبة من شتى اللغات وكان اكتشافا لطيفا لم أعهده خلال قراءتي للكتب. بالاضافة إلى شخصية الأستاذ "بوفه" وحواراته الفلسفية العميقة. ويمكنني الاعتراف بأن #إنريكو_جاليانو -رغم أنني قرأت له فقط هذا الكتاب- كاتب مبدع. استطاع أن يرسم المشاهد بكل تفاصيلها. بالاضافة إلى قدرته على وصف الحالة النفسية للشخصيات، وبالأخص المراهقين. وأريد أن أشير بأن الكاتب هو أستاذ أدب إيطالي، وقد ذكر بأن كل المشاهد الدراسية التي كتبها في الرواية استمدها من حياته اليومية مع طلابه. 📌تناولت الرواية قضايا شتى، كالتنمر في الوسط المدرسي، فترة المراهقة، المرض النفسي، المشاكل العائلية وأثرها على نفسية الطفل وكيف تؤثر عليه على المدى البعيد. أنصحكم كثيرا بقراءتها، انها ليست مجرد قصة حب بين اثنين من المراهقين، انها أعمق من ذلك بكثير.
كم منا في هذا العالم لا يجد من يفهمه! كم منا تائه في هذه الحياة باحثا عمن يشكي له! كم نحن وحيدون.
رواية#إلا_أننا_نسقط_سعداء رواية جميلة جداً لامست شغاف قلبي لسبب بسيط وهو حبي للحوار الداخلي الذي يدور في أنفسنا، وهذا ما فعله وجسده الكاتب في روايته مع '' جويا '' التي كانت أغلب حوارتها داخلية تدور بينها وبين صديقتها التي خلقتها لنفسها لتخطي وحدتها.
تحدثت الرواية عن علم النفس وطبيعتنا البشرية وفترة المراهقة، وعن كمية الرفض التي قد تواجهها عندما تكون مختلف عن كل من حولك عن تأثير تفكك الأسرة على الأبناء وأحوالهم وحاجتهم دائما لمن يدعمهم ويسمع لمشاكلهم ويوجههم نحو الطريق الصحيح مع احترام مساحتهم الشخصية .
كما تطرق الكاتب ل'' لو'' صديق جويا الذي استطاع أن يفهمها والذي عاشت معه أجمل أيامها لتتعرف إلى نفسها من جديد بسببه لنكتشف أن هناك فينا الكثير من الشخصيات التي لا تظهر إلا مع من نحب، ولنكتشف أيضا أنه عندما نجد الحب الحقيقي من المستحيل أن نرحل وننسى مهما حدث.
رواية مراهقين كما يقول الكتاب... مفعمة بالحياة و الاستكشاف و الحب و البينك فلويد.. و من الصفحات الأولى تفهم أن عمل المؤلف الأول فربما تخفف سقف التوقعات منها.. بعيدا عن الرواية أعجبت بالمؤلف كأستاذ و يومياته التي يسجلها و علاقته مع الطلاب، في انتظار بقية اعماله
Recensione di Esmeralda – Tutta la vita che vuoi di Enrico Galiano pubblicato il 19 aprile da Garzanti.
Su questo blog è stato recensito Eppure cadiamo felici, ma non sono stata io la blogger che lo ha letto e ha espresso la propria opinione a riguardo. Io, prima di aprire Tutta la vita che vuoi, non avevo mai letto nemmeno una riga scritta dal professore rockstar, quindi non so dirvi se lo stile sia cambiato o se sia migliore o peggiore del precedente successo, posso solo dirvi che il suo stile è molto particolare, che ho dovuto fare un piccolo sforzo per entrare dentro al romanzo, ma che ne è valsa la pena.
Non è stato per nulla semplice, ma credo che questo possa essere attribuibile a un mio limite non imputabile alla storia in sé. Galiano ha imbastito un romanzo corale che si svolge nell’arco di sole 24 ore, ma in cui intervengono tantissimi personaggi, tutti importanti per dare il quadro completo della situazione. I protagonisti sono tre ragazzi emarginati dalla società per motivi differenti. Abbiamo Giorgio, che ha appena perso l’amatissimo fratello maggiore e si sta recando, insieme alla famiglia al funerale. Giorgio nasconde un segreto che lo tormenta, un segreto che non ha ancora deciso se svelare o meno agli altri. Abbiamo Filippo Maria che vuole solo che la mattinata a scuola passi alla svelta per poter raggiungere il suo migliore amico e stargli accanto nel momento del bisogno. Abbiamo Clo che non si sente viva se non compie qualche stupidaggine, vittima di un passato per nulla semplice che ha segnato profondamente il suo modo di essere. Giorgio e Filippo Maria sono legati da un’amicizia indissolubile, insieme fin dal momento in cui si sono ritrovati a condividere la pena di essere emarginati e considerati degli sfigati dal branco composto dai loro compagni di scuola. Il balbuziente e il dislessico, due figli “difettosi” che però non condividono la stessa realtà famigliare, Giorgio è ritenuto dal padre il figlio inetto, quello che non si merita di avere vista l’importanza che l’avvocato De Santis ha nella società, mentre Filippo Maria è per il padre l’unica fonte di gioia e lo appoggia, lo sostiene, lo giustifica, sperando sempre e solo che stia bene e che sia al sicuro. Durante la lettura la differenza tra i due padri emergerà in maniera preponderante.
Sì, Luca era il suo orgoglio, ma Giorgio: lui era una specie di brutta copia uscita dopo la bella copia. Luca: estroverso e chiacchierone. Giorgio: timido, silenzioso. E balbuziente.
Come può essere possibile che un padre abbia dei pensieri simili sul figlio? Eppure l’avvocato De Santis li ha eccome, e sembra che nemmeno se ne vergogni, quasi come se il fatto che Giorgio non sia “perfetto” come lui lo vorrebbe riesca a giustificare le cose orribili che gli passano per la testa.
Perché, passi che a scuola i due vengano bullizzati e se ne siano ormai fatti una ragione (i ragazzi sanno essere terribili e arginarli sembra sempre più difficile), ma che il bullismo si debba subire anche in casa propria, da uno dei genitori è inammissibile.
Giorgio al funerale compie un gesto folle che innesca una serie di eventi concatenati tra loro che definirei follia pura…ho faticato a star dietro alla storia perché non ha nulla di normale. Filippo Maria arriva al funerale e insieme saltano in macchina e partono, lungo questo vagare si imbattono in Clo, al secolo Claudia Bolla, ma non osate chiamarla in questo modo almeno che non teniate particolarmente alla vostra incolumità. Clo è un uragano, un tornado, esattamente ciò che serve a Giorgio e Filippo Maria per capire che è ora di darsi una svegliata e di afferrare a piene mani la vita. Clo è il loro elettroshock e anche se i suoi metodi sono un po’ drastici e all’inizio vi sembrerà un po’ cinica, non fermatevi alle apparenze perché lei è molto più di questo, solo che si farà scoprire piano piano, senza alcuna fretta e alla fine vi sembrerà di conoscerla per davvero e di averla compresa e capita.
«Allora ragazzi, il gioco è questo. Adesso io vi do un foglio, e voi ci scrivete sopra le tre, o quattro, o cinque cose che avreste sempre voluto fare e non avete mai avuto il coraggio di fare.»
«Allora fai così: fa’ in modo che sul foglio resti quella che più di tutte, fra vent’anni, non vorresti mai voltarti indietro e pentirti di non aver fatto. Quella che ti sentiresti peggio di tutte, ad aver lasciato perdere.»
…ora usciamo e ognuno di noi legge ad alta voce il punto della lista che ha conservato. Lo grida proprio, con tutto il fiato che ha in corpo. Poi accartocciamo i fogli e li lanciamo via. È così che funziona il gioco!».
Il gioco che Galiano si inventa con i foglietti e i motivi per cui vale davvero la pena vivere è geniale, andrebbe proposto in ogni scuola dalle medie al liceo perché solo interrogandosi su ciò che si ama si può capire quanto sia bello vivere. Ci dovrebbe essere un contenitore in ogni classe in cui i ragazzi depositano i loro pensieri e magari nei momenti di sconforto si potrebbe attingere da questo e riempirsi gli occhi di immagini belle e positive. Il messaggio del libro arriva forte e chiaro e sono felice di aver potuto legger e recensire Tutta la vita che vuoi perché mi ha dato modo di riflettere e di guardarmi dentro, cosa che non sempre ci soffermiamo a fare.
«33. L’odore della benzina un giorno che stai partendo per un viaggio»
Un libro bello, che parla al cuore. La storia strampalata di tre adolescenti sofferenti che casualmente si trovano insieme a scappare dal mondo degli adulti che li ha feriti. Il personaggio di Claudia, anzi di Clo, è meraviglioso. L’unico difetto è che bisogna pazientare un centinaio di pagine perché si capisca dove si va a parare
Tutta la vita che vuoi è la storia di 3 ragazzi che insieme riescono a trovare il coraggio di fare quello che forse da soli non avrebbero mai fatto. Ho trovato molto bella l'amicizia che si crea tra i tre ragazzi, rapporto dove ognuno si sente libero di esprimere se stesso e confessare i suoi segreti più nascosti. La trama invece l'ho trovata un susseguirsi di eventi non molto sensati che hanno rovinato quello che c'era di buono nel romanzo.
L'autore parla all'animo del lettore, a quella parte che c'è o c'è stata in ognuno di noi, quella parte ribelle, che non vuole accettare il mondo che lo circonda. Galiano scava a fondo nell'animo dei protagonisti e una volta conosciuti meglio mi è stato impossibile non capirli, comprendere le loro ragioni, seppur forse errate, ma stavano lottando in quello in cui credevano, per ottenere la loro felicità, il loro spazio nel mondo, per avere una loro voce, per non sentirsi sbagliati, imperfetti, diversi, per non sentirsi inferiore a nessuno, per non sentirsi derisi, per non sentirsi abbandonati, anche da chi dovrebbe essere la persona che più ci ama al mondo, per non sentirsi odiati per essere vivi, per sentirsi vivi ed incominciare a vivere davvero. Uno dei tre ragazzi, Clo, fa un gioco terapia: scrive su un foglietto i motivi per cui vale la pena vivere poi lo appallottola e lo metto nello zaino. È un qualcosa che fa riflettere su quanto noi adulti a volte questi bigliettini li abbiamo persi per strada e ci scordiamo di apprezzare quello che abbiamo, che magari è tantissimo, e nemmeno ce ne accorgiamo.
In questo racconto vengono trattati molti temi importanti e questo viene fatto quasi sempre con cura e delicatezza. Quello che subito si percepisce, quando ci si immerge tra le pagine di questo romanzo, è come l'autore sia riuscito a dare ai suoi tre giovani protagonisti una voce che li rispecchiasse, calandosi perfettamente nei loro panni.
Quello che ha saputo conquistarmi di questo romanzo è sicuramente la grana introspezione che c'è dei personaggi, il modo in cui l'autore ci racconta il loro vissuto, le loro emozioni, facendoli sembrare reali, veri. Quello che non mi è piaciuto è la storia che soprattutto nella prima metà il romanzo non mi stava piacendo quasi per nulla e mi stava portando ad abbandonare la lettura, ho trovato molti avvenimenti poco credibile e, anche andando avanti con la lettura, molte cose, secondo me, sono al limite del realismo, l'unica cosa che si salva sono i protagonisti. Sono molto combattuta nell'esprimere un'opinione su questo romanzo perché, nonostante abbia fortemente amato i tre protagonisti, la storia, il filone che lega tutta la storia, in un romanzo, per quanto mi riguarda, è una delle cose più importanti, insieme ai personaggi, e quindi l'ho sia amato da una parte che apprezzato davvero poco dall'altra. A prescindere da questo è comunque un romanzo che consiglio perché è un libro scritto per i giovani, che parla ai giovani, che fa capire, a chi giovane non l'ho più e forse si è dimenticato come è stato esserlo, com'è essere giovani e sentirsi incompresi, sbagliati, fuori posto e giudicati.
Tutta la vita che vuoi. Un titolo impegnativo! Quanti sanno veramente cosa vogliono dalla propria vita? O meglio, quanti adolescenti sanno cosa vogliono dalla vita? Perché i protagonisti del libro di Enrico Galiano sono adolescenti: Giorgio, Filippo Maria e Clo. Il primo, è il figlio sbagliato di un noto avvocato. Quello balbuziente, quello svogliato e soprattutto, quello che sopravvive alla morte del fratello che invece era il figlio perfetto. Il secondo, con un nome troppo ingombrante, è dislessico, segretamente innamorato di una ragazza che neanche lo nota, abbandonato dalla madre quando aveva pochi mesi e il migliore (e anche unico) amico di Giorgio. E poi c’è Clo, che non ama essere chiamata con il suo vero nome, Claudia. È una cleptomane, un ossimoro, come lei stessa si definisce, con una gran voglia di fuggire. Un sabato in cui le cose si stanno mettendo male per tutti e tre si incontrano e le loro vite cambieranno totalmente.
Non conoscevo Enrico Galiano. Il libro l'ho scoperto partecipando ad un blog tour e letto per una challenge. In molte recensioni è presentato come un capolavoro; mi piacerebbe capire più o meno qual è l'età media delle persone che lo hanno letto, perché io non riesco a definirlo tale. La trama incuriosisce, un po' per i capitoli brevi che spostano velocemente la narrazione da un personaggio all'altro invogliando il lettore ad andare avanti per vedere cosa succederà, un po' perché pur presentando i personaggi principali come degli sfigati è impossibile non interessarsi ai loro tormenti. Il colpo di grazia l'autore lo sferra poi alla fine, anzi dopo la fine! Quella particolarità è la cosa che più mi è piaciuta e che mi ha fatto riflettere perché descrive sensazioni più vicine alla mia età. [...]c'è quel momento, in una vita e in un anno, in cui le foglie diventano rosse. Quel giorno in cui la giovinezza si sfiora con la vecchiaia, quando ancora non è inverno e però non è più estate.[...] Se avessi avuto sedici anni sicuramente avrei gridato al capolavoro anche io ma oggi non riesco a sentirmi vicina a Giorgio, Filippo Maria e Clo, ho fatto il tifo per loro e una parte di me è curiosa di sapere che fine anno fatto ma non c'è stata empatia.
"إلا أننا نسقط سعداء" هي رواية رومانسية نفسية وفلسفية للكاتب الإيطالي "إنريكو جاليانو".
تحكي الرواية قصة "جويا سبادا"، الفتاة ذات السبعة عشر عامًا، التي تعيش في أسرة مفككة. والدها مدمن على الكحول، عنيف وغير مسؤول، بينما والدتها ضعيفة نفسيا و لها شخصية انهزامية لذلك تعود دائمًا إلى والدها رغم الأذى المتكرر الذي يلحقه بها. هذه العلاقة السامة حولت منزل بطلتنا إلى ساحة حرب فوضوية جعلتها تعيش عزلة عاطفية، دون أي روابط قوية تجمعها بأفراد أسرتها، مما دفع جويا إلى البحث عن ملاذ خارجي ينسيها مرارة الواقع.
وسط هذه الفوضى العارمة، تتلقى جويا الدعم الوحيد من جدتها، التي تمثل "عرابة السعادة" في حياتها. رغم أن الجدة تعاني من الشيخوخة ولا تستطيع الحركة ولا الكلام، إلا أن حبها وحنانها تجاه جويا يمنحانها بعض العزاء والسكينة وسط عالمها المليء بالآلام.
في المدرسة، لا تختلف حياة جويا كثيرًا. تُنبذ من زملائها الذين يطلقون عليها لقب "مايوناجويا"، كناية عن كونها "ليست فرحة أبدًا". تتعرض للتنمر بشكل متواصل، مما يزيد من شعورها بالانفصال والعزلة.
ورغم كل ذلك، تظل جويا شخصية استثنائية. لديها اهتمامات فريدة، مولعة بتجميع الكلمات الغريبة من اللغات المختلفة، عاشقة للتصوير الفوتوغرافي والأغاني القديمة. هذه الهوايات تمنحها نافذة للهروب من واقعها القاسي.
أحد الشخصيات (شخصيتي المفضلة) التي تؤثر بشكل عميق في حياتها هو "بوفه"، أستاذ الفلسفة، الذي يلعب دورًا هامًا في توجيهها ودفعها للتفكير بعمق في الحياة. لا يقدم لها النصائح التقليدية، بل يدفعها للتفكير خارج الصندوق بطريقة فلسفية تساعدها على مواجهة أزماتها النفسية والعاطفية.
ولا ننسى "تونيا"، الصديقة الخيالية التي تمدها بالقوة والنصائح الحكيمة في أصعب لحظاتها. كما يظهر في حياتها الفتى الغامض "لو"، الذي يبدو في البداية غير متوازن ومليئًا بالأسرار. لكن على الرغم من غموضه والظلام الذي يحيط به، يلعب "لو" دورًا حاسمًا في تطور "جويا" على الصعيد الشخصي والعاطفي، حيث يساهم في تغيير نظرتها إلى الحياة ويؤثر بشكل عميق على مسار حياتها.
حبكة الرواية تركز على مفهوم السقوط وكيف يمكن أن يكون جزءًا من السعادة. الرواية تجعلنا نتسائل: هل يمكن للألم أن يكون وسيلة لتحقيق الشفاء والسعادة؟ تأملات جويا عن الحياة، العلاقات، والصراعات الداخلية تجعل من الرواية رحلة فلسفية ثرية بالتساؤلات.
"إلا أننا نسقط سعداء" رواية ممتعة وسريعة القراءة، مليئة بالتأملات العميقة والأحداث الشيقة، تأخذ القارئ في رحلة معقدة و ساحرة داخل النفس البشرية.
Filippo Maria, Giorgio e Clo sono tre diciassettenni completamente diversi tra loro, provenienti da ambienti diversi, ma con la stessa voglia di vivere e di ribellarsi ai clichè che li tengono ancorati al loro posto: Clo la ladra, Giorgio il balbuziente e il figlio sbagliato, Filippo Maria lo sfigato. Ma per una casualità i destini di Filippo e Giorgio, amici per la vita, si uniranno a quello di Clo e da qui inizierà il loro viaggio verso la libertà. Si tratta, dunque, di un romanzo per adolescenti su adolescenti, ma godibilissimo anche per un pubblico più adulto. E' un romanzo delizioso, in cui viene narrata l'avventura dei tre ragazzi, ma anche la storia di ognuno di loro, ognuno immerso in una realtà stretta e pesante che li soffoca. Ma, nonostante ciò, insieme riescono a ribellarsi e ad avere la loro rivincita con coraggio, affrontando insieme i demoni che li tormentano, un passato doloroso per Clo, un presente fatto di un padre ingombrante e che non lo accetta per quello che è e un fratello che non c'è più per Giorgio, e di una quotidianità da perdente per Filippo Maria. Ma sono vivi nel vero senso della parola e insieme affronteranno i loro problemi e li vinceranno e nonostante sembrino universi paralleli destinati a non incontrarsi mai, quando lo faranno riusciranno a far scintille. E' impossibile non affezionarsi a tutti e tre i ragazzi, con le loro fragilità, le loro debolezze ma anche con il coraggio di affrontarli a testa alta. Bella storia, bei personaggi, il tutto condito dalla scrittura fluida, ironica e schietta di Galiano. e lo scopo ultimo, secondo me, dell'autore è di mettere in evidenza come il mondo degli adulti spesso sia lontano mille miglia da quello degli adolescenti, creando delle fratture spesso insanabili. Dunque, è un romanzo che fa riflettere senza però scadere nella retorica, che si fa leggere in un battibaleno, che diverte e che lascia il cuore pieno di emozioni.
(مَا أجْمَلَها!): صِيغَةُ تَعَجُّبٍ يُرَادُ بِهَا اسْتِعْظَامُ أَمْرٍ أَوِ الاسْتِغْرَابُ اسْتِحْسَاناً. هذه اول كلمة تخرج من فمي عندما انتهيت من قراءتها. وهكذا تفعل جويا عندما يأتيها شعور ما لاتستطيع ان تصفه، تبحث في قاموسها لتجد الكلمة المناسبة للشعور الذي تمر به. "هناك مفاتيح لازالت ضائعة، ربما نعود إلى الخلف ونحاول ان نكتشف متى واين بالتحديد أضعناها" الرواية تكلمت عن حب اثنين مراهقين وتكلمت عن صدمات الطفولة والتي وصفتها جويا بانها كالمفاتيح الضائعة لايعلم الإنسان انه أضاع مفتاحا وأنه يجب عليه ان يتذكر أين و متى؟ احببت الحوارات الفلسفية التي يطرحها بوفه ، منها قائلا لتلاميذه "لكن الحقيقة أنه لا وجود لفكرة: الآن سأتسلى، ثم بعد ذلك سأفكر في هذا. بما ان اللحظة هي دائما اللحظة الحالية،وإذا فكرتم في أن الأفضل ستنالونه في النهاية، فأنتم لستم سوى حمقى، وأنكم إذا مكثتم كهذا مختبئين خلف عذر أنكم مازلتم صغارا، وان اللحظة لم تحن بعد، فغدا، وخلال عشرة أعوام أو خلال عشرين عاما، ستفعلون دايما الشي نفسه، وستقولون دائما إنكم لستم مستعدين، وأنها ليست اللحظة المناسبة، وأنكم مازلتم تحتاجون إلى الوقت؛ ومن ثم إذا مكثتم في الانتظار حتى تتيقنوا، أو حتى تطمئنوا، فلن تأكلوا الكريمة على الإطلاق؛ لان اليقين الوحيد الذي لدينا هو ان لا احد منكم، لاأحد مطلقا، سينتهي من فطيرته للنهاية، سيكون هناك دائما شيء لابد من إنجازه، سيكون هناك دائما شيء غير مكتمل." استمتعت بها حقا، واعادت لي شغفي للقراءة.