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Sei stato felice, Giovanni

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Leggere l'esordio di un classico è come assistere a un fenomeno naturale. In fondo, scrisse Calvino per tutti, il primo libro è il solo che conta, e forse bisognerebbe scrivere quello e basta. "Sei stato felice, Giovanni" è il grande strappo che Arpino diede alla sua vita. L'occasione fatale di esprimersi. Il nodo da sciogliere per sempre o mai più. Aveva ventitré anni e alloggiava in una pensioncina di Genova, lurida e malfamata. Ci mise venti giorni. Venti giorni per inventare una voce. E un paesaggio. Per dire addio agli amici, alla giovinezza, agli amori impossibili, alle tante allegrie e disperazioni di ogni età precaria. Per gettarsi alle spalle gli Hemingway e gli Steinbeck, Vittorini e Pavese, il cinema francese. E il lungo intervallo della guerra. Il primo libro di Arpino è un libro di congedi. Una storia da ultima sbronza, in attesa dell'età adulta e del porco avvenire. L'avventura di chi portava la solitudine come un berretto e si sentiva un proiettile disperso, un reduce, anche se non ricordava più da cosa. Il suo protagonista sa che deve muoversi, cercare un lavoro. Ma intanto si ubriaca, litiga, si innamora, contrae debiti e sfortune. È pigro, crudele e prodigo. E non può che abitare un porto, averne l'odore, appartenere a un'umanità di marinai, di prostitute, di vagabondi. Un porto che si chiama Genova, con quell'aria svelta e sottile di mare, ma che potrebbe essere Buenos Aires o avere qualsiasi altro nome. Perché "Sei stato felice, Giovanni" è un libro che parla con parole vere, prepotenti e insostituibili ai nostri tempi. A chi è giovane, a chi lo è stato, a chi sta per partire, a chi ritorna.

266 pages, Paperback

First published January 1, 1988

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About the author

Giovanni Arpino

76 books24 followers
Giovanni Arpino was an Italian writer and journalist.

Born in Pula (in Istria, then part of Italy) to Piedmontese parents, Arpino moved to Bra in the Province of Cuneo. Here he married Caterina Brero before moving to Turin, where he would remain for the rest of his life.

He graduated in 1951 with a thesis on the Russian poet Sergei Yesenin, and the following year made his literary debut with the novel Sei stato felice, Giovanni, published by Einaudi. He also took up sports journalism, writing for the daily papers La Stampa and Il Giornale; together with Gianni Brera at the La Gazzetta dello Sport he brought a new literary quality to Italian writing on sport. His most important work in this line was the 1977 football novel Azzurro tenebra. Arpino also wrote plays, short stories, epigrams and stories for children.

In Italy he got to know the Argentinian writer, and fellow sports enthusiast, Osvaldo Soriano and won the Strega Prize of 1964 with L'ombra delle colline, the Premio Campiello of 1972 with Randagio è l'eroe and the SuperCampiello of 1980 with Il fratello italiano. His novels are characterised by a dry and ironical style.

His story Il buio e il miele was made into two films: Dino Risi's Profumo di donna, with Vittorio Gassman, and Martin Brest's Scent of a Woman, which earnt Al Pacino an Academy Award for Best Actor.

Arpino died in Turin in 1987. His links to his childhood town of Bra have been maintained by the establishment of a multi-functional cultural centre and of a prize for children's literature.

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3 (2%)
Displaying 1 - 22 of 22 reviews
Profile Image for roberto.
70 reviews24 followers
June 2, 2019
Sapevo che tutti si va via, è l'unica cosa seria che si riesca a fare, andarsene e poi tornare con qualche cosa che è successo e poi ancora morire, un altro andarsene, bene, sapevo tutte queste cose molto chiare anche se mosse nel vino, e non mi importava niente di Mario. M'importava che cosa sarebbe successo tra un paio di giorni, sapevo che qualcosa doveva succedere, doveva cambiare, ma era difficile pensarlo in quel momento, con Mario, i rumori e le bottiglie vuote davanti.
Meglio dopo, pensai, stanotte. Stanotte penseremo tutto.


Che gioiello, questo libro d'esordio scritto dall'appena ventitreenne Arpino, libro tristemente dimenticato dal canone e dai manuali eppure, oserei dire, importantissimo. Importantissimo perché è carico di tanti aspetti di un certo tipo di letteratura novecentesca, e sicuramente impregnato di Hemingway e Faulkner, influenze da cui si origina una voce nuova e unica. Una voce fatta di accostamenti lessicali prodigiosi, che donano il sapore di un italiano passato, più arido e più forte, compatto; una voce che pur secca è inserita in una prosa veloce, saltellante, dinamica; una voce fatta di imprecazioni e insieme lirica, in qualche modo, nei suoi suoni naturali e nella sua espressione del quotidiano, una voce fatta dei "si" che sostituiscono i "noi", di preposizioni che sanno di poesia ("nella luce a guardarci negli occhi"), di parole semplici e belle usate in un modo bello, dannatamente bello.

Per ora, il mio libro del 2019.
Profile Image for Simone Subliminalpop.
668 reviews52 followers
May 24, 2018
Prima di tutto per lo stile, sorprendente, ma anche per la "visionarietà".

"Una cosa sola può accomunare le erranti e diverse creature che scrivono: la fede in ciò che fanno. Altrimenti ogni pagina - e non importa che sembri bella o sembri brutta - è inutile. E lo scrivere inutile è la peggior forma di tradimento che un uomo può inventare a danno di sé e degli altri. Scrivere romanzi, per me, significa portar testimonianza poetica del mondo in cui viviamo." - Giovanni Arpino


Cit.



Profile Image for EMILIO SCUTTI.
239 reviews23 followers
January 24, 2024
Opera prima di un Arpino giovanissimo appena ventitré anni , incredibile . Una prosa, uno scrivere maturo e avvincente. Un raconto bohémien tra bevute, furti e lavori illegali , donne e tanto alcool ma c’è di più, c’è Genova, il mare e il cielo e l’amore ed una lunga riflessione sulla vita ancora non incanalata e stereotipata dai ritmi ed i riti della asfittica vita adulta. Vale la pena conoscere Arpino e farsi condurre da lui alla scoperta di quella domanda che tutti ci facciamo: cos’è la vita ?
Profile Image for Vic.
117 reviews3 followers
November 7, 2025
Esordio clamoroso, imperfetto eppure memorabile, pasoliniano prima di Pasolini e americano come un vecchio film in bianco e nero.

A me piacciono le cose inutili, sono le uniche che riesco a concludere.
Profile Image for Hex75.
986 reviews60 followers
November 29, 2020
Credo che ci siano due importanti discorsi da fare su questo splendido "sei stato felice, Giovanni", due discorsi che mi bruciano dentro da prima ancora che arrivassi all'ultima pagina.
Innanzitutto c'è una storia di vite ai margini drammaticamente cera: dopo anni di pseudo-bohemian che se la cavano sempre e il cui massimo problema è trovare qualcosa da fare la sera qui si sbatte la faccia con la disperazione vera, con la fame che acceca il pensiero, con la volontà di non pensare al domani perché non si è sicuri di arrivarci al domani, c'è l'arte di arrangiarsi (quella vera, quella dello spettacolo povero di mangiabuchi), c'è la solitudine da riempire in qualche modo.
E poi c'è genova. C'è la genova che non ci sarà più, quella dei vicoli più selvaggi eppure come quasi una famiglia, e quella eterna, rassegnata al suo declino, alla sua vita sempre uguale, all'eterna attesa di qualcos'altro.
E poi c'è altro ancora, come la capacità di arpino di raccontare l'innamoramento senza sembrare stucchevole oppure freddo e distaccato.
Che gran romanzo.
Profile Image for Gil Jourdan.
54 reviews6 followers
October 28, 2025
La trama di questo romanzo si può riassumere facilmente in un paio di frasi: nella Genova tra la fine degli anni '40 e l'inizio dei '50 (il libro è stato pubblicato nel 1952), Giovanni si arrabatta come può. Ha due amici, qualche ragazza tra il ricorrente e l'occasionale, ha fame ed è felice.
Può sembrare paradossale una condizione del genere. Soffrire la fame raramente si accorda con la felicità, ma la forza di "Sei stato felice, Giovanni" è andare oltre questo paradosso.
Nella giovane età del protagonista, nel non avere nulla da perdere, nel non pensare e aspettare le occasioni che si possono raccattare, c'è la felicità. Appena le cose si stabilizzano, si vede qualche soldo, si azzarda qualche progetto, Giovanni si trova costretto a pensare e, soprattutto, a cambiare. Quella è la fine della felicità, e forse l'inizio della vita vera.
Non so se ci siano altri romanzi sullo stesso tema, su questo limbo invidiabile. Questo suona, anche per via di uno stile decisamente "parlato", vero e reale ad ogni pagina. Poi c'è Genova, c'è il dopoguerra e la sua società sbrindellata. Però, la forza di questo romanzo è questa verità, questo catturare un momento unico.
Profile Image for madreading.
30 reviews
January 6, 2025
C’è una linea sottile che separa la storia di un uomo con velleità letterarie che non lavora, beve, va con le prostitute e occasionalmente le mena dal racconto di una poetica e giovanile ricerca della felicità: talmente sottile che il più del tempo non l’ho vista
Profile Image for Saverio Mariani.
182 reviews22 followers
April 20, 2018
[Sul mio blog attaccatoeminuscolo: https://www.attaccatoeminuscolo.it/se...]

***
Poche cose convincono un lettore (tipo me) come un romanzo nel quale la carne cruda si scotta sotto il sole. E ogni cosa è utile a stimolarne un’altra nella memoria. Il romanzo d’esordio di Giovanni Arpino è un affastellarsi straordinario e affascinante di sensazioni, memorie, racconti, fame, solitudine e ricerca della felicità.

Giovanni Arpino ha scritto “Sei stato felice, Giovanni” a ventitré anni, lo ha poi inviato a Elio Vittorini e dunque all’Einaudi. Siamo nel 1952 e il libro viene pubblicato dalla casa editrice torinese. Questo fantastico e delicatissimo esordio è stato appena ripubblicato da minimum fax, nella collana “classics”.

Ciò che salta all’occhio, del romanzo, oltre a una narrazione a caduta, quasi senza contegno, un flusso di coscienza per poveri (e per questo stupendo), è il calore col quale Arpino scrive. Giovanni, detto il Bello, è a Genova, trasferitosi dal Piemonte in questa città fatta di caruggi e un porto enorme, vicoli stretti e a picco sul mare («Aveva appena spiovuto e l’odore dei panni umidi era fresco e piacevole, unito a quello del mare che saliva dai vicoli nel vento» p. 28). Giovanni è lì, senza un soldo, senza un lavoro, con le ambizioni che non svalicano la giornata. Gli amici, il vino, le puttane ad ore negli alberghetti da due soldi, e i debiti che si accumulano.

La precarietà (dovuta alla penuria economica, ma che è anche – subito – la precarietà dell’esistenza) è il cuore del racconto. Giovanni sente su di lui la fragilità e la continua possibilità di cadere, in piedi sopra a uno scoglio appuntito col mare in burrasca. Perciò tutto è importante e tutto diventa immediatamente niente.

Finché non arriva Maria (un nome che sembra scelto di proposito, la madre di tutti noi nella simbologia teologica): una donna matura, senza più il marito e del quale Giovanni si innamora. Le pagine che raccontano le loro uscite lungo il torrente, le passeggiate sconclusionate e i pranzi nelle trattorie (pagati coi soldi guadagnati da Giovanni con un lavoro pericoloso), sono le più belle del romanzo. Lì – come in tutto il libro – l’eco fortissima di Pavese è bello e non stona («Era mattino con un cielo di carta grigia e liscia, l’alba ancora da venire, e sdraiato con la testa sul fagotto mi guardavo il cielo e l’ultimo piano dei caseggiati grandi del porto» p. 32). I paesaggi sono descritti con un decadentismo poetico e romantico che non scade nella banalità, ma è alla continua ricerca di un particolare, di una sfumatura.

Mi infilò un braccio intorno al collo e quel caldo della mano vicino all’orecchio mi fece chiudere gli occhi e respirare meglio. Pensai a cosa sarebbe successo tra un momento. Era magnifico sapere, essere sicuri convinti che il prossimo momento sarebbe stato bello, proprio come lo si poteva immaginare. Non mi era mai capitata una cosa simile. Il caldo della pelle e della mano era un caldo tenero, come succede di trovarlo certe notti. (p. 220)

Di quest’ultime si occupa Arpino nell’ultima parte del romanzo: di ciò che sta a metà, di ciò che non è netto. La vita sembra doversi barcamenare nell’indefinito, nel non deciso: come il colore del mare che cambia a seconda della posizione del sole. In queste sfumature, però, guardando indietro, Giovanni ha sempre vissuto e lì “è stato (anche) felice”. E vorrebbe esserlo ancora un po’.

C’è una canzone che mi tornava in mente mentre leggevo.
S’intitola “Giovanni sulla terra” e l’ha scritta Niccolò Fabi. Il Giovanni di quella canzone ha paura che quello che sta facendo sia “lo sforzo di un fesso”, ma poi si rende conto che “la cima appare sempre un po’ più su / e il sole brucia chi sta fermo, di più”. E allora riparte, ogni giorno.

Anche Giovanni, che alcune volte è stato felice, si guarda indietro e riparte.

«Mi sentivo vuoto e buono senza pensieri, tutto ciò che era stato, era stato e basta, adesso era in ordine dietro di me, il resto sarebbe venuto, bastava non preoccuparsene troppo» (p. 255).

Se solo fossimo capaci di ricordarlo sempre, che tutti siamo stati felici.
Profile Image for sumerkidestate.
130 reviews10 followers
May 23, 2021
Opera prima scritta di getto, una settantina d'anni fa, quando l'autore, torinese allora 23enne, alloggiava in una sordida pensioncina di via Prè a Genova.
Il protagonista è quindi Giovanni, ha 23 anni e si è trasferito a Genova da un'altra città.

Il tema è quello di un rito di passaggio tra due età, in cui la sfida consiste nel far passare incolume, da uno stato all'altro - l'uno felice, l'altro non più -, la propria libertà.

Che questa storia sia stata scritta di getto non lo si percepisce solo dalla freschezza della voce di Giovanni, ma anche dal suo modo di mescolarsi senza risparmiarsi con le vite e coi più piccoli angoli della città.
Giovanni osserva i particolari delle persone che incontra e annusa ogni odore portato dal vento.
C'è in sostanza una perfetta combinazione tra pensiero interiore e movimento di discesa nel mondo circostante.

La sinossi ha torto: questo romanzo non avrebbe potuto essere ambientato a Buenos Aires o in qualsiasi altro posto.

Veniva la sera, pareva maturasse dal selciato, tenera e dolce, ombra dopo ombra che insieme salivano i gradini facendoli bui, e le donne, giunte all'ultimo, uscivano nella luce del cielo ancora chiaro. Il cielo disegnava un attimo i contorni dei corpi prima che sparissero dietro l'angolo, le donne che scendevano poco a poco l'ombra le prendeva tutte, tranne le voci.
Un cane passò lento, era grosso e peloso, si fermò ad annusare le ceste delle arance, la fruttivendola accese la luce nel negozio e allora fu proprio sera.
Profile Image for Giusy.
106 reviews9 followers
July 25, 2025
Io penso che questo libro arrivi così forte, autentico e prepotente perché i 23 anni di Arpino, chino su un'asse da lavare in una pensione lurida e ammuffita, che scrive ininterrottamente per 20 giorni, arrivano forti e chiari e senza una virgola, una parola o uno spazio fuori posto. Penso che sia tanto difficile scrivere di cosa sia essere giovani quando lo si è ancora, di cosa significhi partire per fuggire o per tornare, di come ci si senta a provare quella felicità disordinata e senza ragione, quell'amore un po' matto che non merita bugie dorate e quella consapevolezza di non avere voglia di cambiare, ma di dover cercare motivi per cui farlo.
Penso che sia bello e complicatissimo scrivere di quando si è felici senza saperlo e poi guardarsi indietro e fissare il proprio riflesso emaciato allo specchio col vino che scorre al posto del sangue e darsi una pacca sulla spalla prima di dirsi "Sei stato felice, Giovanni e questo devi dirlo, devi dirlo perché viene con te, devi dirlo per poterlo mettere bene in ordine e a posto, come un vestito vecchio nell'armadio", perché alla fine, nel susseguirsi caotico di eventi in cui non si ha voglia di pensare al domani e ai debiti, "qualcosa era successo ed era successo bene".
Profile Image for Alessandro.
124 reviews2 followers
March 23, 2019
Sei stato felice, Giovanni è il libro d’esordio di Giovanni Arpino, pubblicato nel 1952 quando aveva solo 23 anni e ripubblicato di recente dalla Minimum Fax. La storia, fatta di tante micro storie e di aneddoti inizia con una futile rissa che spinge Giovanni, il protagonista, a rintanarsi impaurito nella sua camera d’albergo che riesce a pagare a fatica mentre aspetta che si calmino le acque. Nel frattempo la sua amica e a tratti amante Olga si prende cura di lui. Altri personaggi femminili che accompagnano Giovanni nel suo cammino in cui racconta la visione della propria felicità sono Adele, che come Olga si occupa con affetto sia di lui che dei suoi amici, Beppe e Mario, e Maria, coi cui vive una breve e idilliaca storia d’amore. Il cammino evolve partendo da quella fuga, passando per momenti di difficile sopravvivenza, mentre Giovanni descrive il cielo, le nuvole, le stelle, i colori di Genova dove è ambientata la storia, il tutto distorto dall’alcool, ma senza mai perdere la sua poesia.

Il resto della recensione si può leggere qui:
https://alessandroraschella.com/2019/...
43 reviews2 followers
October 3, 2018
No, ho fatto molta fatica a finirlo. Mi sono annoiata molto. Detto questo riconosco l’originalità e del contenuto e della forma. Mi ha ricordato “vicolo cannery” di Faulkner senza il tono scanzonato. Ma non mi è piaciuto il tema. Questa sorta di eterno sbandamento senza riscatto. È poca roba riscattarsi semplicemente andando via, cambiando città. Poi comincio a pensare che lo stile narrativo “flusso di coscienza” non mi soddisfi.
Profile Image for Maria Giraudo.
21 reviews
July 8, 2024
Per raccontare questa storia bastavano 50 pagine.
TW: violenza sulle donne
Displaying 1 - 22 of 22 reviews

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