What do you think?
Rate this book


Renata Viganò ha scritto una «cronaca» che ha l'esatta semplicitá di pensieri e gesti quotidiani, in uno stile sobrio che pure rivela una sottile educazione letteraria nella definizione di fuggevoli stati d'animo, nella descrizione di sfumati paesaggi di pianure e di lagune; e tutto si sostiene nell'ampio respiro dell'azione corale, che tocca il suo culmine nelle scene di battaglia. Ma la novità del libro è l'aver visto la Resistenza attraverso gli occhi di un'anziana contadina, l'Agnese. Non si è mai allontanata dall'orto, dalla fontana di casa; ma quando i tedeschi le fanno morire il marito, è capace di ribellarsi, di seguire i partigiani nelle paludi, di compiere imprese rischiose caracollando su una vecchia bicicletta rugginosa. I giorni dell'Agnese si svolgeranno tra fughe, tradimenti, fuciliazioni, sconfitte e vittorie: i giorni dell'Italia migliore che ritrova se stessa.
274 pages, Paperback
First published January 1, 1949
"Quando arrivò l'Agnese per rimanere con noi, e ci riconoscemmo e parlammo insieme perché era un giorno calmo, non crediate che ci si dicesse frasi eroiche. Nessuno nella guerra partigiana diceva mai frasi eroiche, neppure quando stava per morire. Tutt'al più gridava: "Viva i partigiani!" o cantava "Bandiera rossa" e questo è già molto per uno che sta per morire. Ma spesso cadeva in silenzio col rumore dei mitra che spengono tutte le parole.
[...]
Così era il clima di allora nella vita partigiana, antiretorico, antidrammatico, casalingo e domestico anche se eravamo alla macchia e la morte girava lì intorno, si nascondeva nello scialle dell'Agnese, negli scarponi dei barcaioli o nei capelli del mio bambino. In quel clima abbiamo vissuto diciannove mesi e poi l'ho creato - o tentato di creare - nel mio libro. [...] Ma nella stessa atmosfera ancora viviamo, noi che uscimmo salvi dalla lotta; dentro quel circolo siamo rimasti e forse mai potremo venirne fuori: era il circolo, l'atmosfera dove camminava l'Agnese, ora morta, dove hanno camminato tanti altri, ora pure morti, ma rinchiusi vivi nel mio libro con lei."





I tedeschi non sapevano che fra quegli uomini e quelle donne, in giro fra la neve, molti, quasi tutti, erano partigiani. [...] La forza della resistenza era questa: essere dappertutto, camminare in mezzo ai nemici, nascondersi nelle figure più scialbe e pacifiche. Un fuoco senza fiamma né fumo: un fuoco senza segno. I tedeschi e i fascisti ci mettevano i piedi sopra, se ne accorgevano quando si bruciavano.
Siamo vicini alla paga, appena verrà la buona stagione. Ai tedeschi e ai fascisti non gli rimane più niente. [...] Mi sono sbagliata. Gli rimane la paura.