Il y a cent façons de tricher, mais il n'y a guère que trois sortes de tricheurs. Tout d'abord, il y a le tricheur qui triche - qui ne triche que parce qu'il joue. Qui le fait sans méthode, sans préméditation, de manière presque inconsciente, et dont on sent très bien qu'il est parfaitement honnête en dehors du jeu. Il y a l'homme qui joue incorrectement parce qu'il est incorrect d'un bout à l'autre de la vie - et qui doit penser que ce n'est vraiment pas le moment de l'être. Enfin, il y a le tricheur de profession, conscient et organisé.
A me il nome di Sacha Guitry fa venire in mente l’infanzia. Mi spiego: quand’ero ancora un ragazzino udii questo nome, che mi piacque per il suo suono esotico; non ricordo in quale occasione lo udissi: forse la Rai di allora ne metteva in onda una commedia, forse ne parlarono in qualche trasmissione come Almanacco del giorno dopo. Ma decine di altri autori, dei quali potevo ascoltare altrettanto il nome pronunziato lì e altrove, non mi ricordano allo stesso modo l’infanzia; ciò semplicemente perché ne ho sentito discorrere anche in seguito, ne ho conosciuto le opere, ne ho discusso con altri. Di Sacha Guitry no. Sembrerà incredibile, ma non lo vedevo menzionare da lustri, da decennî; anzi, forse mi sfugge, ma temo di non averne mai viste le commedie in cartellone, almeno qui a Milano, sebbene fosse stato ai suoi tempi uno dei commediografi francesi più popolari e famosi: e i suoi tempi non erano poi tanto antichi. Ma così avviene: la nostra nominanza ha color d’erba, in ispecie in un paese come l’Italia, che sembra diventata di memoria particolarmente labile, tanto da stingere la nominanza dei grandi e dei celebri con sorprendente celerità. Adelphi viceversa di Guitry s’è ricordata, e ne ha mandato alle stampe quello che fu il suo unico romanzo; esso mi ha fatto venire in mente un altro commediografo di grande fama, Nöel Coward, a sua volta romanziere d’un solo romanzo, ma romanzo delizioso e tutto scintillante: ché delizioso e scintillante è anche questo libro di Sacha Guitry. Non capisco davvero perché abbiamo dovuto attendere questo momento per vederlo pubblicare in italiano: la vicenda di questo figlio della piccola borghesia di provincia, che lo vede, nelle prime pagine, orfano ed anzi orbato di gran parte del parentado, parentado interamente defunto nel giro di poche ore dopo una scorpacciata di funghi venefici (lui no, in quanto per castigo non gliene avevano dati), sembrerebbe all’inizio una di quelle storie che dilagavano nella letteratura ottocentesca, coi bimbi abbandonati vittime delle angherie di congiunti rapaci e impiccioni, in questo caso i lontani parenti coniugi Morlot; ma presto l’umore cambia, e le avventure del protagonista adolescente e adulto acquistano il ritmo indiavolato d’un cancan, e la leggerezza più divertita e maliziosa diventa padrona della storia, tra Parigi e Montecarlo, casinò e bische, dame di scarsa virtù, alberghi di lusso, massime di vita sbarazzine e tecniche per barare guadagnandoci molto ma pericolosamente o poco ma metodicamente. L’umorismo, i paradossi, le trovate dallo spirito veramente parigino si concentrano e si susseguono senza posa, con una levità e una naturalezza che rievocano il parlato, un parlato schietto ma urbano, come se uno spassoso ed elegante mascalzone sciorinasse l’odissea della sua vita davanti a un pubblico vagamente incredulo eppure divertito, entusiasta e compiaciuto. In tempo di audiolibri, questo si presterebbe benissimo ad essere letto… che so, da Walter Chiari, se fosse ancora qui tra noi. C’è inoltre, in appendice, un gradevole scritto di Edgardo Franzosini sulla vita e le opere del Nostro. Guitry, che era anche disegnatore, creò una serie d’illustrazioni per l’opera, dal tratto secco, quasi astratto e molto lineare. Quella riprodotta in copertina sembra l'effigie d’un bandito marsigliese, e invece raffigura la taccagna moglie (baffuta) e consigliera di frode del cugino Morlot.
Une collègue du travail m'a prêté ce livre.Je ne connaissais pas Guitry plus que ça et je suis ravie d'avoir pu le lire. C'est simple mais brillant.Les idées sont clairement exprimées (si seulement je savais faire ça en dissertation).Le tout est d'une finesse et d'un humour qui font que l'on se plonge dans la lecture et on n'en sort qu'à la fin... C'est très simple. Ne vous attendez pas à des grands mots et de très belles tournures de phrases. Il est dommage que l'on ne nous parle pas plus de Guitry.
kumarla ilgili terimlere yabancı olmasaydım daha güzel olurdu sanırım. okurken sürekli bilmediğim şeyleri googlelarken sıkıldım. onun haricinde baya sevdim 21'i hatırlattı bana. haram para kazanmakla ilgilenenler okusun :d
kendi hayatınızdan yaklaşık bir bir buçuk saatliğine uzaklaşmak, o esnada bir üçkağıtçının (ve evet, kelimenin tam anlamıyla bir üçkağıtçı) gözünden fransa kentlerinin bir kısmının tasvirlerini okumak, onun 12 yaşından itibaren hayatının gidişatını kısa kısa dinlemek ve olaylar hakkındaki yorumlarını öğrenmek isterseniz kitap amacına ulaşacaktır diye düşünüyorum.
Guitry è un uomo notevole e in questo piccolo volume se ne intuiscono i motivi; c'è un condensato della sua ironia, tracce delle sue esperienze e anche l'ipotesi di una vita che avrebbe potuto vivere, data la complessità della sua esistenza. Leggere questo libro fa venire un'incredibile voglia di conoscere la sua filmografia.
Une lecture dont on ne se lasse pas ! Ce roman unique de Sacha Guitry est un mélange d'humour et d'élégance. L'écriture, qui semble simple en apparence, nous invite à suivre le destin saugrenu et attachant d'un tricheur. L'auteur a adapté cette oeuvre au cinéma dans "Le Roman d'un tricheur" où il endosse le rôle de son personnage principal. La relecture du roman est d'autant plus savoureuse après le visionnage de cette adaptation car la voix de Sacha Guitry nous accompagne. En effet la voix-off du film si présente se mêle à notre voix intérieure de lecteur/lectrice.
ho iniziato questo libro con l'umore alle stelle, perché avevo letto la prima pagina e mi aveva ispirata così tanto da spingermi a comprarlo, aspettandomi qualcosa di leggero e spiritoso. e lo è, ma ho cominciato ad annoiarmi quando ho capito che questa breve storia si sarebbe praticamente incentrata sulle gesta del protagonista nel gioco d'azzardo. sia chiaro, non avevo la più pallida idea di cosa fosse un "baro" prima di leggerlo (pensavo fosse un nome antiquato per riferirsi al becchino.... probabilmente il risultato di un'associazione indebita con la parola "bara" e la scena dell'intera famiglia schioppata con cui di apre la storia) quindi sarà anche che mi sono tirata la zappa sul piede da sola. rimane comunque una lettura piacevole che si può concludere tranquillamente prendendosi una o due orette di un pomeriggio ozioso.
Un giorno un ragazzo ruba otto monete e viene punito dalla famiglia saltando la cena a base di funghi… ma, con sua grande sorpresa, questa punizione si trasforma in un dono. I funghi erano velenosi e lui, a differenza dei familiari che ci resteranno secchi, rimane con una vita da vivere. Scappa dal cugino e dalla moglie senza vendicare i torti subiti e parte alla volta di nuove avventure, fino ad approdare a quella finale: la carriera da baro. Con una scrittura scorrevolissima, ma allo stesso tempo tagliente e molto ironica, viviamo un mestiere a cui probabilmente nessuno di noi aveva mai pensato prima e vediamo attraverso i suoi occhi una società, quella monagasca, vivere una vita di sfarzi, gioco d’azzardo e assurde ricchezze.
Un libro su come si diventa bari? No, non proprio. O comunque soltanto marginalmente. Il protagonista ruba delle monete per comprarsi delle biglie. Il padre lo scopre e lo manda a letto senza cena. Quella sera a tavola ci sono funghi. Velenosi. Undici persone muoiono. Uno sperpero di dolore inumano. Lui invece sopravvive per aver rubato. Da qui comincia un tira e molla del protagonista con il Caso, che l'ha salvato senza un motivo. Barare, dirà, non è come rubare. È, anzi, un tentativo di sostituirsi al Caso, il capriccio di controllare ciò che non si può controllare. C'è anche un momento di redenzione, verso la fine, ma niente ripaga quanto le prime pagine.
Incipit folgorante e delizioso senso dell'umorismo, questo brevissimo libretto inizia bene ma nella seconda metà cala drasticamente. Sballottato qua e là per l'Europa grazie alla sua professione di concierge, e solo approdando come croupier a Montecarlo che il protagonista riesce ad abbracciare la sua vera natura. Da baro vince stravince ed incassa, facendo fortuna. Solo quando un incontro fortuito lo rimette sulla retta via dell'onestà, il nostro baro perderà tutto. Fine.
Carino. Brillante come scrittura, divertente. Un libro breve che si fa leggere molto rapidamente. Non mi è piaciuto il finale o dovrei dire credo abbiano forzato il plot twist sulle ultime battute rendendolo di fatto un libro che nasce con un messaggio preciso e a tre righe dalla fine cambia molto. E non dico "per magia" ma quasi.
Quindi anche qui ho pronunciato la solita frase "carino, ma non lo rileggerò".
Mi capita raramente di consigliare libri che non ho ancora letto, ma con questo l'ho fatto più volte. Mi erano bastate le prime tredici righe, appena uscita dalla libreria, per sapere che avevo tra le mani pagine di enorme raffinatezza linguistica. Ora che l'ho concluso ho poco altro da dire: chi voglia leggere un libro scritto davvero bene, legga Memorie di un Baro.
Elegante, piuttosto divertente, purtroppo molto breve, avrei letto molti più aneddoti ma pazienza e mi ha confermato che il mio vizio iper controllato di, in assenza di sale per lo chemin de fer e di smoking nell’armadio, fare qualche puntata sportiva alla Snai, è salutare perché ‘il gioco non è immorale’
Alle Frauen die in diesem Buch vorkommen waren nur Mittel zu irgendeinem Zweck, generell sind Charaktere und Handlung sehr flach. Der Anfang ist vielleicht zumindest noch etwas unterhaltsam? Dann kommt nur noch verschiedene Tricks um im Glücksspiel zu bescheissen, Verherrlichung von Glücksspiel und ein sehr unreflektiertes Fazit.
Diz-se a dedicatória na contra-capa do volume que emprestei da Biblioteca Municipal: "Todo filósofo é cívico. Pergunto: O civismo é um defeito ou uma virtude? A resposta você encontrará anexa, até a página 134... Em 1957/8"
Una discreta delusione. Un romanzo che parte con ambizione altissime e con un eccellente primo capitolo che si sfalda in un dettaglio di carte da gioco. Non rimane neanche la cinica simpatia del protagonista che avrebbe dovuto affabulare con una morale amorale il lettore. dimenticabile.
Si legge in 3 giorni perché è impossibile fermarsi una volta iniziato (e perché è un racconto brevissimo). Esilarante, degni di nota il lucidissimo ritratto del « parigino » e le illustrazioni dello stesso Guitry.
Barare significa sventare le loro trame, e non solo contrastare l'operato del caso, ma addirittura sostituirsi a lui. Io baro - ergo, il caso sono io. Tale, almeno, era la mia granitica opinione nel 1917.