Nasce il figlio di Cinghiale. Gli amici si riavvicinano. Niente è più come prima. Sei mesi dopo l'uscita di «Macerie prime», Zerocalcare torna con il capitolo conclusivo della sua storia più emblematica e contemporanea. Il senso di precarietà sociale del suo cast sembra assoluto, i rapporti amicali si lacerano, le tenebre avanzano. Piccoli pezzi di ciascuno vengono perduti, rubati, cambiano gli equilibri. E l'armadillo è sempre latitante. Se una soluzione esiste, in cosa consisterà?
Zerocalcare sul finire del 2011 ha quasi 28 anni e per un sacco di tempo ha fatto soprattutto fumettacci sulle fanzine fotocopiate e locandine per concerti punk hardcore. Oltre ad un numero sterminato di autoproduzioni nel circuito dei centri sociali, ha collaborato anche con il quotidiano "Liberazione" (pagina delle illustrazioni, ormai chiusa), il settimanale "Carta" (chiuso), i mensili "XL" di Repubblica (spazio Italian underground, chiuso) e "Canemucco" (chiuso) e la divisione online della DC comics, Zuda.com (chiusa). Tra le collaborazioni che non è riuscito a far chiudere c’è il settimanale "Internazionale", l’annuale antologia del fumetto indipendente "Sherwood Comix", la "Smemoranda" e frescafresca pure la rivista "Mamma!".
Alla fine del 2011 ha dato alle stampe il suo primo libro, “La profezia dell’armadillo”, autoprodotto sì, ma da Makkox.
A ottobre 2012 è uscito il secondo, “Un polpo alla gola“, edito da Bao Publishing.
[Grazie Zerocalcare per avermi toccato il cuore e avermi fatta piangere ancora una volta]
Ho letto macerie prime un paio di mesi fa, e non ve ne avevo parlato prima perché volevo parlarne dopo aver letto anche il volume seguente, macerie prime sei mesi dopo. E quindi eccomi qui.
Lo sapete che amo Zerocalcare. Lo amo per due motivi principali: ha questa capacità di raccontare le cose che un momento prima ti fa sorridere e un momento dopo ti fa piegare in due dal dolore; riesce sempre – sempre – a mettere su carta le mie paure, le mie incertezze, i miei dubbi, la mia sofferenza, che poi sono paure, incertezze, dubbi e sofferenza di intere generazioni, e quindi, anche nello schifo e nella bruttura della vita, ti fa sentire compresa e decisamente non sola.
In quest’opera – parlo al singolare perché è come se considerassi i due fumetti un’unica cosa – Zerocalcare si sofferma sulla conciliazione tra lavoro, impegni e amici. Passiamo una (o più) fase in cui ci troviamo costretti a pensare più a noi stessi che ai legami instaurati negli anni, non per una questione egoistica, ma semplicemente per sanità mentale. A volte semplicemente non ce la si fa a pensare anche agli altri perché la nostra stessa vita ci dà troppo da pensare e non abbiamo l’energia per girarci e guardare come se la stanno cavando i nostri amici, per chiedere loro se hanno bisogno di una mano.
E allora succede che la tua vita attuale ti sembra una merda; non fai il lavoro che hai sognato di fare e che potresti fare perché hai tutte le carte in regola, tutta la passione, i titoli di studio e le capacità che ti servono; rodi perché chi ha meno capacità di te fa il lavoro dei tuoi sogni al posto tuo (e rodi pure se quella persona è un amico); ti deprimi perché non sei in grado di sfamare la tua famiglia e devi farti aiutare dai tuoi genitori; sei preoccupata da morire perché vuoi avere un figlio, ma quel maledetto orologio biologico del cazzo ti ricorda ogni santissimo giorno che il tempo sta per scadere, e ti chiedi come fare.
Insomma, ti ritrovi a faticare ogni giorno, ogni ora, per rimanere a galla, devi pensare in primis a te stesso se non vuoi affogare, e a volte fai fatica persino ad accorgerti che qualcuno lungo la strada si è perso.
A un certo punto però ti rendi conto di cosa ti ha fatto il mondo. Non solo dei sogni che ti ha fatto coltivare per poi calpestarli; ti rendi conto che ti sei abbruttito pure tu. Ti rendi conto che ti sei circondato di macerie e che devi rimettere insieme i pezzi, e che puoi farlo solo con i tuoi amici attorno, perché senza il loro aiuto sarà sempre peggio.
“Alla fine noi siamo ‘sta roba qua. Sopravvissuti, imperfetti, pieni di cicatrici che ci siamo fatti tra di noi. Se ci guardi da vicino, ti accorgi che non si sa come, restiamo attaccati. Siamo tenuti insieme con lo sputo. È così, quando attraversi la vita. Ti usuri. E non puoi più tornare com’eri prima. Ci devi stare. L’importante è che capisci quali sono i pezzi più importanti, quelli di cui non puoi più fare a meno, che ti fanno essere quello che sei… e te li tieni stretti. Pure se si scheggiano. Pure se si frammentano. Te li devi teneri stretti. Fino all’ultimo granello.”
Mi piace molto leggere Zerocalcare. Con i suoi testi si sorride, si ride e si riflette, non poco. Talvolta ci si commuove pure. Seppur non paragonabile a "Kobane Calling", che potrebbe restare un unicum nella produzione del fumettista di Rebibbia, anche queste "Macerie prime" (prima e seconda parte) meritano senz'altro una lettura perché tra le risse per Stoccazago (sic!) e i fiori rubati a sacchi dai cortili dei palazzi della Tiburtina ci sono emozioni, sentimenti e situazioni in cui ci ritroviamo un po' tutti.
"Alla fine noi siamo 'sta roba qua. Sopravvissuti, imperfetti, pieni di cicatrici che ci siamo fatti tra di noi. Se ci guardi da vicino, ti accorgi che, non si sa come, restiamo attaccati. Siamo tenuti insieme con lo sputo. È così, quando attraversi la vita. Ti usuri. E non puoi più tornare com'eri prima. Ci devi stare. L'importante è che capisci quali sono i pezzi più importanti, quelli di cui non puoi fare a meno, che ti fanno essere quello che sei... E te li tieni stretti."
Tempo di bilanci, quello del mezzo del cammin di nostra vita. Zerocalcare non si limita al suo, ma inserisce nella storia anche quello di tutti i suoi amici, ognuno dei quali è alle prese con le proprie difficoltà tipiche dell'età di transizione. L'età che avanza, il lavoro incerto, i desideri della gioventù di avere una vita diversa che si scontrano con la ingrata realtà, il desiderio di avere figli ostacolato dalla paura di crescere costituiscono le macerie di una vita. Per procedere, per crescere, bisogna prendere atto di queste macerie e passarci oltre.
Il discorso, iniziato con Macerie prime, si chiude qui in modo molto più compiuto.
Divertente, ironico, dissacrante, ma anche amaro e malinconico. I bilanci, di qualunque tipo siano, lasciano sempre un po’ l'amaro in bocca.
La conclusione della storia iniziata nel 2017: dopo sei mesi si scopre l'esito del bando e l'evoluzione che hanno avuto le vite dei ragazzi, ma anche come sia diventato Calcare sotto la guida del Panda invece che dell'Armadillo.
Scopriamo cosa sono le Macerie e chi è il vecchio che ce la mostrate nel primo volume.
Ma soprattutto, come sempre, vediamo il mondo in cui viviamo. Un mondo che un tempo era pieno di promesse e che poi mostra un volto beffardo mentre schiaccia i sogni che ti ha portato a coltivare per anni. Un mondo che finisce con l'abbruttirti, che fa del suo peggio per renderti come lui. E in un mondo del genere, in un contesto del genere, in mezzo alle macerie delle nostre vite, devi avere la forza di tirare avanti. E amici intorno che ti aiutino a farlo.
Calcare ha davvero il dono di sbatterti in faccia la tua stessa realtà, in maniera concisa ed efficace. In poche vignette centra i temi meglio di come si potrebbe fare con interi capitoli di libri.
Grafički roman iz dva dela koji je ostavio deset mesta prazno iza sebe na listi najboljih koje sam pročitala.
Zerocalcare i njegovi drugari imaju tridesetak godina, neki žive i dalje kod roditelja, neki ceo mesec rade da bi platili kiriju za iznajmljeni golubarnik od dvadeset pet kvadratnih metara, ne mogu da nađu poslove za koje su se školovali, i jedini trenutak koji iščekuju u toku dana je blažena krevetna nesvest (bez snova). Dok ne dođu na ideju da se prijave na konkurs za novi edukativni program za klince, koji bi im omogućio par stotina evra mesečno više... i dao smisao. Sigurnost. Na njemu rade neumorno šest meseci (više mi je srce lupalo kad je u stripu trebalo da otkriju da li su pobedili nego kad sam čekala rezultat svog poslednjeg ispita).
Socijalna i ekonomska nesigurnost bude ono najgore u nama, mladima. Očajanje, ponekad i zavist što je neko bez (vidljivog) truda uspeo da dobije posao/stan za kojim čeznemo, bezvoljnost i bes. Zezamo se kako ćemo jednom i mi imati te lepe stanove sa terasama koje viđamo u šetnji i nećemo zavisiti od popusta u supermarketu i poslića plaćenih na sat... ali, koliko još? Zerocalcare te najgore emocije ilustruje demonima koji svakome od protagonista otkidaju po delić i stvaraju ONU prazninu koju smo svi bar jednom osetili.
A kako se delići vraćaju nazad... sve je nacrtano u stripu ♥️
Okej, ovaj rivju deluje da je bolje da si čovek iseče vene nego da pročita strip, ali kunem se da je humor savršen, i da sam se jako, jako puno smejala. I to ne od muke.
"Alla fine noi siamo sta roba qua. Sopravvissuti, imperfetti, pieni di cicatrici che ci siamo fatti tra di noi. È così quando attraversi la vita. Ti usuri. E non puoi più tornare com'eri prima. Ci devi stare. L'importante è che capisci quali sono i pezzi più importanti, quelli di cui non puoi fare a meno, che ti fanno essere quello che sei e te li tieni stretti. Te li devi tenere stretti fino all'ultimo granello."
La colpa non è mai unidirezionale. E sicuramente non aiuta il contesto, un vuoto siderale ove strappare un altro giorno sembra essere l'unica vittoria tanto agognata; non aiutano le aspettative dei lontani fasti, ora tramutatasi in disillusioni che rendono il giudizio di se stessi lapidario e definitivo; e non viene in soccorso nemmeno la propria persona, la prima a cambiare nelle difficoltà e sempre l'ultima ad approdare alla consapevolezza.
Abbracciare la filosofia del panda - sfanculare tutto e pensare al proprio orticello - è una tattica salvifica sul breve pezzo e distruttiva alla distanza: il dono più grande che si possa fare a sé e gli altri è l'esercizio dell'interesse. Difficile rendere a parole un concetto che nel fumetto emerge con una chiarezza quasi scolastica. Non è solo interesse dei drammi privati o la semplice presenza per sostenere un amico; trattasi, forse, dell'interesse verso i cambiamenti che il tempo impone a tutti. Dell'interesse a sforzarsi di cogliere le nuove esigenze, le maturazioni individuali - la tavola riguardante Secco è straordinaria - o l'accettazione di un fallimento. Le macerie vengono superate nel momento in cui si combattono battaglie che non sono le proprie.
I pochi momenti kitsch, praticamente tutti legati al patologico citazionismo delle due decadi '80 e '90, non intaccano quella è che, con molta probabilità, l'opera più matura e personale di Zerocalcare.
In realtà il voto complessivo di entrambi i libri è 4.5/5 (ma giusto perché 5 non si dovrebbero dare mai). Comunque sia, Zerocalcare cresce in continuazione, di volume in volume, e il suo migliore pregio -che in MP è più evidente che mai- è di raccontarsi con uno stile che permette a chi legge di prendere pezzi delle sue storie e dei suoi personaggi e di potersi identificare con essi per farli propri. I suoi libri e le sue storie mi fanno sentire meno solo e più in equilibrio. E questa roba qui per me vale oro. Grazie, zero.
Questo secondo volume mi è piaciuto molto di più del primo. È davvero relatable quando hai la stessa età dei protagonisti. ZeroCalcare ha sempre questa capacità di dire le cose che tutti pensano o raccontare situazioni in cui più o meno tutti ci siamo ritrovati e di farti sentire meno strana o sola.
Scrivo qui sotto due citazioni che sono alla fine del libro e che valgono da soli la lettura dei due volumi.
"E no, averci la gente vicino non ti aiuta a fare il lavoro dei tuoi sogni, a svoltare un reddito o a mettere al mondo un figlio. Però forse ti dà un motivo in più per non arrenderti. Almeno per me è stato così. Anzi, a me forse m'hanno proprio mezzo salvato la vita."
"Alla fine noi siamo 'sta roba qua. Sopravvissuti, imperfetti, pieni di cicatrici che ci siamo fatti tra di noi. Se ci guardi da vicino, ti accorgi che non si sa come, restiamo attaccati. Siamo tenuti insieme con lo sputo. È così quando attraversi la vita. Ti usuri. E non puoi più tornare com'eri prima. Ci devi stare. L'importante è che capisci quali sono i pezzi più importanti, quelli di cui non puoi fare a meno, che ti fanno essere quello che sei... E te li tieni stretti. Pure se si scheggiano. Pure se si frammentano. Te li devi tenere stretti. Fino all'ultimo granello."
Io ho un legame ancora molto vivo con i miei compagni di classe delle elementari: abbiamo il gruppo whatsapp, auguroni ai compleanni, cene almeno una volta all’ anno e quando ci ritroviamo è come se gli anni non fossero mai passati. Zerocalcare finisce di presentarci i suoi amici e mette insieme tutti i pezzi svelando i loro punti deboli. Ce li descrive, appunto, con gli occhi di quando era bambino cioè ironizzando sui difetti come solo i veri amici sanno fare! Finalmente scopriamo pure chi è il tizio con gli occhiali che insegna al piccolo a stare al mondo e, giuro, non l’avrei mai detto! 😂 Confermo la mia stima per questo fumettista e proverò a leggere pure qualcosa di Alberto Madrigal, visto che è stato citato positivamente!
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Ci sono delle pagine che ho pensato talmente tante volte, parola per parola, che è come se mi avesse disegnato cose dentro la mia testa. Che male, un po'.
Nonostante i libri di Zerocalcare siano dei racconti intimi, mezzo autobiografici, fatti di film mentali, angosce, ansie e compagnia poco bella, non posso davvero dire “ti leggo da anni, ormai te conosco!”. No. Però è vera un’altra cosa, ed è quella per cui lo apprezzo così tanto come autore, sia quando fa le strisce divertenti che quando scende più nel profondo: io mi ci rivedo sempre nelle sue storie (e penso succeda a molti). Non conosco di più lui, ma leggendolo capisco di più me, e questo non è mai stato così vero come in “Macerie Prime”. Quella di Calcare e la sua squadra non è la mia storia, ma tutti noi abbiamo conosciuto quei demoni, tutti noi abbiamo sbagliato, e sappiamo che potremmo continuare a farlo. “Macerie Prime” smuove qualcosa, fa riflettere, e... fa un po’ piagne’. È il più bel libro di Zerocalcare, e vorrei farlo leggere ad alcune persone che, come me, magari lo sanno, ma non si rendono conto bene di aver perso un pezzo. E comunque non esistono manuali d’istruzione per la vita, ma questo si avvicina. P.S.: ovviamente quando parlo di “Macerie Prime” intendo entrambi i libri, non riesco a considerarli separatamente.
Macerie prime – Sei mesi dopo è la conclusione potente e malinconica del dittico di Zerocalcare. Con il suo stile diretto, ironico e spietato, racconta la generazione dei trentenni alle prese con sogni infranti, precarietà e fragilità quotidiane.
Tra dialoghi fulminanti e momenti che colpiscono allo stomaco, Zerocalcare ci sbatte in faccia la realtà ma lascia anche uno spiraglio di speranza. Un fumetto che parla di noi, delle nostre paure e di come affrontarle insieme.
Da leggere subito dopo Macerie prime, per chiudere il cerchio.
Come panorama generazionale questo secondo volume é decisamente meglio del primo, meno pesante e piú "zerocalcare" del precedente, che tracimava in una pesantezza assoluta di tanto in tanto. Non che questo non fornisca sufficienti spunti di riflessione, ma lo fa in modo piú collegabile allo stile dell'autore che conosco, mentre nel precedente sembrava di avere a che fare con suo fratello gemello diverso.
Non una brutta lettura, ma sinceramente non posso dire che mi sia piaciuto. La parte finale l'ho trovata esageratamente melensa. A me va benissimo un "lieto fine", ma qui siamo a livelli di quelle fiction da tv generalista che guardava mia madre. E' troppo esagerato, al punto da essere, per me, ridicolo ed insopportabile. Inoltre, ho trovato davvero fatica a sentirmi coinvolto dai personaggi. A parte la tizia che fa il lavoro di merda, per la quale ho effettivamente provato empatia, e per la quale viene mostrato il passaggio che porta al "volemose bene" finale, gli altri sono raccontati secondo me in maniera non ottimale. Forse era meglio qualche personaggio in meno? Lo stesso Zerocalcare, come personaggio, l'ho trovato poco riuscito. Ero molto curioso di come l'armadillo avrebbe riconquistato il suo ruolo. E sono rimasto deluso: arriva, e prende a pugni il panda. Ma non c'è una riflessione dietro. Mentre il passaggio da armadillo a panda, nel primo volume, veniva mostrato e motivato (più o meno), qui è troppo frettoloso e senza una vera costruzione emotiva. In realtà, il superamento della "crisi" (?) è simboleggiato dalla parte narrativa metaforica, che ho trovato però noiosissima. Avrei preferito che venisse eliminata e che ci si fosse concentrati di più sui personaggi della narrazione realistica.
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L’ho aspettato più di quanto aspettassi Babbo Natale da bambina, nonostante il primo volume non mi avesse appagata appieno. A questo giro sono stata ampiamente ricompensata! Ritrovo sempre qualcosa di me, dei miei amici, dei miei dubbi esistenziali nei suoi racconti di quotidiano, ed è una certezza che mi conforta. Non trovo molti altri autori (nessuno, a dire il vero) che, attualmente, siano in grado di raccontare quest’età nel tempo presente senza risultare scontati. Grazie, Calca’!
Per il momento Macerie Prime (prima e seconda parte) è il romanzo più bello di Zerocalcare, il più ricco di spunti, dove c’è un’analisi in cui tutti quelli della nostra generazione possono rispecchiarsi. È stato un po’ come leggersi dentro, ma con quella punta di ironia che ti salva dalla disperazione. Veramente stupendo <3
Alla fine noi siamo 'sta roba qua. Sopravvissuti, imperfetti, pieni di cicatrici che ci siamo fatti tra di noi. È così, quando attraversi la vita. Ti usuri. E non puoi più tornare com'eri prima. Ci devi stare. L'importante è che capisci quali sono i pezzi più importanti, quelli di cui non puoi fare a meno, che ti fanno essere quello che sei. E te li tieni stretti. Pure se si scheggiano, pure se si frammentano.