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Il clandestino

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Meditato e composto fin dall'immediato dopoguerra, nel 1946, ma terminato solo nel 1961 e dato alle stampe l'anno dopo, Il clandestino è frutto del lungo sforzo morale e artistico tentato da Tobino per dare un affresco della propria generazione, combattere la personale battaglia contro il fascismo, denunciare le atrocità della guerra e rievocare il momento in cui rinacquero "l'amore e la fratellanza tra gli uomini".
Vengono qui raccontate le vicissitudini degli antifascisti viareggini nella fatale estate del 1943. Nel fitto alternarsi di vicende e di personaggi - intellettuali e popolani, borghesi, sgherri e bel mondo - Tobino fa rivivere una stagione di rischi e di fervore, con i colori della verità e l'accento, ora giudicante, ora umanamente accorato, del testimone. Riuscendo - come scrisse Vittorio Sereni - a "trasformare un episodio specifico in epos generale ed esemplare".
Da gennaio 2014 il testo è disponibile in una nuova edizione curata da Paola Italia, che da anni supervisiona la pubblicazione delle opere di Mario Tobino nelle collane Oscar e Meridiani; questa edizione contiene una nuova introduzione e una bibliografia aggiornata.

569 pages, Hardcover

First published January 1, 1962

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About the author

Mario Tobino

54 books16 followers
Mario Tobino was an Italian poet, writer and psychiatrist. A prolific writer, he began as a poet but later wrote mostly novels. His works are characterized by a strong autobiographical inspiration, and usually deal with social and psychological themes.

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Profile Image for Malacorda.
598 reviews289 followers
August 9, 2017
Voto quattro stelle e mezzo: forse non è allo stesso livello di opere come ‘Guerra e pace’ o ‘Il mulino del Po’, ma gli manca veramente poco per esserlo. Una scrittura superba: la resistenza raccontata in modo raro, come finora ho potuto trovare solo ne ‘Il partigiano Johnny’ o ‘Il gallo rosso’.
Suggestivo già a partire dal titolo: ‘il clandestino’ in questione non è un personaggio specifico ma il modo colloquiale con cui la voce narrante chiama il gruppo clandestino, l’organizzazione clandestina, ovvero l’organizzazione partigiana venutasi a formare nel paese che fa da sfondo a tutta la narrazione.
Il racconto si apre a Medusa, paesino della Versilia, nel luglio del 43, con la meraviglia e l’innocenza e l’ingenuità di questo gruppo di giovani che iniziano ad organizzarsi, che si provano a fare qualcosa, rendendosi conto di trovarsi nel mezzo di eventi epocali: nel loro primo incontro, due dei personaggi, Anselmo e l’ammiraglio, parlano di ‘una specie di febbre’ che a mio avviso richiama decisamente gli ‘astratti furori’ di Vittorini.
Si viene così introdotti nell’evolversi e svilupparsi dell’organizzazione clandestina, con una trama lineare e senza tanti scossoni, si narrano gli eventi di quei giorni tramite le vicende dei singoli personaggi ma anche con una visione complessiva dei moti della massa, che raramente si trovano descritti e spiegati così chiaramente. Tutto il romanzo è fortemente corale, ciascuno dei personaggi si presenta con le sue vicende, con il suo carattere e le sue peculiarità, ciascuno di essi potrebbe diventare un racconto a sé stante.
Il sipario cala sull’estate del ‘44 con l’ordine di sgombero del paese da parte dei tedeschi e il conseguente trasferimento dei partigiani che devono cessare le loro attività clandestine, fino a quel giorno strutturate nel paesino rivierasco, per andare a organizzare la guerriglia sulle montagne. Si chiude con l’ottimismo di questo trasferimento in montagna, del rinnovarsi della lotta e dell’organizzazione, la prospettiva della fresca e accogliente montagna in estate, e l’incubo di quel che potrebbe accadere - e che in effetti accadrà - se la guerra dovesse protrarsi anche nell’inverno successivo: “Speriamo che gli alleati arrivino prima dell’inverno; con la neve sarebbe molto brutto, molto brutto, sarebbe una tragedia”.
Vista la dovizia di dettagli e il numero di personaggi che l’autore introduce, molto probabilmente fatti e personaggi sono autobiografici e reali, per lo meno in parte, e anche se all’inizio del romanzo si riporta la dicitura che fatti e personaggi sono inventati, questa è probabilmente dovuta ad una misura preventiva per togliersi da ogni eventuale impiccio.
Nella prefazione targata anni ‘70, Sereni vuole contestualizzare la stesura del testo come a voler giustificare il carattere assolutamente di parte del racconto. Ma oggi, in tempi di ultima moda da revisionismo che impazza in ogni dove, io trovo che questa lettura sia quanto mai igienica: un omicidio rimane un omicidio, una cosa orrenda anche nella guerra civile, e da una parte quanto dall’altra, ma nemmeno per un attimo si mette in dubbio quale fosse la parte giusta.
La coralità e la passione rendono queste pagine struggenti, di una struggente bellezza e una struggente malinconia. Tutto il libro è meravigliosamente denso di stupore e nostalgia.
Lo stupore della gioventù che forse solo quella generazione ha veramente vissuto, o almeno questa è la mia sensazione. Nostalgia perché ormai non è rimasto più nessuno a raccontarci di come andarono le cose, solo rari libri come questo. Nostalgia per un’altra epoca, per un qualcosa che non si è vissuto ma che si avrebbe voluto conoscere meglio, di cui si vorrebbe avere immagini a colori e non solo in bianco e nero. E ancora: malinconia per quello che poteva essere, per tutto quel che di buono poteva nascere dalla tragedia e invece non è mai stato.
Profile Image for Dimitri.
176 reviews72 followers
November 7, 2022
E’ una legge delle dittature che gli spettatori, i colleghi, immediatamente ignorino chi si è ribellato, lo considerino come un’ombra, uno spettro, un vetro che non trattiene la vista, anche se tuttora è al loro fianco, anche se il suo braccio continua a sfiorarli.

Nel mesi che passano tra l’otto settembre e la partenza per le montagne, nel paese toscano di Medusa i ragazzi del clandestino si danno da fare: discutono, si organizzano, partecipano alle prime azioni armate.

Tutti e quattro ravvicinati procedettero. Erano le dieci e trentacinque.
Infine i due giovani gappisti imbucarono una strada lunga e stretta. Il capo-GAP li seguì.
Anselmo lesse sulla targa: via dei Brocchesi.
Erano sul luogo.
I quattro, scaglionati a circa dieci metri, percorsero tutta la via, che era deserta, al di fuori di una donna che sgridava un bambino e di una ragazza bionda che stendeva della biancheria, lassù in alto su un filo che andava da una finestra a quella dirimpetto e avvicinava il filo ancora nudo facendolo scorrere su una carrucola.
Non sembrava affatto si stesse per uccidere un uomo. Era una di quelle mattine toscane così limpide che i pensieri scorgendole se ne rallegrano e desiderano imitarle.


Se penso a una narrazione antiretorica della Resistenza, a Tobino preferisco Fenoglio e Meneghello. Traspare ogni tanto una eccessiva benevolenza verso quei "cari ragazzi", ma resta comunque un bel romanzo, che ha come punto di forza la nostalgia con la quale Tobino descrive un periodo carico di speranze e ideali.
Tra le pagine più belle, quelle che raccontano il difficile tentativo di portare dalla propria parte i notabili del paese.

“Anche a Medusa c’è il Comitato di Liberazione Nazionale. C’è rappresentato ogni partito, ogni partito vi ha il suo rappresentante, ci sono i cattolici, i repubblicani, i socialisti.” (Anselmo sentì che non era il caso di nominare in quel momento i comunisti.) “E si è pensato che lei potrebbe rappresentare i liberali, o forse un altro partito che le aggrada, abbiamo pensato che lei potrebbe aiutare, aiutare in ogni senso.”
Vanvitale reclinò il volto, non sembrò avere capito né che desiderasse affrontare la complessità di questo invito; rimase alcuni secondi con la testa reclinata, nell’atto di pensare a una domanda imprevista ma pur tuttavia mondana, domanda alla quale si vuol rispondere brillantemente ma non suscita alcuna preoccupazione. Poi alzò la mano verso la chioma bionda, se la lisciò, di nuovo vi indugiò sopra.
Anselmo in silenzio aspettava, sentì che doveva accentuare un tono modesto, di allievo, di piccolo medico davanti al professore, affinché Vanvitale svelasse intero il suo animo, affinché si sapesse cosa aveva dentro.
Vanvitale alzò il volto, era sicuro e calmo. Anselmo, che a tratti aveva chinato il viso, aveva notato l’eleganza dei suoi stivali da caccia, color tabacco, pulitissimi ma non lucidi, la sua pieghevole giacca di velluto, un profumo di lavanda che proveniva dalla sua persona come uno che esce dal bagno, e la riflessione era corsa alla moglie ebrea, alle persecuzioni ebraiche che erano in pieno fiore, in Germania stavano incenerendo nei forni crematori file interminabili di ebrei, e dunque, quale sarebbe stata la sua risposta? di lui marito di donna ebrea e per di più ricchissima? ché infatti non per la professione il professore era così vestito e profumato ma per i possessi della moglie, madre dei suoi figli.
Vanvitale alzò il braccio destro con eleganza, unì l’indice e il pollice come se precisasse la diagnosi sul caso controverso, e disse:
“Nessuna compromissione. Io le do cinquemila lire, che lei consegnerà all’ammiraglio Saverio, al presidente del Comitato di Liberazione Nazionale. Se le cose andranno male lei mi dà la sua parola d’onore che non dirà mai nulla, io non le ho dato mai niente, e comunque, io smentirò ogni sua affermazione. Se le cose vi vanno bene, lei mi darà la più ampia testimonianza.”
Poi, sempre con il braccio alzato in quel gesto elegante, fece una breve pausa e aggiunse:
“Siamo intesi?”
Profile Image for Luca Frasca.
451 reviews9 followers
August 9, 2022
Al di là di alcune difficoltà sintattiche, che non so se attribuire all'autore o all'edizione molto vecchia in mio possesso, si tratta di un romanzo che, sia per contenuti che per livello letterario, è imprescindibile per chiunque sia appassionato o semplicemente curioso di testimonianze sulla Resistenza.
Il pregio dell'opera di Tobino è di raccontarci la costituzione di un "clandestino" antifascista, che precede il formarsi delle associazioni partigiane vere e proprie.
Magistrale la capacità dell'autore di restituire i caratteri e le motivazioni eterogenee dei protagonisti che convergono nel collettivo; dai monarchici ai cattolici, ai comunisti, agli anarchici, agli operai, ai contadini, l'autore tratteggia magistralmente il faticoso processo di costruzione di un linguaggio e di un'azione comune che fu alla base dei CNL dopo la costituzione della Repubblica Sociale.
Gli intenti e le ragioni politiche sono sempre intrecciati con le vicende umane e i sentimenti di ciascun personaggio.
Meraviglioso, tra le righe, l'auspicio per l'avvento di un tempo migliore, senza le privazioni e le sofferenze della guerra e nel quale tutti gli uomini, di qualsiasi schieramento, fascisti e antifascisti, si sarebbero ritrovati per costruire un mondo di civiltà e speranza.
Profile Image for ritarda.daria.
91 reviews7 followers
April 19, 2020
Viareggio nell'estate del '43 alle soglie della Resistenza, vera e propria. Oltre le mitizzazioni e oltre la gloria delle battaglie, oltre le sbrigative semplificazioni, oltre le fazioni dei buoni e cattivi. C'è la storia con la confusione generata dopo l'8 settembre, le incertezze, le difficoltà nel trovare mezzi e persone per passare all'azione, per trovare una radio trasmittente.
Ci sono le persone, fascisti e partigiani, le convinzioni politiche, le aspirazioni, le idee derivate anche dalla loro estrazione sociale.
Su tutti questi aspetti si concentra Tobino, esplorando a fondo il lato umano dei suoi personaggi con molta sensibilità.
Un po' sfumato il finale, alcuni episodi poco conclusi, ma probabilmente non era nelle vicende l'interesse dell'autore quanto nell'animo umano. Traspare, soprattutto nelle parole di Anselmo, il dottore, fiducia nell'umanità e speranza per il futuro rigeneranti.
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