Orientalista all’Università di Amsterdam, Seyed Jamal ritrova il diario di viaggio di uno scià che a fine ’800 lascia la Persia e con un infinito stuolo di principi, funzionari e mogli dell’harem intraprende il suo Grand Tour alla scoperta dell’Europa. Armato di curiosità e ironia, Seyed si unisce alla carovana del re e come una moderna Sherazade, fondendo realtà storica e fiaba orientale, narra le mille e un’avventura di questo viaggiatore d’eccezione, despota crudele e ingenuo, colto e infantile, facile preda del Grande Gioco europeo per il controllo del Medioriente, sovrano di un regno millenario e retrogrado a confronto con il progresso vorticoso che cambierà il mondo e plasmerà il nostro presente. Accolto come un vecchio amico dagli zar e dalla regina Vittoria, con cui condivide la via del tramonto in un decadente rituale di corte, lo scià attraversa la Germania di Bismarck e la Francia repubblicana, incontra Tolstoj, il padre di Stalin, Debussy e Monet, testa l’aspirina della Bayer e sperimenta le scoperte di Siemens e di Pasteur, capisce la portata rivoluzionaria della catena di montaggio e delle industrie inglesi, e assiste impotente alla ribellione di Banu, sua moglie prediletta, che ha letto, pensato e sognato troppo per non cercare in questo viaggio una fuga verso la libertà. Ma lo smarrimento dello scià di fronte al formarsi dell’Europa moderna si riflette in quello di Seyed per la crisi dell’Europa attuale, dove la Storia, con la stessa inesorabilità, lungo lo stesso tragitto seguito dal re persiano, conduce ondate di profughi intrecciando sempre più i destini di Oriente e Occidente, e dove uno scrittore rifugiato come Kader Abdolah, che con la «magia dell’immigrazione» si è ricostruito un’identità, cerca nella letteratura nuovi territori di incontro.
Kader Abdolah is the penname of Hossein Sadjadi Ghaemmaghami Farahani, an Iranian writer who also writes in Dutch. Abdolah has lived in the Netherlands since 1988.
He studied physics at the Arak College of Science and fled the country as a political refugee in 1988. Today he lives in Delft (The Netherlands), writing under a pseudonym made up of the names of two murdered friends. Het huis van de moskee (The House of the Mosque), catapulted Abdolah into the Dutch bestseller lists.
"Mettiti in viaggio e sarà la strada a indicarti come proseguire."
Uno scià alla corte d'Europa è l'ultima uscita Iperborea, un bellissimo diario di viaggio di un Re persiano che parte alla volta dell'Europa. Prima di iniziare è assolutamente impossibile non spendere qualche parola per la magnifica cover di questo libro, Iperborea ci ha ormai abituati ad edizioni sempre curatissime ed esteticamente ineccepibili, ma credo che stavolta si siano anche superati! Il romanzo racconta la storia di uno Scià persiano che parte per una sorta di Grand tour in Europa con un folto seguito di mogli, consiglieri, principi e servi. Questo tour lo condurrà alla scoperta dell'Europa di fine '800, incontrerà i regnanti delle principali potenze dell'epoca e viaggerà tra alcune delle più belle e famose città europee. Tutto questo armato di curiosità verso un mondo così diverso da quello che conosce, un mondo proiettato verso il futuro e il progresso tanto quanto il suo mondo sembra ancorato al passato. A raccontare la storia dello Scià sarà Seyed Jamal, orientalista all'università di Amsterdam. Dopo aver ritrovato un vecchio diario dello Scià in cui lui stesso narra del suo viaggio, Seyed inizia a ripercorrere le tappe di quel viaggio narrandole al lettore attraverso delle Hekayat, delle brevi storie che ci permetteranno di unirci allo Scià e alla sua carovana e di partecipare ad un lungo viaggio che ha il sapore di una fiaba. Questo libro è davvero magico! La storia dello Scià si intreccia abilmente con il nostro presente e con gli eventi che stanno caratterizzando la nostra epoca. La voce di Seyed ci accompagna in questo viaggio che parte dalla Russia e passa per Ucraina, Paesi Bassi, Germania, Inghilterra e infine Francia. Nel corso del viaggio lo Scià scopre il vero volto di questa nuova Europa che sta rigettando le vecchie monarchie a favore del progresso. Tra visite a musei, fabbriche e teatri, e incontri con artisti, scienziati e monarchi, lo Scià capirà che il suo regno si trova ormai sull'orlo del collasso, troppo attaccato al passato per muoversi verso un futuro che arriva sempre più velocemente. Leggendo questo romanzo mi è sembrato di essere lì accanto allo Scià mentre passa di paese in paese, ma allo stesso tempo anche insieme a Seyed che brano dopo brano legge il diario dello Scià e riflette su passato, presente e futuro. E' un diario nel diario, una sorta di memoriale che riesce ad essere triste, drammatico, divertente e ironico. Vi assicuro che l'autore riuscirà a trasportarvi con la forza delle sue parole in questo viaggio straordinario affianco ad un personaggio sopra le righe come lo Scià. Insieme a lui farete la conoscenza di Re e Regine, di primi ministri, di scrittori e scienziati e di molti altri personaggi. Assisterete al progresso dell'Europa e, proprio come lo Scià, inizierete a sentire un velo di malinconia verso un passato che sta scivolando via veloce e sembra lasciarvi irrimediabilmente indietro.
Kader Abdolah is one of my favorite Dutch authors and when I walked into the book shop in my city my eye immediately fell on Salam Europa, his new book. Then I opened it and saw it was signed! Best surprise ever and I immediatey bought it.
Het boek is ingedeeld in ongeveer 120 hoofdstukken die hekajats, sprookjes, worden genoemd. Dat geeft enerzijds het lezen iets comfortabels, anderzijds iets onrustigs en wat gezochts. De vertellingen gaan over de reis van een Perzische koning door Europa ergens eind 19e eeuw. Er zitten aardige hoofdstukken bij, maar het geheel is mij tegengevallen. Echte spanning ontbreekt, het suddert een beetje. Wat ook jammer is, dat is dat dit boek niet bijdraagt aan andere inzichten over de ontstaansgeschiedenis van het huidige Europa. Echt onderhoudend is het dus niet allemaal; halverwege had ik eigenlijk al meer dan genoeg van dit boek, maar je, je wilt het uit hebben! Opmerkelijk (triviaal) is dat in de die tijd de reizende koning het Nederlandse landschap ziet vanuit de trein waarbij de maïsakkers hem opvallen. Die zijn er nu overal, maar zo'n 130 jaar geleden zeker nog niet.
Un titolo altamente evocativo per uno come me appassionato di case reali del passato, presente e futuro. Una copertina che è un trionfo di colori, sfarzo, ricchezza e opulenza (ultimamente Iperborea sta tirando fuori delle copertine meravigliose). Se avessi una casa di cinquanta stanze, ne vorrei assolutamente una tappezzata così, con carta da parati a fiori e pavoni. Uno stile che ricorda molto le favole; non ho niente contro le favole, ma forse cinquecento pagine scritte così sono un po' troppe.
Non è tra i libri che più mi hanno entusiasmato di Kader Abdolah. Intanto perché, sfortunatamente, sotto il piano politico, ormai l’Europa ha dato un passo oltre rispetto ai tempi in cui è stato scritto questo romanzo. Cioè quelli degli attentati islamici in Francia e Belgio. Ormai, la rabbia anti immigrazione è un dato di fatto, qui si è ancora nella fase del panico. Invecchiamento a parte - poi, non è mai un segno molto positivo quando un romanzo invecchia -, ho trovato molto complicato l’impianto narrativo. Anzi, in realtà forse non è nemmeno complicatissimo, è solo organizzato male. I salti temporali, presente in Olanda, tempo della narrazione del viaggio dello scià in Europa, avvengono in modo abbastanza laborioso, che complica un po’ la lettura. L’idea di partenza mi sembra ottima. Uno studioso di origine iraniana, ma olandese a tutti gli effetti, con tanto di cattedra all’università, si imbatte nel diario di viaggio di uno scià che ha viaggiato in Europa a fine ‘800. Poi, quello che, secondo me, mancano un po’ sono il ritmo e l’equilibrio. Il ritmo, perché alla fine risulta molto ripetitiva la narrazione. L’equilibrio perché il viaggio dello scià sovrasta in modo schiacciante il presente olandese, per quantità e qualità. Così come i due personaggi femminili lo fanno con i maschili, solo che poi Banu (favorita dello scià, poi considerata minaccia e traditrice) perde mano mano consistenza, così come il personaggio della studentessa-assistente del professor Seyed. Alla fine della fiera, mi sembra un libro che avesse bisogno di un po’ più di rifinitura, molto sentito, probabilmente e molto figlio del periodo in cui è stato scritto, ma un po’ meno ragionato e rifinito rispetto ad altri.
This book annoyed me immensely. Abdolah writes the story of an immigrant writer and his novelisation of sha Naser al-Din Shah Qajar's journey through Europe. This is an interesting story, no doubt, but Abdolah can't deliver. There is almost no story. The sha arrives somewhere, observes the people, meets every significant person of the 1880s and does the exact same in the next country. This is not a bad thing necessarily, but the history is so basic I could barely read the pages from rolling my eyes. 'This is Bismarck. He is an important politician. He united Germany. He is known as the Iron Chancellor.' and we're off to the next shallow cameo of a European writer, politician or monarch.
To be honest: this might be a personal issue, as I read well over thirty books about this exact time in Europe to write my final paper for my Bachelor of History.
The book reads like a poor man's Geert Mak. It wants to be an interesting travel story, trying to connect the past to the present, but falls flat on its face due to shallow and fictionalised history.
Horrible.
Which is a shame, because I really liked Abdola's 'De Boodschapper' (The Messenger).
3,5* perché il finale mi è piaciuto e leggendo la postfazione della traduttrice Elisabetta Svaluto Moreolo mi è diventata più chiara la prosa di Kader Abdolah. “Salam, Europa!”, questo il titolo olandese del più recente libro scritto da Kader Abdolah, (nato in Iran e rifugiato politico nei Paesi Bassi), interessante per le tematiche affrontate: l’incontro con un’Europa dominata ormai della paura dell’islam e delle conseguenze dell’immigrazione, il viaggio come dimensione storica, geografica e di innovazione, il riflesso nell’altro, nello straniero, come specchio di noi stessi. Quello che non ho apprezzato è stato il misto di realtà storica e fantasia, caratteristico, a quanto pare, della prosa di Abdolah, in cui ritroviamo un collage di personaggi storici e congetture fiction.
Salam Europa! wordt verteld door Sjeed Djamal, een docent oriëtalistiek die al een kwarteeuw in Nederland woont. Hij raakte geïnteresseerd in de Europese reis van de Sjah aan het eind van de 19e eeuw en wil deze reis door het hedendaagse Europa gaan volgen om er een boek over te schrijven. Na enige tijd komt een blonde studente, Iris genaamd, hem helpen. Hij besluit om het boek op te bouwen uit vertellingen, hier hekajats genoemd. Het woord Hekajat betekent in het Perzisch zoiets als 'mondeling overgedragen leerzaam verhaal'. De hekajats gaan over de belevenissen van de Sjah tijdens zijn reis door Europa. Daarnaast bevat dit boek een aantal hoofdstukken waarin de schrijver over het hedendaagse Europa en zichzelf vertelt.
Het is een interessant boek, vooral omdat het niet oordeelt. De sjah is een nieuwsgierige man die steeds weer vol verwondering, enthousiast kennisneemt van alle nieuwe dingen die hij ziet. Daarnaast is hij echter een potentaat die er niet voor terugdeinst om een ondergeschikte opdracht te geven om ongehoorzame leden van zijn hofhouding te liquideren. In het verhaal van de schrijver laat hij Sjeed en zijn assistente een vrouw in de Brusselse wijk Molenbeek bezoeken. Het vermoeden bestaat dat de vrouw een voortvluchtige terreurverdachte beschermt. Er wordt geen oordeel uitgesproken. In Nederland bezoeken Iris en Sjeed een demonstratie tegen de komst van asielzoekers waarin Sjeed gaat meeroepen met de demonstranten en er zo in opgaat dat hij zelfs aan het relschoppen deelneemt. Weer volgt er geen oordeel.
De vraag is tijdens het hele boek echter: wat is waargebeurd en wat is fantasie. Verschillende keren in het boek komt naar voren dat de schrijver het moeilijk vindt om waarheid van fantasie te scheiden en dat misschien zelfs zijn assistente Iris niet eens echt bestaat. De sjah heeft eind 19e eeuw een aantal keren in Europa gereisd en heeft tijdens zijn reis in 1873 een dagboek bijgehouden, maar het is de vraag in hoeverre de reis die Sjeed hem laat maken en de belevenissen tijdens die reis echt gebeurd zijn of aan de fantasie van de schrijver zijn ontsproten.
Daarnaast kun je je afvragen of Sjeed Molenbeek wel bezocht heeft, en heeft hij wel aan de demonstraties meegenomen of is het Sjeed’s manier om te zeggen dat hij het zich goed kan voorstellen dat iemand door zoiets wordt meegesleept? In hoeverre is Kader Sjeed? Is het beantwoorden van die vragen belangrijk? Ik denk het niet. Kader Abdollah heeft een boek als een verzameling vertellingen geschreven waar in iedere vertelling wel iets te beleven of te leren valt. Een boek als het leven zelf zou je dus kunnen zeggen.
"La storia non si mette in un cassetto. La si studia".
Fra realtà e finzione, in un gioco metaletterario di ricostruzione delle fonti, Abdolah si mette nei panni di un certo Seyed Jamal, professore iraniano di orientalistica ad Amsterdam, per andare sulle tracce dello scià di Persia che si avventurò in quello che potrebbe essere il suo Grand Tour in giro per l'Europa. Attraverso la formula narrativa orientale degli hekayat, fra passato e presente, fra la rivoluzione industriale di fine '800 e la stretta realtà presente, viaggio e testimonianza si intrecciano alla riflessione politica sull'Europa; a un'Europa che si sta lanciando in una corsa agli armamenti e verso un Secolo Breve di guerre, fa da contraltare l'Europa che discute sull'immigrazione e sulle contingenze quotidiane. Charlie Hebdo, i profughi siriani che si affacciano alle coste europee, gli attentati di Parigi e di Bruxelles di qualche anno fa sono solo alcuni elementi che punteggiano la narrazione. La visita dello scià, profondamente incuriosito dalle scoperte culturali europee, ben accolto e ben voluto da tutte le corti europee, crea un ideale ponte fra Oriente e Occidente invitandoci a una riflessione profonda sulla tematica dell'accoglienza. In una realtà europea fatta di chiusure, divisioni, muri che si stanno nuovamente alzando la visita dello scià e la sua magnifica accoglienza ricevuta rinnova la fiducia nella diversità, nell'uscire dai propri confini per scoprire che, "conoscere l'altro, scoprirne la diversità e la sorprendente somiglianza con noi stessi è l'esistenza stessa che prende forma e trova il suo senso".
"Vorrei raccontare una mia storia, un racconto sull'Europa a modo mio". Direi che il risultato sia stato stupendo.
Een zalig boek om in een vakantie te lezen. Het verhaal van de sjah van Perzië die op reis gaat doorheen Europa, ergens midden de jaren 1800. Het boek is opgevat als 'vertellingen van 1001 nachten' met telkens korte verhalen rond een onderwerp, groot of klein, belangrijk of onbelangrijk, .... Deze vertellingen worden afgewisseld met verhalen of overpeinzingen over de hedendaagse toestand in Europa en de wereld, en zo worden heden en verleden, Oost en West, geschiedenis en toekomst met elkaar verweven. De mooiste verhalen zijn de beschrijvingen van de momenten waarop de sjah beseft dat hij behoort tot het soort koningen dat gedoemd is te verdwijnen in de opkomende geïndustrialiseerde wereld. Het verleden moet plaats maken voor de toekomst, gevestigde macht en orde verschuiven, en op verschillende ogenblikken tijdens zijn reis voorziet de shaj dat de nakende omwenteling niet zonder oorlog zal gepaard gaan. Salam Europa! is een prachtig verhaal over een wereld in volle omwenteling.
Aangetrokken door de naam van de schrijver die het prachtige boek Het huis van de moskee had geschreven pakte ik dit boek van de plank. Helaas heeft de oosterse vertelling over Europa me niet echt kunnen bekoren. In het begin was het nog wel aardig om op een sprookjesachtige manier de korte hoofdstukken te lezen en de Europese geschiedenis te herkennen. Op een gegeven moment bemerkte ik bij mijzelf echter de ergernis dat er te veel fantasie in het boek gekropen was bij de vertelling van de verhalen en haastte ik me om het boek uit te lezen. De historische gebeurtenissen uit het verre en minder verre verleden, de verteller en Iris, het ging me allemaal irriteren. Met opluchting kwam het laatste hoofdstuk en daarna sloeg ik het boek definitief dicht.
Ik moet er even over nadenken, wat denk ik over dit boek? Ik ben met veel enthousiasme dit boek beginnen lezen, een reis van een sjah van Perzië door Europa is een mooi uitgangspunt voor iemand, zoals ik, die hongerig is om meer te weten te komen over Perzië. Ben ik meer te weten gekomen? Niet echt. Vond ik het verhaal mooi, of goed? Niet echt. Was het goed geschreven, meeslepend? Niet echt. Kon ik het boek moeilijk wegleggen en wou ik het in een ruk uitlezen? Niet echt. Ik bleef ongelooflijk op mijn honger zitten en was enorm teleurgesteld met het einde. Het begin was nog interessant, maar het verhaal begon al snel te slabakken. Dus ja, voor mij niet echt een aanrader.
Aangenaam voortkabbelend verhaal over de sjah van Perzië die een rondreis maakt door Europa. Aan de hand van de actuele gebeurtenissen rondom immigratie en terrorisme schakelt Abdolah in dit boek tussen het Europa in de 18e eeuw door de ogen van de sjah en het Europa van vandaag de dag.
De verhalen zijn kort wat het lezen makkelijk maakt maar tegelijkertijd ook zorgt dat ik als lezer snel afgeleid ben. Al met al een prima boek wat je tijdelijk in de oosterse sferen waant maar wat ik niet snel nog een keer zou lezen.
In De Koning schreef Abdolah kort over een reis die de sjah naar Europa maakte. Salam Europa! is een uitgebreid en grotendeels fictief verslag van die reis. Niet echt een meesterwerk, maar toch leuk om enerzijds de merkwaardige persoonlijkheid van de koning te leren kennen, en anderzijds het tijdsbeeld van eind 19de eeuw. De nieuwsgierige sjah wordt geconfronteerd met zoveel nieuwigheden die in Teheran nog totaal onbekend zijn, zowel politiek (democratie!) als cultureel (het impressionisme bv.) en materieel (hij ziet voor het eerst een trein...) Onderhoudend boek, graag gelezen.
Un libro bellissimo, un collage di avvenimenti storici realmente accaduti cuciti assieme per formare un grande viaggio dal sapore agrodolce. Un protagonista che odierete e amerete allo stesso tempo, affascinati dal suo modo quasi bambinesco di guardare il mondo e schifati dal suo approccio nei confronti dei suoi sottoposti, soprattutto le donne. Il modo in cui è strutturato il libro, diviso in brevi capitoli che ti disegnano un dettaglio sempre diverso di un quadro molto più grande, è molto utile per focalizzare nella mente in modo più vivido le tantissime vicende della storia. In particolare, ho apprezzato tantissimo l'incontro dello Scià con la regina Vittoria e l'incontro con il padre di Stalin. Lo stile di scrittura è superbo e non vedo l'ora di recuperare altro dell'autore. Il prossimo della lista è sicuramente "Il Re".
Je gaat niet alleen mee op reis met de sjah, maar ook met de verteller in zijn onderzoek naar die reis: met lijntjes naar het heden en de (toen of nu) actuele maatschappelijke en politieke ontwikkelingen.
Bijzonder ook om een heel menselijk verhaal over een nieuwsgierig mens te lezen, die op hetzelfde moment een heel nare vorst was.
Was vooral invested in de verhaallijn van Banoe & nieuwsgierig om haar memoires te lezen.
Buffo, esotico e nostalgico. Ricorda molto il tema del giro del mondo in 80 giorni di Verne, ma con un occhio diverso, quello dello scià di Persia e della sua carovana. Un bello sguardo nostalgico sull’Europa premoderna, intrecciato alla cultura persiana e al mondo europeo politico moderno.
Zo apart geschreven dat het bijna irritant is maar wel erg spannend. Het einde is teleurstellend. Het hele boek staat vol cliffhangers maar Kader Abdulah komt nooit met een echte clue op de proppen. Dat is jammer.