Bologna 1997. La stanza è in penombra e i libri e le musicassette sono sparsi dappertutto. Distesa sul letto, la camicia a quadri e i Nirvana sparati nelle orecchie dal walkman, Corinna muove i piedi a tempo e non stacca il naso dalla pagina. Ha sedici anni, i capelli rossi come fili di rame e un viso ricoperto di lentiggini su cui spiccano due occhi d'acciaio. È la figlia del primo grande amore di sua madre che se ne è andato poco prima del parto. Serena, detta Poochie, ha sette anni, i capelli scuri stretti in due codini fermati da elastici a forma di arcobaleno ed è la sua sorellastra. Il suo desiderio più grande è farsi considerare da quella sorella maggiore così misteriosa, sempre rintanata dietro le pagine di un libro e con le cuffie calcate sulla testa. Vivono in una grande e caotica tribù allargata in cui vige il matriarcato e dove per ogni decisione ci si rivolge al consesso delle antenate riunite nella cappella di famiglia al cimitero. Una famiglia fatta di donne dal sangue cocciuto e in cui nessuna tristezza può resistere di fronte al sapore magico di un tiramisù al pistacchio. Eppure l'equilibrio familiare comincia a vacillare quando Corinna riceve una strana scatola da scarpe chiusa malamente con del nastro adesivo. Dentro ci sono degli oggetti apparentemente scollegati tra loro, ma che sono l'ultimo regalo del suo vero padre, scomparso improvvisamente in un incidente. Corinna non ha dubbi: quegli oggetti hanno un significato e lei deve scoprirlo. Decide così di partire, insieme a Serena, per una caccia al tesoro per le vie di Bologna. La scatola in borsa e un sogno tra i capelli ribelli: trovare il segreto delle sue radici e, inevitabilmente, la propria strada nel mondo.Bianca Rita Cataldi è una narratrice sorprendente e ci regala un meraviglioso romanzo sul potere delle parole. Il legame di due sorelle che si prendono per mano e vanno alla scoperta della vita, una storia di madri e di figlie e di come perdersi a volte può farci rinascere più forti. Come un fiore che sembra appassire sotto un temporale ma che al primo raggio di sole rinasce più colorato e luminoso di prima.
Bianca Rita Cataldi vive tra Dublino e Galway, dove insegna letteratura italiana contemporanea presso la University of Galway. Con HarperCollins Italia ha pubblicato I fiori non hanno paura del temporale (2018) e i primi due volumi della Saga dei Fiorenza e dei Gentile: Acqua di sole (2020, Premio Zocca Giovani-Marco Sant'Agata 2021) e La stagione del tuono (2022). Nel campo della traduzione letteraria, ha tradotto in italiano testi di Anne Griffin, Jessica Berger Gross, Monica Heisey e John Patrick McHugh.
La vita è movimento continuo e a noi, e al tempo, spetta essere come il fiume: semplicemente, ci tocca scorrere.
So bene che questa recensione sarà sconclusionata, ma non posso farci nulla perché non so spiegare le emozioni che questo libro ha saputo trasmettermi. La storia di Poochie e Corinna è riuscita a catturare la mia attenzione fin dalle prime pagine e, pur essendo raccontata in modo particolare, non ho potuto non appassionarmi. Tra queste pagine quello che spicca è l'amore per la famiglia, quello che tutti dovrebbero dare e ricevere. La ricerca delle proprie origini, il capire ciò che siamo e ciò che siamo destinati ad essere, perché sono proprio quelle esperienze, le nostre scelte, a fare di noi ciò che siamo, nel bene e nel male. Questo libro è una continua scelta da parte dei personaggi, scelte che segnano la loro strada e il loro destino, scelte che altre persone dovranno sopportare, perché tutto ha delle conseguenze. Non parlo solo di Corinna, che ha dovuto subire e sopportare le scelte di suoi genitori, ma mi riferisco anche a Serena, a Bruna e a tutti gli altri. Pensando proprio a Corinna, non ho potuto non pensare a quell'antico proverbio cinese (almeno, mi pare sia cinese), che dice che le persone sono come un vaso e quando si rompe, anziché buttarlo, lo si ricompone, mettendo dell'oro nella colla in modo da evidenziare le crepe, perché sono parte di noi anzi, le nostre cicatrici fanno di noi ciò che siamo. Ecco, Corinna me l'ha fatto tornare in mente. Ebbene sì, Bianca Cataldi è riuscita a farmi riflettere, con una storia che mi sembra talmente plausibile da poter addirittura essere reale, talmente tanto che a volte ho avuto la sensazione che fosse accaduta veramente. Il finale per me è stato davvero molto toccante e, da sognatrice quale sono, non posso non immaginare l'incontro, gli abbracci, gli sguardi, le parole. Insomma, tutto! ❤
Tutti quei ricordi che non erano mai stati miei erano entrati a far parte del mio bagaglio di storie e, a distanza di tanti anni, li avrei trasformati in inchiostro su carta, anche se all'epoca non potevo ancora saperlo.
"Le cose diventano vere quando si dà loro un nome. Per questo bisogna stare attenti a dare i nomi giusti. Le bugie sono cose a cui è stato dato un nome sbagliato" era solita ripetere mia nonna, girando il cucchiaio di legno nel sugo.
Per questo Corinna si chiamava Corinna. Aveva sedici anni, un viso ricoperto di lentiggini e i capelli rossi che sembravano fili di rame. Io ne avevo sette e per lei ero invisibile poco meno delle otto sorelle morte di mia nonna.
A volte per parlare di un libro bisogna partire dalla voce vibrante dei suoi personaggi, perché quello che sanno trasmettere loro è molto più forte di qualsiasi riflessione esterna. L’io narrante de I fiori non hanno paura del temporale di Bianca Rita Cataldi è Serena, ventiquattrenne che ripercorre la storia della sua famiglia, anzi la storia della sorella maggiore, Corinna. Serena ha il dono di dare vita e colore a ciò che descrive, mentre picchia i tasti della sua macchina da scrivere, una Lettera 22 trovata sul ciglio di una strada provinciale. Le sue parole ci aprono le porte di un nucleo familiare quasi tutto al femminile, dove la nonna e la mamma credono anche in quello che non si può spiegare.
(commento precedente) Quattro stelle e mezzo, a breve arriva la recensione. Per ora sono ancora in compagnia di Serena e Corinna, del loro essere sorelle, lontane e complici in una caccia al tesoro che si sovrappone agli equilibri familiari. Un romanzo poetico e sincero, nostalgico e comunque speranzoso, sostenuto da una scrittura fluida e ricca di immagini vivide. Lo consiglio con il cuore. In attesa di un pensiero più articolato, questa è la splendida sensazione a fine lettura.
C'è qualcosa di speciale nei racconti di famiglia; è come se racchiudessero in sé un calore particolare, una morbidezza difficilmente rintracciabile in altri scritti. Non è un discorso universale ovviamente, sono consapevole che alcuni romanzi con questo tema celino una freddezza è un'affilatura innegabili, eppure, nel mio immaginario di lettrice, i romanzi che narrano di genitori e figli, fratelli e sorelle, hanno sempre custodito una vena confortante e rassicurante, come fossero una coperta soffice nella quale ho sempre l'impressione di potermi avvolgere in caso di necessità. Forse è per questo motivo che al termine del romanzo di Bianca Cataldi, la parola che più mi risuonava nella testa era questa: morbidezza. O, forse e con maggiore probabilmente, il tema non è stato che uno strumento, ed è stata l'esecuzione di Bianca ad aver creato la dolce melodia che ho rintracciato tra queste pagine, che mi ha cullata dalla prima all'ultima nota.[]
Il passato… e i ricordi filtrati da uno sguardo bambino, quello di Serena, che ci porta in una Bologna del 1997. Una data che per alcuni di noi (quelli con desinenza in anta) sembra solo ieri, la cui memoria è ancora vivida, forse solo per il fatto che non ci si vuole arrendere al trascorrere del tempo e, pertanto, lo si trattiene con forza, ché con esso si rinnovano emozioni e colori. Il 1997 è, invece data che per altri (i millenial o le generazioni successive) appare così lontana da avere l’eternità di mezzo: la realtà è troppo cambiata, diversa in tutto da allora, quasi un’altra epoca. I giorni del ’97, quelli dove non c’era l’I-pod ma al suo posto si girava con un walkman attaccato alla cintura (alta) dei jeans. Dove il grunge dei Nirvana spopolava con sonorità psicadeliche folk, sconosciute ai ritmi attuali della techno. Anni in cui i pensieri venivano scritti fitti fitti nelle pagine quadrettate della Smemoranda, che forse solo pochi intimi potevano leggere; l’esatto contrario di ciò che avviene oggi con i post dei social network: letti da tantissime persone, cosa che però non ci salvano dal sentirci meno soli. Quegli anni ci appaiono tanto lontani se li paragoniamo ai tempi attuali, dove i vicini di casa e i conoscenti interagivano davvero nel nostro quotidiano, ché ancora non era arrivata l’indifferenza a trasformare gli altri in mondi irraggiungibili e sconosciuti… Ecco, entrando nelle pagine di questo romanzo un tuffo indietro lo si fa per davvero. Ed è un tuffo che ci restituisce squarci di realtà e emozione. Per tanti motivi… Serena ha una famiglia con personaggi originali e la bravura dell’Autrice li trasforma in tridimensionali, reali, veri. Così veri da sentirli un po’ nostri. Infatti, chi non ha avuto una nonna o una zia tuttofare, complice e rude? Chi non ha partecipato a furiose liti familiari risolte poi semplicemente con un abbraccio o, in alcuni casi, mai risolte e diventate un solco che, col tempo a fare da spartiacque, si è trasformato in voragine? Chi non ha avuto o non è stata un’adolescente silenziosa e irascibile, piena di parole non dette, passi rapidi e voglia di essere invisibile proprio come Corinna, la sorella maggiore di Serena? Il rituale saluto alle zie, immutato negli anni e riproposto più volte durante il romanzo, mi ha strappato un sorriso divertito ma ha anche creato in me una sorta d’intimità con la protagonista, e me l’ha fatta sentire empaticamente vicina. Ho compreso quanto le radici e le relazioni familiari siano l’asse portante di questa storia (e anche della vita di tutti, che lo si voglia anmmettere o no). Sì, i sentimenti, le relazioni familiari, sono il collante di «I fiori non hanno paura del temporale», oltre ai ricordi. Ma se il cocktail sentimenti&ricordi può essere una miscela esplosiva che impiastra di melassa ogni cosa, fino a diventare insostenibile, qui non accade. Bianca Rita Cataldi ha capacità narrativa e sensibilità, non calca troppo la mano, anzi, ci regala una storia dolceamara, colma di luci e ombre, piena di leggerezza ma anche di colpi al cuore, fatta di sorrisi ma intrisa di lacrime. Perché si sa, quando una storia è bella emoziona. La storia fa il tris di BBB: Bella, Ben scritta, Ben strutturata e sono certa che vi coinvolgerà e vi emozionerà grazie al caleidoscopio di vite, personaggi, intrecci e caratteri. Come inizia? Cosa racconta? Come va a finire? Non ve lo dico. Leggetelo e scopritelo da soli: merita davvero. Vi regalerà emozioni in punta di penna. Una penna brillante, quella di Bianca Rita Cataldi. Un talento narrativo che ho apprezzato e amato. Da non perdere! Loriana Lucciarini per il blog "Scintille d'anima"
"I fiori non hanno paura del temporale" di Bianca Rita Cataldi (Harper Collins) non è un libro, ma una scatola. Il paragone forse lo avrei usato indipendentemente dalla trama, o forse no. So solo che sto scrivendo questo post due giorni dopo aver finito il romanzo, ancora lievemente stordita perché ho l'impressione che quello che ci ho trovato dentro l'ho assimilato solo in parte e che ci vorrà del tempo per capire bene tutto quello che conteneva.
Pensando e ripensando a "I fiori non hanno paura del temporale" e al modo più corretto per parlarne, all'inizio mi erano venute in mente le matrioske. Il paragone in qualche modo sarebbe potuto essere calzante con il libro, perché ho scoperto che la forma più piccola si chiama "seme" e quella più grande "madre", ma le donne di questo romanzo non sono fatte per rimanere una dentro l'altra, non sono spezzate a metà e vuote al loro interno.
Per questo Bianca Rita Cataldi mi è venuta in soccorso e, come ho scritto all'inizo, penso che questo libro sia una scatola (non una scatola di scarpe, però, dato che è bello pure fuori oltre che dentro). Ci sono tante cose dentro "I fiori non hanno paura del temporale" ed è necessario indugiare per scorgerle, capirle, assimilarle.
Dal mio punto di vista, per prima cosa ci sono i legami. Di parentela, elettivi, per scelta, per caso, di necessità. Ogni personaggio del libro avrà qualcosa da dirvi sui legami, nel duplice significato che questa parola reca con sé, ovvero un vincolo morale o sentimentale, ma anche un impedimento, qualcosa che limita la libertà di agire e di disporre di sé. In ogni personaggio si alternano queste sensazioni e il romanzo è pieno di sfaccettatue emotive che si trasformano in sfumature di senso.
Altro nodo è la distanza, che diventa differenza ma anche esigenza, tra uomo e donna. La famiglia di Serena e Corinna ha una forte impronta matriarcale, con le otto zie, la nonna, Donna Marzia, la madre: loro rappresentano ciò che è solido, le credenze, le usanze, il ragù pesante, l'importanza dei nomi. Poi ci sono gli uomini, aleatori e solidi, misteriosi, affidabili e imprevedibili, sfuggenti, necessari. Sarò impopolare, ma il mio personaggio preferito è stato Salvatore, con il suo sguardo attento da dietro le quinte e la sua presenza silenziosa ma indispensabile.
A mio avviso, l'equilibrio si rompe non quando Corinna riceve la scatola con gli oggetti che sono appartenuti al padre biologico, ma quando la madre le rivela una verità troppo dolorosa da accettare, ancora di più dolorosa proprio perché arriva da quella componente della famiglia a cui si era sempre creduto di poter fare affidamento, dove la bugia non era contemplata.
Da quel momento cambierà tutto per Corinna e Serena, ma se c'è una cosa che sa sanare le ferite è l'amore. In "I fiori non hanno paura del temporale" questo sentimento è raccontato da varie angolazioni, con uno stile che ho apprezzato sempre di più nel corso della lettura. La migliore? Quella della nonna:
Ecco cos'è l'amore. Incontrarsi il 30 di febbraio e amarsi sui colori freschi finché non prendono forma. Non era la nonna a essere strana. Eravamo strani noi che ci innamoravamo in un giorno qualunque e facevamo l'amore sul lenzuola inamidate.
Ma questo libro un difetto ce l'ha. E pure bello grosso se volete la mia opinione. C'è il tiramisù al pistaccio, ma non la ricetta per farlo. Bianca, i lettori non vanno illusi in questo modo. Mi aspetto una scatola con quel foglietto stropicciato e il tuo prossimo romanzo!
Una storia che parla di donne, di famiglia e di sorelle.
Chi mi segue sa bene che adoro Bianca Cataldi, un’autrice capace di catturare il lettore con il suo stile poetico, ricercato ed elegante.
I fiori non hanno paura del temporale è una storia che parla in primis di donne, le figure femminili sono le protagoniste di questa storia delicata, nostalgica e allo stesso tempo straziante.
Corinna è una ragazzina chiusa e silenziosa, ed è la figlia del primo amore di sua madre, la quale è stata abbandonata insieme alla sua bambina. Bruna cresce sua figlia con amore e dopo un po’ di tempo trova Salvatore, che diventa suo marito e con il quale ha una figlia, la piccola Serena la quale è molto affezionata a Corinna.
L’equilibrio della famiglia vacilla quando Corinna entra in possesso di una scatola con all’interno degli oggetti che sono collegati alla vita del suo vero padre.
Tra presente e passato, ricordi di famiglia, le tradizioni dei pranzi di domenica e i mitici anni novanta, Bianca conduce il lettore nelle vie di Bologna, ripercorrendo la storia di Marco, il padre di Corinna, e di sua madre.
Ha storia che mi ha commossa fino all’ultima pagina.
“Se c’è una cosa che l’esperienza mi ha insegnato, è che le persone, i luoghi, gli oggetti che incontriamo nel corso della nostra esistenza fanno parte di un piano più grande, che non ci è dato conoscere. Ecco perché bisogna fare attenzione a ciò che suggerisce l’istinto, e comprare quel libro che ci ha attratti in libreria, andare a vedere quel film particolare che è in programmazione al cinema, ricordarsi dei sogni che intervallano le notti, raccogliere quel dato trovato per strada. Bisogna agire quando è il momento. Se un giorno ci svegliamo con la voglia di disegnare un fiore, dobbiamo disegnare un fiore, quella mattina stessa. Aspettare una settimana, un mese, un anno ci fa perdere l’occasione, e la parte peggiore è che non sapremo mai che cosa abbiamo perso”
Recensione presente sul canale Youtube Nali's Shelter
Un romanzo magnifico e pieno di significato che racconta la storia di una famiglia complicata e piena d'amore che vive di tradizioni, radicata nella propria terra!
I fiori non hanno paura del temporale, si piegano per le alterazioni del clima, si piegano con qualsiasi forza, ma sono lì in piedi a non spezzarsi, si risollevano appena sono pronti. Ed è quella stessa forza del fiore, quel piegarsi e non spezzarsi che l'autrice ci fa provare con il suo nuovo libro. Dalla prima pagina la sensazione è quella di sentirsi presi per mano e affrontare insieme un percorso, che ci farà arrivare alla fine diversi, con un calore nel petto che non si sentiva da tanto. I personaggi di questa storia sono tutte donne di una grande famiglia ed ognuna di loro ha qualcosa da raccontare, non solo per far viverne il contenuto, ma raccontano una storia a noi lettori, che come osservatrici di Norne, ne osserviamo tessere il filo. Siamo negli anni Novanta, negli anni della musica con le cassette e le cuffie per evadere da una realtà troppo stretta, negli anni dei sogni dove si imparava a sognare sin da piccole.
Quella che ci accompagna nella storia è Serena, una bambina tutta pepe che nonostante gli anni che all'anagrafe ne segna sette, sembra già un'adulta in miniatura. Lei ha occhi sognanti, ha le voci della sua famiglia e la routine quotidiana che la porta a cercare di avere una mano dalla sorella più grande che sembra sempre lontana. I ricordi e le azioni quotidiane che Serena ci racconta della vita familiare, ci lasciano sognare pagina dopo pagina. La scrittura così diretta ed evocativa, ci porta a sentirci accanto a quella piccola adulta che insieme alla nonna, raccontano gli aggiornamenti su Corinna, su quella sorella che vive una vita tutta sua, come un punto bianco in mezzo a cento punti neri, perché anche se diverse, perché anche se il sangue non è proprio lo stesso, entrambe sono figlie dello stesso albero.
La famiglia di Serena di storie e abitudini ne hanno tante, come quella di rivolgersi alle antenate della propria famiglia, di attraversare il cimitero come se ne fosse una passeggiata in un parco senza paura e ansia del momento, ma con assoluto rispetto. La vita di Corinna, quell'adolescente che viaggia con la musica chiusa in camera, viene travolta in un momento, da una scatola di scarpe troppo grandi.
Ma non è solo la vita di Corinna a cambiare, a travolgersi come un fiume in piena, sarà la stessa Serena, saranno le stesse donne ad affrontare e a trovarsi cambiate, trasformate.
E' da quell'arrivo, da quel momento preciso che la scrittura che fino adesso ha avuto un ritmo melodico che ci ha cullato, che ci ha fatto sentire accompagnate tra i ricordi e sensazioni un po' vissute anche noi, sembra, invece, diventare una discesa sulle montagne russe, sembra diventare un ritmo adrenalinico che ci lascia con il fiato sospeso in una storia che non è più solo una storia, ma diventa un percorso formativo, una luce in mezzo al buio.
I fiori non hanno paura del temporale è uno scrigno che racchiude un grido, il bisogno di urlare di non lasciarsi cadere, ma di buttarsi in quella vita che a volte sembra così difficile. Nonostante le donne di questo romanzo siano tante, sin dalla prima parte ci sembrerà di conoscerle da sempre, di far parte da una vita di quella famiglia, perché il modo di scrivere di Bianca è assolutamente questo, è pura magia che sembra parlare ad ognuno di noi, senza distinzioni tra età o genere.
La narrazione della storia si svolge a Bologna e ogni dettaglio ne è così minuzioso e perfetto, che ci sembrerà ad ogni pagina di essere lì, a percorrere quegli odori e quelle strade. Non stupitevi se dopo la lettura vi sentirete come aver passato una giornata ballando sotto la pioggia o se vi sentirete cambiate, non stupitevi se dopo esser arrivati alla parola fine, stringerete il libro al petto cercando di lasciarlo lì per sempre.
I fiori non hanno paura del temporale è un inno a quella famiglia, a quei ricordi, a quel calore di una tavola imbandita dove le portate principali sono fatte di parole e risate delle donne e delle bambine. I fiori non hanno paura del temporale è un libro di ricordi, che racconta per magia anche i nostri.
Recensione presente nel blog www.ragazzainrosso.wordpress.com È il 1997, Corinna ha sedici anni, vive a Bologna assieme alla nonna, alla sorellina, Serena, alla madre, Bruna, e al marito di questa. Corinna non ha mai conosciuto suo padre. È arrivata molto presto quando sua madre era giovanissima e suo padre non aveva voluto prendersi le sue responsabilità. La sua esistenza è fatta di scuola, compiti, libri, musicassette ascoltate nel walkman e primi amori. Tutto cambia improvvisamente quando, alla morte del padre naturale in seguito a un incidente, viene recapitata una scatola di scarpe contenente vari oggetti appartenuti a suo padre. Corinna, insieme alla sorellina, inizia una sorta di caccia al tesoro tra le vie della città, nel disperato tentativo di ricostruire la sua storia.
“Ecco cos’è l’amore. Incontrarsi il 30 di febbraio e amarsi sui colori freschi finché non prendono forma. Non era la nonna a essere strana. Eravamo strani noi che ci innamoravamo in un giorno qualunque e facevamo l’amore sulle lenzuola inamidate, noi che dimenticavamo la terra e le radici, il refrigerio delle piogge e la necessità del dolore. Noi che smarrivamo il coraggio, che ci dimenticavamo di lottare, che addormentavamo troppo presto o troppo tardi, che credevamo in un dio soltanto o in nessun dio affatto, che non capivamo l’importanza fondamentale del dubbio. Noi eravamo quelli strani.”
Ciò che immediatamente colpisce di questo romanzo è la forte presenza femminile non solo da un punto di vista numerico (oltre le donne protagoniste in carne e ossa vi è la cappella di famiglia al cimitero all’interno della quale sono sepolte le zie, sorelle della nonna) ma soprattutto per l’impronta significativa che riescono a dare allo sviluppo della trama.
Corinna è una ragazzina introversa che al rumore delle voci preferisce le parole impresse sulla carta, che sente le pareti della sua stanza e le pagine del diario segreto luoghi sicuri per sentirsi protetta. Eppure, man mano che il romanzo procede e le rivelazioni si susseguono, dimostra di possedere una determinazione per certi versi inusuale per una ragazzina della sua età. Affamata di risposte, non esita ad affrontare questa avventura che la porta a scavare nel passato, a provare emozioni forti e talora dolorose.
Interessante è il rapporto tra le due sorelle (o meglio sorellastre). Corinna e Serena hanno nove anni di differenza, matematicamente troppi per instaurare una complicità, specie in giovanissima età. Ancora una volta Corinna sorprende. Sarà lei a tendere la mano verso la sorellina e a coinvolgerla, facendola sentire a tutti gli effetti parte di lei. Pur essendo solo una bambina di sette anni, Serena comprende il peso di questo ruolo e cerca, a suo modo, di essere una vera spalla, sempre pronta a sorreggere la sorella fino alla fine scrivendo la loro storia.
Dal punto di vista stilistico il romanzo presenta una prosa semplice e fluida con note drammatiche e malinconiche alternate a momenti di leggerezza. L’autrice riesce a catturare l’attenzione del lettore sin dalle prime righe facendogli avvertire tutti gli stati d’animo dei personaggi.
Una lettura piacevole che porta a riflettere sugli errori commessi in passato e su quanto possano riversarsi nel presente. Un romanzo che fa tornare agli anni Novanta nei quali i social network erano pura fantascienza e i pranzi domenicali in famiglia la realtà.
Recensione: I fiori non hanno paura del temporale è un libro a dir poco poetico. Lo stile dell'autrice è così coinvolgente, leggero, quasi soave, tanto che la storia in sè, al quanto semplice, acquista profondità. I fiori non hanno paura del temporale è un libro che mescola passato e presente in un vortice senza barriere o limiti. Ciò che siamo oggi è chiaramente il risultato di ciò siamo stati. La voce narrante è Serena che rivive attraverso la stesura di un manoscritto, che ha un pò lo spirito di un messaggio in una bottiglia, la sua infanzia con la sorella Corinna.
“Chissà perché, ho sempre avuto la segreta convinzione che si scriva soprattutto quando non si scrive. Tutto ciò che viene prima dell'inchiostro sul foglio, ovvero l'immaginazione, la visione, è la vera scrittura. L'atto meccanico del battere parole sui tasti è soltanto una naturale conseguenza della visione.”
Corinna è in realtà la sorellastra di Serena. Non conosce suo padre e non lo ha mai visto di persona. Un giorno le arriva una notizia ed una scatola di mocassini piena di oggetti che la porteranno alla scoperta di Bologna, di se stessa e delle sue origini. In questa “caccia a tesoro”, Corinna coinvolgerà anche la sorellina più piccola, Serena. Insieme si addentreranno nei segreti dell'amore adolescenziale, nella perdita dell'innocenza, nei misteri di una famiglia dominata da donne forti e intraprendenti.
“Vuol dire che non puoi uccidere la vita che ti spetta, neanche volendo. Non puoi rifiutare il tuo destino.”
Serena è una bambina cresciuta in una famiglia in cui non si cela nulla ai bambini. Ai più piccoli si può dire tutto, basta solo trovare le parole giuste. Grazie a questa filosofia, Serena è sempre stata cosciente del fatto che Corinna fosse la sua sorellastra e che la madre avesse avuto un ragazzo prima di suo padre. E' sempre stata anche consapevole che la nonna e Donna Marzia, la levatrice e amica di famiglia, fossero custodi di una conoscenza profonda e quasi filosofica. La stessa morte non è mai stata un segreto per Serena, tanto che la riunione al cimitero della famiglia era da lei vissuto come un momento gioioso.
Serena è diventata una donna particolare, sicura di sé e capace di vedere al di là di ciò che sembra oggettivo e reale. Ma é la stessa donna che rimpiange ciò che é accaduto a sua sorella, che naturalmente non vi posso svelare.
Un tema importante nel romanzo é sicuramente la difficoltà nel prendere delle decisioni, ma soprattutto la difficoltà di convivere con le conseguenze. Ogni atto, ogni gesto ed ogni pensiero hanno delle onde di risonanza che inevitabilmente colpiscono gli altri in modi incontrollabili. Questa é una lezione che la madre di Serena e Corinna imparerà a caro prezzo.
In conclusione, vi consiglio davvero di leggere questo romanzo, perchè la poesia che l'autrice mette nello stile, nella storia e nei pensieri dei suoi personaggi é un qualcosa che non si può perdere.
Bologna, è bastato il nome di una città per convincermi a leggere questo libro. La mia città, non di nascita, ma per scelta. Una città che ho imparato a scoprire anno dopo anno, portico dopo portico. Un po’ come le ragazze protagoniste di questo romanzo!
L’autrice descrive la Bologna del 1997 attraverso gli occhi di una bambina, Serena di soli 7 anni e di sua sorella, Corinna che di anni ne ha 16. Nove anni di differenza, che per quanto si provi ignorare, si fanno sentire. Serena è la piccola di casa, l’ultima arrivata che porta tutti i caratteri ereditati dalle donne della sua famiglia. La mamma Bruna e la nonna con tutte le sue innumerevoli sorelle, tutte con gli stessi capelli scuri. Donne forti e caparbie, con la passione per le storie, per l’arte e per i pettegolezzi!
Corinna, invece, sembra essere uscita da un’altra famiglia, ha i capelli rossi e le lentiggini. Le due ragazze, infatti, hanno un padre diverso: il primo amore della loro mamma che è andato via prima di vederla nascere.
Le loro vite scorrono normalmente, fra la scuola, gli amori platonici e il tiramisù al pistacchio. Quando improvvisamente viene recapitata a Corinna, una scatola di scarpe. E a mandargliela è proprio quel padre che non ha mai conosciuto.
Quando ho letto la sinossi di questo libro, avevo immaginato che la storia fosse narrata dalla sorella grande, quella che si ritrova con una scatola di oggetti apparentemente inutili. Invece, a raccontare la storia è proprio Serena, la sorella piccol.. http://leggerecomevolaresenzali.alter...
Corinna ha sedici anni e vive insieme alla nonna, la madre, la sorella Serena e al marito di sua madre a Bologna.Serena, è la sorella minore con cui si passa circa nove anni, è una bambina molto sveglia, che cerca in tutti i modi le attenzioni della sorella. Corinna è la figlia del primo amore di sua madre, è nata quando lei era giovanissima. Con suo padre non ha alcun rapporto, poiché non si è mai preso la responsabilità. È una famiglia molto bizzarra, unita e molto devota alle proprie antenate, a cui si rivolgono per ogni decisione importante. L'equilibrio di questa famiglia inizia a essere meno stabile quando arriva una scatola indirizzata a Corinne. All'interno ci sogno oggetti legati a suo padre e lei vuole scoprire dove la porteranno. La scrittura della Cataldi è scorrevole e coinvolgente. I temi trattati sono le origini, il legame famigliare, la crescita personale e la figura autoritaria delle donne. Un libro che lascia a bocca aperta, commovente e consistente, pieno di sentimenti e significati nascosto, quasi angosciante. La storia raccontata è a dir poco meravigliosa e commovente.
Corinna e Serena, sono loro le nostre protagoniste. Due realtà differenti, due mondi in leggera contrapposizione e nove anni di differenza. Tanti? Pochi? A volte l'uno a volte l'altro. Corinna ha sedici anni, una fiamma per capello e un desiderio di scoprire chi è, qual'è l'altra parte della mela che le ha dato la vita ma che poi, inaspettatamente, ha deciso di abbandonare lei e sua madre. Serena, Poochie, ha sette anni e, come tutti i bambini, è curiosa ma soprattutto vuole essere vista da sua sorella, quella sorella maggiore che troppo spesso ha il naso infilato tra le pagine di storie che la portano lontano e la vede solo come un'impiccio. In questo romanzo Serena ci racconta che cosa è accaduto alla sua famiglia, un tempo così forte e legata da un matriarcato che ha sempre fatto sentire Poochie al sicuro, ma soprattutto ci racconta che cosa è accaduto a Corinna quando un giorno una misteriosa scatola da scarpe è entrata nella sua vita e l'ha stravolta totalmente!
RECENSIONE COMPLETA: http://bit.ly/2CAOiDm Mi tocca ammettere che le prime pagine de "I fiori non hanno paura del temporale", non mi hanno conquistato pienamente e ho fatto fatica a entrare in sinitonia con la storia e, soprattutto, con i protagonisti. Poco a poco questa cosa è andata migliorando e sono riuscita ad apprezzare le parole di Bianca Cataldi, scovando tra le righe delle bellissime frasi e respirando a pieni polmoni gli anni della mia infanzia, ovvero gli anni ’90. Le ultime pagine, invece, riescono a catturare maggiormente l’attenzione del lettore, facendo crescere in lui la curiosità. Lettura consigliata!
Un libro che porta con se un pò di nostalgia. Quella nostalgia legata ai ricordi, all'infanzia, all'amore della famiglia, ad un profumo, ad un colore, ad un odore. La stessa nostaglia che ci si ritrova a rivivere in certi momenti da adulti quando i ricordi irrompono senza bussare e si prendono tutte le nostre emozioni con prepotenza per poi lasciarci piano piano.
"I fiori non hanno paura del temporale" è anche un libro che parla d'amore. L'amore in tutte le sue splendide e complicate forme.
"Ecco che cos'è l'amore. Incontrarsi il 30 di febbraio e amarsi sui colori freschi finchè non prendono forma."
Tra le strade di Bologna, sospesi tra gli anni '90 e oggi, conosciamo la storia di Serena 'Poochie' e di sua sorella Corinna, tra segreti di famiglia, fantasmi da un passato non poi così lontano, e oggetti che narrano la storia di qualcuno che in quella casa, nella quale avvengono quasi tutti gli avvenimenti narrati, non è mai entrato, se non attraverso una scatola di mocassini da uomo, chiusa con il nastro per i pacchi. Il rapporto tra una bambina e la sua sorella maggiore è un viaggio tra ricordi indelebili, e un modo di affrontare la vita e i problemi che sembra ormai lontano. Gli anni '90 non sembrano scelti a caso, un tempo in cui dovevi ancora usare un telefono a gettoni per avvisare che facevi tardi, e nel quale, senza i social, incontrare qualcuno, seppur da sempre parte di noi, era difficile, se non a volte impossibile. Una narrazione delicata, in perfetto stile dell'autrice, che sfiora la vita dei protagonisti con la sua penna, e ci porta sulle pagine un po' di intimità di ognuno di loro.
“I fiori non hanno paura del temporale” è un libro assolutamente magnifico, di una potenza unica, una storia capace di entrarti dentro e portarti indietro nel tempo! Grazie ad esso sono tornata alla mia infanzia, a quando c’erano i walkman e le musicassette, quante ne compravo quando andavo a far spesa con i miei genitori, per poi stare ore ed ore ad ascoltare canzoni meravigliose e sì anche a riparare il nastro con la BIC se per caso qualcuna iniziava a fare le bizze, non leggevo Poochie (forse in Svizzera non arrivava) ma il “corrierino dei piccoli” puntuale ogni settimana mi facevo portare da mamma in edicola per comprare il nuovo numero, con un’impazienza che ricordo ancora oggi come se fosse ieri, e poi le polaroid, i pacchi e i tanti altri elementi che si trovano in questo libro!
Vi consiglio di leggere questo volume, Bianca è stata ancora una volta una scrittrice magistrale dalla scrittura unica e sensazionale!
Bellissimo, questo libro mi ha emozionato e mi ha commosso. Una storia familiare che racchiude in sé tante storie d'amore: quella tra uomini e donne che si riconoscono al primo sguardo e quello tra genitori e figli, quelle dettate da legami di sangue e quelle dettate da inspiegabili affinità elettive. Una storia struggente e malinconica. Bellissima.
Bellissimo. Bianca Rita Cataldi è sempre una garanzia e riesce a evocare in maniera perfetta le atmosfere del nostro passato, le abitudini dell'infanzia, mantenendo comunque uno stile fresco e scorrevole. La storia è interessante e i personaggi sono ben caratterizzati, originali e veri. Decisamente consigliato.
Quando ho terminato il libro ho lasciato un pezzettino di me tra le pagine. Credo che sia difficile che un libro ti lasci un segno profondo dopo averlo letto e del quale non sai spiegare l'impatto che ha avuto su di te. Ho amato tutto di questa storia dai personaggi, il valore delle donne dal "sangue cocciuto", l'importanza dei nomi, al modo di scrivere dell'autore, ma soprattutto quella costante malinconia che accompagnava ogni parola. Una malinconia di casa, una malinconia d'affetto rivissuta attraverso i ricordi una bambina di 7 anni fin troppo arguta per la sua età. Le donne di questa storia ti entrano nel cuore, dalla prima all'ultima. Non solo per il loro carattere ma anche per come l'autrice le fa vivere tra le pagine. Non risco a trovere un singolo difetto a questa storia, l'ho amata con tutto il mio cuore e sono stata male quando l'ho finito perché io come la Cantastorie ho vissuto quei momenti insieme a lei. Ed ora anch'io mi porto dietro quella malinconia di una Bologna degli anni novanta che non ho mai vissuto. All'autrice posso dire solo, grazie.
Per peripezie e strane coincidenze seguo sui social da diverso tempo Bianca Rita Cataldi e pur sapendo che scriveva non ho sentito mai la necessità particolare di leggere un suo libro. Poi all'improvviso un giorno mi sono trovata davanti la sua ultima fatica, con un titolo accattivante e una copertina che non può essere facilmente dimenticata. E presa da un impulso improvviso ho preso il libro in mano e ho iniziato a leggere. Lo ammetto, ero piuttosto incerta, eppure le atmosfere evocate dalla Cataldi mi hanno affascinato. Ovviamente in primo piano c'è lei, Bologna, il capoluogo emiliano, che con le sue due torri, il centro protetto da San Petronio e il Nettuno, consuma con i suoi portici e la sua tradizione secolare i passi di tutti i suoi abitanti. E poi ci sono le storie di Serena aka Poochie e Corinne, in due piani temporali che si accavallano e si rincorrono per tratteggiare un mistero da scoprire, passi da ripercorrere e incoerenze da perdonare. Non è facile, perché naturalmente accettare gli errori dei genitori sembra quasi impossibile, ed è più facile tagliare ogni ponte che accettare e perdonare.
"[...]che quando si piange non lo si fa mai per un motivo solo. Il pianto ha una funzione catartica che si estende a tutti i dolori, tutte le ferite non sanate e, per questo, le lacrime che sembrano sgorgare da una singola emozione sono in realtà lacrime di tutte le altre emozioni non ancora sopite. " Un viaggio nel passato, nella vita di queste donne così fiere e dal "sangue cocciuto" che mi hanno toccato il cuore, strappandomi in più di un'occasione lacrime di emozione, le stesse che ho ora mentre scrivo questa recensione e metabolizzo la fine di questo romanzo. Una storia che parla dell'importanza dei nomi, di sentimenti, odori, colori e ricordi che ti trascinano con dolcezza tra le sue pagine, facendoti tornare un po' bambina attraverso le parole di Serena, la sua curiosità e il profondo affetto per sua sorella Corinna. Un romanzo che mi ha trasportato in un'altra epoca, in un'altra dimensione, in un "30 Febbraio" donandomi molto di più di quello che sono riuscita ad esprimere a parole.
Bologna, 1997. Corinna ha 16 anni, Serena appena 7. Sono sorelle… o sorellastre, come quelle di Cenerentola! Capelli rosso fuoco, occhi d’acciaio e un carattere schivo la prima; scura scura e sempre allegra, la seconda. Sarà una scatola da scarpe piena di oggetti apparentemente insignificanti a dare il via a una sorta di caccia al tesoro che vedrà nascere una complicità unica tra le due sorelle.
A raccontarci questa storia sarà una Serena ormai adulta e per farlo userà una vecchia Olivetti trovata in un campo. A noi non resta altro da fare che metterci comodi e ascoltare il battito delle dita sui tasti!
Un romanzo che racconta l’interiorità dei sentimenti e i legami indissolubili che legano le persone. Una scrittura che danza al ritmo di dita che battono sui tasti di una vecchia Olivetti.
#lamiafascetta Da sfogliare come fosse una margherita!
I fiori non hanno paura del temporale…. che cosa mai vorrà dire l’autrice con il titolo del suo libro? E soprattutto, leggendone le pagine in cui ci racconta a volte dal punto di vista di una Serena bambina, innocente e sincera fino all’inverosimile, per poi passare di colpo al punto di vista della Serena adulta che rivive i suoi ricordi colmi di emozioni, non è facile capire il senso della storia e il suo messaggio. Ma abbiate pazienza e leggete fino alla fine… Bianca ci fornisce tutti gli elementi per comprendere il suo libro, basta leggerlo. Ci parla della cosa più importante per ogni persona: la famiglia. I legami familiari sono presenti in ognuno di noi sin dalla nascita. Anche se non abbiamo conosciuto nonni, bisnonni, zie e zii non ha importanza, li impariamo a conoscere tramite i racconti di mamma o papà o di quelle persone che hanno vissuto con loro e li ricordano nei loro aneddoti. E in automatico siamo legati a loro, come lo saremo ai nostri posteri che conosceranno la nostra vita allo stesso modo: con i ricordi dei familiari che ci hanno amati. In I fiori non hanno paura del temporale però a Corinna manca un legame con il suo passato, che a forza di cause maggiori o di scelte da parte della madre più o meno sbagliate, pesa terribilmente e la fa sentire fuori dalla famiglia. Complici una scatola di scarpe e l’amata sorellina, Corinna va alla ricerca del suo passato e scopre verità nascoste che la feriscono, la fanno morire dentro – come afferma Serena – la tramortiscono buttandola giù, come fa la potenza della pioggia durante un temporale, schiacciando i fiori sul terreno. Ferita, Corinna scappa lasciando la famiglia e la sorella. Ma come accade per i fiori, che al tornare del bel tempo si rialzano e sbocciano a nuova vita, anche per lei il tempo passa e cura le ferite. E così com’è andata alla ricerca del padre mai conosciuto, tornerà alla ricerca del legame mai spezzato con la sua famiglia o di quello che ne resta. Come? Con una scatola di scarpe. E sarà compito di Poochie cercarla e trovarla questa volta. Un libro che parla in sostanza d’amore e delle sue diverse manifestazioni. Una madre che vuole proteggere la figlia dalla delusione di scoprire che il padre biologico non è l’eroe che magari immagina; un padre putativo che ama la figlia della moglie come se fosse sua senza farle mancare niente; una bambina che adora la sorella maggiore e che vuole a tutti costi dimostrarle il suo affetto in modo innocente e diretto come solo sanno fare i bambini; ed infine una nonna che crea il legame con gli antenati della famiglia. In Sintesi… I fiori non hanno paura del temporale è un libro che consiglio di leggere. Parla d’amore, della forza delle donne di affrontare le catastrofi e di sapersi rialzare, del coraggio di accettare la vita e di andare avanti. A parte un pò di confusione in alcune parti in cui non si comprende chi stia parlando, se la Serena bambina o quella adulta, o se si sta parlando del passato o del presente, è una lettura piacevole e scorrevole. E si trovano dei riferimenti agli anni ’90 che per chi li ha vissuti da adolescente rappresentano un tuffo nei ricordi.
Una musicassetta e una Bic: per quelli come me un binomio perfetto, per l'era dei miei figli sicuramente solo due oggetti tra loro incompatibili. Invece quanti nastri riavvolti con l'aiuto di quella penna. Così come riavvolge il nastro della sua vita Serena che per caso ha trovato una vecchia macchina da scrivere e d'impulso ha iniziato a mettere su un foglio i ricordi con la segreta speranza di poter raggiungere con le parole la sorella che non vede da anni.
"Gli scrittori vanno all'ipermercato, comprano un computer e scrivono. I cantastorie trovano una macchina da scrivere sul ciglio della strada e iniziano a scrivere perché è stato il mondo a chiederlo e non potrebbero fare altrimenti. La differenza è tutta qui: nella magia".
Un libro fatto di ricordi, sensazioni, incomprensioni e abbandoni. Un libro scritto da una donna che parla di donne, della loro forza, della determinazione di chi prende una decisione e la porta avanti pur sapendo che causerà dolore. Serena, la mamma e la nonna, le otto zie sepolte insieme nella cappella di famiglia che diventa rifugio nei momenti tristi. E Corinna, la sorella anzi la sorellastra, come quella di Cenerentola, così diversa da loro, " l'unica con i capelli di un rosso acceso e gli occhi d'acciaio" alla ricerca della verità su un padre che non ha mai conosciuto. Un libro che ci fa capire come il rapporto tra due sorelle, anche se lontane, può essere indissolubile.
" Bisogna agire quando è il momento. Se un giorno ci svegliamo con la voglia di disegnare un fiore dobbiamo disegnare un fiore quella mattina stessa. Aspettare una settimana, un mese, un anno ci fa perdere l'occasione, e la parte peggiore è che non sapremo mai che cosa abbiamo perso."
Ciò che mi ha attirato di questo libro è senz'altro la splendida copertina, opera di un'artista che fa meraviglie, e il titolo che incuriosisce per la sua stranezza. Quello che però mi ha spinto a leggerlo è la sua narratrice: Serena, sette anni di leggerezza e allegria. Oggi è una ventiquattrenne Cantastorie che, complice il ritrovamento di una macchina da scrivere, si decide a mettere su carta tutti i ricordi della sua famiglia e di ciò che è successo durante quella lontana estate del 1997. Una stagione che con i suoi avvenimenti ha cambiato per sempre la sua famiglia, in particolare la sorella maggiore. La stessa Corinna che non ha mai avuto l'occasione di conoscere suo padre biologico, anche se un padre l'ha sempre avuto, e che quando la vita gli regala l'opportunità sarà attraverso una scatola. Sarà Serena che la aiuterà a scoprire qual è il segreto nascosto dietro ad ogni oggetto e perché lei li ha ereditati. Un viaggio attraverso Bologna che aiuterà Corinna a scoprire se stessa e le sue origini e darà l'occasione a Serena di conoscere veramente sua sorella.
Con questo libro ho provato un caleidoscopio di emozioni: ho riso, ho pianto, mi sono arrabbiata tantissimo e di nuovo tutto quanto. Grazie a questa lettura ho scoperto una nuova autrice perché I fiori non hanno paura del temporale è il primo libro che ho letto di Bianca e, visto che non sarà l'unico, vi va di consigliarmi il titolo migliore secondo voi?
Perchè qui non stiamo parlado di un romanzo qualsiasi, stiamo parlano di un viaggio. Un viaggio che ha molto sfaccettature, quella di Serena che narra la storia e che per la prima volta facendo uscire le parole a lungo trattenute ed imprimendole nella carta riesce a dare un senso a quello che è successo nella sua vita. Il viaggio di Corinna che in un certo senso diventa donna, pur restando comunque figlia. Il viaggio della loro piccola tribù, fatta da una madre molto presente, da un padre calmo ma attento, da Donna Marzia che all'inizio non ne faceva parte, ma alla fine c'è stata più di chiunque altro, dalla nonna e dalle sue 8 sorelle che, seppur invisibili, ne formano il capostipide. E' un viaggio alla scoperta dei sentimenti umani, così come appaiono visti dagli occhi di una bambina di sette anni che tante cose non le capisce bene, ma tante altre le intuisce meglio di tutti. Un viaggio con un guida, la Madre Terra, che al momento giusto manda ai suoi figli segnali inequivocabili e Serena, la cui nonna fin da piccola ha insegnato ad ascoltare ciò che le avveniva oltre che ad osservarlo, piano piano inizierà a coglierli.