Sono passati solo due anni, e di tutto ciò che è stata non è rimasto nulla. Lena era brillante, determinata, brava a detta di tutti, curata, buona. Poi nella sua vita era entrato Saverio, e tutto era stato stravolto. Quel ragazzo più giovane, che viveva per essere contro qualsiasi regola, pregiudizio, conformità, l'aveva trasformata. E non erano solo i vestiti, i capelli, le parole. Era lei, le sue sicurezze, il suo amor proprio. Tutto calpestato in nome di un amore che agli occhi di tutti gli altri era solo nella sua testa. Il giorno in cui lui era finito in Arno, dato per disperso prima e per morto poi, qualcosa in Lena si era spento definitivamente. Sono passati due anni, e di Saverio le resta il cane Argo, che ancora la vive come un'usurpatrice, e un senso di vuoto dolente e indistruttibile. La sera in cui trova nella cassetta della posta un cellulare, Lena pensa che si tratti di uno scherzo, oppure di uno sbaglio. Ma bastano pochi minuti per rendersi conto che quell'oggetto può cambiare la sua vita. Perché i messaggi che arrivano, e a cui lei non può rispondere, parlano di cose che solo Saverio può sapere. E quindi è vivo. È tornato. Così, senza che Lena se ne accorga, quell'oggetto diventa l'unica linfa vitale a cui abbeverarsi, e non importa che i messaggi siano sempre più impositivi e le ordinino di commettere atti di cui mai si sarebbe pensata capace. Perché se lei farà la brava, lui rientrerà nella sua vita. O questo è ciò che pensa. Almeno fino a quando le persone che le stanno intorno cominciano a morire. E il gioco si fa sempre più crudele. E la prossima vittima prescelta potrebbe essere lei.
Dopo tempo immemore ho finito il primo capitolo della trilogia della Barbato (il secondo l'ho già letto 😅 pensando fosse un libro a se). Nonostante averci messo un' eternità mi è piaciuto dai, sempre personaggi super odiosi, da prendere a schiaffi, ma tant'è.... Accingiamoci a leggere l'ultimo allora, così da capire se il primo avesse già spoilerato tutto.
Per me le 4 stelle ci stanno piene piene. La suspense c'è, l'effetto sorpresa pure. Qualche passaggio noioso poteva essere evitato è vero, ma rimane un buon thriller.
Eppure la Barbato è una sceneggiatrice, e anche brava. L'arte (o, volendo, la tecnica, o addirittura la scienza) di trasmettere informazioni al lettore nel modo più sintetico ed elegante possibile, altresì nota come economia narrativa, dovrebbe essere il suo pane quotidiano.
Ma partiamo banalmente dall'inizio. C'è del buono: l'idea di partenza è originale e intrigante, un thriller che ruota non intorno a uno o più omicidi (benché un omicidio di mezzo ci sia) ma a una (presunta) resurrezione. Inoltre: in un genere dominato dalle ambientazioni anglofone (o al limite scandinave) e upper class, lodo la decisione di scegliere l'italianissima Firenze e un cast di personaggi dalle esistenze più o meno comuni, senza medici legali o agenti dell'FBI o superpoliziotti (un superpoliziotto c'è ma, in un apprezzabile sberleffo ironico alle convenzioni, è un burino semianalfabeta).
Quindi: ottime le intenzioni. Ma le intenzioni non bastano.
Io non so se la Barbato autrice di romanzi scriva così di suo o abbia alle spalle un editor armato di frusta che la costringe a moltiplicare il numero delle pagine per poter gonfiare il prezzo di copertina (nel caso, anche allungare il brodo è una cosa che una sceneggiatrice dovrebbe saper fare con classe). Fatto sta che è il tipo di scrittrice che quando può usare cinque parole è entusiasta di usarne dieci, e alla fine ne usa cinquanta. È come se fosse terrorizzata dalla prospettiva che qualcuno possa accusarla di mettere in scena personaggi bidimensionali, e per scongiurare il rischio esagerasse dall'altra parte: si sente in obbligo di riferire ogni fugace pensiero o sentimento, ogni singola ipotesi o controipotesi che passa per la testa di ciascuno dei suoi eroi. Il lettore sguazza in cerca di un minimo di ciccia in mezzo a un mare di pippe mentali: non proprio il massimo, all'interno di una vicenda che già di suo è molto (forse troppo, forse inutilmente) complicata. Confesso che per un centinaio di pagine, corrispondenti all'incirca al quarto quinto del volume, sono andato avanti a leggere per pura inerzia, spinto solo dalla curiosità di sapere come sarebbe andata a finire.
E qui arrivano le note più dolenti. Perché dopo oltre cinquecento pagine di contorcimenti labirintici uno si ritrova davanti a un finale che non spiega quasi niente e a una scrittina piccola piccola che dice "Questo è il primo capitolo di una trilogia".
Lascia un po' sconcertati l'ultimo parto della Barbato. Intendiamoci: fa sempre piacere leggere qualcosa di originale, e anche "Io so chi sei" conferma le doti della scrittrice milanese, soprattutto di scrivere ottimi dialoghi, di uscire dalle strade segnate e di coinvolgere il lettore in perversioni mentali inaudite.
Però qui molte cose a fine lettura - una lettura lunga e corposa, sottolineo - non tornano, al punto che mi sento quasi abbindolata. Perlomeno conforta leggere, qui su Goodreads, che anche altri recensori navigano nel mio stesso smarrimento, uno addirittura confessa di non aver capito chi è l'assassino. Ok che la scrittrice abbia concepito un progetto di cui fanno parte questo romanzo, 300 (pubblicato su Wattpad, di prossima pubblicazione anche cartacea) e qualcosa che è ancora nella sua testa; capisco che abbia ormai un pubblico solido e affezionato, di cui faccio parte anch'io; capisco che, con qualche esagerazione, si cominci a definirla la regina del thriller italiano; ma lei stessa, in un'intervista, ha assicurato che i suoi romanzi sono autoconclusivi quand'anche facessero parte di un progetto organico.
E, diciamolo, alla fin fine c'è un patto di fiducia tra scrittore e lettore, nel quale è compreso il diritto del lettore, pur nell'ammirazione per trucchi, giochi di prestigio e illusioni sapientemente artefatte, di capire ***alla fine del romanzo*** che cosa è veramente successo. E qui non si spiega nulla. Non è che vogliamo lo spiegone stile Poirot: ma, ripeto, i conti non tornano per nulla.
Dunque: messo il doveroso alert di Spoiler, mi rivolgo a chi ha letto il romanzo e chiedo:
- come mai la Bestia insiste tanto sulla ricerca para-gesuitica delle presunte colpe passate di Lena, che spiegherebbero l'ossessione dell'assassino verso di lei, e come mai alla fine in realtà non c'è nessun apparente collegamento tra lei e la mente criminale? - chi era e cos'aveva fatto veramente Fermo? - Gianluca aveva legami con il rapitore, o no? - perché se è vero che, come afferma Lucio, suo padre disprezza l'umanità e ama gli animali, le persone che il rapitore tiene in gabbia sono (o almeno due, Saverio e Alex) animalisti appassionati ai quali nulla si potrebbe rimproverare? E gli altri prigionieri chi diavolo sono, cosa gli hanno fatto, quale legame hanno tra di loro e con Lena? - E se non hanno nessun legame con lei, perché il rapitore passa la maggior parte del suo tempo a pianificare e mettere in atto uno stalking raffinatissimo e difficilissimo solo su di lei? - dalle ultime righe, voi deducete che davvero Saverio è ancora vivo, ha recuperato con facilità il suo cellulare (come no, dopo 2 anni di prigionia in una gabbia in campagna), ha i soldi per ricaricare e, come se niente fosse, si mette a spedire sms alla fidanzata? O pensiate sia qualcuno che si spaccia per lui? O avete altre ipotesi? - a due terzi del romanzo mi era sorto il sospetto che in effetti Lucio avesse qualcosa da nascondere ma, non trovandosi il cadavere di Alex, l'ovvia deduzione era che Alex e Lucio fossero in combutta per tormentare Lena (movente: Alex, brutta, nata con delle deformità, magari invaghita di Saverio, odiava la di lui compagna). Invece nel finale Alex risulta viva sì, ma prigioniera in una gabbia. Quindi l'innamoratissimo, il passivo, succube Lucio avrebbe lasciato che suo padre tenesse per mesi in una gabbia da circo, affamasse, torturasse la donna che ama??? Credibilità zero, mi spiace.
Se qualcuno ha voglia di confrontarsi appassionatamente su queste domande irrisolte, ne sarò felicissima, grazie.
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In breve: una perdita di tempo. Premetto che l'autrice mi è simpatica e un'offerta su Amazin mi ha permesso di soddisfare una curiosità sulla sua scrittura, ma che delusione! Una protagonista mentecatta con cui non si può simpatizzare, una trama complicata e inverosimile, un finale assurdo che annuncia persino un sequel, come se non bastasse... No, ho troppi libri da leggere per perdere tempo con simili storie, sono arrivata alla fine per puro puntiglio e con una certa rabbia perché il romanzo è anche lungo. Per gli amanti del genere meglio un thriller svedese.
Romanzo ben scritto e scorrevole nonostante la mole. Tuttavia proprio la lunghezza diventa un limite rispetto al genere, nel senso che un giallo, o thriller che si voglia, non può avere dimensioni simili. Da una storia di questo tipo ci si aspetta una suspense continua, ma diventa fisiologicamente complicato mantenere la tensione in tutte queste pagine. Un thriller deve essere più breve, altrimenti il rischio che corre è proprio che la trama gialla passi in secondo piano. Nel complesso mi è piaciuto pur non avendo sopportato la protagonista, però ha il grosso difetto della mancata ambientazione. La storia si svolge a Firenze, eppure questa città risulta totalmente assente in tutta la storia, tanto che se questa fosse stata ambientata in un paesino sconosciuto di una qualsiasi altra regione non sarebbe cambiata una virgola. Questo è un peccato. Ora però sono curioso di leggere il seguito.
Non mi è piaciuto, una storia che non è mai entrata nelle mie corde, lenta, senza alcuna azione, piena di personaggi uno più antipatico dell’altro e una protagonista che è riuscita ad irritarmi come poche altre. Non c’è stato niente da fare ho provato e riprovato, mi sono sforzata ad andare avanti ma alla fine ho dovuto abbandonarlo perché l’unica sensazione che riuscivo a percepire, oltre all'irritazione, era che stessi solo perdendo tempo.
Lento ai limiti del soporifero, con un finale affrettato che, oltre a risultare decisamente inverosimile, non risolve nemmeno tutti i dubbi. Non credo ci sia nient'altro da aggiungere, se non che, se questa è davvero la stessa autrice del meraviglioso "Non ti faccio niente", io non la riconosco affatto.
Maljka - per RFS . Di primo acchito, osservando la copertina del libro, sembra di sbirciare dallo spioncino di una porta. Ed è proprio questa la verità, è come spiare da un buco la vita di qualcuno, più precisamente quella di Marilena, detta Lena, la ragazza di Saverio che è uno degli uomini rapiti.
Questo è il primo romanzo della trilogia ma, come già detto nella precedente recensione di Vengo a prenderti, se volete un consiglio bisogna invertire l’ordine di lettura, perché a parer mio leggendo Zoo, Vengo a prenderti e per ultimo Io so chi sei si ha la vera visione d’insieme della storia, dei suoi personaggi e delle vicissitudini che li hanno portati a vivere ogni loro singolo cambiamento.
Lena era una brava ragazza, buona con tutti, brillante, determinata e caparbia, fino a quando nella sua vita non entra Saverio, quel ragazzo scapestrato, animalista convinto, che vive contro ogni regola e conformità, e l’ha trasformata nell’esatto opposto di una brava ragazza.
L’amore tra i due è il “vero amore” o Lena lo ha solo nella sua testa? È tutto reale o solo una sua convinzione? Il giorno in cui Saverio sparisce, nessuno sa se è scomparso o se è morto in realtà, per lei tutto cambia, è come se la luce della vita si fosse spenta. Dopo due anni la loro storia è solo un ricordo, un ricordo molto concreto dato dalla presenza del cane Argo, quel cagnaccio a detta di molti, crudele, cattivo e inutile, a cui lei decide di prendersi cura, forse per ricordagli quella parte del suo uomo che ha tanto amato. Una sera però tutto cambia: nella cassetta della posta trova un cellulare, pensa sia un errore o uno scherzo, ma da allora niente sarà più come prima. Sarà un susseguirsi di messaggi, foto e video di Saverio, cose di cui solo lui è a conoscenza… quindi è realmente scomparso o è ancora vivo? E in quest’ultimo caso che fine ha fatto?
Lena decide quindi di fidarsi dell’istinto e della speranza, seguendo le precise istruzioni di ogni sms ricevuto, arrivando anche a compiere azioni che mai avrebbe creduto possibile fare, entrando in un vortice di nefandezze mai creduto prima.
Ecco come verrà scelta la prossima vittima.
Ecco perché anche lei entrerà a far parte di Zoo.
Ci ritroveremo, per l’ennesima volta, grazie a quest’autrice tutta italiana, in un vortice di paure, ansie, crudeltà e violenze che vi terranno svegli fino al mattino. Le ambientazioni sono altamente realistiche, tanto da farvi immedesimare al 100% nella storia stessa. È un romanzo ricco di suspense e colpi di scena, una serie che vi farà vivere di caffè pur di terminarla e, una volta arrivati alla fine, non potrete credere a ciò che è accaduto ai suoi protagonisti. La consiglio sicuramente agli amanti del genere!
Terminata finalmente a lettura di questo romanzo/mattone posso confermare che la Barbato non e' una scrittrice adatta a me. Come nello suo scorso libro "non ti faccio niente" posso riassumere il tutto con un solo aggettivo: troppo!
Credo di adorare la Barbato. Seriamente, se non fossi povera farei erigere un tempietto a suo nome (e fra l'altro un'epigrafe all'entrata con scritto IO SO CHI SEI che troneggia e giudica dall'alto sarebbe molto carina ed appropriata). Questo libro è geniale, è vero che si può leggere anche da solo, ma in contemporanea a 300 diventa un'esperienza da inception
An idea is like a virus. Resilient. Highly contagious. And even the smallest seed of an idea can grow. It can grow to define or destroy you.
Inizio lento, poi si è ripreso. Il lato migliore di questo libro? I personaggi. Biechi e antipatici a bestia, sono perfetti nel loro ruolo. Non vedo l'ora di mettere le mani sul terzo.
Dopo 500 pagine, tra divagazioni varie e personaggi fastidiosissimi (sì, Lena, parlo soprattutto di te!), uno si aspetta un minimo di chiarezza nel finale e invece sono più confusa di prima. Se gli altri due seguiti hanno lo stesso andazzo…no grazie!
La premessa è che ho obbligato mio marito a leggere questo libro. Per farmelo spiegare. Io il finale non l’ho capito molto bene e questo si termina un thriller non è bello non aver le idee chiare su cosa sia successo e su chi sia l’assassino. Cercando un po’ su internet ho capito che questo dovrebbe poi far parte di una trilogia, o che comunque ci sarà poi un seguito…lo spero proprio perché così mi si potrebbero schiarire le idee. A parte non aver capito cosa è successo e chi sia l’assassino devo dire che è un romanzo lungo, che procede con molta lentezza, scorre tutto molto a rilento. Un po’ di ritmo è stato dato introducendo quasi a metà libro il poliziotto, che non saprei dire se mi piace oppure no. Sicuramente non mi piace la protagonista. Una persona troppo debole, troppo indecisa, troppo insicura che si fa trasportare dal suo “uomo” seguendolo senza prendere mai una decisione o una posizione nascondendosi dietro la scusa di essere innamorata. Più forti i personaggi secondari di contorno che però forse sono un po’ troppi e confondono troppo le idee. Insomma ho preferito altri thriller di questa autrice!
Ho iniziato questo libro senza voler sentire neanche una parola della trama... con gli autori di cui mi fido mi piace fare così. Dal Saverio di Ammaniti mi sono trovata di fronte un altro Saverio (eppure non è un nome così comune!), mi sono trovata in balia degli eventi con Lena, ho visto la trama svolgersi, riavvolgersi, ribaltarsi... ho fatto un sacco di supposizioni e non ne ho mai azzeccata una, ho conosciuto tanti bei personaggi, mi sono fatta tante domande... e non dico altro, fatevi trasportare anche voi ;) Una bella scrittura che mi ricorda un po' a tratti il caro vecchio Stephen King, una storia d'amore e disagio, il primo capitolo di una trilogia che sta benissimo in piedi da solo ma che lascia un sacco di voglia di sapere cosa succederà ancora. Ps. Io sono ancora preoccupata per Argo
Rispetto a varie recesioni lette, rigorosamente post-lettura, che non trovano il libro degno di nota, a me è piaciuto; complice il lockdown e una quarantena in solitaria, l'ho letto in 3/4 giorni, nonostante la mole non sia indifferente. Fa parte di una trilogia, ma ogni libro dovrebbe essere autoconclusivo, ecco, così non è! Avevo già letto Zoo e ovviamente mi aveva incuriosito molto scroprire chi fosse questa Maria, così spesso citata. Ho scoperto chi è, con questo primo (per me secondo) volume e l'ho odiata, tantissimo, ed ho rivalutato molto anche Saverio che invece appariva molto diverso. L'ho odiata, ma penso sia un pregio della trama, Marilena Bacarelli è un'ameba, le dicono di fare e lei fà, non una decisione di testa sua, sempre in balia degli eventi, sempre in attesa che qualcun altro le dica come vivere la propria vita. Marilena e Saverio, l'amore malato e la scomparsa improvvisa, del ragazzo, una notte di 2 anni prima. Lena che non crede a questa morte, ma non fa niente per scoprire qualcosa in più, finché qualcuno non decide per lei, e di lì partono le mille domande, e illusioni con una domanda fissa "cosa sei disposta a fare?"
Credo che la lettura di Zoo mi abbia aiutato nei momenti in cui, la suspance e l'adrenalina scemavano, ma il sapere già, invogliava a volere capire di più. Probabilmente, questa è una pecca, se si presentano dei libri come autoconclusivi. Nonostante qualche pecca, libro notevole, che mi ha tolto qualche ora di sonno, che merita, se letto nel contesto di libro di passaggio Vediamo se il terzo continuerà a reggere la storia o farà rivalutare tutto il resto.
Come nel precedente romanzo (Non ti faccio niente), la storia, decisamente thriller nero, è nuova, insolita, non c’è l’ignoto serial killer che dissemina il territorio di cadaveri trucidati. Eppure uno psicopatico c’è, uno che diffonde il male con compassione, direi, forse più d’uno.Tra i molti personaggi c’é l’ingenua a tutti i costi, le amiche assolutiste, le solitudini che si incontrano; e poi c’è il potenziale cattivo che diventa eroe. Ma la storia in sé, beh, è davvero portatrice di ansia, dalla prima all’ultima pagina, ci vuole un grande autocontrollo per staccarsi dal libro e rimandare la lettura a domani. Oppure ci vuole una bella dose di procrastinazione positiva (rimando a domani, così prolungo il piacere dell lettura e intanto ripenso a ciò che ho letto finora). Paola Barbato è una scrittrice coi fiocchi, non parlo di alta letteratura, ma di scrittura azzeccata, attuale, liscia, breve. Secondo me è maturata da Non Ti Faccio Niente in poi, gli scritti precedenti (che ho cercato e letto) non sono all’altezza di quello e di questo romanzo. Il bello è che nel frattempo Paola scriveva anche 300 e lo pubblicava gratuitamente su Wattpad: quel testo è profondamente legato a ISCS (Io So Chi Sei), entrambi vivono bene anche da soli. Ho riletto 300 mentre leggevo ISCS e mi ha chiarito diversi passaggi, altrimenti confusi. Certo che l’autrice ha proprio una mente perversa! E meno male, così gli amanti del brivido saranno soddisfatti.
Ho scoperto che si trattava di una trilogia quando ho letto le recensioni degli altri lettori dopo aver finito "Zoo", quindi primo e secondo episodio letti al contrario, per il momento non mi sembra grave, potrebbero essere entrambi letti fine a se stessi, inoltre le vicende narrate sono quasi sulla stessa linea temporale.
Come per il precedente (successivo) romanzo la protagonista è una donna con cui non è facile empatizzare. Lena, dopo la scomparsa del fidanzato Saverio, vive la propria vita quasi da spettatrice fino alla comparsa di un vecchio Samsung che la trascinerà ai confini della paranoia, inanellando una serie di decisioni che al lettore sembreranno quasi sempre completamente sbagliate. Nel complesso però il personaggio è costruito bene, nel suo modo di essere è sempre comunque coerente con la caratterizzazione.
Da metà romanzo Lena condivide la narrazione in prima persona con Francesco Caparzo, agente di polizia abbastanza abile nell'indovinare le persecuzioni che Lena stava subendo quanto determinato e brutale nelle azioni che intraprenderá per cercare di aiutarla. In questo modo l'autrice trasmette in modo quasi istantaneo la differenza di sensibilità e prospettiva dei due personaggi, anche se non mi son sentito molto a mio agio nei panni di Caparzo.
Lena è una ragazza fragile. Da quando il suo ragazzo, Saverio, è caduto giù nell’Arno scomparendo 2 anni prima, continua la sua vita cercando di sopravvivere. Ma quando le arriva a casa un cellulare, su cui arrivano strani messaggi e video, inizia un vortice allucinatorio, ai limiti della paranoia. Chi le scrive quei messaggi? È Saverio? Oppure è qualcuno che lo tiene prigioniero? Cosa sarà disposta a fare Lena pur di scoprirlo e liberare il suo Saverio?
Un libro di più di 500 pagine che scorre velocissimo, col suo ritmo travolgente, che non ti permette di staccarti, di prendere fiato, DEVI sapere come andrà a finire, perché i personaggi costruiti dalla Barbato bucano le pagine: le situazioni, i fatti, il sudore, la paura, è tutto vero. Sei intrappolato in un vortice e non riesci ad uscirne.
Un plauso a questa autrice straordinaria, che scrive in un modo mai letto prima, che ha orchestrato due storie (Zoo e Io so chi sei) che si intrecciano magistralmente, e non vedo l’ora di conoscere cosa succederà nel terzo libro di questa serie (attualmente in stesura). Avevo sotto mano Zoo mentre leggevo Io so chi sei, e molti passaggi erano più chiari.
Comprateli entrambi (secondo me meglio leggere prima Zoo per poi proseguire con Io so chi sei) e davvero non ve ne pentirete.
Al terzo libro della Barbato che leggo, mi si conferma l'idea che non siamo certamente nell'ambito dell'alta letteratura: ma anche che qualche buona arma venga usata. Il pregio principale che riscontro è una non comunissima capacità di rendere la trama avvincente, di posizionare vari colpi di scena, di far venir voglia di girar pagina.
La mia anima dylandoghiana apprezza anche il fatto che situazioni estremamente drammatiche (rapimenti, sparizioni, omicidi) e ai confini dell'orrore vengano raccontate con estrema naturalezza, come accadimenti che veramente possono accadere nella vita di tutti i giorni. In questo, e in alcuni trucchetti stilistici, l'influenza di Stephen King è evidente. Al contrario trovo, qui come altrove, una presenza eccessiva di personaggi: le cui storie, capitolo dopo capitolo, con non troppe differenze si ripresentano e non troppo aggiungono al romanzo, che quindi poteva a mio avviso essere serenamente asciugato.
Mamma mia. Questo è un romanzo sottile. S'infila sotto pelle, nasce da una domanda ("Cosa faresti per riavere la persona che ami?") e si inerpica in un labirinto di vera ansia e senso di colpa per la protagonista. Per le prime cento pagine non è un thriller, quanto un mettere le fondamenta che si ergono sulla psicologia di un personaggio che siamo noi, tutti noi. Questo è un romanzo umano, che mi tenuta incollata dalla prima all'ultima pagina - e le persone che non capiscono perché sia così lungo io non le comprendo - perché non parla solo di un delitto, di una macchinazione, ma parla dell'animo umano. E lo fa con estrema lucidità e chiarezza - sono queste ad avermi resa inquieta, più dei delitti stessi.
L'eroe è sì, l'eroe, ma mi chiedo se sia davvero *solo* questo. Dopo aver letto "Zoo", non vedo l'ora di leggerle l'ultimo capitolo di questa saga.
Bello bello bello! Avevo letto “Non ti faccio niente” e non mi aveva entusiasmato...forse avevo troppe aspettative! Così dopo un anno ho deciso di prendere “Io so chi sei” (sapevo si trattava di una specie di trilogia, ma nulla di più)...e che dire wow l’ho divorato ero incollata alle pagine. La scrittura della Barbato è lineare, chiara e diretta, i personaggi ben caratterizzati e uno fondamentale che arriva dalla metà del libro è davvero interessante. Se il genere thriller piace è davvero da non perdere. Leggerò sicuramente anche l’appena uscito “Z00”
Il libro è coinvolgente, angosciante e a tratti perturbante (cosa naturalmente positiva per un thriller) e molto interessante lo stile narrativo, con questi flussi di coscienza, questi pensieri in liberà che si alternano all'azione. Quello che tuttavia non mi è piaciuto è il finale molto deludente e che non sta davvero in piedi. Manca di coerenza, di motivazione e di credibilità. Se per tutta la durata della storia, anche in fase di degenerazione della trama, si riesce ad applicare la sospensione dell'incredulità, nel finale è proprio impossibile.
Come sempre la Barbato non delude mai! Anche questo, come tutti gli altri libri che ho letto, è stato veramente geniale. Non sarei mai arrivata a capire il colpevole dietro la storia.. e ancora mancano le risposte a molte domande, quindi leggerò subito il seguito. La cosa più bella di questa autrice sono i personaggi, per lo più li ho trovati sempre odiosi, ma sono veri. Sono persone che potrebbero essere veramente fra noi, nessuno è mai totalmente cattivo o totalmente buono. E penso che la Barbato abbia una grande capacità di giocare con questa cosa. Libro assolutamente da leggere!
Il libro in questione è strettamente legato a "Zoo" della stessa autrice, almeno per quanto riguarda la parte finale, che si svolge con un ritmo incalzante da far battere forte il cuore. La prima parte se possibile l'ho trovata ancora più inquietante, specie quando la protagonista sentiva "esposta" al suo "corrispondente" senza poter fare nulla, minacciata su più fronti e quasi senza speranza. Fino alla fine non si conosce il colpevole e arrivi al punto da non capire nemmeno tu chi sono gli amici e chi i nemici.
Adoro la Barbato, la sua capacità di far partire il terrore da oggetti di uso comune o da situazioni banali e quotidiane. "Io so chi sei" l'ho letto d'un fiato e non vedo l'ora di leggere (non su Wattpad, proprio non ci riesco) gli altri capitoli di questa trilogia sui generis. Le 4 stelle sono dovute al fatto che a mio parere è mancato un buon editing. Ci sono un po' troppi refusi e qualche parte avrebbe potuto essere tagliata. Ma sono peccati veniali.
Ho fatto un po' di fatica a finirlo... Diciamo che ingrana da quando entra in scena Caparzo, prima è molto frustrante assistere alle decisioni di Lena, è un personaggio difficile da digerire per quanto è sottomessa al fidanzato creduto morto... Paola Barbato scrive molto bene ed è un grado di costruire i personaggi alla perfezione infatti leggerò anche gli altri due libri appartenenti alla trilogia, sperando che siano un po' meglio di questo!
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Ho iniziato a leggere la trilogia iniziando da Zoo. Solo dopo ho scoperto che esistevano altri due libri e che Zoo era il secondo. Fortunatamente i libri possono essere letti indipendentemente. Il libro l’ho trovato un po’ prolisso in alcune parti ma, nel complesso, è una storia che tiene incollato il lettore. Non vedo l’ora di leggere l’ultimo libro e completare che, sin da ora, si prospetta come un’ottima trilogia.