Ha cantato il gallo del Nesi carbonaio, si è spenta la lanterna dell'Albergo Cervia. Il passaggio della vettura che riconduce i tranvieri del turno di notte ha fatto sussultare Oreste parrucchiere che dorme nella bottega di via dei Leoni, cinquanta metri da via del Corno. Domani, giorno di mercato, il suo primo cliente sarà il fattore di Calenzano che ogni venerdì mattina si presenta con la barba di una settimana. Sulla Torre di Arnolfo il marzocco rivolto verso oriente garantisce il bel tempo...
Vasco Pratolini (October 19, 1913 - January 12, 1991) was one of the most noted Italian writers of the twentieth century.
Born in Florence, Pratolini worked at various jobs before entering the literary world thanks to his acquaintance with Elio Vittorini. In 1938 he founded, together with Alfonso Gatto, the magazine Campo di Marte. His work is based on firm political principles and much of it is rooted in the ordinary life and sentiments of ordinary, modest working-class people in Florence.
During World War II he fought with the Italian partisans against the German occupation. After the war he also worked in the cinema, collaborating as screenwriter to films such as Luchino Visconti's Rocco e i suoi fratelli, Roberto Rossellini's Paisà and Nanni Loy's Le quattro giornate di Napoli. In 1954 and 1961 Valerio Zurlini turned two of his novels, Le ragazze di San Frediano and Cronaca familiare, into films.
His most important literary works are the novels Cronaca familiare (1947), Cronache di poveri amanti (1947) and Metello (1955).
Buonasera signori, perdonate il mio disturbo. Sono Vasco, umile scrittore, e vi chiedo gentilmente di concedermi qualche minuto del vostro tempo. Mi rendo conto che siate impegnati, e che siate giunti a Firenze per ammirare le sue bellezze più note, come Ponte Vecchio o il Campanile del Giotto, ma dato che siete in Piazza della Signoria, vorrei parlarvi, con il vostro permesso, di una piccola via che è appena alle spalle di Palazzo Vecchio. Si chiama Via del Corno. Non mento, anzi eccovene una fotografia. Fu scattata nel 1953 da un artista di nome Carlo Lizzani.
Vi sembrerà strano entrare in Via del Corno. Anche se sono passati quasi ottant'anni da quando ci sono stato la prima volta, ricordo ancora a menadito tutto quello che accadde negli anni 20, quando il fascismo lentamente divenne la normalità. Se decidete di andarci, fate attenzione ai numeri delle case. Anche se è sera, e anche se è passato tanto tempo da allora, al numero 1 vi sembrerà quasi di sentire i passi pesanti di Corrado, il maniscalco. E' alto due metri e pieno di muscoli, per questo lo chiamano Maciste. Era un ardito del popolo, per questo odia i fascisti, soprattutto Carlino, che vorrebbe tanto sopraffarlo ma proprio non ci riesce. Maciste però è d'animo buono, e il suo cuore è pieno di amore per Margherita, a cui accarezza il viso mentre lei gli toglie le scarpe alla fine della fatica quotidiana. Al numero 2 c'è Ugo, amico di Maciste, che vive dai Carresi, benchè questo sia un peso per Beppino il cuoco, che teme l'infedeltà della moglie Maria. Al numero 2 c'è anche la Signora, e occhio a farvi vedere da lei: da anni vive chiusa nella sua reggia, perennemente allettata, ma con un occhio che tutto vede e tutto sa, grazie anche all'aiuto della fida Gesuina, che ha tolto dall'orfanotrofio prendendola un po' come figlia e un po’ come badante, in una forma di torva beneficenza. Se nel buio della strada intravedete delle figure, sono probabilmente Bianca e Mario, e Clara e Bruno. Si vedono di sera per sfuggire agli sguardi curiosi dei cornacchiai, trovando nell'azione furtiva la piccola gioia del veniale illecito dei diciotto anni. Bianca e Clara sono due dei quattro Angeli Custodi di Via del Corno, le altre due sono Aurora, legata suo malgrado al Nesi carbonaio, e Milena, giovane sposa di Alfredo il pizzicagnolo. Alla fine della strada troverete l'Albergo Cervia, tenuto dal Ristori. Ci vivono le prostitute, che cercano di non dare nell'occhio, anche se più di qualcuno in Via del Corno ne brama l'amore. Quante gioie e quante miserie ebbero luogo in questa via! I cornacchiai erano gente semplice, non volevano dalla vita che un po' di serenità. Si ritrovavano per le feste comandate e per i matrimoni, e li festeggiavano come se Via del Corno fosse il centro del mondo. Per loro lo era. Era il loro mondo, e guai a chi glielo toccava! Era gente povera di portafoglio ma ricca di spirito, e i piccoli pettegolezzi e sussurri erano parte della loro mitologia, non erano intesi per far male. Credevano nella gioia del vivere quotidiano, credevano nel lavoro e nella serenità che esso donava, e nell'amore cercavano, e a volte trovavano, il conforto per le loro esistenze. Resistettero il più possibile alla crescente marea che minacciava Firenze, e mai cedettero. I cornacchiai non erano persone che si arrendevano facilmente, avevano la dignità di chi dalla vita non ha avuto nulla se non quello per cui si è sudato. Ve ne renderete conto camminando per la via, di quanta vita è passata per quei cinquanta metri fitti di case e di vociare. Se potete, fatelo dopo il tramonto, fino all'alba, quando canterà il gallo di Nesi carbonaio, che sveglierà la piccola comunità per una nuova giornata. Una volta andati via, e tornati nei vostri alloggi, siate gentili e risparmiate un pietoso pensiero per Via del Corno. I suoi poveri amanti ve ne renderanno eterna grazia.
Perché, perché non ho mai letto nulla prima di questo scrittore? A questa domanda ho cercato di rispondere a lettura ultimata e posso dire di aver chiuso l'anno meravigliosamente. Vasco Pratolini trascina il lettore in Via del Corno a Firenze, dove ha trascorso la sua adolescenza. Via del Corno, che si trova a pochi passi da Palazzo Vecchio, è una via popolata da esseri straordinari, quali Nesi, il carbonaio, Maciste, prostitute, ecc., il tutto sullo sfondo del fascismo negli anni del 1925 - 1926. Le storie degli abitanti traboccano di bellezza, di amore, di morte, di speranza, di vita. Sì, di vita. Questo libro trabocca di vita, di vita vera e reale. Il lettore si sente risucchiato da questo vortice di vicende al punto da essere parte integrante di questo grande corollario di anime che lottano, sperano, sognano.
Pratolini si conferma uno degli autori che più preferisco. La sua prosa anche in questo testo è asciutta e lineare, non per niente infatti il titolo contiene la parola "cronache", lasciando intendere sin dalla copertina quale tipo di scrittura aspetti il lettore. La storia, soprattutto all'inizio, è forse un po' difficoltosa da seguire poiché i personaggi sono molti e non vengono approfonditi ma solo presentati rapidamente. Tutta la storia ruota intorno a Via del Corno e ai suoi abitanti: la via fiorentina è una sintesi perfetta di quello che avviene in Italia in quegli anni, ma più in piccolo. Siamo infatti alla fine degli anni '20 e si sta pian piano affermando il fascismo, il PCI e i suoi militanti entrano in clandestinità. Alle vicende storiche e politiche si affiancano quelle personali degli abitanti di Via del Corno, soprattutto in relazione agli amori. Ho trovato questo libro quasi totalizzante, mi sono immersa nella Firenze degli anni '20 e ho provato empatia per molte delle vicende narrate, bello e consigliato.
Da poco tempo ho riscoperto Vasco Pratolini, uno dei pochi scrittori italiani del dopoguerra capace di "prendermi" con i suoi romanzi, le sue storie del popolo fiorentino, gli affanni, gli amori, le gioie e le sofferenze dei singoli elevati a campione della collettività italiana nel ventennio fascista. Quest'ultimo libro, racconta le vicende degli abitanti proletari di una via di Firenze tra gli anni venti e trenta del secolo scorso ed è impossibile, fin dalle prime pagine, non calarsi in via del Corno e vivere insieme ai tanti protagonisti le loro disavventure quotidiane, l'aggressività fascista nel suo pieno affermarsi, le difficoltà sociali ed economiche degli italiani di quel periodo storico. Un romanzo che, come si usa dire, si legge d'un fiato e lascia un po' di dispiacere quando si arriva all'ultima pagina.
Veramente un buon romanzo. Di quelli di una volta, tanto per intenderci. Quelli in cui ti affezionavi ai personaggi, perché ti sembrava di vivere assieme a loro, di patire per le stesse ingiustizie o di godere per le medesime soddisfazioni. Uno di quei romanzi “onesti”, dove gli uomini sono sempre e solo uomini e mai creature eccezionali oppure scaraventate in situazioni inverosimili, al limite dell’assurdo, tanto per vedere cosa succede. Uno di quei romanzi in cui il coraggio finisce per essere il semplice atto di alzarsi al mattino e continuare a vivere, nonostante tutto. Il che, a ben vedere, è forse la nostra dote migliore: portare sulle spalle, ogni giorno che passa, un peso in più, ma fare lo stesso ciò che dobbiamo fare, nel miglior modo possibile, se possibile.
Convivere con la vita è un arte difficile. Ma noi, in linea di massima, ce la facciamo. Tra alti e bassi, ma ce la facciamo. Consigliatissimo.
Estupendo. No hay mucho más que decir. Me sentí atrapada en la vida cotidiana de los personajes, con sus altos y bajos, sus problemas, etc. La verdad es que el estilo del escritor me recuerda bastante a Steinbeck, con esa facilidad de contar historias “simples” con trasfondos muchos más profundos.
Ez egy méltatlanul keveset olvasott regény. Ajánlanám mindazoknak, akik élvezettel olvasták pl. Ferrante "Nápolyi regények" sorozatát. Jópár évtizeddel korábban játszódik ugyan, Nápoly helyett Firenzében, a szegénységen és mindennapi nehézségeken kívül még a fasizmus előretörésével is meg kellett küzdeniük, de a Corno utca lakóinak szövevényes, sok szereplős, szerteágazó, nagyon olasz élete számomra ugyanolyan lebilincselő volt, mint Ferrante rendkívül népszerűvé vált sorozata.
Questo romanzo ha grossi pregi e grossi difetti. E' figlio del suo tempo e in questo, tutto sommato, non ci vedo niente di male. E' intriso da un ideologia vetusta da dopoguerra, ma al tempo stesso diventa uno spaccato di quel che era la vita di quegli anni, in una via centralissima di Firenze durante l'ascesa della dittatura fascista. E' un ritratto corale di un microcosmo di umanità che, nel bene o nel male, oggi è solo un lontanissimo ricordo: di quando la gente era più umana e umile ma anche più pettegola e invadente. Pratolini nella sua spontaneità riesce a far rivivere questa realtà in cui è cresciuto. Così le vite degli abitanti di via del Corno s'intrecciano tra le pagine generando gioie e dolori. I risvolti psicologici non mancano, ma finiscono per stemperarsi in un sentimentalismo popolare forse troppo marcato. La prosa, a mio modesto parere, è fortemente influenzata da Hugo, di cui Pratolini fu traduttore, oltre che da un evidente toscanità. Di certo raggiunge un pathos che nel prosieguo del romanzo purtroppo si fa ripetitivo e finisce per avvitarsi su se stesso. Nel complesso è un romanzo che lascia il segno e sa farsi amare, anche se un centinaio di pagine in meno l'avrebbero reso forse più sobrio.
Llegué a este libro un poco por casualidad. Quería leer algo que tuviera en mi biblioteca y vi "Crónicas de pobres amantes" y lo elegí por el título. Después de leerlo, no solo me encanta el título, sino también la historia. Es alucinante.
Nos adentramos en la vida de Via del Corno, un barrio pobre y bastante marginal de Florencia en donde confluyen una gran cantidad de personajes, todos con una historia interesante, triste, cómica, curiosa. Hay adultos, jóvenes, viejos, niños. Hay desde barrenderos, cocineros, prostitutas y contables. Hay una conexión entre todos los habitantes de este lugar, que se odian y se aman a partes iguales. No faltan los chismes, porque claro, no hay nada que haga uno sin que todo el barrio se entere. Pero esa es la magia de Via del Corno, su identidad y esencia.
Hay historias de amor, de infidelidades, de traiciones, de esperanza, de pobreza y enfermedad. Hay ciertos personajes que son el centro de la novela, como los Ángeles Custodios (Clara, Bianca, Milena y Aurora), Maciste, la Señora, Carlino, Nesi hijo y padre, Mario y Ugo. Sin embargo, hasta los que no son tan importantes aportan algo a este año fatídico de posguerra (1925-1926).
Los pasajes de amor son preciosos, las persecuciones son emocionantes, la batalla entre comunistas y fascistas es interesantísima. Todo lo que se narra interpela a las emociones del lector. A mí me llegaron muchísimo las historias de los Ángeles y de Ugo, porque soy una llorona. Eso sí, me costó hacer el árbol genealógico de Via del Corno, porque en serio pasan tantas cosas y hay tantos personajes opinando y pululando en cada escena que puedes confundirte.
E' la storia dei cornacchiai, abitanti di Via del Corno, piccolo microcosmo nel cuore di Firenze che lo stesso Pratolini definì "un vicolo assordante, rumoroso ma cordiale".
Dal titolo ci si aspetterebbe qualcosa di prettamente sentimentale, invece gli intrallazzi amorosi e i rapporti tra i dirimpettai fanno da sfondo alle vicende politiche, rispecchiando il clima nazionale degli anni '20. Il nuovo partito comunista si scontra con l'altrettanto nuovo movimento fascista, con adepti e reclute delle fazioni opposte che si trovano a condividere lo stesso pianerottolo, in un clima che diventa sempre più teso ma la cui drammaticità riesce in parte ad essere smorzata proprio dalle vicissitudini sentimentali.
Nonostante all'inizio si rischi di perdersi nella moltitudine di nomi, mano a mano che la storia si sviluppa ogni personaggio va a delinearsi prendendo posto nella trama. E impariamo a conoscere la Signora che, dal chiuso della sua camera da letto dove è costretta da una malattia, manipola le vite dei suoi vicini ignari. O Maciste, il gigante buono, personificazione dei principi antifascisti dell'autore. Ma anche Bianca, Clara, Aurora e Milena, gli Angeli custodi della strada che cresceranno prendendo strade molto diverse. E potrei continuare ad elencarli perchè ogni personaggio, nel bene e nel male, è assolutamente emblematico.
L'ultimo capitolo mi ha commosso, con l'arrivo di nuovi inquilini che segnano l'inizio di una nuova era, ma anche la fine di un'epoca.
È un libro talmente bello dal punto di vista descrittivo che ti viene voglia di viverci dentro. Riesci ad ascoltare persino il battito del cuore degli abitanti di via del Corno...
Quest'anno ho avuto la fortuna di leggere tanti libri bellissimi e "Cronache di poveri amanti" di Pratolini rientra senza alcun dubbio in questa categoria. Era da tempo che volevo leggere questo libro è finalmente ci sono riuscita. Non avevo mai letto nulla di Pratolini e il suo stile mi ha conquistata fin da subito. Allo stesso modo i suoi personaggi. Via del Corno mi è entrata nel cuore. All'inizio non riuscivo a stare dietro a tutti. Confondevo i nomi delle donne, le professioni, chi aveva sposato o tradito chi. Solo Maciste era facile da riconoscere. Ma poi, poco a poco, gli abitanti di questa via mi sono diventati familiari, come dei vecchi amici che ormai si conoscono bene. Ho odiato il Nesi per quello che aveva fatto ad Aurora, ho sperato con Milena, ammirato Maciste, tremato davanti alla Signora, mi sono appassionata alle vicende degli Angeli Custodi. Ho detestato anche un po' Otello, mi sono intristita con Aurora, ho odiato Carlino e Osvaldo. Le pagine dedicate a Maciste mi hanno toccato il cuore. Così come la storia di Ugo e Gesuina. Mi ha fatto anche pena la Signora alla fine del libro, nonostante fosse una figura davvero particolare. Insomma, via del Corno mi è entrata nel cuore con i suoi abitanti, i suoi pettegolezzi e le sue faccende, così importanti per chi le vive da sembrare il centro del mondo, riuscendo persino a far passare in secondo piano la Storia, che nel 1925 si imponeva con la forza. "Cronache Di Poveri Amanti" è stato uno dei pochi libri con cui più procedevo nella lettura, più mi dispiaceva il sapere che mi stavo avvicinando alla fine del romanzo. E forse questo è il miglior complimento che si possa fare a un libro.
"Ma le mosche diventano elefanti, all'occorrenza, o jene, secondo le interpretazioni. Ed al rimorso gli uomini hanno trovato, come antidoto, l'Ideale. [...] E dobbiamo tener presente questo: che pervenuto al limite dell'ascoltazione di se stesso, e dovendo ammettere di avere tutto sbagliato nella propria vita, un uomo vede due strade aperte davanti a sé: o suicidarsi o, come diceva Aurora, "cambiar pelle". Cambiar pelle non si può: occorre una volontà riservata a pochi. Solo i santi vi riescono, e qualche volta i poeti. Coloro, cioè, che credono veramente in qualcosa di eterno. Il suicidio è più facile, è alla portata di ogni intelletto medio. Ma per suicidarsi occorre non volersi bene, o volersene troppo. Bisogna credere altrettanto veramente, che la vita non possa offrire altre gioie. Oppure che queste gioie sarebbero inaccessibili oppure misere qualora restassimo in vita. Rari sono i Santi, più rari sono i Poeti. Il numero degli intelletti medi che un giorno si accorgono di essere giunti al loro fallimento morale è, invece, sterminato. E i suicidi, al confronto, uno zero. Si apre allora ai nostri occhi, una terza strada, che è l'unica sulla quale sappiamo poterci avventurare poiché è quella che ci ha condotti dove siamo. Si tratta solo di correggere il nostro passo che finora è stato faticoso, ed ha finito con l'avvilirci perché camminavamo ai margini, tra i sassi e gli sterpi che la nostra coscienza accumulava - e tutte le pietre miliari erano nostre, tante ferite al cuore! Ora, invece, decidiamo di battere la via maestra, quella sulla quale camminano milioni come noi, e di tenere lo sguardo fisso all'orizzonte. Era pur quella la mèta che ci prefiggevamo: è camminando spediti sulla "buona strada" che la raggiungeremo. Vi sono, naturalmente, anche su questa strada ostacoli e barriere, ma ci apriamo il varco assieme agli altri, e getteremo le macerie da una parte: le macerie che quando procedevamo da soli, ai margini della strada, ci ostruivano il cammino, con i loro dubbi e rimorsi! Così facendo, un uomo tradisce, sì, se stesso, ma una volta per sempre. Dopo di che avrà finito di fingersi. Attaccandosi a questa certezza, con la disperazione del naufrago, toccherà subito la riva della persuasione, si sarà autenticamente trasformato. Non si ricorderà più quello che era. E non perché non vorrà ricordarsi ma perché davvero non si ricorderà. Avrà, a suo modo, cambiato pelle, e creduto di conservare intatto l'Ideale. Che gli sembra lo stesso eterno, ma che è invece caduco, come il suo corpo, poiché è diventato un ideale accessibile al suo corpo. Ora egli è certo di arrivare alla mèta. Di arrivare si tratta. Arrivare cioè al giorno in cui si incontrerà con la morte, che oggi ha rifiutata siccome la vita gli offriva ancora delle gioie che meritavano di essere godute: sono gioie semplici, umane come onesto e semplice è sempre stato il suo spirito. Alla vita noi chiediamo il successo del nostro lavoro, la felicità familiare, l'affermarsi dell'Idea in cui abbiamo sempre creduto e per la quale abbiamo lottato e siamo arrivati al limite della disperazione. Ma non domandateci di ricercare le cause di cotesta disperazione, si tratta di una cosa che non ci è mai appartenuta. Del nostro passato noi ricordiamo soltanto ciò che ci concilia con il nostro presente, e che serve al nostro avvenire. E siamo sinceri, adesso, disperatamente sinceri. Non chiamate tutto ciò vigliaccheria: dimenticare è l'aiuto che ci offre la vita, perché la viviamo."
Vasco Pratolini's break-through novel, Chronicles of Poor Lovers (1946), written post World War II, is a rich, dense, and lively narrative of Firenze (Florence), Italy in the early years of Mussolini's Fascismo. Native to the city and to Via del Corno, the heart of this novel, Pratolini renders a complex portrait of the 'cornacchiai,' the men, women, and children of Via del Corno. Each time I sat down to read another 50-100 pages, I felt as though I were tuning into a 'soap opera,' from the point of view of one addicted to knowing what happens next. Who will do what to whom on the next episode? In 1925-26 Firenze, however, each subsequent episode' s sky darkens, as the Bande Nere, the Black Shirts corrupt and gain influence. By the novel's end, I could see more clearly why so many inscribed themselves to the fascist party. To eat, to have a job and a place to live, one had to capitulate or face serious deprivation, even persecution or death. When I read fiction couched in an historical period (1920's Tuscany = historical period), I look for echoes. What am I reading that resonates with my own life and political times? This novel provides a compelling reminder of what we risk losing when a fascist dictator gains power and attracts willing supporters and complacent onlookers. Powerful experience this, which I read in the original.
Cronache di poveri amanti è un classico semisconosciuto della letteratura italiana. Pubblicato nel 1947, dopo dieci anni di gestazione da parte di Pratolini, il romanzo doveva essere scritto in prima persona e narrare le cronache, appunto, di due poveri amanti.
Questo non è però quello che leggiamo questo testo, o meglio, non solo. Cronache di poveri amanti è infatti principalmente uno spaccato sociale che mostra via del Corno, a Firenze, e i suoi abitanti, i cornacchiaia, ma che ci sta in realtà raccontando gli anni '20 del Novecento in tutta Italia.
In via del Corno si annidano infatti la Signora e i fascisti, simbolo del male da debellare, del male assoluto e ingiustificato, e che possono essere cacciati soltanto da Maciste e dal comunismo.
Un romanzo corale tipicamente italiano, che però mi è piaciuto per la chiarezza cinematografica della prosa, non a caso infatti Pratolini è stato uno sceneggiatore per molti anni.
Mi viene difficile recensire un classico del genere, anche perché esso è moderno, ma al contempo antico, a tratti noioso, ma principalmente avvincente. Se vi interessa la tematica, però, non posso che invitarvi a leggerlo.
Pratolini è un autore che andrebbe riscoperto, in questo testo non ho trovato particolari picchi narrativi, ma nel complesso è un gran bel libro! Gli abitanti di via del Corno, pur essendo una via piuttosto piccola (peccato che a Firenze non ci sia neanche una targa!), sono tanti e di tutti l'autore ci narra la storia in quegli anni '20 così turbolenti dal punto di vista politico e sociale. C'è lo squadrista, Carlino, il socialista, Maciste, una serie di ragazze che l'amore fa cambiare e maturare, e la vita che scorre inesorabilmente per tutti. Mi hanno colpito soprattutto le descrizioni dell'amore che si viveva in quegli anni, un amore semplice ma sicuramente più forte e serio di quello degli anni nostri. Non sarebbe male darlo come libro per l'estate ai ragazzi delle superiori, chissà mai che imparino qualcosa.
Romanzo cospicuo, ammetto che ho fatto fatica; finché finalmente, circa a metà, la storia ha preso a decollare (purtroppo per i personaggi, che hanno iniziato a mettere a repentaglio la propria vita). Percepisco il talento di un grande narratore, capace di intrecciare le storie personali in una storia corale potenzialmente infinita, e di inserire il tutto in un set – via del Corno, a Firenze – che è impossibile non raffigurarsi in modo vivido nella mente. Affresco lucido, dialoghi perfetti, linguaggio colorito (ho imparato tante parole toscane). I sentimenti e gli ideali che agitano e danno linfa alle nostre vite non sono rappresentati, sono proprio incarnati, vivi e veri. Poi: quanta solidarietà umana in quel tratto di strada, in quel momento epocale della Storia (1925/26)! Ps. Titolo stupendo, con quel ‘Cronache’ di ascendenza trecentesca
I definitely read this English, what with how I can't read Italian but I'm pretty good with English in general. It's probably worth more than two stars but given the age of the book, the age of the translation (not all strings of English words are created equal!), and the age of me, the reader, at the time, I wasn't feeling it. Sorry, Italians!
Pratolini è bravissimo a creare l'atmosfera, a farti vivere tra i personaggi; riesce naturale affezionarsi a loro ed alle loro abitudini. La dignità che i suoi personaggi riescono a mantenere nella miseria è adorabile e i vari sentimenti che si incrociano rappresentano il succo del romanzo.
Letto con il gruppo Libri dal mondo. Piccole storie di gente comune negli anni in cui il fascismo si impone. Vasco Pratolini è talmente bravo a catapultarci in via del Corno a Firenze che ci pare di vivere lì e che i problemi dei cornai siano anche i nostri. Riesce a descrivere con la stessa efficacia sia i turbamenti emotivi dei personaggi che le tradizioni popolari come la festa della rificolona sia l'ascesa del fascismo. Conclusa la lettura si ha voglia di mangiare brigidini e portare garofani a Corrado.
Read with the group Libri dal mondo. Little stories about common people while Fascism was growing. Vasco Pratolini is so good in describing via del Corno in Florence that we feel to belong to this street and share the same troubles of the people living there. He can analyse with the same effectiveness the characters feelings, the traditional habits like festa della rificolona or the rise of Fascism. When the book is over, you want to eat brigidini and bring carnations to Corrado.
Firenze, via del corno. Pratolini ci porta nelle vicende che accadono poco prima che scoppi la seconda guerra mondiale. Ci racconta la vita delle famiglie che abitano lungo la via e che tutte si conoscono, si aiutano ma si offendono anche tra loro. Una sorta di ‘piccola realtà’, che se anche viene odiata o rinnegata, comunque è difficile da abbondare e se ne capisce il valore solo quando la si è persa. La storia inizia con un gallo che canta e sveglia tutte le famiglie, dalla più ricca alla più povera, da chi va a lavoro e chi a tradire un amico…
Essendo fiorentina il libro mi è piaciuto molto. Rivedo le vecchie tradizioni, le feste di Firenze, i dialoghi con termini non più usati nel dialetto. Ma anche le descrizioni dei fiorentini: burloni e giudicanti. Dei pettegolezzi che nascono quando in una via ci si conosce tutti. La storia prosegue bene, considerando che è un libro scritto nel ‘47. Racconta la vita di quattro ragazze giovani, di chi ha trovato l’amore e di chi lo deve ancora trovare. Di una Signora ricca che possiede tutte le case della via, ma che con i soldi non puó comprare tutto. Di famiglie, di figli troppo onesti e di figli disonesti. Di traditori, di amanti della giustizia. È facile rivedersi in qualche personaggio o passaggio. È una scrittura cruda e diretta, che mi ha fatto sembrare di essere proprio lì con un Brigidino di Lamporecchio tra le mani.
Via del Corno è una stradina lunga non più di cinquanta metri, dietro Palazzo Vecchio e Santa Croce, quartiere popolare, Firenze anni 20, nei giorni del Fascismo che diventava regime. La storia, la cronaca meglio, delle persone e delle vite che si incrociano e sovrappongono, amano, sperano, lottano piene di speranze, promesse e delusioni. Le ragazze, gli angeli custodi della via, Chiara, Milena, Aurora e Bianca, i loro innamoramenti e drammi, giovani uomini che cercano la loro strada, Ugo e Mario, coscienza politica e impegno antifascista, oppure il benessere e il ruolo sociale, lo sfortunato Alfredo e Otello Nesi, il cui padre rappresenta l'anima nera e turpe in agguato del destino. Una strada di terrazzieri e ferrovieri, tipografi e ciabattini, Staderini esemplare ritratto vivido da ricordare, maniscalchi e ambulanti, di piccola umanità pettegola e pulsante, con figure tristi e demoniache come la Signora. Su tutti aleggiano le due anime, quella di Maciste, comunista generoso e coraggioso, e quella di Carlino, squadrista cinico e spietato. Descrizioni e quadretti di feste popolari, quotidianità realistica e sentimentali abbandoni di una cronaca nitida che ricostruisce il mondo in una strada.
Un bellissimo affresco dell'Italia di un secolo fa, raccontato in un quartiere popolare fiorentino, quello di via del Corno. Un racconto corale, dove tutti e nessuno sono protagonisti, e dove le tematiche personali si intrecciano a quelle politiche e sociali. E' un quartiere povero ma dignitoso, dove la forte solidarietà fra amici e vicini di casa compensa almeno in parte le difficoltà economiche, e dove comunque i protagonisti cercano i mille piccoli svaghi che offre la vita, a cominciare dall'amore, amore mercenario per chi cerca la compagnia di una prostituta, amore vero per le varie coppie che si formano. In questo contesto l'impegno politico è quasi una scelta natutale, per una sorta di solidarietà di classe, ispirata più dal cuore che dalla ragione. E assistiamo quindi alle violenze fasciste, al consolidarsi e inasprirsi della dittatura, senza che questa narrazione tolga spazio agli amori e ai desideri di migliorare la propria condizione degli abitanti di Via del Corno. Un romanzo che porta su carta quello stile neorealista che si affacciava prepotentemente sulla scena cinematografica in quegli anni, e che merita assolutamente di essere letto