Una «comitiva di sopravvissuti»: a dieci anni esatti dal suo trapianto di fegato, Francesco viene invitato a una rimpatriata cui interverranno cento trapiantati assieme alle rispettive famiglie. È titubante, non sa se partecipare, ma alla fine, trascinato per un orecchio dalla Mamma, sale con lei sul torpedone. Acciacchi, fobie, farmaci indispensabili e piccole miserie: i protagonisti di questa gita somigliano ciascuno a una maschera della commedia, dal timido al giullare, dallo sbruffone al pauroso. In comune hanno il fatto di essere nati due volte, che è un dono immenso, ma anche una responsabilità. Quella di dover essere felici. Con la sua voce carognesca e a tratti malinconica, Abate ci racconta la storia della nostra fragilità e, al contempo, della nostra cocciuta voglia di vivere.
Quasi per caso mi sono ritrovata a scoprire un nuovo mondo: quello dei trapiantati. In modo divertente, ma anche molto emotivo, il racconto di una gira in torpedone si è trasformato in una lezione di vita. Devo ringraziare l'autore per avermi regalato informazioni (i trapianti non sempre vanno come si vede nelle serie TV) e tante, tantissime emozioni.
Riflessione sulla donazione degli organi e difficoltà dei "Figli del Dono", ma un libro intriso di battute che fanno nascere sorrisi quasi ad ogni pagina.
È facile strappare un'emozione forte quando si tratta un argomento così complesso come il ritorno alla vita da parte di un trapiantato, che deve la sua seconda chance al fatto che qualcun altro abbia terminato la sua prima. Eppure, nelle pagine di Abate ho trovato una sincerità che cancella completamente il sospetto di un qualcosa di costruito. Qualcuno, soprattutto ai giorni nostri, potrebbe trovarlo un po' troppo buonista. Io, che buonista sono, lo trovo delizioso e commovente.
"Ognuno ha il diritto di scegliere per sé: lotta o resa. Per me sarà lotta sino all'ultimo, e se non mi sarà concesso più di battermi con dignità allora non accanitevi, lasciatemi andare."
Ho scoperto questo autore per caso e non ne sono rimasto affatto deluso. Un libro divertente ed agrodolce, dallo stile asciutto, che si fa leggere quasi in una sera. Bellissimo!
"Perché questa è la vera bellezza della nostra rinascita. Reimpostarsi non solo nel corpo, ma soprattutto nell'anima."
Divertente, ironico, commovente, amaro. Apre al mondo dei trapiantati facendoci capire quanto dobbiamo essere grati anche solo per il fatto di essere in salute e lo fa in modo delicato, quasi in punta di piedi, che ti fa piegare dalle risate ma anche commuovere. Non avevo mai letto nulla di Francesco Abate ma recupererò sicuramente altro.
C'è spazio per tantissime risate, le battute in sardo sono probabilmente quelle che mi hanno fatto più ridere, perché era cosa di casa! Ma ci sono stati anche dei momenti più seri, giustamente, momenti in cui mi sono quasi commossa. Il ricordo di chi ha donato i propri organi perché la vita di qualcun altro possa andare avanti e la tenerezza con cui Francesco Abate ne parla sono sentimenti preziosi e che è giusto rimangano sempre.