Une femme écrit une longue lettre à l'homme qu'elle n'aime plus. Tout commence dans la chambre 411 de l'hôtel National de Rome. " Deux jours et deux nuits à nous toucher, à parler, à respirer la peau de l'autre, bouche contre bouche. Et quand nous avons dû la quitter, cette chambre, en refermant la porte nous ne nous sommes pas retournés [...] nous étions trop occupés à commencer une histoire d'amour et nous regardions devant nous, pas derrière. Il y avait de l'espoir, et la promesse de nombreux autres jours comme celui-ci. " Pas d'exaltation, pas de cris ni de lieux communs : simplement l'immense étonnement devant le bonheur de se donner, puis face à la fissure banale dans laquelle, déjà, elle pressent la fin de leur histoire. Lucide, elle se regarde aimer puis se détacher, examine les changements de l'homme qui l'accompagne, dépeint les mouvements du cœur et du corps, semblables pour tous et cependant uniques. Simona Vinci, dans une prose aérienne et ciselée, explore les variations du cœur, entre fusion et rejet. Un chef-d'œuvre de justesse et d'intensité.
Vive a Budrio, in provincia di Bologna. Il suo esordio letterario risale al 1997, con il romanzo Dei bambini non si sa niente, edito da Einaudi nella collana Stile libero; il libro, vincitore nel 2000 del Premio Elsa Morante opera prima, fa ottenere alla scrittrice un grande successo di pubblico e di critica, suscitando anche scandalo e polemiche per il tema trattato. Il romanzo è stato tradotto in dodici paesi, tra i quali gli Stati Uniti. Nel 2009 è stata fra gli ospiti del festival letterario Mondello Giovani dedicato agli autori di nuova generazione.
L'ho letto solo perché sono curiosa. Perché volevo vedere il mio amato (scrittore) Trevisan anche attraverso gli occhi di una che l'ha amato. Il libro è inutile (chissà se ne ha mai detto qualcosa V.T.) e mi è sembrato solo lo sfogo di una donna abbandonata dopo essere stata amata. Il ritratto che ne esce dell'uomo non è certo lusinghiero, ma Trevisan non ha mai fatto mistero di chi era, nei suoi libri, nei suoi scritti, e di cosa pensava delle donne e dell'andare a puttane come stile di vita. Mettersi con uomo così era una storia già scritta in partenza, e leggere del loro amore è stato solo morboso, da parte mia che l'ho letto, e da parte sua che ne ha scritto.
Il testo letterario, come qualità, non esiste, è un raccontino dolente che racconta quello che tutti noi abbiamo passato, solo che lei lo racconta perché lui era uno scrittore. La fine degli amori è sempre la stessa, abbastanza banale quando la guardi da un po' più lontano, e, davvero, c'è bisogno di raccontarla così?
Libro caratterizzato da una poeticitia' straordinaria! Ogni pagina e' densa di un senso di amore puro, vero, quotidiano e al tempo stesso eversivo e disperato. L'ho letto la prima volta molti anni fa e lo rileggo con piacere oggi.
Meglio vivere così, come vivo ora, come ho sempre vissuto, senza squarci, senza niente di troppo vicino agli organi vitali, oppure morire dissanguati? Non lo so, è per questo che ho scelto la via di mezzo: lasciarti avanzare di un millimetro poi allontanarmi.
Se mi fossi ricordato che Simona Vinci era stata la curatrice della mediocre antologia di racconti erotici "Ragazze che potresti conoscere", dove di veramente erotico ce n'era giusto uno mentre gli altri oscillavano tra il banale e l'insulso, probabilmente non avrei comprato questo libretto. Non c'è molto da dire: il flusso di coscienza di una giovane donna tra l'incazzato e il deluso di fronte a una storia d'amore finita, guardata attraverso camere d'albergo vuote e momenti di riflessione. Ma nutro il fondato sospetto che lei stessa, l'io narrante che forse, probabilmente, coincide con la stessa Simona Vinci, abbia fatto di tutto per ipotecare la storia fin dall'inizio, per segnarla fin da subito con una fine catastrofica e inevitabile, di modo da evitarsi anche la fatica di salvarla, o almeno di capire. E, ovviamente, la colpa è sempre dello stronzissimo uomo. Ci sono molti modi di vivere l'amore in modo immaturo e infantile, anche se si hanno 30, 40 anni o più. Questo è uno di quelli.
È la storia di un amore, il loro, ma potrebbe essere benissimo un altro. Tutto ha inizio con la nascita della passione, la voglia di lei di abdicare a se stessa donandosi a lui, nella scoperta bruciante della violenza e del rifiuto. “Una storia che somiglia a una confessione, ma è misteriosa come l’architettura di un tempio pagano”. È una storia di paure, aspettative, manipolazioni, impossibilità di conoscersi fino in fondo e bisogno ostinato di crederci, nonostante tutto. La penna di Simona Vinci è inconfondibile, scalfisce tanto la carta quanto l’anima. La sua è una scrittura che procede per metafore, allegorie, voli pindarici che nutrono il cuore di una meraviglia mai provata prima.
Nelle prime pagine ero molto entusiasta dalle descrizioni sull’amore, tracciate con una forte sensibilità femminile, dopo un po’, a circa metà del libro, il racconto si perde. Ho avuto la sensazione di rileggere le ultime pagine come se già le avesse raccontate nella prima parte. Mi è parso monotono. Nulla da dire sullo stile, asciutto e il lessico ampio nelle descrizioni di una Roma, che l’autrice deve amare molto, senza ombra di dubbio.
che credi che sia finito e poi torna. Che è indistruttibile. Anche se si sfibra ogni secondo che passa. so che è imprendibile. E che non si può dire. #quote
Una intensa riflessione femminile sulle relazioni. Alcuni passaggi sono incredibili... Lettura consigliata. Ora nella TBR ci entrano anche gli altri libri dell'autrice!
Una rilettura (la prima risale a 5/6 anni fa credo) di questo piccolo libro, cos� intenso e reale. L'amore vissuto senza scampo, con l'offerta di ci� che si � ma la consapevolezza che non si cambia mai, nemmeno per l'amore pi� grande. "Usami", dice al protagonista, ma poi specifica: usa il mio corpo, ma non puoi usare la mia mente e il mio cuore a tuo piacimento. Lontana dalla mia mentalit�, questa donna, eppure la scrittura � cos� vicina al mio sentire che mi insegna come possono essere le donne diverse da me, e ascolto il suo racconto come se potessi viverlo. Probabilmente, fra 4/5 anni lo rilegger� con lo stesso piacere.
questo libro mi ha dato immensamente fastidio. ha pagine banalissime e sciatte, le parti di sesso sono semplicemente brutte, la storia è qualunque. eppure- mi ha toccato qualcosa nell'anima: forse per tante, troppe somiglianze con un mio vissuto recente, è come se mi appartenesse. vero, fragile, sensibile- al di sopra di tutte le critiche che, ragionevolmente, gli si possono fare. disturbante (che è qualità rara)