Sassari, 1961. È la settimana prima di Natale quando un barbone molto noto in città viene trovato morto in una piazza del centro storico. I sospetti ricadono subito su un altro mendicante, di cui si perdono immediatamente le tracce. Il caso si presenta all’apparenza molto qualcuno ha visto il presunto omicida che sottraeva qualcosa dalle tasche della vittima. Ma il tenente dei carabinieri, Giorgio Roversi, bolognese DOC trasferito in Sardegna per motivi disciplinari, non ne è del tutto convinto. Seguendo gli indizi disseminati ovunque, e con l’aiuto di Luigi Gualandi, ex ufficiale veterinario dell’Arma, il tenente scoprirà che la verità affonda le proprie radici in storie del passato, antiche e ormai dimenticate. Quando anche un secondo cadavere viene rinvenuto, Roversi ha davvero poco tempo per dovrà risolvere il caso al più presto, prima che l’assassino riesca a farla franca.
Trovai questo libro in libreria e, visto che amo leggere il genere giallo/poliziesco, decisi di acquistarlo. Ci troviamo in Sardegna, a Sassari, agli inizi degli anni 60, e un barbone viene trovato morto per strada. Ad indagare sarà il protagonista del romanzo, il tenente dei carabinieri Giorgio Roversi (grande appassionato del fumetto Tex).
Rispetto ai gialli che leggo di solito, tipo il commissario Maigret di Simenon o il commissario Montalbano di Camilleri, la vicenda si dipana molto lentamente e senza particolari colpi di scena che potevano forse dare più pathos alla trama. Vogliamo parlare del protagonista? L'autore non è riuscito per nulla a farmelo rendere simpatico, neanche nelle scene del bar quando si incontra coi suoi amici. La stessa trama gialla ha quasi nulla di giallo, sembra di leggere una commedia italiana degli anni 50 molto noiosa e spesso senza senso. Mi spiace ma non mi ha convinto né mi ha preso.
Lettura più che piacevole. Un giallo classico ben costruito, con colpi di scena e rivelazioni che movimentano la trama, e che scavano anche in un doloroso quanto recente passato. E non mancano alcuni misteri “minori” che scompigliano la vita della città e dei suoi abitanti prendendo spunto da ataviche superstizioni e leggende. Bella l’ambientazione nella Sassari del 1961 e l’incursione in uno dei suoi quartieri periferici al tempo tra più degradati: Montelepre, appunto. Felice il connubio dei dialetti bolognese e sassarese che dà origine a momenti di simpatica ironia. Ben delineati e simpatici anche tutti i personaggi “fissi” coinvolti, soprattutto il gruppo del Caffè dei Portici (mi hanno tanto ricordato i vecchietti del BarLume di Malvaldi). Non manca una pennellata di rosa a colorare la vita e a far battere pudicamente il cuore, soprattutto dei più giovani.
Ma quello che mi è piaciuto di più di questa storia è stato l’effetto “macchina del tempo”. Mi sono ritrovata ad un tratto a riguardare uno siparietto di Carosello, uno sketch con Cesare Polacco nei panni de L’infallibile ispettore Rock: un breve giallo la cui soluzione arrivava in pochissimi minuti concludendosi sempre con le stesse frasi: “Lei è un fenomeno ispettore, non sbaglia mai” - “Non è esatto. Anche io ho commesso un errore, non ho mai usato la brillantina Linetti”. E qui l’ispettore si toglieva il cappello mostrando la propria calvizie. Personalmente, lo adoravo.
E poi la schedina del Totocalcio! Quella schedina con i segni 12X, a colonne (due, quattro, otto o a sistema di doppie e triple), che cambiava colore ogni settimana, con le convalide da incollare, semplici strisce con i numeri di serie, di carta colorata a seconda della valore della giocata (verde, rosso o giallino). Quante me ne son passate tra le mani...
Che ricordi... Che nostalgia...
Non mancherò di leggere gli altri della serie. Intanto, per questo episodio, sono 4 stelle quasi piene.
🔠 RC 2020 - Alphabet autori: Z 🌎 LdM Mini sfida America: task 25 Sint Maarten 🇸🇽
Gradevolissimi questi gialli di Zucca ambientati a Sassari nei primi anni '60. In questo caso ho intuito subito quale fosse il colpevole - - ma ciò non ha certo tolto il piacere alla lettura, perché Zucca non vuole mettere il lettore davanti a sorprese eclatanti, anzi, dopo la scoperta del colpevole, continua a farci vedere Roversi e Gualandi che fanno piani accurati per incastrarlo e avere le prove schiaccianti che lo condannino al processo, cosa che, all'epoca, era tutt'altro che scontata. Accanto all'indagine principale, ci sono poi diverse indagini "casalinghe", ma non meno pericolose, condotte da Caterina, oltre alla strana e costante presenza dello iettatore (lu pindacciu) comparso nel Caffè dei Portici, che Graziano Ruju, il proprietario, non vede l'ora di mandare via. Una serie davvero molto accattivante per la sua atmosfera retrò e la bella ricostruzione storica.
Molto carino anche questo secondo libro dedicato al tenente Roversi. Siamo sempre a Sassari negli anni '60, poche settimane dopo la fine del primo libro, la storia riprende da dove l'abbiamo lasciata e ci porta dritti in un altro mistero, fatto non solo di omicidi ma anche di fantasmi, furti e gelosie. *** This second book dedicated to Lieutenant Roversi is as nice as the first. We are still in Sassari in the 60s, a few weeks after the end of the first novel: the story picks up where we left off and takes us straight into another mystery, made up not only of murders but also of ghosts, thefts and jealousies.
Mi dispiace dover dire, dopo aver letto 3 libri sulle indagini del tenente Reversi, che Gavino Zucca non è mai riuscito a catturare veramente la mia attenzione, sono riuscita ad interrompere la lettura in qualunque momento. Il fatto poi di riuscire a individuare il colpevole prima della risoluzione del caso rende la lettura delle ultime pagine quasi inutile, anzichè avvincente.
Il giallo di Montelepre di Gavino Zucca è una lettura molto piacevole. Noi abbiamo avuto l'opportunità di leggerlo in anteprima per voi e in questo articolo raccontiamo le nostre impressioni su un romanzo fresco e coinvolgente, da leggere tutto d'un fiato.
La nuova e appassionante indagine del tenente dell'Arma Giorgio Roversi è un bel racconto nato dalla penna di Gavino Zucca, insinuato nella quotidianità dell'attesa natalizia. A una settimana dal Natale viene ucciso un barbone, Millomì.
Sembrerebbe un caso di facile risoluzione ma la faccenda si complica quando arriva una seconda morte. Tutto ruota intorno ad un ciondolo, a un segreto che riporta ad episodi spiacevoli di un passato la cui memoria è ancora viva nel ricordo di testimoni grazie ai quali Roversi riesce a dipanare l'intricata matassa. Accanto a lui Luigi Guaraldi, ex ufficiale veterinario dell'Arma, nonché valido aiuto nelle indagini. Sullo sfondo le vicende del Caffè dei Portici e di Villa Flora. E poi Montelepre. Il primo passo verso la verità, là dove la quotidianità si mescola ad altri piccoli misteri tra superstizioni e sospetti.
È la Sardegna del 1961 a fare da sfondo alle nuove indagini del tenente bolognese laureato in fisica, amante del scorza di cioccolato e di Tex Willer. Siamo ancora a Sassari.
Un giallo accattivante quello che ne viene fuori. Un racconto dove si innestano dialetto sassarese e bolognese, ambiguità e ironia. La mente non può che andare con la memoria al commissario Montalbano di Camilleri, se non altro per la scelta dello scenario, quello isolano, in questo caso con la campagna sassarese, la città e i suoi "luoghi". Assonanze letterarie. Reminiscenze.
Roversi continua ad avere una caratterizzazione differente e l'ambientazione è solo uno sfondo, un pretesto significativo non vincolante; non segna prepotentemente la storia ma diviene contenitore di personaggi e vicende.
Misteri nel mistero: un'improvvisa invasione di gatti fulvi, l'arrivo di uno iettatore (pindacciu) in un altro dei luoghi chiave delle indagini, la sparizione di lenzuola, strani fenomeni e storie di fantasmi. E ancora, "nodi" personali da sciogliere.
Alla piacevole leggerezza del racconto dalle tinte "gialle" si incrociano elementi di poliziesco che intrigano e coinvolgono il lettore, guidandolo alla risoluzione finale. Come sempre il "guizzo" giunge quando meno te lo aspetti! Accade così anche nella vicenda di Montelepre. E la verità appare improvvisamente chiara.
La storia è ambientata a Sassari negli anni sessanta e ruota attorno all'omicidio di Millomi, un povero barbone su cui aleggiano leggende metropolitane: pare addirittura che fosse tornato a piedi dalla Russia dopo la guerra! Millomi potrebbe essere stato ucciso da Barraso', un altro barbone con cui era stato visto azzuffarsi nei giorni prima dell'omicidio a causa di un misterioso ciondolo. Le indagini sono affidate al ruspante bolognese tenente Roversi, che dovrà assicurare alla giustizia l'assassino del povero Millomi, che forse aveva fatto tredici con una schedina. Ma che succede quando anche Barraso' viene assassinato?
Questo secondo omicidio cambia le carte in tavola e sconvolge la vita di tutti i sassaresi. Non voglio svelarvi troppo della storia, che è davvero ricca di colpi di scena. Mi è piaciuto il modo in cui l'autore ha caratterizzato i personaggi e descritto la vita di un paese di provincia, anche con frasi dialettali che ci proiettano ancora di più nel mondo sardo. Buongiorno tenente. Come mai così chizzuranu stamattina?""Chizzuranu vuol dire mattiniero, vero? "Bravo tenente! E chizzu vuol dire presto, di prima mattina. I personaggi sono tantissimi e a volte si perde un pochino il filo conduttore del tutto, ma la voglia di scoprire chi è l'assassino coinvolge il lettore al punto di spingerlo a non abbandonare la storia. Il tenente Roversi mi è piaciuto, è un uomo che non si fa intimidire, uno che ama il proprio lavoro, ma anche uno che proprio non sa come comportarsi con la donna che ama, come se avesse paura dei propri sentimenti. Come vi dicevo, ci sono tantissimi personaggi, ma uno che mi è rimasto proprio nel cuore è Millomi: è un vagabondo, uno che nessuno prende in considerazione, ma è un essere umano con tanta dignità e di buoni sentimenti.
Spesso nei casi di cronaca si presta più attenzione all'assassino che alla vittima. Ma io vorrei che pensaste a Millomi come un valoroso che, in tempi di guerra, tornò dalla Russia a piedi, almeno la leggenda dice così. È una Sardegna cruda e realistica quella descritta dall'autore, una Sardegna popolata da presunti ladri "fantasmi" e da gatti gialli misteriosi che sbucano dal nulla, miagolano senza sosta e fanno pipi ovunque.
Finale particolare che mi ha lasciata sbigottita. Consigliato agli amanti del mistero. Ajo.
Il tenente carabiniere Roversi si e' da poco trasferito dalla sua Bologna a Sassari. Siamo nel '61, i mezzi di comunicazione e di trasporto non sono gli stessi disponibili oggi ed essere sull'isola e' per il tenente, quasi essere in un mondo diverso. Che non e' per forza un male. In questo capitolo della saga Roversi deve fare i conti con un fantasma del suo passato che pare deciso a non lasciare che la vita prosegua; altri fantasmi, tuttavia, si aggirano per la cittadina sarda ed il protagonista, appassionato lettore di Tex Willer, deve dipanare un mistero che sembra gia' risolto. Eppure qualcosa non gli torna e lui non puo' fare a meno di seguire il suo istinto.
un giallo ben strutturato in cui si incrociano indagini vere e proprie e vita quotidiana, con i quotidiani grattacapi, le incomprensioni e le piccole disavventure che affliggono un po' tutti.
Un bell'affresco dell'Italia degli anni '60, ancora legata alle tradizioni e al proprio passato ma proiettata nel futuro. Interessante la costruzione dei personaggi, classica del genere giallo ma allo stesso tempo approfondita e curata con dettagli che ci aiutano a raffigurarci ciascuno degli attori su questo palcoscenico nella loro unicita'
Giallo godibile e piacevole. Impianto basato sulla collaborazione fra due investigatori: il tenente Roversi (quello ufficiale, in pratica Holmes) e Gualandi (soggetto in pensione ma non troppo, in pratica Watson). Il punto di forza è la ricostruzione dell'Italia degli anni 60. Il modo di porsi, persino il linguaggio. Una macchina del tempo molto ben fatta ed accurata. La vicenda, nel momento in cui viene individuato un sospetto dei delitti commessi, verte sulla ricerca dei riscontri per far emergere la colpevolezza del soggetto indagato. Quello che mi ha convinto di meno è che ai lati della storia principale si sviluppano due indagini minori, che sono decisamente meno interessanti e coinvolgenti. Forse servono a far emergere meglio il carattere e il modo di agire dei vari personaggi.
Bello, mi è piaciuto e, in più, è l’ulteriore conferma che una serie va letta seguendo la progressione dei libri perché, altrimenti, si perde la continuità delle vicende (soprattutto in questo caso visto che ho cominciato dal terzo) e non si riesce ad apprezzare sino in fondo né le storie né i personaggi. Un giallo piuttosto semplice di cui si intuiscono i meccanismi e di conseguenza il colpevole sin dall’inizio ma la vicenda è ben narrata e anche tutto il contorno rende il racconto estremamente piacevole, avvincente ed intrigante.
Come il primo libro del tenente Roversi anche questo è un classico giallo, ambientanto nella sardegna di inizio anni 60, ancora lontanta dalla modernità che si cominciava a respirare "in continente". Il giallo non è di difficile risoluzione per il lettore, la storia comunque è davvero piacevole e le pagine volano via. Non manca qualche elemento ironico grazie a "lu pindacciu". Resto in trepida attesa per il prossimo capitolo, che spero non tardi ad arrivare
Secondo libro di Gavino Zucca che leggo, bello. Mi è piaciuto e l'ho trovato molto migliore del primo, più intrigante e più coinvolgente. Inoltre apprezzo che l'autore affianchi un giallo "minore" a quello "principale", un'indagine di casa insomma, fatta di piccoli misteri quotidiani. I personaggi minori sono molto ben caratterizzati e si inseriscono bene nella narrazione. Un libro piacevole da leggere assolutamente.
Secondo libro della serie con protagonista il tenente Roversi e anche questo per me si merita 5 stelle. Quando un libro è ben scritto e la sua lettura è molto piacevole e coinvolgente, anche se probabilmente non passerà alla storia come un capolavoro della letteratura, non vedo perché dovrei dargli meno di 5 stelle!
Gradevole, ben scritto, una piacevole lettura. Non do la votazione massima perché la trama contiene qualche aspetto non proprio plausibilissimo, come ad esempio i frequenti riferimenti al modo di parlare e di comportarsi di Tex Willer
Simpatico e piuttosto coinvolgente. Comincio ad affezionarmi ai protagonisti e al filo conduttore della storia che si dipana di libro in libro, al di là del caso specifico oggetto del libro. Lettura fresca e leggera
Amo i gialli, è uno dei generi che preferisco in assoluto e amo immergermi nel mistero e capire come e perchè avvengono delitti, rapimenti e furti, scoprire i colpevoli e appassionarmi alle vicende narrate. Tempo fa lessi il primo volume della serie dedicata al tenete Giorgio Roversi e mi piacque tantissimo, quindi ho iniziato questa nuova avventura con molte aspettative che sono state in larga parte soddisfatte. Il giallo di Montelepre ruota attorno alla morte di un senzatetto, un ex veterano di guerra che purtroppo negli ultimi anni della sua vita si trova ad elemosinare in giro aiuti da chi ha un po’ di buon cuore. Della sua morte viene accusato un uomo con cui aveva avuto una discussione ma gli elementi in mano al tenente Roversi ed al suo amico Gualandi li portano ad indagare anche per altre strade.
L’indagine che viene narrata con precisione e competenza, si intreccia amabilmente alle vicissitudini di un nutrito gruppo di personaggi molto accattivanti che rendono la storia ancor più godibile. Roversi è un protagonista perfetto, è ironico, intelligente e molto generoso, ho apprezzato ogni sua caratteristica ma soprattutto il fatto che si impegni senza tregua nei casi che gli vengono affidati, senza però dimenticare di portare aiuto a chi ne ha bisogno. Molto affascinante anche la presenza femminile, che viene descritta in molteplici sfaccetture. Ci sono il coraggio e la femminilità di Caterina, ci sono la simpatia e la schiettezza di Anna, ci sono le tradizioni portate avanti dalle donne di Villa Flora e poi c’è la caparbietà di una donna che fa parte del passato di Roversi.
L’ambientazione è tra le cose che ho preferito nel romanzo, siamo in Sardegna nei primi anni 60 e immaginare usi e costumi dell’epoca è stato davvero molto divertente, così come è stato capire le frasi in dialetto buttate qua e là nella storia. Unico neo, se così lo si può chiamare, è il fatto che fin da subito ho capito chi fosse l’assassino, per me è stato chiaro fin dalla sua prima apparizione, anche se solo in un secondo momento sono riuscita ad associare il movente.
Consiglio questo romanzo? Assolutamente si e vi dirò di più, spero di recuperare i volumi successivi quanto prima.