Quirico, Gabriele, Christian ed Enrico sono liceali spensierati. Il più strano tra loro, spesso bersaglio dei bulli della scuola, è Enrico. Ma l'amicizia tra i quattro è solida. E arriverà il momento in cui dovrà dare prova della sua forza... Dodici anni dopo, infatti, Quirico D'Escard, avvocato alle prime armi, riceve un telegramma dal carcere: Enrico, l'amico di una vita, è accusato dell'omicidio di un'alunna e lo ha nominato suo difensore. Il processo si prospetta lungo e difficile e Quirico, che mai ha affrontato un giudizio penale, vorrebbe rifiutare l'incarico. Ma il suo legame con Enrico, troppo forte per essere ignorato, lo costringe ad accettare la difesa. Al di là delle schiaccianti prove di colpevolezza, Quirico è assolutamente convinto dell'innocenza dell'amico, anche perché è uno dei pochi a essere a conoscenza di una verità antica e scomoda. Una verità inconfessabile e terribile che segnerà l'inizio di una vicenda giudiziaria dai contorni inquietanti. E la conclusione del processo potrebbe non essere sufficiente a dissolvere le ombre del passato...
Laureato in Giurisprudenza, svolge la professione forense dal 2005. Vive a Cagliari con la compagna e le due figlie gemelle. Ha lavorato per un breve periodo come collaboratore presso «L’Unione Sarda». Scrivere è una passione e un modo per evadere dagli schemi della scrittura giuridica.
libro che mi è stato prestato in vista di un incontro dell'autore con il gruppo di lettura di cui faccio parte, avrebbe dovuto esserci un incontro con l'autore (a cui avrei voluto presentare vis à vis le critiche) ma non essendoci stata più occasione di incontrarci non ho potuto porgli domande fondamentali come: c'è stato un lavoro sul testo dopo la stesura dell'opera? c'è stato un lavoro di editing serio? perché tutti i personaggi sono indistinguibili in quanto a caratterizzazione? perché fare caratterizzazioni stereotipate? perché una commistione di stili assolutamente incoerente?
da qui segue il mi parere sul libro scritto all'epoca della lettura:
Mi rendo conto che dare una stellina ad un'opera prima può sembrare troppo duro, ma dare di più - due stelline sono già un 'beh in fondo era ok' - non mi sembrerebbe corretto. L'impressione generale durante la lettura è stata quella di un romanzo su cui non c'è stato un lavoro di correzione ed editing dopo la prima (le prime?) stesura/e ed è dovuta a questi fattori: la presenza di diverse sviste (l'avvocatessa che mentre riflette pensa a se stessa prima al femminile, poi al maschile, per poi tornare al femminile; un amico di famiglia di una anziana signora a cui improvvisamente ci si riferisce con aggettivi declinati al femminile per poi tornare al maschile); la sensazione di essere davanti ad un'opera in cerca di uno stile, come se l'autore dovesse ancora creare una sintesi tra le sue varie influenze (letterarie e non) per ricavare quella sintesi da esprimere con una voce e uno stile personale; l'indistinguibilità - almeno ai miei occhi - del punto di vista del narratore dai vari punti di vista dei protagonisti quando si passa da una narrazione 'oggettiva' a una narrazione 'soggettiva'; una caratterizzazione fin troppo stereotipata dei personaggi; una costruzione del giallo che non basta da sola a reggere le sorti del romanzo. Insomma, l'opinione finale, quella che determina questo 'non mi piace', è che si tratti di un'opera portata alle stampe troppo in fretta, su cui sarebbe stato necessario ancora un lungo lavoro per ottenere una coesione narrativa e una coerenza stilistica che lo rendessero degno di essere dato alle stampe.
Un libro scritto male. Una buona idea ma mal raccontata e sviluppata. Poteva essere un successo. I personaggi sono squallidi e tutti uguali, senza nemmeno distinzioni di genere ed età.
Ho letto recensioni molto discordanti a proposito di questo romanzo giallo; a me personalmente non è dispiaciuto, si legge volentieri e senza troppo impegno. Certo, la trama è piuttosto inverosimile e l'avvocato Quirico non ci fa una gran bella figura (salvo riabilitarsi nelle ultimissime pagine). Stupenda però la figura di zia Gratzia e bella l'ambientazione sarda. Tutto sommato, credo che leggerò qualcos'altro di questo autore.
Un avvocatino che gioca a fare il Carofiglio sardo, se solo fosse stato meno maschilista si sarebbe meritato due stelline in più, e invece in queste pagine le donne vengono raffigurate come mere spacciatrici di sesso. Peccato, aveva gli strumenti per scrivere un libro carino e invece ha scritto una schifezza.
Scrittura infantile e storia RIDICOLA di un avvocato che si dispera per la colpevolezza di uno che ha fatto assolvere. La scena di sesso con la ragazza morta è un patetico tentativo di attirare i lettori, ma sia la scrittura sia la storia sono penosi quindi... tutto inutile.
Interessante e non male. L’inizio non lascia intendere dove si potrebbe andare a finire. I personaggi sono ben strutturati e funzionano. Dalla metà in poi il racconto diventa più avvincente e il finale sorprende ma non delude. Non mi aspettavo granché ma alla fine è stata una lettura piacevole.
Caso giuridico molto particolare, mi è piaciuta la caratterizzazione dei personaggi e il finale assolutamente non scontato! Consiglio per una lettura breve e piacevole
Quasi colpevole è un giallo davvero riuscito, che riesce a distinguersi anche partendo da una trama all’apparenza classica: una ragazza uccisa e un sospettato su cui si concentra l’attenzione.
La vera particolarità sta nella prospettiva da cui è raccontata la storia, ovvero quella dell’avvocato – nonché amico del presunto colpevole – che offre al lettore uno sguardo più intimo e umano sulla vicenda.
Il punto di forza più grande del romanzo sono senza dubbio i personaggi: costruiti con cura, realistici, così ben delineati da sembrare veri. Si entra facilmente in sintonia con loro, tanto che alla fine della lettura sembrano quasi degli amici che dispiace lasciare.
Lo stile è scorrevole, leggero ma mai superficiale, e rende la lettura piacevole dall’inizio alla fine. Inoltre, il romanzo è a tratti sorprendentemente divertente: alcune battute e situazioni alleggeriscono la tensione, rendendo l’esperienza di lettura ancora più completa e gradevole.
Un ottimo libro, consigliato a chi ama i gialli con una forte componente emotiva.
An interesting and certainly very summery mystery (from under the beach umbrella). There are twists and turns, and the ending is a prime example, but there are some critical issues: - the language used, very crude and crude, is at times inappropriate and clashes with the rest of the story. - the trial is handled quickly, and it seems as if the protagonist has no other side (despite the prosecution's lawyer being a professional), and the explanation given doesn't hold up. - the language used by the young people is horrifying (a classic example of an older person trying to imitate the young). If you like mystery novels, I recommend it, but I'll get over these negative aspects.
A teenager is murdered during a school trip and the main suspect appoints as lawyer his friend Quirico, who is emotionally invested but has no experience with crime trials. Quirico is not the typical hero and his qualities do not set him up to be the protagonist of a series; the other characters in the story have more potential (Antonella is the protagonist of Quasi Innocente) but in this novel are inexplicably muted in order to make the plot flow.
Sono stata contenta di leggere l’opera prima (cosa scoperta leggendo le altre recensioni qui) di quest’autore che si é guadagnato il mio interesse questa estate con “Il mistero di Tavolara” e “Il quarto testimone”.
Il suo stile mi piace, il finale mi ha sconvolta (questo, forse, ha a che vedere con la mia ingenuità) e incontrare nuovamente l’avvocato Demelas mi ha fatta sorridere.
Critico nuovamente la Newton Compton per le sue edizioni piene di refusi e prive di correttori di bozze.
Inizialmente non mi convinceva, mi è sembrato che si prendesse troppo alla leggera una certa tematica(non faccio spoiler).. poi piano piano ti tiene incollato alle pagine! Il finale per me è stato inaspettato, davo per scontato durante la lettura che fosse un'ipotesi da scartare a prescindere e invece...
Scorrevole, buono per passare il tempo ma i gialli sono ben altri. Personaggi abbastanza stereotipati, piattume generale...niente di che, peccato perché avevo aspettative più alte!
Secondo Wikipedia “il thriller legale, giallo giudiziario o ancora thriller giudiziario (spesso si utilizza l'accezione in lingua inglese di legal thriller), è un sottogenere del thriller, in cui hanno un ruolo fondamentale le storie di avvocati, pubblici ministeri, giudici ed altre figure del mondo giudiziario, messe in relazione a fatti criminosi ed ai processi giudiziari a questi collegati. Il funzionamento del sistema giuridico in sé gioca una parte importante in queste opere, ed occasionalmente si potrebbe considerare quasi come uno dei personaggi. Generalmente in queste opere gli avvocati si ritrovano profondamente e personalmente coinvolti nella vicenda, mentre il loro cliente è solitamente innocente ed estraneo al crimine di cui è accusato”. Verità Processuale rientra alla perfezione in questo canone che richiede –come ben si può capire- non solo abilità letteraria, ma anche conoscenza profonda dei meccanismi giuridici. Solo un avvocato, un giudice, un addetto ai lavori vi si può avventurare senza correre il rischio dell’inattendibilità. Giusto per ricordare due mostri sacri del genere, Scott Turow è avvocato, John Grisham è avvocato. In ambito nazionale, Giancarlo De Cataldo è stato magistrato, Gianrico Carofiglio è stato magistrato. La lettura di questo (bel, proprio bel) libro mi è stata agevolata da una esperienza personale indimenticabile: diversi anni fa, per alcuni mesi, ho fatto parte di una giuria popolare in corte d’Assise. Sono stata insomma una con la “fascia tricolore addosso”. Personaggio minore del romanzo, dunque, su cui l’autore con leggerezza ironizza. Mi è molto piaciuto questo tocco lievemente sorridente che pervade la narrazione di eventi tanto crudi, persino morbosi. S’intravede un’ umanità non ancora scalfita dalla routine della professione (confesso con sincerità estrema: considero magistrati ed avvocati la “Casta” più casta di tutte). Verità processuale è un romanzo congegnato su due storie che corrono parallele, una grande -ed è la storia “portante”- ed un piccola che lo completa, come un sottofondo musicale, quasi un soundtrack cinematografico. Belli i personaggi, anche minori, tratteggiati spesso con affetto ed empatia. Tema di fondo, come da titolo: la Verità. Quella processuale che si ricava dal dibattimento, e quella sempre (?) nascosta, fuggevole, misteriosa. Quello di Paolo Pinna Parpaglia è un magnifico, appassionante esordio narrativo e non ha nulla da invidiare ai romanzi di Carofiglio (l'autore di legal thriller nostrani che conosco meglio). Un unico appunto mi sento di fare: l’editing. Da rivedere accuratamente. Ho scovato un errore ricorrente che andrebbe –è proprio il caso di dirlo- cassato. Ma di cosa si tratti… be’, spero di poterlo rivelare personalmente all’ ottimo autore ;-) Risvolto Quando l’avvocato Quirico d’Escard aveva letto il telegramma che gli era arrivato dal carcere di Buoncammino si era sentito mancare la terra sotto i piedi. In poche righe Enrico la Torre, proprio lui, l’amico amico di una vita, gli stava comunicando di averlo nominato suo difensore. Eppure Enrico lo sapeva bene che Quirico non aveva mai celebrato un processo penale nella sua brevissima carriera di avvocato civilista. Perché allora gli chiedeva di difenderlo dall’accusa di essere l’assassino di Alessia Deiana, la bellissima studentessa liceale trovata morta in una camera d’albergo durante la gita di fine corso? Perché sei mio amico, gli avrebbe risposto Enrico. E nei momenti più duri un uomo ha bisogno di avere un amico vicino a sé, non un avvocato dal nome altisonante e dalla parcella con molti zeri. Quirico non potrà che accettare la difesa di Enrico che si era dichiarato innocente benché tutto apparisse contro di lui. Anche perché dietro le apparenze si nascondeva un’altra verità, una verità che Enrico avrebbe potuto confessare solo a un amico, una verità che avrebbe potuto segnare il confine tra assoluzione e condanna, tra libertà e galera, tra vita civile e morte sociale. Ma quante verità esistono? Infinite, dipende solo dal punto di vista. Quirico vestirà per la prima volta i gravosi panni dell’avvocato penalista per cercare di fare emergere l’unica verità che potrà salvare Enrico dal suo destino. Combatterà nell’arena del dibattimento penale con la sola forza della convinzione e dell’amicizia e colmando la lacune dell’esperienza con la totale dedizione a una causa in cui crede ciecamente. La sentenza di assoluzione o condanna segnerà la fine del processo, ma la storia avrà un ulteriore epilogo, un redde rationem che segnerà il definitivo trionfo o la decisiva disfatta di Quirico. ----------- La citazione Si tratta di “essere un avvocato conosciuto, carismatico, uno che qualsiasi cosa dici, anche la peggio cazzata, vieni ascoltato, se poi la causa la perdi, vaffanculo. Puoi conoscere il codice a memoria ma sarai sempre considerato inferiore a quello che conosce due articoli ma se li vende bene. Questo è il mondo dell’apparire non dell’essere e, in questo buco di città, è più che mai così.”
L'altra sera, terminata l'opera omnia di Flaubert, ho deciso di ributtarmi su qualcosa di più lieve ed ho ripreso in mano i miei gialli. Ho scelto questo libro di P. Pinna Parpaglia, che avevo scaricato a fine estate a meno di un euro. Alla seconda, terza pagina ecco una vertigine (ma non del tipo "patologico" che mi prendono ogni tanto): cavolo, ma io questa storia la conosco già! Era "Verità processuale", ma col titolo modificato, che avevo già letto un annetto fa grazie al dono/regalo/istigazione di un amico a sua volta amico dell'autore! A 'sto punto... avete presente Albertone davanti al piatto di spaghetti? "Maccarone, m'hai provocato? Mo te magno!". E me lo so' rimagnato :-) https://www.goodreads.com/book/show/2...
Purtroppo l'auspicata revisione/editing del testo non c'è stata ed è un peccato aver lasciato di nuovo passare in tipografia certe banalissime sviste da scuola elementare. Peccato proprio perché si tratta di un buon legal thriller.
Non sono una grande appassionata di questo autore, libri molto lunghi e con trama intricata. Eppure questo libro mi ha molto appassionata, bella trama, costruita bene, che ti porta a seguire i passaggi successivi e ad anticiparli ma senza saltare le tappe. L'ho letto praticamente tutto d'un fiato.
Abituato ai legal thriller americani, questo romanzo è stata una piacevole sorpresa. Trama molto ben sviluppata, simpatici i personaggi. Un bravo all'autore.