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Scritto nel 1949-50 (tranne per l’episodio riguardante Cecilia, che risale al ’52), questo romanzo può essere sostanzialmente considerato il primo tentativo in prosa di Pasolini. Se lo scrittore si è oggi deciso a presentarlo – debitamente tagliato, restaurato, verniciato e incorniciato – è perché ritiene sempre operanti le ragioni che allora lo avevano messo in piedi: quelle di una partecipazione diretta e tenace ad una realtà in cui gli istinti lirici iniziali si sono via via venuti concentrando in un incontrastato impegno morale.
I protagonisti del romanzo – il Nini, l’Eligio, il Milio – non sono ancora «ragazzi di vita»: sono piuttosto figure della vita di tutti i giorni, timide, patetiche. La loro è un’esistenza misera e dolce, seminata di asprezze, ma tuttavia aperta alla speranza: i balli della domenica, gli incontri furtivi con le ragazze, gli scherzi, i giochi rappresentano le occasioni in cui nei loro occhi splende più luminosa l’adolescenza; più torbidi, come già dominati da una segreta forza virile, li incontriamo invece a fronteggiare gli ostacoli che si frappongono al loro inserimento nella vita sociale, le grame vicende della disoccupazione, gli scontri con la polizia, la fede comunista più subita che cercata, come qualcosa di inerente alla loro stessa esistenza biologica, squallida e derelitta.
I giorni della favolosa adolescenza friulana, le commosse battaglie della vita che inizia, già paiono in questo libro inturgidirsi di una loro raccolta moralità, già paiono proiettarsi verso l’impegno che porterà Pasolini nelle borgate di Roma, a contatto con le spettrali figure di un’umanità suburbana abbandonata nella feroce abiezione della miseria, eppure ogni volta ricondotta, nel giro della pagina, ai sensi nobili e commossi che la riscattano.
216 pages, Hardcover
First published January 1, 1950