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Homo stupidus stupidus

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È possibile scongiurare l'agonia in cui sta scivolando la nostra civiltà? Che ne è dell'uomo quando smarrisce i benefici garantiti dalla parte più evoluta del suo cervello? Quando delega le sue funzioni ad appendici digitali, vere e proprie protesi, innescando una regressione che cancella ogni traccia del salto evolutivo per cui è stato definito sapiens sapiens, diventando stupidus stupidus? Quando la nostra mente perde progressivamente la razionalità e l'affettività, e intanto muore l'etica, muoiono gli dèi, che vengono sostituiti dal denaro e dal successo? Vittorino Andreoli sa che l'uomo si può "rompere", come psichiatra ha seguito e curato molti pazienti aiutandoli a sollevarsi dalle loro cadute. Ecco perché non ha perso la fede nell'uomo e nelle sue possibilità. In queste sue nuove pagine vuole lanciare un allarme e spingerci a riflettere sulla regressione del nostro tempo, che rischia di cancellare le conquiste che hanno segnato la storia dell'Occidente. Convinto che la morte di una civiltà possa essere osservata e testimoniata, e che se ne possano indicare i segni premonitori, mette a fuoco tre comportamenti talmente diffusi da essere diventati regole: la distruttività, la caduta dei princìpi primi che sono alla base del vivere sociale e l'uomo senza misura. Intorno a questi tre grandi temi, svolge la sua analisi arrivando alla conclusione che l'uomo vada ormai escluso dall'ambito della sapienza. Il tratto che oggi lo definisce meglio è l'essere stupidus, secondo il significato etimologico, che condivide la radice con "stupore". Lascia infatti attoniti, sbalorditi, che un uomo possa assumere gli atteggiamenti dominanti nel nostro tempo, ma ancora più incredibile è che lo possa fare una comunità intera, un popolo. Un margine per invertire la rotta ancora c'è, per farlo occorre però riaffermare i princìpi che permettono il procedere della ragione, la bellezza della cooperazione contro l'esasperato individualismo, integrando sentimenti e razionalità.

211 pages, Kindle Edition

Published August 28, 2018

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About the author

Vittorino Andreoli

167 books29 followers
Vittorino Andreoli, nato a Verona nel 1940, si laurea in Medicina e Chirurgia all'Università di Padova con una tesi di Patologia Generale sotto la guida del Prof. Massimo Aloisi. Continua la ricerca sperimentale presso l'Istituto di Farmacologia dell'Università di Milano, dedicandosi interamente all'encefalo ed in particolare alla correlazione tra neurobiologia e comportamento animale e umano. Dopo essersi laureato lavora in Inghilterra all'Università di Cambridge e successivamente negli Stati Uniti: prima alla Cornell Medical College di New York e successivamente alla Harvard University ,con il professor Seymour Kety, direttore dei Psychiatric Laboratories e della Cattedra di Biological Psychiatry. In questo periodo è assistente all'Istituto di Farmacologia dell'Università di Milano, dove si rivolge alla ricerca neuropsicofarmacologica. Il comportamento dell'uomo e la follia diventano ben presto il fulcro dei suoi interessi e ciò determina una svolta nel suo impegno verso la neurologia e successivamente la psichiatria, discipline di cui diventa specialista. Lavora alla Harvard University col Prof. S.S.Kety, con un'impostazione psichiatrica che sembra permettere l'integrazione tra interessi biologici sperimentali e clinica. Vittorino Andreoli è ateo ma preferisce definirsi "non credente": cfr. l'intervista di Roberto Carnero sul suo libro "Il Sacerdote" - Rizzoli, Milano, 2008; testo in cui sviluppa estesamente la differenza tra le due posizioni.
È stato direttore del Dipartimento di Psichiatria di Verona - Soave. È membro della New York Academy of Sciences. È presidente del Section Committee on Psychopathology of Expression della World Psychiatric Association. Si oppone fermamente alla concezione lombrosiana del delitto secondo cui il crimine veniva commesso necessariamente da un malato di mente, e sostiene la compatibilità della normalità con gli omicidi più efferati. Nel periodo compreso tra il 1962 e il 1984 egli formula, e per certi aspetti anticipa, l'importanza della plasticità encefalica come "luogo" per la patologia mentale e, dunque, sostiene che l'ambiente contribuisce a strutturare la biologia della follia insieme all'eredità genetica.
Consegue la Libera docenza in Farmacologia e Tossicologia. Dal 1972 diventa Primario di psichiatria e da allora ha esercitato la professione nell'ambito delle strutture pubbliche con i diversi cambiamenti succedutisi dal punto di vista dei sistemi di assistenza al malato di mente e fino al 1999. È co-fondatore e primo Segretario della Società Italiana di Psichiatria Biologica. Presiede per molti anni La Session on Psychopathology of Expression della World Psychiatric Association di cui attualmente è President of Honour. Fondatore e co-direttore dei Quaderni Italiani di Psichiatria per vent'anni.
Membro italiano al Safety Working Party della The European Agency for the evaluation of Medicinal Products dal 1998 al 2001. Docente di "Psicologia generale" e di "Psicologia della crescita" presso l'Università del Molise negli anni 1998 - 2001. È Membro della New York Academy of Sciences, dell’Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere e dell’Accademia di Agricoltura Scienza Lettere e Arti (Verona). I suoi contributi scientifici più significativi si legano ai seguenti temi: 1. La plasticità del cervello come "luogo" per la patologia mentale e quindi campo della psichiatria; in questo ambito sostiene che l'ambiente (l'esperienza) contribuisce a strutturare il cervello. 2. Le comunicazioni non verbali (ambito grafico, mimico, sonoro, ritmico) in psichiatria, come ampliamento del rapporto tra paziente e medico, ma anche come espressione che può giungere fino all'arte; 3. Il rapporto stretto tra cultura e psichiatria e dunque la psichiatria come disciplina che è anche parte della antropologia; 4. Lo studio dei comportamenti estremi e l'analisi dell'omicidio con un ì contributo alla psichiatria applicata alla giurisprudenza. In particolare sostiene la compatibilità tra normalità e omicid

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Displaying 1 - 4 of 4 reviews
Profile Image for Il pesciolino d'argento.
162 reviews25 followers
January 18, 2021
Recensione completa qui 👇
https://www.ilpesciolinodargento.it/h...

Sapevate che il genere umano ha una nuova specie? Si chiama Homo stupidus stupidus, ma non chiedetemi del suo genoma o del suo ruolo ecologico. Tutte le domande dovete rivolgerle a Vittorino Andreoli, è lui lo scopritore dell'Homo stupidus stupidus, anche se ha fatto un po' di pasticci nella sua classificazione sistematica. Come dite? Non ci state capendo niente? Tranquilli, la recensione fugherà ogni vostra perplessità! Correte a leggerla!
Profile Image for Marco Linardi.
25 reviews
March 30, 2019
A parte che non condivido questa visione su una presunta età dell'oro, non condivido neanche la struttura del libro. Okay, lo società attuale è uno schifo, e si elencano i motivi per cui è così. E quindi? Un po' poco per un volume che poi si compra con soldi reali (proprio quelli tanto demonizzati nel libro, alla faccia del minimalismo).
12 reviews1 follower
July 30, 2019
ho smesso di leggerlo a circa metà.
Devo dare una stella perchè la valutazione per due stelle è "it was ok".

it was not ok. non mi è piaciuto. Non si capisce dove vuole andare a parare. mi capita di rado di lasciare libri a metà, anche se non condivido le idee contenute. qui non ho trovato una tesi, a parte un generico umanesimo (che interpreto come un "volemose bbene").
Profile Image for Lu.
296 reviews71 followers
November 16, 2018
Sinceramente, questa lettura è stata una mezza delusione.
Andreoli illustra, pagina dopo pagina, le mille e varie peculiarità degli esseri umani, ciò che tale li rende, ma poiché l'Uomo non è infallibile, la verità assoluta non esiste, il fallimento pregna ogni cosa, è ovvio che esso inciampi, commetta sbagli anche ripetuti all'infinito, umili se stesso senza mai imparare le lezioni che la vita gli pone innanzi. L'essere umano è fallato, o almeno una consistente percentuale del totale lo è.
Iniziando a leggere questo saggio dello psichiatra e scrittore veronese credevo di trovarvi molto più di un elenco di ciò che rende Umano l'essere umano, qualche passo illuminante, qualche spiegazione psichiatrica dei vari distorti comportamenti, disgressioni filosofiche sui perché e sui per come... invece quello di Andreoli pare più una sorta di sfogo, un comunicare al lettore i suoi pensieri riguardo la miseria dei suoi simili. Un Uomo che esprime il proprio rammarico per gli altri Uomini. Piacevole e condivisibile, ripeto tuttavia il mio aspettarmi tutt'altra lettura.
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