Emma De Tessent. Eterna stagista, trentenne, carina, di buona famiglia, brillante negli studi, salda nei valori (quasi sempre). Residenza: Roma. Per il momento – ma solo per il momento – insieme alla madre, rea di aver chiamato le figlie (Emma e Arabella) come le protagoniste di un romanzo Regency nella convinzione che avere nomi romantici sarebbe stato un punto di forza per loro (per essere sfottute, senz’altro). Cosa non le piace: il chiasso. Le diete. La mondanità. Il rumore dell’aspirapolvere. La maleducazione. La sua idea di felicità: bufera con folate di vento ululanti. Una candela, un divano e un plaid. Un romanzo rosa un po’ spinto, rigorosamente ambientato in epoca Regency. Un pacco di biscotti – vanno tutti bene, purché basti guardarli per dichiarare guerra alle coronarie. Sogni proibiti: il villino con il glicine dove si rifugia sempre quando si sente giù. Un uomo che non può (non deve!) avere. Un contratto a tempo indeterminato. A salvarla dallo stereotipo della zitella, solo l’allergia ai gatti. Il giorno in cui la società di produzione cinematografica per cui lavora non le rinnova il contratto, Emma si sente davvero come una delle eroine romantiche dei suoi romanzi: sola, a lottare contro la sorte avversa e la fine del mondo. Avvilita e depressa, dopo molti colloqui fallimentari trova rifugio in un negozio di vestiti per bambini, dove finisce per essere presa come assistente. E così tutto cambia. Ma proprio quando si convince che la tempesta si sia allontanata, il passato torna a bussare alla sua porta: il mondo del cinema rivuole lei, la tenace stagista. Deve tornare a inseguire il suo sogno oppure restare dov’è, in quel piccolo paradiso di tulle e colori pastello? E perché il famoso scrittore che aveva a lungo cercato di convincere a cederle i diritti di trasposizione cinematografica per il suo romanzo si è infine deciso a farlo? E cosa vuole da lei quell’affascinante produttore che per qualche ragione continua a ronzare intorno al negozio dove lavora?
Alessia Gazzola, nata a Messina nel 1982, è medico chirurgo specialista in medicina legale. Ha esordito nella narrativa con il romanzo L’allieva, che ha fatto conoscere e amare al pubblico italiano, e a quello dei principali Paesi europei dove è uscito, un nuovo e accattivante personaggio: Alice Allevi. Ama viaggiare, leggere e cucinare. Vive a Verona con il marito e le sue due piccole bambine.
2 ☆☆ e mezzo Per me è molto difficile dare un voto a quest'opera di Gazzola..per la prima volta sono davvero in crisi..provo sentimenti contrastanti -.-"" Da una parte adoro la scrittura di A.Gazzola e la stagista mi ricorda molto A. Allievi della serie "L'allieva" nella sua goffaggine e nella sua incertezza cronica (cosa che me la fa sentire molto simile a me), ma dall'altra parte penso di non essere ancora pronta per i romanzi rosa e sdolcinati. Fino a un centinaio di pagine la lettura era scorrevole e accattivante, come sempre risulta la scrittura dell'autrice, ma a un certo punto tutto è diventato noioso e ovvio e ho messo parecchio tempo per giungere alla fine (tant'è che mi sono imposta di finirlo prima di aprire qualsiasi altro libro!) e questa cosa non è da lei. Il finale inoltre è stato banale..c avrei scommesso la mia collezione di oggetti dello Stregatto (ebbene sì sono un'accanita amante di Alice nel paese delle meraviglie) che i due protagonisti si sarebbero messi insieme e che lei sarebbe andata a vivere nella villa tanto desiderata. :/ L'unico personaggio che ho veramente amato dall'inizio alla fine è lo scrittore zen Tessai
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La Gazzola non mi delude mai, ormai è una certezza. Un romanzo che si divora, leggero ma non scontato e soprattutto ricco di emozioni e sensibilità. L'ho adorato.
Alessia Gazzola non mi delude! In attesa del nuovo romanzo su Alice Allevi ha allietato il mio ferragosto con questa lettura frizzante, romantica e dai torni ironici che ormai sappiamo riconoscere facilmente nella penna di Alessia Gazzola.
Piacevole e romanticamente disincantato. Una lettura consigliatissima.
Per Alessia Gazzola Non è la fine del mondo è il primo libro senza Alice Allevi, la protagonista di tutti i suoi precedenti lavori, ed è anche il primo a staccarsi dal genere giallo investigativo per abbracciare una colorazione che prende i toni del rosa (ma non è un libro sdolcinato, anzi), dell'azzurro e del lilla che (usando le stesse parole del libro) non è lilla ma è malva…! La protagonista del libro è la trentenne Emma De Tessent che, a dispetto del cognome nobiliare e altisonante, deve invece districarsi tra problemi di lavoro (è una stagista con il contratto in scadenza) e di cuore… un cuore che ha molto sofferto e sanguinato ed ora è libero da ogni impegno. E qui faccio un plauso ad Alessia Gazzola per averci dato una protagonista assolutamente normale che, proprio come ognuno di noi, deve lottare per i propri diritti e per ritagliarsi un posto nel mondo. Che dire del libro? Mi sono avvicinato a questo romanzo un po' titubante perché ero convinto che si trattasse, né più né meno, di un romanzetto rosa e… perciò (lo ammetto), l'ho comprato solo perché avevo già tutti gli altri libri della Gazzola e non mi andava di interromperne la collezione. Ho cominciato la lettura e… quasi subito mi son dovuto ricredere: sì c'è del rosa, ma senza quelle atmosfere caramellose tipiche di una lettura propriamente femminile. Chiudo con quel che, per il sottoscritto, è l'unico appunto negativo di tutto il libro: il personaggio di Giorgio Sinibaldi, trait d'union tra altri personaggi del romanzo (compresa la stessa protagonista) è solo una figura marginale e neanche ben caratterizzata. Io avrei cercato di approfondire il personaggio… oppure dobbiamo attenderci un nuovo libro? [https://lastanzadiantonio.blogspot.co...]
Emma de Tessent ist zwar schon 30 Jahre alt und kann exzellente Uniabschlüsse vorweisen, ist aber beruflich noch nicht weit gekommen. Sie hangelt sich in Rom bei der Film-Produktionsfirma Fairmont von Praktikumsvertrag zu Praktikumsvertrag. Sie muss bei ihrer Mutter leben, liebestechnisch herrscht Flaute, und der Traum von dem Kauf einer Glyzinienvilla ist in weiter Ferne. Doch dann kommt es noch schlimmer: Von einem auf dem anderen Tag wird sie arbeitslos. Mit einem Job in einer Kinderboutique will sich Emma über Wasser halten. Doch ihre Vergangenheit holt sie wieder ein…
„Warum ich trotzdem an Happy Ends glaube“ ist eine romantische Geschichte mit komödiantischem Einschlag von Alessia Gazzola.
Meine Meinung: Der Roman besteht aus 37 kurzen Kapiteln mit kreativen Überschriften, einer Art Prolog und zwei weiteren Abschnitten, die als Epilog gedeutet werden können. Erzählt wird im Präsens und in der Ich-Perspektive aus der Sicht von Emma. Dieser Aufbau funktioniert recht gut.
Der Schreibstil ist insgesamt flott und flüssig, allerdings größtenteils wenig detailreich. Sprachlich konnte mich der Roman nicht ganz überzeugen. Viele Formulierungen klingen hölzern und merkwürdig. Auch auf der Ebene der idiomatischen Ausdrücke gibt es einige Auffälligkeiten, was den Lesefluss gestört hat. Das liegt entweder am sehr speziellen Schreibstil der Autorin oder an Fehlern in der Übersetzung. Dennoch fiel es mir nicht schwer, in die Geschichte einzusteigen.
Hauptprotagonistin Emma war mir schon nach wenigen Seiten sympathisch, obwohl ich mich nicht immer mit ihrem Verhalten und ihrer Art identifizieren konnte. Trotzdem habe ich ihren Weg gerne verfolgt und konnte mir ihr mitfühlen – mit Ausnahme der Liebesgeschichte, die – vielleicht aufgrund der knappen Beschreibungen – emotional bei mir nicht ganz ankam. Gut gefallen hat mir, dass Emma eine Entwicklung durchlebt. Darüber hinaus hat der Roman einige interessante Nebencharaktere wie Signora Airoldi zu bieten.
Die Handlung ist kurzweilig und unterhaltsam. Der Roman ist zwar größtenteils vorhersehbar, aber inhaltlich durchaus glaubwürdig und hält auch ein paar Überraschungen parat.
Ein Pluspunkt ist es, dass in der Geschichte nicht nur Job und Liebe, sondern auch mehrere andere Themen aufgegriffen werden. Gute Ansätze sind auch dafür erkennbar, dass der Roman Lebensweisheiten vermitteln will. Insgesamt fehlte mir allerdings ein wenig Tiefgang, sodass die Geschichte nicht allzu lange bei mir nachhallen wird.
Das Cover finde ich hübsch und passend. Meiner Ansicht nach ist jedoch der italienische Originaltitel („Non è la fine del mondo“) besser als die deutsche Variante.
Mein Fazit: „Warum ich trotzdem an Happy Ends glaube“ von Alessia Gazzola konnte meinen hohen Erwartungen nicht ganz gerecht werden. Nichtsdestotrotz sorgt der Roman für unterhaltsame Lesestunden.
Questo libro è stato un regalo. Lo avrei mai scelto? No. Avrei fatto bene? Sì. Forse sono un po’ “razzista” e nei confronti di certi libri ho un certo pregiudizio per cui a pelle già mi stanno antipatici. Difficilmente mi sbaglio però (a volte mi sbaglio, per carità, ma è successo pochissime volte!).
Ho letto la trama e non mi ispirava granché... ma ho deciso di leggerlo subito e togliermi il pensiero come dare uno strappo deciso a un cerotto. Posso dirlo che mi è sembrato molto stile Bridget Jones? E posso dirlo che trovo quel libro veramente stupido (magari il film può risultare divertente se lo vedi una volta, poi basta)? Adesso immagino gli anatemi lanciati dalle fan della “goffa e imbranata Bridget Jones” (che, chiamala imbranata con certi uomini a disposizione!) però a me questo genere non dice assolutamente niente e trovo anche il tutto troppo “finto” (io sono imbranata a livelli imbarazzanti ma certi colpi di fortuna non ce li ho visto che vivo nel mondo reale).
Ma lasciamo da parte la povera Bridget ormai conosciuta in tempi remoti, quando ero gggiovane e ancora non ne era stato tratto il film e torniamo al libro “in esame”. Come definirlo? Banale? Scontato? Magari a tratti divertente... ma proprio 2 minuti e poi si ripiomba nella noia.
Alla faccia della stagista! Questa tipa perde il suo stage e presa dalla disperazione trova riparo in un negozietto artigianale per poi ottenere nuovamente il suo lavoro, trovarne uno più interessante, ottenerne uno molto più interessante a New York e avere anche il coraggio di definirsi “tenace stagista” in ogni singolo titolo di capitolo? Ma soprattutto: perché ogni capitolo porta il titolo “la tenace stagista e Tizio”, “la tenace stagista fa una torta” neanche fossero i titoli di libri “a episodi” per bambini come “Topo Gigio va in Giappone” o “Topo Gigio e la festa di compleanno”??? Non ne vedo il motivo! Per non parlare della scrittura banale in cui ogni tanto l’autrice he sentito il bisogno di buttare lì a caso un parolone obsoleto giusto per far capire che lo conosce: a che pro? Mistero!
L’unico elemento che, a parer mio, si salva è il personaggio dello scrittore nippo-milanese Tameyoshi Tessai, tanto carino e strampalato, che in un momento di riflessione profonda se ne spunta con una frase rivelatrice:
«Un libro non è solo un libro. Un libro è un intero universo di sentimenti. E se non lo è, non è che un volume vuoto, inutile e nessuno se ne ricorderà.»
Ecco, cara la mia Alessia Gazzola, che ti sei data la zappa sui piedi! Perché questo libro mi è sembrato esattamente un “volume vuoto” la cui lettura non mi ha lasciato niente. Poi, insomma, gusti...
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”E se vale la pena rischiare, io mi gioco anche l’ultimo frammento di cuore” [Ernesto Che Guevara]
~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~ ... quando perdiamo i nostri sogni è mille volte peggio di quando perdiamo qualcosa di reale. È quello il momento in cui non ci resta più niente.
#nonsoloalice
Non è Alice Allevi, è Emma, Emma De Tessent, tenace stagista, la protagonista di questa storia. Ma in Emma ci ho visto tantissimo di Alice. E non è che gli altri personaggi siano risultati da meno rispetto alla famosa serie. (La tv è deviante, a volte, e a me è capitato - con questo libro - di associare volti, voci, atteggiamenti e situazioni ben conosciuti a personaggi mai rappresentati).
Beh, comunque la mano è la stessa, quella della Gazzola, che a me piace tanto...
E anche Emma mi è piaciuta molto: trentenne, grande lettrice di Harmony, una buona famiglia alle spalle (con tutti i problemi di una famiglia), un buon percorso di studio, una bella professione per le mani, ma di sicuro la fortuna non è sempre dalla sua parte. Ha di buono che non si arrende, è determinata a non soccombere alla malasorte, si rimbocca le maniche, con serenità e un po’ di sano fatalismo, accettando anche ruoli che non rientrano nelle sue attitudini, ma che le procurano amicizie e affetti sinceri, stima e fiducia... e sorprese. Bellissime le figure dell’anziana sarta Vittoria e dello scrittore giapponese Tessai Tameyoshi; con quest’ultimo la mia commozione ha fatto dolorosamente tilt.
Una favola d’oggi? Sì. Una storia di cuore? Anche. Ma di quelle storie quasi silenziose, con un che di dolceamaro, che crescono lentamente sotto pelle per arrivare al cuore quasi ad insaputa della protagonista e del lettore. Ma soprattutto una storia di vita, leggera, ironica, tenera, senza tanto zucchero a indorarla, molto vicino alla realtà.
Emma è una donna che tiene ai propri sogni e non vuole vederli sfuggire. Emma è una donna in cui molte di noi si possono ritrovare.
Un libro non è solo un libro. Un libro è un intero universo di sentimenti. E se non lo è, non è che un volume vuoto, inutile e nessuno se ne ricorderà. (stralcio dalla lettera di Tessai Tameyoshi)
Questo libro È pieno di sentimenti.
Brava, Alessia! 👏
________________________________________ 📶 RC 2019 ~ Domino 6 🔠 RC 2019 ~ Alphabet Autori -> G 📚 RC 2019 ~ Lo scaffale traboccante 📚 RC 2019 ~ Abbatti la TBR -> 42 🇮🇹 LdM Regione (gen-feb/19): Sicilia
Si legge in meno di 24 ore. Lo stile è fresco, spontaneo, per niente arzigogolato. Sembra di leggere il racconto di una amica,una protagonista con i difetti e i pregi di una trentenne qualunque e le difficoltà lavorative della sua generazione. Una storia che sembra scontata ma qualcosa da dire lo ha e lo racconta bene. Come in tutti i libri di questo genere, il finale sembra quasi troppo frettoloso, ma non male. Nell'insieme non è assolutamente da bocciare.
il primo lavoro senza Alice...ma sapevo che sarebbe stato brillante come gli altri! Nuovo genere e nuovi toni, l'ho divorato e mi è piaciuto tantissimo!!!
Emma De Tessant è una delle due figlie, insieme alla sorella Arabella, di una famiglia nobile decaduta che ha sperperato il patrimonio negli anni fino a non lasciare loro quasi nulla tranne tanto affetto e un gran valore della famiglia, e questi nomi retró legati a romanzi regency. Infatti la ragazza, dopo una storia d’amore tormentata, si ritrova a vivere ancora con la madre, complice anche il fatto che, secondo la logica imprenditoriale dei nostri tempi, la casa cinematografica presso cui è impiegata, la Fairmont, le proponga solo contratti da stagista e stipendi da fame, anno dopo anno. Un bel giorno, a causa di tagli nel badget per scelte sbagliate, questo non può più avvenire ma viene deciso che, tra lei a la collega Maria Giulia che poi si scoprirà essere raccomandata, debba essere lei a restare a casa.
“Ed è proprio in questo momento che sento il tuono della fine del mondo. Adesso sì, posso dirlo senza temere di esagerare, perché quando perdiamo i nostri sogni è mille volte peggio di quando perdiamo qualcosa di reale. È quello il momento in cui non ci resta più niente.”
Inizialmente Emma sembra cadere nello sconforto abbandonandosi alla negatività e alla rabbia e chiudendosi nelle sue serate fatte di vecchi Harmony, candele, divano e biscotti, ma, andando avanti coraggiosamente nelle proprie scelte, scoprirà che forse non tutto il male vien per nuocere e che i cambiamenti spesso sono fonte di nuove e migliori opportunità.
Confermo con questo libro che lo stile narrativo della Gazzola mi piace davvero. Avevo amato Alice nella serie dell’Allieva, e temevo questo confronto con nuovi personaggi e temi, ma anche qui, non mi ha per niente delusa e lo stile resta fondamentalmente lo stesso, insieme al fatto che, comunque, anche i temi e i protagonisti restino un po’ gli stessi con la ragazza giovane e sfortunata un po’ incapace nella gestione della propria esistenza, che viene poi sconvolta dallo scontro con un protagonista maschile che mette in dubbio tutte le sue certezze e ne fa emergere i lati positivi, oltre la sua spiccata insicurezza.
Rispetto ad Alice di diverso questa ragazza ha la maturità e la capacità di cercare il bello nella vita, espressione forse anche del lavoro che fa che è molto poco scientifico e più artistico. E la manifestazione più bella di questo e più riuscita per me si trova nel rapporto con Tameyoshi Tessai, lo scrittore del cui libro lei vorrebbe acquistare i diritti di produzione cinematografica per poterne trarre un film, ma con cui nasce una amicizia vera e profonda, che solo un evento tragico riesce a scalfire e che la aiuta a sviluppare una consapevolezza a lei lontana.
“Tameyoshi china il capo e mi lascia con un monito: Riguardo alla sua scelta…È semplice. Tanto più semplice di quel che lei stessa crede: la scelta giusta è sempre quella che le dà gioia al solo pensarci.”
Inoltre ho semplicemente adorato il negozio di vestiti per bambini artigianali, che sembra un rifugio magico lontano dal mondo e dalle sue brutture, con la signora Vittoria che sembra uscita da un racconto di altri tempi. Io credo che non avrei esitato a restarci anche se in questo caso viene posto come alternativa tra rischiare e inseguire i propri sogni oppure rinunciarvi. Ugualmente avrei decisamente apprezzato anche io il villino col glicine che sogna di acquistare, dato che me lo sono immaginato nei minimi particolari.
Indubbiamente le due sorelle dimostrano una grande capacità di amare ma una spiccata incapacità a stabilire relazioni affettive stabili e durature, infilandosi tutte e due in situazioni complicate e destinate a fallire. Questo per Emma si collega ad una più generica incapacità ad esporsi e a rischiare per quello in cui crede e lottare per ottenere ciò che vuole, ed è per questo che rischia di lasciarsi fuggire le più importanti occasioni della sua vita diverse volte nel corso del libro. Ed è questo l’aspetto che di lei mi è piaciuto di meno, perché non riesce a crescere ed evolvere particolarmente nel corso del tempo ma si espone solo un’unica volta nelle ultime pagine, e in maniera anche piuttosto irrazionale. La Gazzola però decide di darle comunque il suo lieto fine e devo dire che questo mi è sembrato un po’ forzato perché non avrebbe avuto meno valore seppure avesse voluto farlo finire con un sospeso, anche se forse in quel caso avrebbe perso il tono di leggerezza e positività che cercavo in un libro in questo momento e che mi ha fatto tanto bene. La sensazione che potesse esserci un seguito non mi dispiaceva per niente.
“Un abbraccio che rende ogni parte di me deliziosamente soffice e inerme, ma che finisce come ogni bella cosa. E del resto, il valore della felicità è insito proprio nella caducità. Se durasse anche solo quell’attimo in più ci abitueremmo, e non sapremmo più riconoscerla. E che gran perdita sarebbe!”
"Se a un certo punto della tua vita ti accorgi che una cosa non può andare, ciò è indipendente dalle alternative. In altri termini, non dovrebbe essere soltanto la possibilità di far qualcos'altro a chiarirci che non possiamo continuare a fare ciò che stiamo facendo."
Emma de Tessent è una "tenace stagista" che lavora per una società di produzione cinematografica, con la quale sogna il contratto a tempo indeterminato. Sembra che manchi davvero poco a questo traguardo, ma un imprevisto manda tutto all'aria e si ritrova a trent'anni senza un lavoro. Dopo una serie di colloqui con esito negativo, viene assunta come assistente in un negozio di abbigliamento per bambini. Proprio quando si è ambientata ed è a suo agio, il desiderio tanto atteso bussa alla porta, cosa fare? Accettare quello che ha sempre sognato o continuare a vivere in una tranquilla realtà? Ogni volta che Emma è ad un passo da un suo desiderio, qualcosa scombussola e mette in discussione tutto, perfino l'obiettivo stesso. Credo che sia un'esperienza che ognuno di noi ha vissuto: quando vuoi qualcosa e non riesci ad ottenerla subito, ti resta l'amaro in bocca. A volte poi capita che tu riesca ad arrivare successivamente all'obiettivo, ma in un modo diverso da quello sperato e questo fa appannare la bellezza del traguardo, perché la cosa più importante e difficile è essere fedeli a noi stessi ed ai nostri principi.
Un romanzo carino e leggero, adatto da leggere sotto l'ombrellone.
"E del resto, il valore della felicità è insito proprio nella caducità. Se durasse anche solo quell'attimo in più ci abitueremmo, e non sapremmo più riconoscerla. E che gran perdita sarebbe!"
Recensione presente nel blog www.ragazzainrosso.wordpress.com Emma De Tessent vive a Roma dove lavora come “tenace stagista” presso una società di produzione cinematografica, ha una sorella e due splendide nipotine. Una vita apparentemente appagata se non fosse che un tragedia è destinata ad abbattersi su di lei: la società non le rinnova il contratto. Sola, senza un’entrata economica, dopo aver disseminato curricula in giro per la Capitale, Emma si ritrova casualmente dinanzi a una bottega artigiana dove una donna è intenta a cucire abiti per bambini. Che sia proprio quello il simbolo della sua rinascita? Il destino, però, ha in serbo ben altro per lei: una particolare eredità e soprattutto un aitante nuovo capo sono nell’angolo.
“Quando perdiamo i nostri sogni è mille volte peggio di quando perdiamo qualcosa di reale. È quello il momento in cui non ci resta più niente.”
In attesa della nuova avventura di Alice Allevi, Alessia Gazzola si cimenta con una nuova trama e fa conoscere ai suoi lettori una nuova protagonista.
Emma, la quale deve il suo nome alla celebre eroina austeniana, è una trentenne single, amante degli Harmony, di un villino colmo di glicini, e, come molti giovani d’oggi, dalla precaria vita lavorativa. Costretta al licenziamento a differenza di una collega mediocre dalla raccomandazione giusta, Emma cede sì allo sconforto ma non si abbatte. Lavorare come sartina non è il suo sogno o la sua aspirazione, anzi è decisamente lontano da quella che è la sua formazione, diviene per lei una sfida con se stessa non solo per dimostrare di valere o per riacquistare fiducia ma anche per fermarsi, per conoscere un altro aspetto della realtà e per apprezzare la semplicità di una vita tradizionale lontana dal mondo cinematografico. Tenace, determinata, coraggiosa e, sì, anche un po’ “pazza”, Emma dimostrerà quanto occorra mantenere sempre i nervi saldi, perseverare e mai lasciarsi abbattere dalle turbolenze.
L’autrice si serve di uno stile semplice, diretto e scorrevole capace di intrigare il lettore, coinvolgendolo e facendolo riflettere durante i momenti emotivamente più intensi, anche se, personalmente, mi aspettavo qualcosina in più, forse perché ho associato l’autrice al personaggio di Alice Allevi.
Una lettura che con ironia e spontaneità mette in luce uno dei problemi che attualmente sta affliggendo il nostro Paese. Un romanzo di formazione che si legge con piacere durante una giornata di sole.
La Gazzola non delude mai! Riconoscerei il suo modo di scrivere ovunque: scorrevole, intrigante, spassoso, amabile. La protagonista, che per la prima volta non è Alice Allievi, è un personaggio arguto pieno di qualità. La sua storia fa intravedere una realtà verosimile in cui ci si può immedesimare. L'evoluzione di Emma nel corso del libro è molto interessante ed è riuscita anche a farmi riflettere.
Emma è una "tenace stagista" che si aggira in un mondo fatto di spietata competizione, in cui non sono la competenza e la passione a determinare il successo personale, ma altri fattori. . A un certo punto della sua vita perderà ogni certezza lavorativa e si troverà disoccupata. Troverà ristoro in un lavoro che mai avrebbe pensato di poter intraprendere, fatto di aghi, fili, merletti e tessuti preziosi. Si rimboccherà le maniche e apprenderà un mestiere non cucito apposta per lei. Un luogo che ha il sapore di un'antica bottega, in cui la compagnia della Signora Vittoria sarà un balsamo per le ferite di Emma. Datrice di lavoro e forse qualcosa in più? . Un "amico" scrittore di origine giapponese, la cui delicatezza e filosofia di vita ci indurranno a stimarlo per la sua preziosa saggezza. . Una madre che nasconde una ferita mai completamente rimarginata. Una sorella che dovrà fare i conti con il suo matrimonio. Due splendide nipoti molto molto intelligenti e perspicaci per essere così piccole. . Un produttore un po' scorbutico ma con grandi ideali. . Una villa con il glicine in attesa di essere resa abitabile dalla persona giusta. A lungo luogo di riposo e sogno di Emma. . Un romanzo breve che offre numerosi spunti di riflessione sulla quotidianità, molto realistico perché parla di vita reale. Sicuramente il momento di lettura ha inciso tantissimo (quando si dice che è il libro a sceglierti). Apprezzo moltissimo la penna della Gazzola e invidio la sua capacità di usare le parole, gioca e le accosta come se fossero poesia; scorrevole e a tratti anche simpatico. L'unica nota negativa è la conclusione: frettolosa, aperta, che ci lascia con domande senza alcuna risposta, ma noi lettori siamo esigenti e vogliamo tutti i dettagli. Avrei preferito che si approfondissero alcune situazioni e vicende di alcuni personaggi, così non è stato. . Per il resto un buon libro la cui lettura è stata interessante e piacevole! . Voto 3 ½
Mi ha tenuta incollata dalla prima all’ultima pagina. Non una storia eccezionale, ma molto molto attuale. Peccato, però, che nella vita reale l’happy ending non ci sia quasi mai!
Una storia carina e con alcuni spunti che fanno riflettere, molto nello stile dell'autrice; la protagonista, Emma, ricorda infatti moltissimo quella della serie dell'allieva, forse a tratti un po' troppo. Il romanzo non mi è dispiaciuto, la storia è molto scorrevole e divertente ma il finale l'ho trovato un po' banale e deludente. Emma è una trentenne che nonostante l'enorme passione ed impegno che mette nel suo lavoro continua ad essere una stagista e proprio quando si aspetta di fare finalmente un salto di qualità si ritrova invece nuovamente al punto di partenza. La storia, come dicevo prima, è molto frizzante, leggera e divertente; lo stile dell'autrice è molto scorrevole, semplice e diretto, è un romanzo che si fa leggere ma dal quale mi aspettavo quel qualcosa in più che alla fine non c'è stato.
Il personaggio che più ho amato è sicuramente Tessai Tameyoshi, l'unico secondo me che aveva realmente da raccontare ed insegnarci qualcosa in questa storia. Tessai è uno scrittore che è fermo sull'idea di non voler vendere i diritti del suo romanzo per farlo diventare un film. Durante la storia Emma lo rincorrerà più volte per riuscire ad ottenerli e tra i due si creerà un legame molto speciale. Sarà proprio lui ad aiutarla nella sua crescita ed a consigliarla nei momenti di indecisione. Un altro personaggio adorabile è la proprietaria del negozio di vestiti per bambini, una donna d'altri tempi che mette un grande amore in ogni sua piccola creazione, amore che cerca di trasmettere ad Emma. Riflettendoci a lettura conclusa penso che, personaggi secondari a parte, la protagonista sia uno dei personaggi che mi hanno colpito meno, non è riuscita a trasmettermi la passione per il suo lavoro che in teoria dovrebbe essere la sua grande aspirazione, una parte importante della sua vita.
Conoscendo l'autrice mi aspettavo un approfondimento maggiore sul mondo del cinema, argomento che invece resta molto marginale, forse perché al contrario degli altri romanzi non ha vissuto sulla sua pelle le avventure della protagonista e quindi non ha saputo raccontarle a tutto tondo. Sicuramente non è il romanzo che vi consiglio se volete avvicinarvi all'autrice ma resta comunque una storia carina e ben scritta.
Un audiolibro con la dolcissima voce di Cristiana Capotondi, un ascolto piacevole da cui ho fatto fatica a staccarmene. A me piace molto lo stile della Gazzola, ho gradito l’idea di allontanarsi un po’ dal solito romanzo rosa, l’amore c’è ma è non è il tema principale del romanzo, qui si parla principalmente di Emma e del suo lavoro. Emma è una ragazza semplice, determinata, con delle idee molto chiare, anche nelle questioni di cuore; nonostante la perdita del lavoro non si piange addosso, cerca di andare avanti, accettando persino un lavoro lontano dai suoi studi ed esperienze. Anche se non è un personaggio principale, ho molto apprezzato la caratterizzazione di Tameyoshi Tessai, un uomo schivo e misterioso, i suoi profondi consigli sono stati determinanti per Emma. Spero che il finale un po’ affrettato non sia segnale di un seguito.... di Kinsella ne basta una, non ne vorrei una versione italiana.
Romanzo molto carino, trama semplice ma nella sua semplicità anche molto delicato, con tutta una serie di "detto e non detto" che rende la trama e, soprattutto, il finale particolari, quasi un finale aperto.
La prima cosa che voglio dire riguardo questo romanzo della Gazzola è che mi ha sorpreso positivamente perchè si è trattata di una lettura piacevolissima, scorrevole e che mi ha tenuto compagnia soprattutto nei miei viaggi, dato che ho ascoltato il romanzo in versione audiobook. Ho sentito parlare molto bene dell'autrice, tornata ultimamente alla ribalta grazie alla trasposizione cinematografica della sua serie di romanzi con protagonista la giovane Alice Allevi e, spinta dalla curiosità e dalla voglia di gettarmi, dopo un periodo stressante, in una lettura leggera ho scelto questo titolo e devo dire che ho trovato nel libro tutto quello che mi aspettavo da un romanzo di questo genere. La storia è frizzante, a tratti divertente e a momenti venata di quella malinconia che caratterizza una o più parti di quasi tutte le storie da leggere sotto l'ombrellone e animata da un buon numero di personaggi tra i quali spicca la nostra protagonista: la giovane e brillante Emma De Tessent. Emma è una promettente stagista, tanto che in tutto il romanzo ci si riferirà a lei usando proprio l'appellativo di "la tenace stagista", impegnata nell'eterna e fumosa ricerca di un contratto di lavoro a tempo indeterminato, con una storia d'amore fallimentare alle spalle, una passione smodata per gli harmony e per le sue adorate nipotine, figlie di sua sorella Arabella. Vive ancora a casa con sua madre e sogna di potersi trasferire un giorno nel villino dei glicini cui fa la corte da anni nella vana eppur dolce speranza di potere, un giorno, permettersi di acquistarlo assieme all'uomo della sua vita che, per il momento, non ha ancora un volto. La vita di Emma cambia quando viene licenziata in tronco a seguito del difficile momento di crisi che sta attraversando l'azienda per cui lavora e a salvarla dalla depressione dovuta a giorni che ormai si susseguono vuoti sarà una piccola bottega dedicata alla creazione di abiti per bambini e gestita dall'adorabile signora Vittoria. Vediamo la nostra protagonista rifugiarsi in questo luogo che sembra al di là fuori del tempo, lontano da tutto il caos della città e dei ritmi frenetici dell'azienda per la quale lavorava, ma ben presto capirà che quella non è la sua strada e che dovrà avere il coraggio di rigettarsi nella mischia per seguire i suoi sogni e le sue ambizioni. A ridarle felicità e fiducia in se stessa arriverà Pietro Scalzi, figlio proprio della signora Vittoria, nonchè direttore creativo di un'ambiziosa casa cinematografica, con il quale dopo un inizio teso e difficile instaurerà un rapporto di profonda stima e rispetto e che finirà per evolversi in qualcosa di ancora più importante. Devo dire che questa è una delle cose che ho apprezzato di meno perchè assolutamente prevedibile e un po' scontata, dato che dalla prima apparizione di Pietro avevo intuito che intorno alla sua persona si sarebbe sviluppata l'inevitabile storia d'amore e quindi scoprire poi che le mie previsioni erano giuste mi ha provocato un senso di delusione. Devo dire che per Emma ho provato subito una grande simpatia, sono entrata in empatia con il suo personaggio, l'ho seguita con interesse in tutte le sue disavventure, in molte cose mi sono addirittura rivista in lei e proprio per questo ho sperato fino alla fine che la vicenda le regalasse ben più che la solita storia d'amore complicata, ma che alla fine avrà il suo prevedibilissimo lieto fine. Secondo me infatti questo romanzo avrebbe potuto fare benissimo a meno dell'aspetto "romance" proprio in virtù di una protagonista come Emma che da sola avrebbe potuto reggere perfettamente tutte le fila della vicenda. Il lavoro è una parte essenziale del libro, così come le ambizioni e i sogni della ragazza che ci viene rappresentata in maniera estremamente veritiera, nella sua forza di volontà, nel suo coraggio e allo stesso tempo nelle sue inevitabili fragilità che spesso la fanno finire in pasticci incredibilmente assurdi e divertenti, proprio come accadrebbe ad ognuno di noi nella vita reale e questo è un aspetto che ho apprezzato tantissimo. Appunto per questo focalizzarsi sulla dimensione lavorativa, sulla realizzazione di sè e sull'importanza di aggrapparsi con le unghie e con i denti alle proprio potenzialità e ambizioni avrei preferito seguire Emma nel suo percorso di crescita personale e lavorativa ed immergermi nei suoi progetti e nella sua vita senza che ci fosse per forza un uomo in essa. Con questo non voglio assolutamente dire che l'amore è uno di quegli elementi che va eliminato dalle storie solo perchè purtroppo troppo spesso eccessivamente banalizzato, ma semplicemente che qui ci si poteva concentrare benissimo solo su Emma che con le sue forze e le sue paure riesce a rimettere in piedi fieramente la propria vita. Non che l'elemento romance qui stoni, anche perchè da storie come questa me lo aspettavo anche, ma ecco non mi è piaciuto che l'uomo amato da Emma fosse Pietro semplicemente perchè davvero era scontatissimo, tanto che alla primissima apparizione del bel produttore ho avuto questa rappresentazione mentale di me stessa che vedendo l'immaginaria trasposizione cinematografica del romanzo si gira verso sua madre, amante delle storie d'amore, ed esclama "Mamma ci scommetto che è lui l'uomo del quale Emma si innamorerà". E infatti è proprio così che è andata. Un altro aspetto che poteva essere un po' più approfondito era la caratterizzazione di alcuni personaggi, come lo stesso Pietro, come la signora Vittoria, Arabella e il suo orrido marito e soprattutto la madre di Emma, dato che nel romanzo c'è anche l'espediente narrativo che lo permette, cioè un capitolo interamente dedicato alla storia di mamma De Tessent. I personaggi, a parte Emma, sembrano semplicemente abbozzati e lasciati poi all'immaginazione del lettore che però, così facendo, non riesce a comprenderli perfettamente. In particolare verso Pietro, che ha un ruolo fondamentale nella storia, ho avuto la costante sensazione che fosse un personaggio eccessivamente criptico e distante, quasi fosse descritto sempre da dietro uno schermo e con il quale era praticamente impossibile entrare in contatto e questo ha indubbiamente contribuito a farmelo risultare non particolarmente simpatico. Un aspetto che mi è piaciuto è il rapporto molto dolce ed affettuoso tra Emma e lo scrittore Tameyoshi Tessai, amico del suo defunto zio e che la tratterà sempre con un senso di protezione quasi paterno, tanto da lasciarle in eredità la cosa più preziosa che possedeva e che tutte le case cinematografiche bramavano ardentemente: i diritti del suo romanzo di maggior successo. Emma si ritrova così tra le mani questa inestimabile ricchezza e la schiacciante responsabilità di doverli utilizzare rispettando la memoria di Tessai. Anche il legame che si crea tra la stagista e la tenera signora Vittoria è stata una delle parti migliori del romanzo. La cosa però che mi ha davvero stupito positivamente è stata la scrittura di Alessia Gazzola, che ho trovato molto accurata nella costruzione di frasi e discorsi, piacevolissima all'ascolto, dato che ho scelto la versione audiobook, scorrevole e molto precisa. Un'ultima menzione alla voce narrante che è quella dell'attrice Cristiana Capotondi e che personalmente mi è piaciuta molto, tono ed inflessione erano adatti alle scene raccontate e non mi sono suonati mai falsi o sforzati e sicuramente la sua interpretazione ha contribuito a rendere il racconto ancora più piacevole. Lo consiglio a tutti coloro che hanno bisogno di una storia carina e scritta bene nella quale immergersi e dato che siamo nel pieno dell'estate, la troverete perfetta anche da leggere sotto l'ombrellone! Sono sicura che ogni lettore, anche per un solo attimo, riuscirà a rivedersi in Emma e in qualcuna delle sue strampalate vicende :)
Devo dire che sono rimasta abbastanza delusa da questo romanzo. Più che altro mi è mancata molto Alice Allevi (per non parlare di CC, ma non apriamo questo capitolo) e ho trovato che Emma non fosse per niente all’altezza. Ma soprattutto mi è mancata la medicina legale in questo romanzo, o comunque un qualcosa che avvicinasse maggiormente l’autrice a quello che stava scrivendo. Perché in questo caso ho notato un distacco tra l’autrice e il romanzo che ha fatto sì che io non sia riuscita ad entrare nel mondo creato, ma ne sia rimasta anch’io al di fuori, per cui mi sono ritrovata a leggere la storia senza riuscire a viverla davvero, ma quasi come un qualcosa che andava fatto.
Come dicevo, il personaggio di Emma non mi è piaciuto più di tanto, l’ho trovata abbastanza fredda e ben poco caratterizzata, ma comunque meglio di tutti quelli che calcano la scena con lei, perché dire che siano delle comparse spesso inutili e facilmente dimenticabili è già tanto. In particolare Pietro Scalzi, detto Il Produttore, un personaggio che probabilmente non ho minimamente capito, ma che dopo un paio mi ha trasmesso una sensazione di odio profondo che non se n’è più andata, nemmeno alla fine della storia.
L’unico aspetto davvero positivo del romanzo è la scrittura della Gazzola, che come sempre è ironica, fresca e leggera, e che ha fatto sì che riuscissi a finire velocemente questo libro senza pensare di sbatterlo giù da una finestra.
Peccato, perché avevo aspettative abbastanza alte, vista l’autrice.
Non è la Gazzola de L'Allieva e si nota. Nella storia di Emma manca la verve della serie che ha fatto conoscere al grande publico l'autrice e manca la sua immedesimazione nel mondo della protagonista. In parole povere, se l'autrice sguazza nel mondo della medicina legale essendo lei stessa medico, non così è per la produzione cinematografica e per la compravendita dei diritti dei libri dove si sente un po' una forzatura di base, una certa distanza che risulta incolmabile per tutta la lettura. Anche l'assenza del giallo, dell'investigazione, si fa sentire, essendo solo blandamente abbozzata dalla misteriosa non presenza di Sinibaldi o dell'enigmatico scrittore italo-giapponese. Certo, questo libro giallo non vuole essere e solletica più le corde del romance, ma è come se ci fosse in tutto il libro un'eco lontana che ci fa sentire la mancanza di qualcosa.
La Gazzola è la Gazzola e ritroviamo anche in questo romanzo la sua ironia, il suo spirito d'osservazione, i suoi termini qua e là più ricercati, i suoi nomi identificativi, i suoi giochi di parole. Il tutto lo rende una lettura piacevole, divertente ma che non mi ha ricordato, se non alla lontana, l'autrice che ho imparato ad amare in altre occasioni. Un esperimento, una parentesi, un tentativo di mostrarsi altro rispetto all'autrice di Alice Allevi? Non lo so, ma non l'ho trovato in ogni caso così riuscito come invece leggevo in giro. Un piacevole passatempo, ma niente di più.
Un romanzo divertente, (stile Kinsella, per capirsi) dove la protagonista legge troppi Harmony, il Produttore è tenebroso e romantico all'inverosimile e su tutti spiccano le deliziose madri dei due. Da ricordare lo stupendo e svagato personaggio di Tessai. Gradevole e non impegnativo, per una lettura sotto l'ombrellone.
Avevo bisogno di qualcosa di leggerissimo e poco impegnativo, ragion per cui questo libro ha fatto il suo lavoro. La storia è prevedibile praticamente minuto per minuto, ma devo ringraziare l’autrice per non essere stata troppo sdolcinata con la coppia principale.