Prima saltano in aria i monumenti. Poi i tralicci. Poi le caserme. È il crescendo di violenza che dalla fine degli anni Cinquanta investe il Sudtirolo, dove i "combattenti per la libertà" vogliono la riannessione all'Austria. Lo Stato italiano si trova per la prima volta di fronte al terrorismo. Nella piccola provincia sulle Alpi affluiscono migliaia di soldati e forze dell' ma la militarizzazione è davvero la risposta all'emergenza creata dagli attentati? Oppure obbedisce a una logica di "strategia della tensione"? La storia degli anni delle bombe sudtirolesi racconta lo scontro tra le superpotenze USA e URSS; il gioco pericoloso di gruppi neonazisti e neofascisti; le spregiudicate interferenze dei servizi segreti di diversi Paesi; una minaccia nucleare sempre più vicina e una guerra senza quartiere contro il comunismo destinata a sfuggire di mano. Inganno è un'opera intensa e corale, che tra realtà e finzione illumina trame, tragedie e mortali illusioni di una frontiera cruciale della Guerra fredda. Lilli Gruber torna a esplorare il passato della sua terra con due potenti strumenti le voci dei testimoni con la ricostruzione dei grandi scenari, e in parallelo un'appassionante fiction. I protagonisti sono quattro antieroi Max e Peter, due ragazzi sudtirolesi tentati dalla radicalizzazione, Klara, una giovane austriaca innamorata del potere, e Umberto, un agente italiano incaricato di evitare un'escalation incontrollabile. Quattro anime perdute che con la loro parabola di passione e disinganno mettono in scena le colpe dei padri, le debolezze dei figli, le ambiguità della Storia.
Dietlinde Gruber nasce a Bolzano il 19 aprile del 1957 da una famiglia di imprenditori. Durante il fascismo la sorella della nonna materna era inviata al confino e il padre, Alfred, lavorava come insegnante clandestino nelle cosiddette "Katakomben - Schulen". Il percorso di studi di Lilli passa da Verona presso le Piccole Figlie di San Giuseppe, e presso il liceo linguistico Marcelline di Bolzano, proseguendo alla facoltà di Lingue e Letterature straniere dell'Università di Venezia. Conseguita la laurea torna in Alto Adige-Sudtirolo: sono questi gli anni di Alexander Langer e dell'impegno, che Lilli Gruber fa suo, per la nascita di una cultura del dialogo tra i diversi gruppi linguistici.
Parla italiano, tedesco, inglese e francese: svolge il praticantato giornalistico presso l'emittente tv Telebolzano, allora unica televisione privata dell'Alto Adige. Scrive per i quotidiani "L'Adige" e "Alto Adige". Diventa giornalista professionista nel 1982. Dopo due anni di collaborazione con la Rai in lingua tedesca, nel 1984 viene assunta al Tg3 Regionale del Trentino-Alto Adige; in seguito viene chiamata dal direttore del Tg2 Antonio Ghirelli a condurre il telegiornale della mezzasera e della Notte, nonchè inserita nella redazione di politica estera.
Il terzo libro ambientato in Sudtirolo è quello riuscito meglio: libero dai legami familiari di Eredità e Tempesta, il romanzo alterna capitoli narrativi a capitoli di inchiesta. Il taglio, sicuramente meno personale ed emotivo dei due precedenti, risulta però più chiaro e accurato nella ricostruzione, regalando un'idea delle forze in campo su un fazzoletto di terra più importante della sua superficie effettiva.
La trilogia della Gruber sul Sudtirolo mi ha insegnato tantissimo di una storia che non si impara a scuola e che mi appassiona moltissimo. Sarebbe bellissimo se portasse il dibattito sul Sudtirolo anche in televisione!
Inganno è il capitolo conclusivo della trilogia dedicata da Lilli Gruber all’Alto Adige (o Sudtirolo), regione nella quale la nota giornalista è nata.
Negli anni Sessanta e Settanta la provincia di Bolzano fu attraversata da una serie impressionante di attentati dinamitardi che, in un primo momento, avevano come obiettivo tralicci della corrente elettrica ma, successivamente, causarono anche dei morti.
Il libro della Gruber è una sorta di docufiction letteraria. Filo rosso del libro è la storia (di fantasia) di Peter e Max, due giovani sudtirolesi, della loro amica austriaca Klara e di Umberto, agente italiano inviato da Roma per scoprire chi si cela dietro agli attentati. Mano a mano che procede nella narrazione, la Gruber ci presenta dei capitoli contenenti veri e propri riferimenti storici, documenti e soprattutto interviste a persone che hanno attivamente partecipato a quelle vicende.
Non so se voi eravate al corrente di questi fatti ma per me, che all’epoca ero un bambino, sono stranamente ancora oggi un ricordo piuttosto vivo.
Ho archiviato quel periodo pensato che gli attentati altoatesini derivassero esclusivamente dalle rivendicazioni di autonomia (se non di secessione) da parte della popolazione di lingua tedesca.
Scopro invece solo ora, grazie a questo libro, che nella vicenda altoatesina hanno avuto voce in capitolo anche gli Americani, i Sovietici e gli immancabili servizi segreti, e che la posta in palio era ben altro che l’autonomia del Sud Tirolo…
Nel complesso per me è stata una lettura interessante non tanto per la parte narrativa, quanto dal punto di vista dei contributi storici e giornalistici.
Libertà per il sud-tirolo ? O forse, la lotta per la - giusta - autonomia - era in realtà manipolata dalle super potenze nella guerra fredda che alimentavano, negli anni 60 , un clima da '800 mazziniano ? Alla luce di una altra conferenza sentita su un argiomento simile, Austria/Baviera e guerre jugoslave , vien da pensare che anche questi patrioti/terroristi siano stati in realtà della pedine in mano altrui, e che in certe zone, vi sia stata anche una prova generale della strategia della tensione. Parte storica gradevole, quella narrtava un pò meno...
Un interessante racconto di un territorio conteso da molti anni. in questo libro Gruber racconta gli anni durante la Guerra Fredda in cui la spinta indipendentista sfocia in attentati e violenza. un fazzoletto di terra in una posizione strategica tra l'occidente e i territori sovietici. scritto bene.
Un libro molto interessante, qualche volta l'interruzione della narrazione del romanzo risente del cambio di registro narrativo e può risultare un po'noiosa per chi non è strettamente interessato all'approfondimento delle vicende. Meticolosa la ricerca storica e l'indagine giornalistica di una grande professionista che ha utilizzato le vicende della sua famiglia per raccontare la verità, utile per la comprensione di una storia secondaria che non compare nella storiografia ufficiale.
Con quest'opera ibrida, a metà tra inchiesta e romanzo storico, Gruber fa luce sulla questione sudtirolese nel periodo 1957-1967, anni in cui il territorio succitato diventa a un certo punto un laboratorio per la strategia della tensione.
Partito come un gruppo di attivisti per l'indipendenza del Sudtirolo, il BAS, diventa ben noto alle cronache nel 1961 per la Notte dei Fuochi, durante la quale nella zona di Bolzano saltano tutti i tralicci della tensione e rimane ucciso il cantoniere Postal. Da quel momento lo Stato Italiano mobilita l'esercito nella zona con la scusa di fermare gli attentati, ma con intenti anche più subdoli (agevolare le organizzazioni Stay Behind degli americani, preoccupati dalla potenziale invasione russa dell'Europa). E' il periodo della guerra fredda, che viene combattuta anche sulla pelle di chi desidera la propria autonomia e a pagare sono sempre le persone più semplici e ignare dei giochi di potere di chi sta al vertice.
La scelta narrativa di inframezzare il romanzo all'inchiesta, alternando di volta in volta la storia di personaggi fittizi a interviste di persone reali consente al lettore di inquadrare non soltanto il periodo storico, ma anche di comprendere le idee, i sentimenti e le emozioni che devono aver vissuto i sudtirolesi di quegli anni.
Rimane il desiderio di scoprire di più delle vicende di questa terra, scavare più a fondo. Nella mia personale ricerca mi sono imbattuta nel sito bas.tirol che mi ha permesso di conoscere la mostra permanente presente a Bolzano su questo gruppo di attivisti altoatesini. Andrò a visitarla e recupererò anche Eredità e Tempesta, gli altri due romanzi della trilogia scritta dalla Gruber sulla storia di questi luoghi.
Di norma non compro libri scritti da giornalisti, comprai tempo fa Eredità perché mi interessava approfondire la questione del Sud Tirolo, fin da piccolo ogni volta che andavo in vacanza da quelle parti provavo un certo fastidio per l’ostilità piuttosto percepibile, le televisioni in lingua tedesca, i bambini parlavano solo tedesco e quella sensazione di essere guardati male, volevo capire meglio e la Gruber ci è riuscita. Un popolo schiacciato tra fascismo, nazismo, tra le due guerre e poi ancora guerra fredda, servizi segreti, USA, URSS, neonazisti, italiani, strategie della tensione, come si fa a capire anche solo con chi prendersela ? Credo che guarderò quella terra in modo diverso
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Il terzo libro della Gruber a raccontare la storia del sudtirolo e ambientato nel periodo della guerra fredda. Alterna capitoli romanzati con altri di stampo giornalistico in cui viene spiegata, attraverso le interviste della Gruber, la storia dell'epoca dai personaggi che l'hanno realmente vissuta. L'ho trovato un romanzo molto interessante, scritto benissimo. Sinceramente, non essendo un'appassionata di storia, ho preferito la parte romanzata, ma ho apprezzato anche gli altri capitoli che non vedevo l'ora di finire per continuare il romanzo e, nel complesso, mi è piaciuto molto.
Non mi ha convinto la scelta di procedere con due narrazioni in parallelo: da un lato il romanzo vero e proprio e dall'altro la storia degli attentati in Alto Adige tra il 1956 e il 1965. Questa modalità rende difficile riannodare i fili nel passaggio da una lettura all'altra e soprattutto il romanzo perde di tensione e di emozione. Manca inoltre l'indicazione delle fonti sulla base delle quali viene ricostruita le dinamica degli eventi storici.
Ultimo capitolo della trilogia sudtirolese della Gruber. Forse il più debole tra tutti: non sono molto sicuro la storia tra i vari personaggi sia sempre interamente credibile. Do comunque un 4 stelle per la ricerca fatta a monte e per i capitoli non-fiction davvero interessanti.
la storia è interessante e poco conosciuta, ho trovato però la narrazione troppo intervallata dalle parti saggistiche, a parer mio sarebbe stato meglio radunare il saggio prima o dopo la narrazione.