Tutti, prima o poi, riceviamo una diagnosi. Un giorno arriva un esperto e con una parola ci dice qualcosa che modifica il corso della vita, in peggio o in meglio. Momento chiave della relazione medico-paziente, la diagnosi non è solo un processo di conoscenza compiuto da chi la formula, è anche un'occasione importante della conoscenza di sé. Ed è sempre un incontro: con il corpo, la chimica dei farmaci, la cura di sé, la scienza medica, la (s)fiducia nella medicina, il passato dell'anamnesi, il futuro della prognosi, la nostra personalità, le nostre paure e difese. Sulla malattia e l'essere malati si è scritto molto. Meno sulla diagnosi e l'essere diagnosticati. O con internet, sull'autodiagnosticarsi, solitari esploratori dei nostri sintomi. Le diagnosi non sono sentenze e le malattie non hanno un «significato», non sono metafore o colpe. Possono però abitare le nostre vite come narrazioni e mitologie personali.
Protagonista di questo libro è la diagnosi, dal greco "conoscere attraverso". Infatti ricevere una diagnosi, ma anche formularla e comunicarla, rappresenta un momento decisivo della conoscenza di sé e d'incontro. Questo libro, breve ma densissimo, è diviso in tre sezioni (forse poco coese) tutte riguardanti diversi aspetti della diagnosi. 💊Nella prima parte "Diagnosi e tormento" si riflette sul concetto di diagnosi sulla dimensione sociale della diagnosi (facendo riferimento al testo di Susan Sontag "Malattia come metafora") e su quella intima (facendo riferimento a "Sulla malattia" di Virginia Woolf). 💊Nella seconda parte "Diagnosi e difese" vengono scandagliati i vari meccanismi di difesa che la nostra psiche mette in atto quando riceviamo una diagnosi medica. 💊Nella terza e ultima parte si parla di diagnosi in ambito psichiatrico, processo più complesso e tormentato che in altre cliniche. Perché oltre alla capacità di districarsi in una giungla di scale, test e classificazioni, richiede una buona dose di sensibilità, empatia, intuizione, capacità di ascolto. Un libro scritto con un linguaggio chiaro, disseminato di riferimenti e citazioni che aprono spunti di riflessione in moltissimi ambiti. Inevitabilmente coinvolge sia per la sensibilità con la quale è scritto sia perché ci immedesimiamo pensando alle diagnosi che abbiamo ricevuto nel corso della vita e a quelle che potremmo ricevere. Lingiardi ci dà gli strumenti per guardare alla diagnosi da un punto di vista diverso, come momento di crescita personale, consapevolezza e conoscenza del sé interiore, per comprendere il destino che ci attende e in parte interagire con esso e plasmarlo.
Lingiardi analizza il processo diagnostico dal punto di vista storico, letterario e filosofico. La diagnosi può riguardare la salute mentale o fisica, in ogni caso segna uno spartiacque nella vita. Per eseguirla servono delle conoscenze e quando la si riceve inizia un profondo percorso di conoscenza: di sé stessi, del proprio corpo e della propria mente. Ci si guarda allo specchio in maniera diversa, è cambiato tutto eppure in apparenza è cambiato niente.
Nelle tre parti del saggio, l’autore è accompagnato da Susan Sontag e Virginia Woolf che hanno scritto entrambe di malattia, approfondisce i meccanismi di difesa che si attivano nel momento in cui si comprende di essere vulnerabili e infine si approccia al mondo della psiche: sentire l’altro, il colloquio come migliore strumento diagnostico per il clinico che tra passato (anamnesi), presente (diagnosi) e futuro (prognosi), cerca di guidare la persona in un percorso di cura.
Ci sono diagnosi che salvano la vita e diagnosi che condannano a morte; diagnosi mancate e diagnosi sbagliate; diagnosi genetiche che vedono oggi la malattia di domani: la vogliamo conoscere? Ci sono diagnosi infauste che i medici devono comunicare ai pazienti, i figli ai genitori o, il dolore piú grande, i genitori ai figli. Ci sono diagnosi socialmente piene di pregiudizi e scientificamente vuote di evidenze (per molto tempo «omosessualità» è stato il nome di una malattia e «isteria» un modo di marchiare l'esperienza femminile del patriarcato). Ci sono diagnosi psichiatriche usate per internare avversari politici e cittadini scomodi; diagnosi colonialiste che hanno esportato nel mondo il canone occidentale. Ci sono diagnosi negate o ingigantite, minimizzate o rimosse. Diagnosi in bilico, come quella tra lutto e depressione. E poi ci sono le diagnosi temute, o cercate, che ronzano nelle teste di patofobici e ipocondriaci. Non c'è storia di vita che non sia attraversata da una diagnosi.
4 ⭐️ Mi appassionano sempre di più i libri di Vittorio Lingiardi
"se isoliamo l'etichetta diagnostica dalle finalità e potenzialità che essa implica, rischiamo di fare come lo sciocco che, quando il saggio indica la luna, guarda il dito... quando ne ha la possibilità, la diagnosi apre la porta alla conoscenza, alle risorse, alla cura di sé."
Bellissimo libro, Lingiardi scrittore pazzesco, le citazioni sono sublimi e rende una chiara idea dei meccanismi medico paziente. psicanalista purtroppo in alcuni punti veramente troppo freudiano
Inspirador/10 Me he leído este libro entero en italiano en la tarde de hoy porque me van a hacer una pregunta sobre una lectura a elección en un examen este jueves. De mayor quiero ser Vittorio Lingiardi. De verdad. Toda la parafernalia de la que hablo siempre sobre cómo siento que necesito estudiar filosofía para tener algo que decir en psicología se recoge en este señor. Este señor te escribe un libro sobre el concepto de etiqueta diagnóstica y rebate el antidiagnosticismo haciendo referencia a Susan Sontag, a Virginia Woolf, a Marcel Proust, a Freud, te mete citas de Sacks, de poemas clásicos, te mete a Foucault, a Joyce, a Tolstói. A gente inteligente joder, a gente que tenía cosas que decir y que pensaba de manera hermosa de verdad y que no hay que olvidar y dejar atrás como hace la psicología, que se piensa que el conocimiento nace la semana pasada. Recoge ciencia, racionalismo, psicoanálisis, psiquiatría, medicina... Es holístico este men. Quiero ser como él. Quiero saber de todo un poco, y si puede ser mucho de todo, mejor. Y es muy apreciado en Italia. Se puede tener cierto éxito así. Estoy contento de haberlo leído, mucho. Y más motivado que antes de leerlo. Es decir, ahora estoy un poco motivado.