Crepitano gli incendi autunnali sulle colline. Il primo freddo insegue come un cane uomini e donne che si riparano in una libreria. Accade ogni giorno, a ogni ora. Entrano e cercano qualcosa o nulla, il libraio li osserva avvolto in un’aura di tabacco. Poco lontano, ogni lunedì, alla stessa ora, un gruppo di sconosciuti si incontra per leggere frammenti di libri che stanno scrivendo; bevono e fumano abbottonati nel loro anonimato, si preparano ad ascoltare o a essere ascoltati. Una volta usciti dal locale, nessuno conosce più nessuno. Come una setta il loro rito è intimo, silenzioso, impronunciabile.
Un giorno uno degli uomini porta con sé alcuni romanzi di uno scrittore di cui si sono perse le tracce. Li ha scovati in una libreria, racconta, con le pagine stralciate, i dorsi scorticati che prudono tra le mani come sabbia e gridando senza sillabe chiedono di essere ascoltati. Appena iniziano a leggere, l’autore li inghiotte nell’universo delle macerie di Amburgo 1943, nella tempesta di fuoco precipitata dal ventre dei bombardieri; nell’universo di un bambino ingrigito dalla polvere in un bunker sotterraneo e destinato a diventare presto un orfano, che pochi anni dopo deciderà di raccogliere tutte le schegge esiliate di questa drammatica storia. Nelle sue parole riprendono vita pani di sego ammuffiti, libagioni nelle segrete stanze del potere e i fantasmi di Franklin D. Roosevelt, Winston Churchill e Adolf Hitler.
Nel suo romanzo d’esordio, tra Bolaño e Sebald, Marco Lupo dà vita a un’opera al nero che sfuma continuamente i contorni della narrazione. Geografia dell’oblio, studio anatomico della dimenticanza e regesto letterario di un massacro, Hamburg sfugge alla linearità del racconto per mutarsi, tra finzione e realtà, incubo e ricordo, in un coro di vite e memorie al centro del quale pulsano voci rotte dalla fame, braccia rose dalla rabbia e spettri inceneriti. Una storia in cui la memoria non è mai una cronaca fedele, ma il frutto polposo e amaro dell’immaginazione.
Bambini che giocano tra le rovine di Amburgo dopo l’operazione Gomorrah.
Hamburg prende l’avvio da un libraio, e quindi, logicamente, da una libreria, da libri, ritrovati, consumati, incompleti, sopravvissuti. E da un gruppo di lettura, che si riunisce sempre di lunedì alla stessa ora, per leggere a turno ad alta voce, ciò che hanno scritto, e ciò che altri hanno scritto. Oltrepassata questa iniziale cornice, che impiega qualche decina di pagine, Hamburg diventa una serie di romanzi nel romanzo, quattro o cinque, firmati da uno scrittore misterioso di cui nulla si sa, tale M.D., chiaramente invenzione di Marco Lupo, ritrovamento fittizio, sorta di manoscritti trovati a Parigi invece che a Saragozza. In epoca a noi più prossima, gli anni Ottanta, il misterioso scrittore M.D. tenta di ricostruire il suo passato, l’identità del padre, le conseguenze della guerra. E il fuoco del romanzo non è la ricerca di questi testi, ma la ricostruzione del passato dell’autore attraverso i suoi libri. Hamburg è il titolo della prima opera dello scrittore scomparso, seguono gli scampoli di Uomini cavi, Treno di notte e Bahadir. Ultimo lacerto è il Memoriale della demenza, raccolta di pagine trovate in una busta di carta, insieme afotografie, ritagli di giornale, fotocopie di sonetti e stralci di racconti in lingua tedesca. Scatole cinesi a go go.
Hamburg e Marco Lupo ripercorrono e ricostruiscono e mettono in scena la distruzione di Amburgo prima – la vita sottoterra, adulti, vecchi, bambini e neonati – mentre una quantità impressionante di bombe veniva giù dal cielo a opera dell’aviazione alleata, un bombardamento con pochi precedenti nella storia (Coventry, Londra, Guernica), e la guerra si trasformava sempre più in aerea, gli aeroplani e il cielo diventavano sempre più rilevante nella guerra moderna. La morte, e lo sterminio, arriva dall’alto.
A seguire, la ricostruzione, a opera di relitti umani. Insieme, la fame, la miseria, l’accattonaggio, il mercato nero, la prostituzione, le malattie... Altro tipo di macerie. Tutto da ricostruire. La memoria - di cui sono piene queste pagine - la memoria non è mai fedele: e così Marco Lupo ricorre a materiali diversi, di diversa origine, di incerta provenienza. Marco Lupo, che nella vita fa il libraio oltre che lo scrittore, che vive a Torino ma è nato in Germania, che legge libri e li cita, mescola e nomina autori diversi – ma certo il nume tutelare sembra essere il solito eterno W.G. Sebald, la sua Storia naturale della distruzione e anche altro – Marco Lupo che qui e là sembra sopravvalutare resistenza e opposizione tedesca al nazismo e sottovalutare i milioni di “volenterosi carnefici” di Hitler, forse perché è nato a Heidelberg – moltiplica i punti di vista, passa da io-narrante a narratore in terza, e produce un romanzo-saggio d’esordio che da voce a una moltitudine. Il libraio Lupo ha cominciato a scrivere e direi che ha fatto centro.
“Non erano niente. Sapevano di essere provvisori, inconsistenti, deboli. Cuori che sarebbero stati stroncati molto presto, in una notte qualsiasi, con la sinfonia terribile delle città d'estate. Avevano perso il lusso della coscienza, l'idea che scava e affronta gli attimi che diventano giorni. Lasciar andare era diventata un'abitudine”.
I lettori sono esemplari della specie che sogna e tra essi ancora più rari quelli che hanno un'angoscia che si muove per cercare libri perduti: dentro a quell'ansia, il movente per distruggere, per rovinare, per cadere. Questo libro parla dell'operazione Gomorrah, il bombardamento a tappeto della città di Amburgo, l'annientamento della popolazione civile, la cenere di corpi e polvere di macerie, 26 luglio-3 agosto 1943. Gli esuli di allora sono rimasti fedeli a una terra estinta, tra i sepolti vivi, nei buchi, nella rete sotterranea; e nel carcere di Berlino di Moabit vennero rinchiusi i tedeschi antinazisti, molti di loro destinati alla tortura e alla ghigliottina o al fatale colpo alla nuca, dopo aver fallito l'attentato al Fuhrer del 20 luglio 1944. Uomini e donne, i civili tedeschi, che vivevano di tre parole: arbaiten, schlafen, essen, lavorare, dormire, mangiare, sonnambuli per fame e per sete, storie di vinti di guerra, storie di sconfitti e illegittimi e colpevoli, al giudizio della storia. Ne scrisse Stig Dagerman, ne parlò ricordando Sebald, raccontò Arno Schmidt, ne trasse poesia Bruno Schulz. Marco Lupo sceglie un orfano come protagonista di un racconto policentrico e digressivo, storico e lirico, che alterna il segno che ricorda a quello che strugge; un orfano che era dei Besatzungkinder, che ne sarà dei figli dei vinti, ci si chiedeva, delle madri nutrite dai loro figli, nella carestia, la hungerjahr, vittime di ogni indicibile orrore. Pensavano, nella solitudine e nel dolore, avremo la responsabilità di azioni che altri hanno compiuto per noi. Alcuni di loro sono diventati scrittori e poeti. Per l'autore, la memoria è un gesto totale, corrisponde al gesto di ritorno verso il padre, verso la casa dei ricordi. Eppure sapevano che nessuno è in grado di dimenticare ciò che non può capire. Illustrato da fotografie storiche, il racconto eterogeneo e documentale si dota di una lingua coraggiosa e evocativa, fissata su uno sguardo corale. Marco Lupo è un eccellente libraio, appartiene al collettivo Terranullius e esordisce come un ottimo scrittore: documentato, versato alla linearità come all'immaginazione, pratico di tradimenti, disobbedienze e superfici letterarie complesse e interagenti, al limite dell'inverosimile. Con la missione di una letteratura che abbia coscienza, che sia naturale e critica verso se stessa e opponga al delirio e alla nebbia una voce autentica e tollerante.
“Parlavano della distruzione come di un evento remoto, come se quel fuoco che aveva cancellato la città non fosse appartenuto al presente, come per rimuovere la causa di quel deserto di morti e di viventi. Nelle strade, tra ciò che restava della topografia, migliaia di corpi carbonizzati”.
E' stato definito “collettore di storie” questo libro. Lupo avrebbe potuto mettere insieme una serie di racconti sul filo dei ricordi, sul dramma del prima e del dopo il bombardamento distruttivo di Amburgo, nel luglio del '43, sulla luce in cima alle scale che scorgono i sopravvissuti uscendo vivi e increduli dall'inferno di una cantina in una città devastata per giorni da 791 bombardieri che la trasformeranno in un ammasso di macerie. Invece ne ha fatto un'opera corale, tenuta insieme dalla scoperta della lettura non come salvezza ma come passione, capace di indagare sulle emozioni di chi si salva senza un motivo rispetto a migliaia di morti che gli stanno attorno. Su chi avrà per sempre una vita spezzata in due dalla linea del prima e del dopo una catastrofe, da chi si guarda attorno e non riconosce più il nucleo della propria esistenza, chi non potrà più contare su testimonianze del proprio passato, perchè la memoria è labile e ingannatrice, ma la forza del sopravvissuto potrà resistere anche grazie alla lingua e alle parole.
Solo chi è scampato o ha visto da vicino una catastrofe può immedesimarsi fino in fondo in queste immagini lunari di distruzione ma anche di rinascita. Non è di facile lettura questo libro di Marco Lupo, aperto da un preambolo che inizialmente appare fumoso. Ma poi tutto si sistema e prende senso, anche grazie ai riferimenti di scrittori citati, che si affacciano e aiutano a tracciare un filo logico e emozionale. Vi aggiungo due link che vi aiuteranno a districare, uno, la matassa di Hamburg e l'altro a vagliare l'etica della distruzione di città abitate da civili, anche quando non sarà assolutamente necessario ai fini della vittoria della guerra. https://www.labalenabianca.com/2019/1...
Le mie ultime letture hanno ruotato senza una chiara sincronia attorno alla Germania del secolo scorso, una cavalcata con Timm, Sebald, Schneider e altri in un affannoso tentativo di comprendere e riconoscere per tempo i segnali di una ricaduta nell'orrore. Ora lascio questo Vecchio Continente per l'America Latina, in cerca di un'aria più leggera. O forse no.
E’ un libro che rievoca l’operazione Morghentau, il bombardamento massiccio alleato su Amburgo nel 1943 inteso a distruggere le potenzialità belliche del Reich, fiaccare il morale dei militari e dei civili, vendicare e punire i bombardamenti tedeschi delle città inglesi. Un’operazione che comportò una distruzione enorme e decine di migliaia di morti. I sopravvissuti vissero per tanto tempo di stenti, fin oltre la fine della guerra e l’inizio della ricostruzione, spesso potendo contare sulla sola carità dei militari alleati, in tanti casi solo dopo uno scambio sessuale. Lupo è bravo a restituirci il terrore dell’attesa e lo sconquasso dei bombardamenti e la vita miserevole dei tedeschi sotto e dopo le bombe, nonostante ed oltre le loro responsabilità e sensi di colpa.
E’ il resoconto della partecipazione (forzata o per motivi economici) degli italiani ai soccorsi e alla ricostruzione di Amburgo. E di come il destino di alcuni (di questi italiani) si è intrecciato con chi sopravviveva negli scantinati. Con donne e bambini il cui marito e padre (tedesco) è morto in guerra, o meglio, nel caso specifico, è morto sul fronte italiano perché spedito in prima linea, una “quasi” sentenza di morte, per esser un antinazista. Da cui il dilemma: mantenere il proprio ideale e principio o salvaguardare il proprio ruolo di marito e padre di un figlio nato in tempo di guerra?
E’ la storia di quel bambino nato in tempo di guerra, che si trasferirà in Italia al seguito del secondo padre, italiano emigrato che partecipò, come si è detto, alla ricostruzione di Amburgo. Quel bambino - che conosciamo come MD - scriverà poi i 4 libri che raccontano tutto questo, la distruzione di Amburgo e successiva ricostruzione che Lupo mette al centro di questo Hamburg.
E’ la storia di un libraio appassionato. Che fa al meglio il suo lavoro: inquadra il tipo di lettore che ha davanti e consiglia il libro migliore, e scova libri rari, persi, dimenticati che meritano di essere tenuti vivi, in antitesi a tutti i libri che deve vendere per fare fatturato. Tra questi libri recuperati, anche i 4+1 libri di MD, in versione integrale.
E’ la storia di lettori-scrittori, raggruppati in un gruppo di lettura. Persone comuni, ognuno alle prese con ricordi e vissuti più o meno dolorosi o problematici, tutti in cerca di qualcosa che può dare la letteratura: conoscenza del mondo, conoscenza di sé, mondi e vite alternative, sogni, distrazione, intrattenimento. Questo gruppo di lettura troverà, casualmente, parti dei romanzi di MD e ne farà oggetto di una serata di lettura.
Ed infine, e sopra tutto, é quel filo che lega e concatena tutte queste storie e tutta questa umanità, granelli di sabbia che rappresentano attimi che diventano giorni che diventano la clessidra di una vita. E che formano memoria, individuale e collettiva. Che sono la vita: quando MD sarà colpito da demenza la sua vita sostanzialmente non esiste più. Gli scrittori contribuiscono alla costruzione di storie e ricordi, gettando sabbia nella clessidra, come i tantissimi citati nel libro e come fa Lupo, con una gran scrittura e una costruzione azzeccata.
Tra i futuri possibili di questo libro di Marco Lupo, c'è il piacevole ricordo o, per alcuni, la venerazione; per me sarà la sorpresa. La scoperta di un talento. Dopo un "prologo" di un po' di pagine, un racconto-cornice che ha l'effetto di saturare l'attenzione con la sua calibrata lentezza, l'evocazione delle storie procede incerta e frammentata tra le macerie della città di Amburgo. La guerra piomba non solo sulle strade, ma in un'aula scolastica durante l'ora di letteratura greca. La guerra non distrugge solo edifici, ma le fondamenta della civiltà. Si sente in mezzo alla polvere e ai brandelli di strade la risata di Mefistofele, uno scherno lontano e continuo che risuona nelle orecchie di chi vive in un rifugio, di un bambino appena nato, delle donne violentate dagli istinti animali di uomini licenziosi. La storia è un incubo da cui cerco di svegliarmi, così scrive Joyce nell'Ulysses, e l'aria che respiriamo è proprio questa. Si avrebbe la tentazione di etichettare subito il libro come libro di guerra, ma come direbbe Manganelli l'autore non commette la volgarità di puntare direttamente sul tema: o per lo meno, il tema scopriamo lentamente è la grana delle foto, è quel sottile crepitio come quello dei vecchi dischi che si sente nelle orecchie mentre leggiamo la storia e che ci ricorda continuamente lo sforzo di ricostruire la memoria, ci evoca il passato e ci mostra che non lo stiamo vivendo ma ricordando; distrugge, come direbbe Mark Fisher, l'illusione di essere compresenti a ciò che stiamo ascoltando o leggendo e ci inchioda alla nostre responsabilità di sopravvissuti. Mi è venuta in mente l'immagine di Sebald, autore-guida in questo libro, doppione fantasma di Lupo, che rinuncia a farsi chiamare Winfried e sceglie quel nome molto meno germanico, Max, e emigra nel Norfolk, in Inghilterra, e non fa altro che desiderare la Germania come Joyce l'Irlanda, sentire nostalgia, sgranare foto, fare passeggiate, scrivere con eleganza, avere una sorta di mal d'amore circonfuso di malinconia, che sa di vecchi libri e librai, di serate di lettura di gruppo a Parigi, e sotto questa patina addolcita dalla prosa e dalla poesia, comunque sentirsi colpevole.
La ricostruzione storica non serve a molto se non si riesce a immaginare quel movimento meccanico delle giunture che chiamiamo salire le scale. Salire le scale di un rifugio e uscire da un buco. Provare a immaginare la scomparsa. Cercare di sentire l’abisso che separa questo gruppo di persone dal vuoto.
Comprato dopo la presentazione a Book Pride, abbastanza a scatola chiusa. È un racconto non lineare tra finzione e realtà. Romanzo che mescola e attraversa più storie: scatole cinesi, finti colophon, fotografie, metaletteratura. Fonde la storiografia con il tempo dei dimenticati, la differenza tra responsabilità e colpa collettiva, dove i civili hanno la sola colpa di essere parte integrante di un tessuto sociale.
I protagonisti sono un libraio - come lo stesso Lupo - e un gruppo di persone/lettori che si incontra abitualmente in un locale per leggere assieme dei libri. Nel caso specifico sono quattro libri rovinati dal tempo e a cui mancano delle pagine e che messi assieme ricostruiscono parti della storia. Hanno deciso di organizzare una serata di letture, un piccolo evento dedicato ai libri ritrovati di M.D. L’idea è di leggere pezzi scelti in una sera di fine inverno. Il fulcro di questi testi è l’operazione Gomorrah, ovvero i bombardamenti che rasero al suolo Amburgo nel luglio ’43.
Letteratura delle rovine fatta di frammenti, macerie, sopravvissuti. Si cita Sebald.
Non mi ha del tutto rapito, forse necessiterebbe di una rilettura. In ogni caso libro dal grande potenziale ed esordio notevole.
Libro di libri e sui libri, libro di lettori e sui lettori, Hamburg si sviluppa per vie originali: un gruppo di persone si ritrova per leggere storie scritte da loro e una serie di brandelli di manoscritti opera di uno scrittore sconosciuto che raccontano il bombardamento inglese di Amburgo durante la seconda guerra mondiale e i fatti successivi. "Lettura non come salvezza – dice Lupo in un'intervista – ma come scoperta, come abisso, come lotta interiore." Lettura come resistenza, materiale parziale ed eterogeneo, storie degli scampati alla distruzione e di chi lavorò alla ricostruzione della città, frammenti di romanzo, fotografie e fonti diverse. L'intento è quello di ricostruire il ricordo attraverso una polifonia di voci e di esperienze. Il ricordo che si mescola all'immaginazione creando qualcosa di nuovo, permettendo di ampliare lo sguardo e di vedere di più rispetto alla realtà, di andare in profondità, in una dimensione che è quella della letteratura. Riscrivere il passato attraverso le voci di chi l'ha vissuto. Voci ma anche sentimenti, idee, storie. Una ricostruzione per frammenti che è solo una di quelle possibili, ponendo – di nuovo – al centro la letteratura che dimostra (se ce n'era bisogno) di essere viva e di godere ottima salute. Anche dalle nostre parti.
e niente... il Saggiatore ha trovato un giovane campione della letteratura italiana. Romanzo coltissimo, scorrevole, spietato, coerente in trama e svolgimento rendendo benissimo una "letteratura delle rovine", inner and exterior landscape devastati e la coscienza e i corpi resistono comunque e qui si mostra essenzialmente il potere dell'arte e il senso del letterario.
Una lettura ardua e un po’ faticosa a causa della scarsa linearità della narrazione; al centro la distruzione di Amburgo durante la guerra mondiale ma su questa prevalgono personaggi che si interrogano e interrogano il lettore sulle motivazioni della violenza cieca e immotivata della guerra. Una lingua molto elegante, letteraria e colta, forse per me l’aspetto più interessante e incisivo della lettura.
Il libro più strano, enigmatico e interessante del mio 2019!
Non potrei mai trovare le parole adatte per descriverlo, quindi meglio lasciar parlare lui. Se avete voglia di scoprire una nuova voce della letteratura italiana leggetelo!
Polvere, sporcizia, fame, dolore, distruzione, tunnel, crudeltà. Zero speranza, rinascita, bellezza, ideali. Quasi zero amore. Bambini che nascono già sul punto di morire e, se per caso sopravvivono, non hanno niente di quello che i bambini dovrebbero avere. Uomini che hanno visto e subito di tutto e quindi ritengono di potersi ripagare facendo subire di tutto alle donne. Altri uomini che pagano con morti atroci il loro coraggio. Donne che hanno lasciato giovinezza, bellezza e speranza in un buco scavato sotto qualche palazzo. Bambini che nessuno vuole. Pochissimo futuro e un passato che qualcuno cercherà poi disperatamente di ricostruire.
Signori: la guerra.
E, senza che questo scalfisca di un millimetro l’orrore per un genocidio che accade nel ventunesimo secolo, e lo schifo per chi lo sta commettendo, in quello che succede nei nostri giorni non c’è proprio niente di nuovo, tutto è già stato fatto, su scala più o meno grande, tante e tante volte (leggete pag. 91, se avete ancora un dubbio). Il peggio - ma forse no, non è questo il peggio - è che le vittime della strage appartengono fatalmente alle categorie dei deboli e degli sconfitti, per cui di loro si parla poco o niente, non finiranno nei libri di storia. Dei civili tedeschi morti nei sotterranei, dei loro figli casualmente salvi ma condannati per tutta la vita a guardare indietro cercando persone e cose che non possono più trovare, non si parla.
L’altro tema del libro è, quindi, la ricerca del passato, attività di cui personalmente stento a capire il motivo. Dico meglio: per quanto mi riguarda, non avendo io mai sentito un vuoto nella mia piccola storia, non sento il bisogno di frugare nel passato. Di quello che è accaduto alla generazione che mi ha preceduto (la guerra, la paura, lo sfollamento, così come altre vicende più private che riguardano la famiglia) mi ha parlato diffusamente mia madre fin da quando avevo cinque o sei anni. C’era altro da sapere? Forse no, perché la nostra è una piccola storia normale di persone normali. Forse sì, perché tutto può essere, ma non voglio cercare di conoscere quello che non mi è stato raccontato. Non è la mia vita, non penso di averne il diritto, e - onestamente - non mi interessa così tanto. Si chiama passato, e lo considero come tale. È troppo vincolante. La frase di Brodskij, sulla memoria che dirige i nostri movimenti, non la sento mia. Capisco, però, la smania di ricerca da parte di chi dietro ha il vuoto, avendo perso in due giorni di bombardamenti tutti coloro che conosce, i documenti di famiglia, le carte dell’anagrafe, diari, disegni, fotografie, tutto.
È un libro bello e triste (per me, forse un po’ più triste che bello, perché è veramente molto triste). Ha il pregio di raccontare una storia che, in qualche modo, conosciamo o dovremmo conoscere (se i programmi scolastici non si incancrenissero sui fenici e sugli etruschi - per carità, bravissime persone - e magari dessero un’occhiata anche a fatti avvenuti quando alcune delle persone che sono al mondo oggi erano già al mondo, o almeno lo erano i loro genitori), ma da un’angolazione che non conosciamo affatto. Ci dice che anche noi che (forse) abbiamo vinto la guerra siamo stati cattivi e spietati come cattivi e spietati erano quelli che l’hanno sicuramente persa.
La storia si apre con un gruppo di persone, ognuna con la sua storia e le sue peculiarità, che ogni lunedì sera si incontrano in un bar per leggersi i loro scritti. Una sera, tuttavia, decidono di fare una cosa un po' diversa e si dedicano alla lettura di alcuni frammenti dei perduti romanzi di uno scrittore misterioso: M. D. Da questi scritti emerge tutto l'orrore della Germania nazista, rappresentata dalla città di Amburgo, che venne completamente distrutta. Oltre il dolore e la sofferenza, tuttavia, emerge anche la forza di coloro che sono sopravvissuti, della ricostruzione. Si parla di storie di miseria ma anche di storie di forza, manifestasi in vari modi. . Un romanzo di una forza travolgente. Dove una scrittura molto evocativa racconta il dolore ma soprattutto il valore del ricordo, della memoria. . [...]"La memoria, credo, è un surrogato della coda che abbiamo perso per sempre nel felice dell'evoluzione. Dirige i nostri movimenti, emigrazione compresa. [...]" Lo scrive Brodskij in FUGA DA BISANZIO. La memoria. Per Christa Wolf è un atto morale che si ripete. Per Virginia Woolf e una cucitrice. Per Apollinaire un ghiacciaio. Per Pirandello una seduta spiritica. Per Michel Leiris una colata. Per Juan Rulfo una cava deserta. Per Mathias Énard una notte insonne. Per Georges Perec una lista di cose. Per Mahmoud Darwish l'odore del cardamomo nel caffè. Per Malcolm Lowry una storia impossibile, a cui nessuno crede. Per Andre Dubus gli occhi di un bambino che patisce un divorzio. Per Roberto Bazlen un baule chiuso a chiave su una nave in mare aperto. Per Vasilij Grossman i suoi taccuini. Per Elias Canetti un libro contro la morte. Per John Cheever le lettere. Per Heinrich Böll un tascapane. Per Blaise Candrars la finestra di una mansarda o la costa di un continente. Per Alfred Döblin l'oscurità. Per Eduardo Galeano una cella in cui le tacche dei detenuti raccontano secoli di oppressione. Per Danilo Kiš il numero 2071. Per Martin Pollack la memoria è memoria tradita. [...]
This novel aroused my interest not so much from the cover, which I don't like at all, but from the subtitles, "The sand of the time gone" and in particular "The Rubble's Literature" The central theme of this novel is the destruction of Hamburg during the second world war, the story is narrated by a German teenager.
This novel is a meta - fiction, it starts with a group of avid readers, who gather in a bookshop in an attempt to recover the writings of a famous writer M.D. author of Hamburg and Men Cables. This is a meta - fiction because Hamburg was written also by Hans Erich Nossack, "THE END Hamburg 1943" he was a direct witness of the destruction of this city.
In the second chapter this novel, turns into a historical novel, the title is Hamburg where the narrative voice talk about the reconstruction of this city through the books of the author to recover his lost memory.
Through the diaries the reader will read or listen to the atrocities suffered by the German women, who to feed their children have prostituted themselves, or satisfied the instincts of a soldier, to avoid the mass rape.
The reader will read the persecutions of German writers and poets by the Germans, and also the story of the American soldier who released the atomic bomb on Japanese territory.
I really appreciated the last paragraph, it is unforgettable for his literary power.
Libro non semplice per il lettore italiano medio - quello che cerca una lettura page-turner, ma che allo stesso tempo ti dà svago, com’è alla fine il bestseller all’italiana (cit. Ferretti) - ma “Hamburg” è quello che ormai ogni libro italiano dovrebbe essere: un libro europeo, aperto a contaminazioni contemporanee specie riguardanti i media (la fotografia in primis), un libro che accoglie una struttura frammentaria e metanarrativa che riempie gli spazi vuoti attraverso l’esercizio del pensiero critico e della memoria. Questo è, dopotutto, quello che fanno i lettori protagonisti - e anche il libraio, la cui identità si scoprirà solo alla fine - di questo libro: un esercizio di memoria e pensiero che li porterà a capire che non è la letteratura a salvare vite, ma è la vita a salvare la letteratura: se la letteratura è memoria e storia, chi vive la riempie con ricordi e sensazioni atte a tramandare la narrazione ai posteri facendo sì che nulla vada perduto, nemmeno le storie dell’umanità. Esemplificativo è anche l’inizio del libro in riferimento a tutte quelle storie che rischiano di scomparire per colpa del mercato editoriale. Dopotutto, la letteratura è anche una corsa contro il tempo per salvare ciò che rischia di perdersi: una storia che finisce fuori catalogo è un pezzo di umanità che rischia di scomparire.
Metaletteratura in un intreccio incredibile, nel quale avvenimenti storici, opere letterarie e memoria collettiva e personale si mescolano fino a fondersi. L'autore chiede immediatamente al lettore un atto di fiducia, mentre lo conduce attraverso un varco -il primo, di molti- servendosi di un registro ricercato (il lavoro dell'autore sulla lingua è pregevole). Le prime pagine potrebbero rivelarsi una sfida per i lettori meno voraci -o meno propensi a lasciarsi guidare attraverso la nebbia letteraria dell'incipit. Tuttavia, dopo un inizio oscuro, ci si ritrova di fronte ad altre porte, ognuna delle quali conduce in più luoghi, ed è allora che si entra nelle viscere della storia.
Hamburg è testimonianza storica, narrazione della natura umana, dichiarazione d'amore per la letteratura, la cultura, la musica, l'arte; è la ferocia di ogni conflitto, la meschinità e, al tempo stesso, la grandezza degli esseri umani che tanto sanno distruggere e annientare, quanto dare vita a creazioni immortali. Hamburg è un monito a preservare la memoria collettiva, ma è anche la memoria personale di uomini e donne comuni, ed è la perdita di essa. La letteratura forse non salva, ma ci rende umani -con tutte le contraddizioni dell'essere terrestre- e Hamburg ne è la prova.
Son zamanlarda okuduğum en güçlü, en duygusal meta kurgulardan biri, gücünü sözcüklerden olduğu kadar fotoğraflardan da alan çok çok çoook iyi bir yıkım edebiyatı örneği. Matruşka gibi iç içe geçmiş hikayeler var bu kitapta, birilerinin anıları başka birilerinin anılarına bağlanırken biz okuyucular Avrupalı yazarların belleklerinden atamadığı o konuya, İkinci Dünya Savaşı’na gidiyoruz. İlk bölümlerde anlaşılmaz olan, karmaşık cümleler edebiyat meraklısı bir grubun bulduğu yarım kitaplarla anlam kazanıyor, anlatı şahlanıyor, cümleler yer yer öyle güzelleşiyor ki kalbim titriyor.
Bu kitapla Naziler’in haklarında nispeten çok daha az yazılan kurbanlarını okuyoruz, Nazi karşıtı Almanlar’ı, Alman şehirleri dümdüz olduktan sonra komşu ülkelerden şehirleri yeniden inşa etmek üzere getirtilen yoksul Polonyalıları, İtalyanları. Hikayeyi toparlarken yazar daha sık “name dropping” yapmaya başlıyoy, Paul Auster’dan Wolfgang Borchert, Bruno Schulz, Arno Schmidt’e daha kimlere kimlere geçiyor, aman Tanrım!
“Bizim bildiğimiz hayatın sonu gelmiş ama onun yerini alan şeye de kimse akıl erdiremiyor.”
Hamburg è la storia di un libraio che riporta alla luce opere scomparse. Hamburg è la storia di un gruppo di lettura un po’ particolare, i cui membri si incontrano ogni settimana alla stessa ora al 229 Rue Saint-Jacques per leggere i propri scritti; non si conoscono, non parlano d’altro, non commentano, ascoltano e basta. Questo è l’incipit del romanzo. Il libro di Marco Lupo rievoca un periodo storico molto importante e utilizza una scrittura narrativa orginale. Una scelta di scrittura non tradizionale nel trattare temi già affrontati da altri scrittori in precedenza. Non è un libro facile ma ha una composizione intellettuale molto interessante. Marco lupo vuole sottolineare le tracce fondamentali del passato, della sopravvivenza e della conservazione dei fatti che furono. Come dicevo non è un libro facile: a tratti colpisce , a volte invece sembra ripetersi comunque è senz’altro una lettura consigliata.
"Tarih galipler tarafından yazılmıştır " anlamına gelecek bir cümle okumuştum. Yenilenin hikayesi kimsenin bilmediği bir hikaye olarak kalıyor genelde . Özellikle sesi boğuluyor belki. Bir İtalyan yazardan savaşı kaybeden insanların öyküleri. Çok sarsıcı ve çok etkiliyor insanı. Kitlelerin öldüğü sivil katliamı belki de 2.dünya savaşı ile başladı. Yaşanan herşeye rağmen azalmadan devam etti. mikro düzeyde insanların yaşadığı bu dramı anlatabilen çok başarılı bir kitap bence, Tek anlayamadığım başı ve sonu oldu.
"Se la scrittura non è altro che una forma di nostalgia, allora ogni scrittore versa la sua manciata di polvere nella clessidra che tiene il tempo, e scrivere diventa l'infinito del ricordo, fino a quando la mano che contiene la polvere si trasforma in un'altra mano, cresciuta dal nulla e somigliante alla mano precedente."
Un libro che parla di memoria e senso di colpa. Di ingiustizie subite dai colpevoli che nessuno vuole ricordare, di cui nessuno vuole parlare e assumersi responsabilità. Di vite spezzate da piogge di bombe, di fili da riannodare e di buchi nella terra. Crudo, feroce e intenso. Un libro doloroso.
Poetico, dal messaggio potente. Vi traspare un grande amore per la letteratura e per la sua funzione mnemonica, testamentaria e immaginifica. Nonostante ciò, non mi ha coinvolto abbastanza.
«Storie di donne e di uomini dimenticati. Storie di solitudini pronunciate male» (p. 195) -------- «Sono esemplari della specie che sogna, Luca e Roberto, uomini adulti che leggono i libri come interazioni, come testimonianze, come semi nei deserti che sono stati oceani.» (p.46)
Hamburg è un libro strano. E' la storia di un libraio che riporta alla luce delle opere scomparse, ma è anche la storia di alcune persone, che formano un gruppo di lettura e si incontrano ogni settimana alla stessa ora per leggere i propri scritti. Ma Hamburg è anche la storia di un autore sconosciuto e delle sue opere mutilate, che vengono riportate alla luce da quel gruppo di lettura. Ma Hamburg è anche la storia di una città distrutta dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e dei suoi cittadini sopravvissuti. Hamburg è un libro "multilivello" che all'inizio disorienta, ma come si iniziano a leggere i "libri nel libro" si viene piano piano assorbiti dall'opera. Non è una lettura semplice, non è un libro che si legge d'un fiato. Un libro, scaricato gratuitamente grazie all'iniziativa "Solidarietà digitale, che potrà essere apprezzato da chi ama le letture "particolari".