Andrea è un bambino speciale: capelli biondi, occhi azzurri, tutta la dolcezza del mondo. Noemi è una bambina ordinaria: capelli castani, occhi marroni, un fisico sgraziato. Ma cosa succede quando il bambino speciale sparisce, durante la festa di Carnevale? Uno sconosciuto, una ladra di figli altrui, un trafficante, un parente, stretto, strettissimo? E la sorella, non avrebbe dovuto tenerlo per mano? Domande che a nove anni puoi solo rimuovere, ma che ti restano dentro nonostante la fuga in città, l'università, gli amici, il fidanzato, il lavoro. Nonostante una vita normale. E quel passato troppo prossimo può tornare tutto insieme, all'improvviso, basta una telefonata. Noemi da Roma è richiamata al paese, là dove tutto è cominciato e dove tutto è finito. Ma al posto della madre sconfitta e ingrigita che si aspetta, trova una donna frivola e bionda che insieme a un giovane amico esce la sera, frequenta locali, pianifica viaggi e cambi di casa. Chi è Luca e cosa lo lega a un'indagine archiviata, a un bambino mai ritrovato?
Teresa Ciabatti ci immerge nel racconto di un mistero, con un romanzo sui ruoli che non si finisce mai di attribuire: padre, madre, fratello, sorella. Dove la famiglia dispiega tutte le sue ossessioni, manifestandosi prima come rifugio, poi come condanna.
La più amata per me resta uno dei migliori pezzi di autofiction italiana contemporanea. Quel libro è uno spartiacque, difficile non mettersi a fare confronti, non ritrovarsi con aspettative altissime.
Matrigna non è a quei livelli. Resta l’ammirazione per una scrittura non comune ma mancano diverse cose, in particolare a livello di trama, per renderlo un successore all’altezza. Originalità e tensione, soprattutto. Forse anche qualche momento disturbante in più, in una storia che a suo modo vorrebbe esserlo. Buoni i salti temporali, i riferimenti al prima incastrati nell’adesso. Il finale non è chiarissimo, e comunque per come lo interpreto non indimenticabile. Come se ad un certo punto si iniziasse ad immaginare sfraceli e poi non succedesse un po’ niente.
Aspettative altissime quindi è facile cadere come un birillo. La Ciabatti scrive con un ritmo che io adoro e, attenzione, è ben diverso dall'essere solo brava, e questo è indubbio. Ma la mia domanda è un'altra. Ma quando una è così brava, c'è proprio bisogno di scrivere sempre? Questo libro (oh che poi magari è stato pensato e scritto in dieci anni ed era lì che ci rimuginava), dicevo, questo libro, è un libro che sta poco in piedi. L'idea è perfetta e la scrittura di più, eppure cade con un birillo. E' cosi difficile dire cosa manca, o forse è facile. L'ho finito da un bel po' e mi è già sfuggito tutto dalle mani.
A questo romanzo darei il premio Finale Peggiore del 2018 (il più ambiguo, il più indecifrabile, il più vago, il più dico-e-non-dico-perché-non-so-neanch'io-come-finirla). Peccato, la Ciabatti è brava ma non deve farsi prendere dalla smania di pubblicare un libro ogni anno.
Il grande talento di Teresa Ciabatti è quello di scavare, parola dopo parola, senza mai andare troppo a fondo, continuare a farsi domande, guardare con disincanto, non aver paura di mettere in discussione i rapporti, i legami Noemi, ha nove anni quando il fratellino Andrea scompare, risucchiato nell’allegria del Carnevale, quasi volatilizzato nella pioggia di coriandoli. Da quel giorno la vita della sua famiglia è sotto i riflettori, sotto indagine, gli equilibri, se mai ce ne siano stati, cambiano e Noemi cresce vedendo appassire la madre Carla, logorata da quel dramma: Andrea, il suo figlio speciale.. La vita, d’ora in poi, sarà un’attesa infinita, combattuta tra la volontà d’indipendenza di Noemi, che vuole crescere scrollandosi l’etichetta" di sorella di.. "e il senso di vuoto, perché c’è una parte mancante, un’assenza che non lascia tregua "Iniziavo il lutto in anticipo per non vacillare quando sarebbe arrivato.”... Ma Andrea tornerà? Così i condizionali si rincorrono per tutta la narrazione, i dubbi, i sospetti resteranno, anche dopo, quando Noemi scoprirà una madre diversa, cambiata...
Teresa Ciabatti è bravissima a raccontare la famiglia. Non quella patinata, i capelli raccolti, la foto di gruppo, a Natale, da inviare ai parenti. Ma l'entità famiglia, quella prima della foto. Quella dietro. Il coacervo di conflitti, da cui poi nascono e si differenziano davvero gli individui nella vita che avranno. Da dove nasce il nostro modo di amare, di amarci? Da dove, tutta questa apprensione, che è quasi un'ulcera. Dalla famiglia. Qual è l'ossessione più comune. Il posto più amato. La paura. Dove risiede davvero quel momento di dolore? Di felicità stracciata al limite? Se ci pensate bene, nella famiglia.
"Bastava entrare nella nostra casa, e non riuscivo a ricordare di avere un'esistenza mia, dei sentimenti, il mio personale dolore. Tornavo allo stato originario, coda della mamma, famiglia corpo unico. Corpo amputato."
Lo ammetto, il finale mi ha spiazzato e non credo di averlo compreso fino in fondo, ma per il resto ho trovato questo libro un gran bel lavoro. L'ho divorato in pochi giorni, lo stile di scrittura (molto particolare, serrato, quasi nevrotico) dell'autrice mi ha tenuto incollata alla pagine. Assolutamente consigliato! Soprattutto a chi non si lascia intimorire da un assetto che si discosta dai canoni.
Libro letto in un pomeriggio. Mi aspettavo una svolta da un momento all'altro, invece è stato tutto un succedersi di praticamente nulla. Scrittura fredda e irritante quella della Ciabatti. Un libro che praticamente non ti lascia nulla , solo irritazione per il suo modo di scrivere e raccontare il nulla.
Non ci ho capito nulla e ho trovato la narrazione di un gran confusionario. Rimane solo un senso di sgradevolezza e sperare di non aver capito quel che traspare alla fine che non so manco cosa sia, altro che fine. In ogni caso da mal di pancia e mica per lo sconvolgimento.
Mi sembra chiaro che, nello scrivere questo romanzo, la Ciabatti abbia ignorato qualsiasi regola della grammatica italiana. La punteggiatura, questa sconosciuta. Immagino fosse intenzionale e finalizzato a trasmettere l'emozione della voce narrante, ma leggerlo è stato davvero arduo.
"Matrigna" è stato una conferma del talento (sbocciato tardivamente) di Teresa Ciabatti. Chi ha apprezzato "La più amata" ritroverà alcune caratteristiche tipiche della produzione di questa autrice, come la presenza di un genitore controverso e di una protagonista fragile, insicura, che deve fare i conti con il proprio passato. Anche lo stile, nervoso, pieno di frasi nominali, è quello cui Teresa Ciabatti ci ha abituati… La recensione completa è disponibile qui: https://www.frammentirivista.it/matri...
Ritornano alcune tematiche del libro precedente, parzialmente autobiografiche, ma in tono minore. Il rapporto morboso coi genitori, il forte narcisismo, l'ansia per il tempo che passa. Abbastanza inutile.
Mi è piaciuto molto di più de "La più amata", il romanzo con cui ho conosciuto Teresa Ciabatti. Questo "secondo" romanzo, secondo per me, mi ha fatto adorare, forse "adorare" è un po' troppo, mh ... mi ha fatto entrare in empatia, e quindi apprezzare molto Noemi, la protagonista.
Il romanzo si apre con la scomparsa di Andrea, il fratellino adorato dalla madre Carla, donna fragile e impaurita dalla vita che nelle notti di temporale va a rintanarsi nel lettino dei figli con la scusa di volerli confortare e proteggere. Da qui parte un'analisi sulla figura materna e il processo di crescita e raggiungimento dell'autonomia, seppur precoce (si consideri che a 9 anni cucinava già), di Noemi, dei due figli di certo la più forte. E non solo dei due figli.
La protagonista sente la necessità di emanciparsi, di lasciarsi alle spalle: la scomparsa di Andrea, il paesino con i suoi percorsi predefiniti e la famiglia (in particolare la madre). In poche parole la sua vecchia sé, o meglio, una certa versione di sé. Conosceremo Davide, il compagno, arrivato nella sua vita per darle un'ulteriore stabilità, e Luca, l'amico giovanissimo di Carla, che invece la scombussolerà, e non poco.
Molto bello e coinvolgente. Un ottimo investimento di tempo e denaro. <3
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Non ho letto il libro precedente di questa autrice perciò non parto nè prevenuta nè con un'idea di scrittura della stessa. La trama mi è parsa subito interessante ma via via che procedevo nelle pagine andava perdendo di consistenza risolvendosi in un finale improbabile, come quando si vuol spiazzare con un colpo di scena che invece lascia un senso d'inconsistenza. La scarsa punteggiatura rende difficile la lettura, ma probabilmente era nell'intento della Ciabatti corrispondere al lettore la fluidità dei pensieri della protagonista. Le tematiche affrontate sono comunque interessanti, senso di colpevolezza, rivalità tra fratello e sorella, amore incondizionato della madre verso uno dei figli...Tutto sommato ho trovato degli spunti su cui riflettere.
"A chi vuole più bene la mamma? chiedevano sconosciuti nella stanza del commissariato il giorno che mio fratello sparì. "
Sono bastate queste righe sul retro della copertina per farmi acquistare il libro. Avendo l'autrice un nome conosciuto mi ero creata poi delle aspettative alte che non sono state soddisfatte.
L'autrice racconta fatti del presente e passato, intrecciandoli e creando un gran confusione . Così come i pensieri sembrano buttati a caso, scritti di getto, scelta stilistica che non mi è piaciuta.
Il libro ha tematiche molto interessanti, come il rapporto con la madre, rapporti familiari e la sparizione del fratello, potenziale che non è stato sfruttato nel modo giusto. La storia poi prende sul finale una piega strana e tra fatti molto improbabili e scrittura caotica ho finito il libro con mille dubbi e non capendo nulla.
Lo stile dell’autrice è molto particolare, a tratti sembra un flusso di coscienza della protagonista (Noemi); ho trovato pesante il fatto che spesso i discorsi diretti non siano ben delineati nel testo con le virgolette, mi ha confuso in molti passaggi. Sebbene la storia in sè prometta bene, comunque trovo delle pecche proprio dal punto di vista stilistico che faticano a far capire bene al lettore come si dipani la trama (sicuramente sono anche io a non comprendere fino in fondo certe scelte stilistiche ma tant’è). Detto questo un dubbio mi rimane: chi è davvero Luca? Sinceramente non lo consiglierei.
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Una lettura inqualificabile, orrenda, inconsistente, del tutto priva di qualcosa da dire o da raccontare. Si possono scrivere grandi libri senza nulla da dire, non è questo il caso, ci troviamo davanti all'ennesimo romanzo che vorrebbe raccontarci dell'ennesimo rapporto conflittuale tra una madre assente e una figlia traumatizzata. Aggiungiamo anche la scomparsa del figlio adorato e/o del fratello odiato e dovremmo avere la miscela perfetta. Una sorta di Solitudine dei Numeri Primi ma al femminile. Una lettura pretenziosa e noiosa, intollerabile nonostante la mole.
Questo libro non ha senso. Scrittura completamente a caso, sembra un flusso di coscienza della protagonista che cerca di seguire il delirio della madre dopo aver perso il piccolo Andrea. Punteggiatura alquanto fantasiosa, dialoghi spacciati per discorsi indiretti quando chiaramente non lo sono. Il finale é uno dei più incomprensibili che abbia mai letto, é ambiguo e lascia una sgradevole sensazione di inappagamento. Bocciato!
Niente a che vedere con “La più amata” anche se la scrittura è sempre piacevole. La storia resta sospesa tra i sentimenti della madre e della sorella. Molto doloroso per entrambe con punte di infelicità estrema per la scomparsa di questo bambino che condizionerà la loro vita senza trovare mai fine.
3 e 1/2 a questo romanzo, di una scrittrice dalla spiccata cifra stilistica. I suoi libri si fanno riconoscere per i temi sempre legati alla famiglia e ai ruoli, che siano scelti o imposti. Che si accettino o si combattano fra mille contraddizioni. Il suo modo di scrivere, poi, è davvero particolare e va dritto al punto. Un po' la nostra Oates?!
Decisamente Teresa Ciabatti non è nelle mie corde, avevo già provato con "La più amata" , con "La Matrigna" ho avuto la conferma, la sua scrittura non mi piace. La trama è ambigua, oppure io non la capisco, la punteggiatura personalizzata, il finale a me oscuro...
Le aspettative erano altissime viste le capacità di Ciabatti, per questo sono rimasto deluso: oltre alla grande maestria dell’autrice e lo stile caratteristico della sua penna mi sembra che questo sia un romanzo poco ispirato.