Agosto 1895, è tornato il colera. Romualdo Parlante, medico spaventato dalla virulenza del male, impone a sua moglie Palma, incinta del quarto figlio, di tornare immediatamente con gli altri bambini, nel loro paese d’origine in Puglia, dove troveranno rifugio in casa dei genitori di lui: Bastiano e Checchina. È così che la luce della letteratura si accende sulla famiglia Parlante, protagonista di questo romanzo fluviale, che grazie all’intraprendenza del patriarca Bastiano sta emergendo dall’oscurità della storia, ritagliandosi un posto sul piccolo, assolato e povero palcoscenico di quella terra insieme dura e ricca che è la Puglia. La storia degli uomini e delle donne della famiglia: Aniello, Costanzo e soprattutto Cipriano, il bambino che Palma portava in grembo fuggendo da Napoli, Vincenzina, Gelica, Reginella… La storia dei Parlante s’intreccia con quella tumultuosa dell’Italia: gli anni Dieci del ‘900; l’avventura coloniale e la prima guerra mondiale, in cui i giovani maschi della famiglia si gettano con slancio; gli anni dei primi, duri scontri sociali e poi l’avvento del fascismo; l’apertura al nuovo e le avvisaglie della modernità; la tragedia della seconda guerra mondiale e la fine di un mondo; poi la ricostruzione e il boom economico; i giorni nostri: un secolo intero carico di novità, sfide e drammi che i Parlante affronteranno sempre con coraggio, determinazione, ambizione. Frutto di anni di lavoro, Gente del Sud racconta le molte incarnazioni che l’amore assume nella vita: l’amore appassionato, capace di superare ogni ostacolo e convenzione, l’amore per la propria sposa o il proprio sposo, per i figli, per la propria terra, per la «roba», per il proprio Paese e le proprie idee. Un romanzo-mondo capace di riaccendere la passione per le narrazioni senza tempo. La celebrazione di una terra difficile e bellissima, la Puglia.
Raffaello Mastrolonardo ha pubblicato, nelle edizioni TEA, Lettera a Léontine, La scommessa e Gente del Sud. Storia di una famiglia. Vive e lavora a Bari.
“GENTE DEL SUD” non è il genere di libro che di solito amo leggere, ma non per questo non ho saputo apprezzare la grande capacità dell’autore di ricostruire, con uno stile facilmente fruibile ed un linguaggio accurato (impreziosito anche da espressioni dialettali e tipiche), le vicissitudini di una terra, lungo più di un secolo di storia e attraverso le esistenze dei componenti della famiglia Parlante. Nel primo capitolo, quando Raffaello Mastrolonardo presenta i capostipiti della genìa (incarnandovi, tra l’altro, i propri antenati), non ho potuto fare a meno di collegare il cognome di Checchina, Bonadies, con quello della celeberrima dinastia narrata da Gabriel García Márquez in “Cent’anni di solitudine”, i Buendía. Ma i parallelismi finiscono qui: al realismo magico dei Buendía si contrappone, in questo romanzo fiume, un forte attaccamento alla realtà, resa dura dalla fatica di conquistarsi una posizione sociale, da un lavoro pesante e spesso ingrato, dalle malattie e dalla guerra. L’esperienza di Cipriano nella Grande Guerra poi mi è parsa improntata da un vivido senso di concretezza, spogliata da retoriche inutili ed arricchita da considerazioni davvero umane: sono più che comprensibili i dubbi insinuatisi nel suo animo, considerati «i sacrifici, il freddo, il fango, la convivenza con i morti e con la morte», un sentimento di disperazione tale da portare molti soldati ad automutilarsi per ottenere un congedo o ad ammutinarsi incorrendo così nella corte marziale. E poi via di seguito con l’adattamento alle innovazioni tecnologiche, l’ammodernamento della tipica economia rurale del Meridione e l’espansione commerciale, gli sconvolgimenti politici, nuovi amori, nuove unioni, nuove nascite, l’avvento della Seconda Guerra Mondiale e l’impatto che ha avuto sul paese di Balsignano e sui suoi abitanti, il degrado morale conseguente al clima del dopoguerra, il referendum del 1946, con la fine di un’epoca e l’inizio di un’altra, nuovi dolori e la ricostruzione di una nuova Italia, in corsa verso la modernità, con significativi accenni culturali. Ho trovato commovente l’incontro di Cipriano con il primo Presidente della neonata Repubblica, Luigi Einaudi, o meglio, mi ha emozionato ciò che l’autore gli ha fatto esprimere per rendere onore e dare senso compiuto a tutti i sacrifici da lui vissuti e sofferti: «Qui non avete conquistato la terra. Si conquista ciò che già esiste. (…) avete creato la terra e con essa il benessere per l’intera comunità delle Murge!». Ma ancor più toccante è stato seguire il protagonista fino alla vecchiaia, poiché «L’amarezza si era impossessata di lui che, fino a qualche anno prima, si era sentito il re del mondo e adesso vedeva sfaldarsi l’unica cosa per la quale quel mondo aveva conquistato: la sua famiglia». Concludendo, ritengo che “Gente del Sud” sia un romanzo impegnativo, sicuramente non da leggere tanto per passare il tempo, che però, una volta arrivata in fondo, da un lato mi ha lasciato un senso di soddisfazione, mentre dall’altro un certo rammarico per dover abbandonare i suoi personaggi, ai quali, nel corso delle pagine, mi sono un po’ affezionata.
Non 5 stelle piene piene che la scrittura a volte si sfilaccia un po', almeno all'inizio. Poi invece tiene attaccati alle pagine con la colla!
«Capite, don Bastiano, Carducci! Dico Carducci, in seminario!» disse il padre superiore allo sbigottito genitore che quel tal Carducci proprio non sapeva chi fosse.
Sono venuto al mondo in una civiltà contadina e divenuto adulto in una civiltà metropolitana. L’una si sovrappose, anche se in maniera non voluta, all’altra, consentendo di sentirmi a casa in ogni città in cui la vita mi ha condotto. Solo oggi comprendo che è stata un’illusione, una suggestione, una profezia autoavverante. Oggi riesco a dare un senso compiuto alle parole di un grande uomo del Sud, anche se di un altro Sud: «Il passato non muore mai. Non è nemmeno passato». Pochi gli italiani che conoscono Faulkner! Notevole!
Da pugliese,l’ho amato. Mi ha commosso. Un po’ impegnativo,ma un libro meraviglioso! Da leggere!!!
“In nessuna lingua al mondo esiste l’espressione ‘ad una cert’ora ‘,se non in quella della gente del Sud. Per chiunque può dir tutto e non dir nulla. Che significa di preciso ‘ad una cert’ora ‘? Non si sa,non lo sanno nemmeno coloro che vi si danno appuntamento. Eppure,nonostante questa assoluta indeterminatezza,i due puntualmente si incontrano.”
E' un libro lunghissimo, quasi 800 pagine, di cui non vi annoierete mai. Una saga famigliare ambientata in Puglia, che percorre la storia italiana dalla fine dell'800 fino alla fine del '900. Viene raccontata la storia di Bastiano e Cecchina, di Aniello, Costanzo e Cipriano, ma anche di Vincenzina, Gelica e Reginella. Stupendo!
..quattro stelline e mezza Profumo sofferto e intenso di un passato, questa è la storia della famiglia Parlante, che attraversa tutto il novecento. Un gioiellino!
Ho letto questo libro per un GDL altrimenti non lo avrei mai scelto. Non per il libro in se ma perchè è molto lontano dal mio target abituale e le saghe familiari non è che mi facciano impazzire. Quindi ho iniziato la lettura piena di timore e purtroppo all'inizio ho faticato molto. Tra il dialetto, le canzoncine e i duemila personaggi ho arrancato e non ero invogliata ad andare avanti. E invece man mano che i capitoli e le epoche passavano iniziavo ad appassionarmi alla famiglia Parlante. La narrazione copre un ampio arco temporale e così oltre alla vicende familiari riscopriamo anche la storia dell'Italia, che essendo recente dovremmo anche conoscerla ma, personalmente era quella parte che a scuola si faceva alla fine dell'anno scolastico quindi ammetto che tante cose non le sapevo. L'autore fa una minuziosa narrazione storica e butta dentro tutti i Parlante, ognuno con i suoi problemi. Ci sono diverse generazioni ma quello a cui è stato dedicato più spazio è Cipriano: lo seguiamo dalla nascita fin alla sua morte. Dalla guerra, agli amori, alla famiglia e al lavoro. Per quanto sia un personaggio a volte un po' sopra le righe ho fatto il tifo per lui. Le donne di casa Parlante sono una più sfigata dell'altra con gli uomini! E' una lettura corposa, oltre 700 pagine tra storia e beghe familiari ma alla fine l'autore mi ha convinta! Ok, non ne leggerei un altro a breve ma comunque promosso!
Raffaello Mastrolonardo ci racconta, romanzandola un po', la storia della sua famiglia, soprattutto la storia del mitico Cipriano Parlante, eroe della Grande Guerra, uno degli Arditi, creatore delle fortune di famiglia, dopo aver ereditato il bastone del comando dal terribile nonno. Insieme alla famiglia Parlante, vediamo cambiare l'Italia, ne seguiamo la storia dalla fine dell'800, attraverso la Grande Guerra, le lotte dei contadini, l'ascesa di Mussolini e infine la nascita della Repubblica. Vediamo le contraddizioni della famiglia Parlante, soprattutto di Cipriano, che nonostante sia un ammiratore di Mussolini, nasconde la famiglia di un amico ebreo dopo la promulgazione delle vergognose leggi razziali, contraddizioni che in qualche modo fanno parte anche della società italiana. Un romanzo storico molto bello, che ti lega alla sedia fino all'ultima parola scritta.
Mi sono affezionata alla famiglia Parlante. Cipriano mi rimarrà per sempre nel cuore, come Romualdo e Palma, Adalgisa, Ciccio, Costanzo e Vincenzina, Gelica, nonna Checchina e anche Papanonno. Non ho potuto fare a meno di ritrovare, nelle pagine di questo romanzo, la storia di mio nonno e mia nonna che, con sudore e fatica, hanno contribuito a rendere rigogliosa la terra su cui poggio i piedi da 23 anni a questa parte, la mia amata Puglia, una terra aspra e dolce che "sa d'amaro e sa d'amore". Sarò per sempre grata a Raffaello Mastrolonardo per questo capolavoro che, lo so già, mi porterò dentro per tutta la vita. Lasciatevi trasportare dalla famiglia Parlante e dalla loro storia, permettetele di farvi innamorare, non vi deluderà. ❤️
Gente del Sud è un bel libro. Scorre, è piacevole. Meglio la prima parte, finale un po' affrettato, ma in qualche modo bisogna pur chiudere e dopo centinaia di pagine si può capire. Non è facile tenere le fila di tanti personaggi e fare una cavalcata di quasi un secolo, tanto di cappello. Di contro, a tratti un po' immaturo, o meglio, forse solo da limare. Resta piacevole e accessibile, utile per comprendere un po' della nostra storia.Difficile capire a caldo quanto e cosa resterà di questa lettura. Da fare sedimentare.
Da pugliese ho amato profondamente questo libro. Raffaello Mastrolonardo riesce a descrivere e ricostruire nel dettaglio i paesaggi e la cultura del sud, i pensieri ed i modi di concepire il lavoro e le relazioni . Ho trovato davvero interessante l'ambientazione storica e l'intreccio tra eventi fortemente rilevanti per la storia italiana con quelli della famiglia Parlante, una famiglia come tante che funge, però, da rappresentazione di un'intera cultura: quella del sud Italia.
É un buon romanzo, anche se a tratti manca linearità nella scrittura, il filo conduttore resta l'orgoglio dell'identità meridionale, fatta da persone laboriose e leali, capaci di vivere ed essere felici con poco, senza abbassare mai la testa e perdere la dignità davanti a nessuno.
Mi sono avvicinata a questo romanzo come fosse un regalo per me stessa, perché parla della Murgia, quel pezzo di Puglia aspra e semisconosciuta in cui sono nata e cresciuta (e dal quale sono poi fuggita), e di una civiltà, quella contadina, dalla quale sono nata.
Non posso dire che l'impresa (il libro ha una mole non indifferente) mi abbia ripagata: ho trovato il libro inutilmente lungo e prolisso, ok che è una saga familiare multigenerazionale, ma ho avvertito una fatica quasi fisica ad andare avanti. Troppi avvenimenti, troppo vicini, che si non lasciavano a vicenda il tempo di sedimentare e trasformarsi da vissuto in narrato, complice anche uno stile narrativo troppo gonfio. Non ho molto apprezzato le divagazioni riflessive (e ideologiche) dell'autore-narratore.
Soprattutto, e di questo però non posso fare una colpa oggettiva, mi ha delusa l'intento didascalico del romanzo: capisco che l'autore abbia voluto insegnaredella sua (nostra) terra a lettori che, a esser generosi, l'hanno forse sentita vagamente nominare. Apprezzabile il tentativo, non c'è che dire. Purtroppo, a me, resta la cerebralità, ma viene a mancare la partecipazione emotiva che ero sicura - sicura - avrei provato. Peccato, ma tant'è. Ho cercato qualcosa che forse c'era soltanto nella mia testa.
Ascoltato in audiolibro narrato da Francesco De Vito.
Un romanzone familiare piacevolissimo da ascoltare, che però non mi ha convinto del tutto. Ho trovato ben bilanciato l'equilibrio tra la storia d'Italia a la storia personale della famiglia Parlante, ma mi è mancato un giusto bilanciamento nella gestione dei personaggi (alcuni si prendono la scena per centinaia di pagine, altri vengono velocemente accantonati) e, soprattutto, il coinvolgimento emotivo che in questo tipo di storia ricerco sempre. Non mi sono realmente affezionata ai protagonisti, mi è dispiaciuto vedere poco sviluppate le figure femminili e alcuni rapporti erano messi troppo in secondo piano rispetto ad altri che, invece, colpiscono nel profondo. Una lettura che mi ha fatto compagnia per molte settimane, ma che, oltre questo, mi ha lasciato poco altro.
Romanzo storico che ti prende in ostaggio. Io che l'ho ascoltato su audible ho fatto in modo di non perderne neanche una parola: mi ha rapito. Mi è piaciuto molto come Mastrolonardo abbia raccontato la storia della sua famiglia, sempre unita nonostante gli ostacoli, non scevra da contraddizioni che inevitabilmente influenzano i rapporti. La storia dei Parlante attraversa 3 generazioni, un secolo della nostra storia italiana. Il dramma delle due guerre mondiali, dell'emigrazione che ha sempre caratterizzato (e lo fa tutt'ora) l'Italia, soprattutto al sud, della fatica della vita contadina, sempre più marginale. Ma anche la forza della determinazione, del coraggio, dell'amore. L'ho amato. Credo sarà una storia che resterà in me in qualche modo.
Ho chiuso l'ultima pagina consapevole che la famiglia Parlante mi mancherà. Una saga familiare che ripercorre tutto il '900 Un libro che parla dell'attaccamento alla terra dell'importanza del lavoro. Di guerra e di amori vissuti con pudore con gentilezza fedeli unici, alcuni perversi e violenti . Lascio Balsignano piccolo borgo pugliese nella Murgia con estrema difficoltà Una lettura che corre dritta al cuore
Ottima combinazione di storia e vita familiare . Gli avvenimenti si succedono in un ritmo incalzante dove compare da parte dei personaggi l amore per la terra ,la famiglia, la patria...
Gente del Sud è stato presentato come saga familiare italiana, come tanti romanzi che invadono l’editoria italiana e non solo negli ultimi tempi. Purtroppo quando il genere “tira” si richia di trovare in libreria dei libri realmente mediocri che scoraggiano anche il più accanito lettore a prendere in mano altre saghe amiliari, soprattutto se la mole del libro è notevole. E questo è un peccato, perché si rischia di perdere un gioiellino come Gente del Sud che, pur essendo di più di settecento pagine, riescere a scorrere lieve su vicende molto importanti della storia italiana e del Sud in particolare. La vicenda si apre a Napoli dove il dottor Romualdo Parlante vive con la famiglia, moglie e tre figli più un quarto in arrivo. Il dottor parlante è originario della Murgia però, quella parte di Puglia più vicine a Lacania e Molise che alla Terra d’Otranto. Una terra aspra che fino a quel momento a dato ai suoi figli quel poco di cui mangiare ma di certo non arricchirsi. Il paese centrale di questa storia è Balsignano che rappresenta un po' tutti i paesi della bassa Murgia e il loro rapporto con il capoluogo Bari. A Napoli scoppia il colera e Romualdo impone alla moglie di andare nel suo paese natale a casa dei suoi genitori per allontanare mogli e figli dal colera. La famiglia di Romualdo non si può deifnire povera, anzi. Grazie alla guida del padre padrone (Se)Bastiano la famiglia è stata in grado di avere una certa agiatezza per l’epoca. Bastiano è un mezzadro che interagisce con i braccianti e con i padroni (nobili) ma non appartiene ne all’una ne all’altra categoira. Ha avuto la possiblità di far studiare i figli e spera in un futuro migliore per la famiglia che guida con piglio autoritario. La storia si snoda a partire d quell’avvenimento e segue tutta la vita, in particolare di Cipriano Parlante che, pur ssendo l’ultimo nato, saprà imporsi come capofamiglia. Fa la Grande Guerra Cipriano e quando torna è un uomo fatto che, sepur ignorante fa lavorare il cervello e riesce a far progredire la famiglia fino a farla diventare molto ricca grazie alla terra, perché è la terra che fa i signori, ma anche grazie al commercio e all’applicazione delle innovazioni moderne. La storia della famiglia si snoda lungo il novecento, superando anche la seconda guerra mondiale e arrivando fino agli anni sessanta quando nasce l’ultimo erede della famiglia Parlante che avrà il compito di far conoscere la storia della famiglia e della sua terra. Libro scritto molto bene, che non annoia. Con le giuste pause e accelerazioni, necessarie in un testo così lungo. Ho apprzzato diversi aspetti di questo libro che lo rendono diverso da altri definiti saghe familiari. L’apertura sembra piuttosto facile e furba: un bel capitolo iniziale che, con la scusa del viaggio da Napoli a Balsignano, consente all’autore di introdurre i personaggi principali dell’inizio della storia. Dico furba perché è molto lineare questo approccio, i personaggi vengono caratterizzati subito e il lettore può familiarizzare con loro. Tutto sommato è una buona scelta perché non complica la vita all’autore ed è tutto sommato piacevole per il lettore. Un aspetto positivo che ho molto apprezzato è l’immersione del libro nella Storia. Il libro è suddiviso in periodi storici,a che piuttosto ampi e l’avvicendarsi di essi è parte integrante del racconto. Non viene fatto un cappello introduttivo prima e poi buonanotte (come avviene ad esempio nel tanto osannato Leoni di Sicilia), qui la storia ha un impatto forte sulle persone. Soprattutto durante la prima guerra mondiale dove sembra di stare in trincea con Angiolino e Crispiano. A tratti può essere sembrato troppo lungo e ripetitivo ma è stata così quella guerra, c’è poco da fare. L’aspetto più interessante legato alla Storia è che ne viene data un’interpretazione dal basso. Mi spiego meglio: dla basso inteso come Sud. Si perché molti aspetti della storia d’Italia vengono raccontati con una visuale asettica o meglio settentriocentrica (brrrr). Un esepio riuscitissmo è la seconda guerra mondiale: pr i popoli del sud Italia la fine della guerra è stata l’8 settembre de ’43 con conseguente sfilata del re in macchina fino a Brindisi, la Resistenza, i partigiani, la guerriglia con i tedeschi e con gli italiani passati dall’altra parte (o rimasti dov’erano, chi ci capive più niente) non sono stati vissuti in prima persona. Qualcuno poteva avere parenti che avevano deciso di diventare partigiani e restare la al nord ma al Sud la guerra era finita, gli inglesi iniziavano a far ripartire il tutto con gran confusione e l’attesa della liberazione significava capire chi li avrebbe governati. Anche nella scelta tra Monarchia e Repubblica credo che sia stato ben espresso il sentimento del Sud.
Per quanto riguarda la storia della famiglia in se l’ho trovata interessante anche se non ho provato grossa empatia per nessuno dei personaggi. Ognuno con le proprie luci e ombre è stato però ben descritto. Una tranquilla famiglia fascista come potrebbe esserci anche adesso ma con valori universali che li portano ad avere beneficio dalle proprie azioni. L’assunto che gli affari fanno bene solo se ci guadagnano tutti è giusto ma non so quanto sempe applicabile, qualcuno ci deve aver perso anche ai tempi di Cipriano Parlante. La figura del figlio Romualdo ben rappresenta i valori del nuovo tempo. Interessante è anche la storia della famiglia Ganz che, a quanto dice l’autore stesso, è vera. Ed in effetti in questo fazzoletto di terra dimenticato da molti anche gli ebrei possono trovare rifugio. Di sicuro tanti da qui sono riusciti a fuggire per rifugiarsi in Terra Santa. Si Cipriano è proprio un fascista gentiluomo. Anche i suoi fratelli, uno prete, uno sfaccendato (ops maggiore) mostrano i diversi animi e atteggiamenti nei confronti del fascismo e della vita in generale. In questo romanzo le donne sono un passo indietro, la loro presenza è muta e piuttosto silenziosa. Soprattutto delle donne di casa Parlante. Con l’eccezione di Checchina le altre si fanno suore o si chiudono in casa, anche le figlie e sono personaggi assolutamente marginali. Solo con Regina, filgia matissima di Cipriano l’attenzione si pone anche su di lei che è la mamma del narratore. La storia d’amore di Regina con Marcello mi ha fatto pensare a Downtown Abbey, spostata di qualche decennio in avanti . Del resto la coppia viene chiamata Zelda e Jonh, i ruggenti anni venti sono arrivati nella Murgia un po' più tardi. Mi ha fatto piacere che sia stato nominato anche Di Vittorio, molto spesso dimenticato anche se accostare la sua persona all’eccidion delle donne di Andria (seppur vero) mi è sembrato un po' troppo. Il romanzo non è solo godibile come lettura leggera per le situazioni comiche, a volta, che descrive ; fa riflettere anche sul rapporto tra le generaioni, tra padri e figli. L’incomunicabilità che spesso ostacola i rapporti e anche sulla velocità con cui il tempo passa e le nuove tecniche e tecnologie soppiantano le precedenti. Bisogna essere giovani per fiutare le novità e saperle sfruttare. E avere tanta voglia di emergere e affermarsi. Nonostante il successo, Cipriano rimpiange ogni giorno di aver portato il ciuco in classe e di non aver studiato. Questo è un altro messaggio importante, chissà dove sarebbe potuto arrivare con l’istruzione. E’un libro ben fatto, con tanta ricerca dietro e vero. L’unica nota fuori posto che sono riuscita a trovare è quando dice che il treno va da Bari, Taranto e poi giù fino alla Terra d’Otranto, a parte che nel cuore della Terra d’Otranto c’è una città degna di essere nominata, però va detto che al tempo del racconto la Terra d’Otranto comprendeva anche le province di Brindisi e Taranto quindi avrebbe dovuto scrivere che il treno arrivava a Bari e poi giù alla Terra d’Otranto. Errore veniale considerando il resto del testo e che dimostra che la Puglia è bella ma anche taaanto lunga e molto diversa. In conclusione, un gran bel libro che sono contenta di aver affrontato non facendomi spaventare dall’etichetta “saga familiare”, oggi un po' troppo abusata, e dal numero delle pagine che scorrono veloci grazie ad una scrittura fluida.
Nel Agosto del 1895 una nuova ondata di colera costringe il medico Romualdo Parlante a mandare la moglie Palma, incinta del quarto figlio, nel suo paese d'origine in Puglia, dove troverà ad aspettarla i genitori di lui: Bastiano e Checchina. Ed è grazie al figlio che Palma, che la storia ci viene narrata. Una saga famigliare che intreccia un contesto domestico con quello storico dell'Italia.
"Gente del Sud" non è un romanzo che avrei scelto volontariamente di leggere, mi è semplicemente capitato in una challenge. E ammetto che ero un po' intimorita: non è il mio genere ed è puro un bel mattone.
Sono però rimasta sorpresa dal risultato. Tralasciando la prima parte, in cui dobbiamo prendere un po' confidenza col tutto, lo stile di Mastrolonardo risulta poi essere molto liscio e fluido, e una volta che conosci i personaggi, la lettura scivola via che è un piacere.
Senza contare che l'autore ha un modo unico di descrivere gli ambienti, i sapori e gli odori che rendono il tutto incredibilmente reale e concreto. Una sensazione che diventa ancora più predominante dalla magnifica atmosfera, da lui magistralmente creata, che risulta quasi dal sapore agrodolce.
Ma non credo ci siano dubbi sul fatto che il romanzo si posi totalmente sui personaggi. In 800 pagine facciamo conoscenza con un gran numero di personaggi, in particolar modo i componenti della famiglia Parlante. Una generazione dietro l'altra li andiamo conoscendo e amando. E, tramite loro, ci viene mostrata la storia d'Italia. Un lungo secondo che ha cambiato profondamente il nostro paese e che Mastrolonardo intreccia perfettamente con il lato più domestico e famigliare dei Parlante, in modo che nessuna delle due parti risulti troppo predominante.
Personalmente ho trovato interessante sopratutto il modo in cui l'autore ha descritto il cambiamento nel quotidiano: le tradizioni che diventano antiquate, il nuovo che prende il posto del vecchio, i valori che cambiano e perdono di significato. è qualcosa che mi colpisce particolarmente perchè io stessa in quasi trent'anni di vita, non posso fare a meno di notare come le cose siano cambiate in questi decenni.
Quindi si, un libro fuori dalla mia Confort Zone che però si è rivelata una lettura davvero interessante da fare e, perchè no, anche piacevole.
Ho lasciato questa terra senza rimpianti, senza nostalgie. (...)A settembre sono rientrato dopo anni nella vecchia casa in cui ho trascorso l’infanzia. E ne sono rimasto smarrito. Pareva che qualcuno mi stesse chiamando e non riuscivo a capire chi o cosa. Un mondo di ricordi affiorava dai riposti dell’anima. (...) Avevo accantonato tutto. Mi son chiesto in questi mesi perché l’abbia fatto: in fondo si può vivere presente e futuro pur in compagnia dei ricordi. Eppure in me c’è stato un involontario processo di rimozione per il quale ho cancellato ogni cosa (...) Con il trascorrere dei giorni(...)Nomi, volti sfocati, immagini sbiadite come di vecchi dagherrotipi, frasi smozzicate affioravano prepotenti dalla memoria. Fantasmi di un passato che credevo morto e sepolto, venivano a scuotermi. (...) Il seguito è venuto da sé, come una febbre che cresce, offusca la mente e la conduce in un limbo, sospesa tra realtà e fantasia. È di questa febbre che racconta il romanzo, più che della mia famiglia. Una febbre d’amore per questa terra che ho a lungo ignorato o tentato di dimenticare, infatuato di un altro mondo e di un’altra vita. Ma il mio Sud era lì, paziente come sempre, ad attendermi.(...)
Il mio posto è qui. Tardi, ma l’ho compreso grazie al lungo viaggio che mi ha riconciliato con la mia terra e il mio passato.
Ognuno ha la sua Itaca, la mia è questa terra rossa di sangue e di fatica.
C’è un’espressione di mio nonno che ne riassume molto bene il senso: sòip’ amàur, diceva. Significa che «sa d’amaro», ma può anche significare che «sa d’amore».
Finalmente è arrivato il libro che tanto aspettavo. Finalmente ho trovato una storia completa sotto tutti i punti di vista. Questa è la storia dei Parlante. Di tre generazioni che vivono e lottano. Si narra di Papanonno, dei suoi figli e dei suoi nipoti fino ad arrivare alla nuova generazione. Il libro si apre diversi anni prima della Prima Guerra mondiale e si conclude arrivando ai giorni nostri. In queste pagine si incontrano tanti personaggi. Alcuni belli, altri complessi o marginali. Annoiarsi è impossibile. Sorridere è facile così come emozionarsi per le vicende dei protagonisti. Credo di aver letto pochissimi libri belli come questo. Lo ricorderò con estrema dolcezza e probabilmente, dato che l'ho comprato come formato ebook, lo comprerò anche cartaceo. Ciò che mi è piaciuto particolarmente è stato alla fine scoprire che, nonostante un po' di fantasia dell'autore, tutto ciò che è narrato è successo davvero. È un valore aggiunto alla narrazione già di per sé accattivante e molto bella. L'ho finito troppo presto e, scoprendomi all'ultima pagina, ho avuto la sensazione di perdere dei compagni di viaggio. Cipriano mi è piaciuto particolarmente, lati brutti e belli. Per non parlare di Costanzo che a modo suo ce l'ha messa tutta per fare qualcosa di buono. È forse troppo presto per fare dei bilanci ma credo proprio che questa sarà una delle mie letture più belle di questo 2021
Una saga famigliare degna di questo nome: i Parlante, una famiglia contadina come tante di Balsignano, un piccolo paesino pugliese (inventato), teatro di questo lungo romanzo che racconta la Puglia, la società contadina, la storia d'Italia e tanto tanto altro.
Questo romanzo racchiude la storia di moltissime famiglie rurali, e quella dei Parlante, in particolare, si intreccia tantissimo con quella della nostra penisola: dalla fine dell'800, con il ritorno del colera a Napoli, al colonialismo; dalla Prima Guerra Mondiale fino all'avvento del Fascismo e al sopraggiungere della prima modernità. I Parlante erano lì, in prima fila, a far da apripista a ogni evento, sempre in mezzo alla mischia, a far da protagonisti e mai da semplici spettatori.
I Parlante hanno fatto la storia di Balsignano in particolare e d'Italia in generale, hanno spinto l'economia e hanno insegnato l'arte di reinvetarsi, di migliorarsi e di non lasciarsi mai sopraffare dalle novità. La vita, o la prendi di pancia, o lei ti schiaccia, un concetto che, sopratutto Cipriano - il Parlante per eccellenza - ha capito bene e ha fatto proprio.
Una storia che commuove, che scalda, che rinvigorisce, che getta luce e che avvolge nella sua grande potenza. Un libro bello, ma veramente bello, vicino a tutti e che - soprattutto se si è meridionale - arriva dritto al cuore. Forse il libro migliore letto nel 2024.
Cent’anni di solitudine è uno dei miei libri preferiti ma dopo aver letto Gente del sud devo ammettere con mio grande stupore che quest’ultimo capolavoro mi ha letteralmente folgorato. E aggiungo un’altra cosa chiedendo prima perdono a Gabriel García Márquez: se avessi un solo spazio disponibile nella mia libreria sceglierei il romanzo di Roberto Mastrolonardo. Ho apprezzato tutto, a partire dalla descrizione dei personaggi perché ognuno, non conta se sia vecchio o giovane, uomo o donna, ma ognuno è unico per temperamento, convinzione, pazzia, forza d'animo, rabbia, cocciutaggine e storia vissuta. In questo libro è condensato un mondo che non esiste più ma che in qualche modo va compreso e studiato, e questo capolavoro ci da l'opportunità di farlo fino in fondo e in maniera scorrevole al punto da non sentire il numero delle pagine. E’ praticamente impossibile restare indifferenti a Cipriano Parlante, personaggio perno di questa storia che rappresenta il ponte tra l’Italia del fine ‘800 e quella della metà del 1900. Forse uomini come lui non esistono più se non in questo libro..
Il racconto della famiglia Parlante e del suo legame con la storia d'Italia; la peste di fine 800, le due guerre, la rinascita economica... Personaggi molto ben caratterizzati. Libro dal ritmo scorrevole e di piacevole lettura.
La storia di una famiglia e di una terra in più di un secolo. Bel libro, ma impegnativo e senza dubbio lungo. Qualche pagina in meno non avrebbe fatto male. Interessante leggere i cambiamenti nelle abitudini e nel microcosmo in cui vivono i Parlante.
recensione a cura del blog “Libri Magnetici" by Meghan «… ero rimasto solo io, ultimo rappresentante d’una genia da cui ero fuggito e che adesso mi chiamava. Perché? Cosa voleva da me quella gente?»
E’ questa la domanda che si pone il protagonista davanti a quella libreria immensa lasciati in eredità dallo zio.E in quella libreria l’autore stesso ci svela di aver trovato lettere, manoscritti, ordini di acquisto e atti notarili, e soprattutto fotografie, da cui ha ricostruito la storia della sua famiglia. Una famiglia, la Pallante, che ha sempre amato quella terra così particolare da una parte e dall’altra, invece, l’ha respinta ora dedicandosi agli studi di medicina, ora allo studio delle lettere classiche. In un racconto che parte dal momento dell’Unità d’Italia per arrivare ai giorni nostri, i Pallante ci mostrano l’amore per le radici, per la famiglia, per i figli e nipoti, parallelamente alle lotte, umiliazioni e processi per arrivare a farsi spazio nella vita.
«… la strana storia di quella famiglia che per decenni aveva cercato di raggiungere un rango nella borghesia di provincia venendone sempre ricacciata indietro.»
La determinazione del capostipite Bastiano nel voler essere parte di quella sorta di nuovo mondo si accompagna alla dedizione per quella sposa che sarà per lui una vera e propria compagna di vita; lui che nella vita ha sì cercato la ricchezza, ma per potersi considerare all’altezza di quei signori che aveva sempre ammirato.E così per Aniello, che in quel figlio che parte per la guerra, vede il riscatto di una vita in ombra, o per Cipriano, che porta il peso di quel nome e l’impegno di portarlo a testa alta. Attraverso più di un secolo, i Pallante portano attraverso la storia dell’Italia, quella delle due guerre mondiali e della dittatura e della Repubblica poi, raccontandoci l’ostinazione, la lotta, l’attaccamento alla terra, quando questa tradiva con i parassiti che distruggevano il raccolto, e gli amori, in quei matrimoni che per alcuni di loro si trasformeranno una rovina morale e materiale. Le figure femminili sono infatti descritte con attenzione, mai banalizzando il ruolo della donna in quel mondo rurale o in quegli anni terribili post Armistizio, creando un collante che rivela il cambiamento sociale e morale di una nazione lasciata in balìa di se stessa. Le descrizioni del territorio sono precise e mai ridondanti, portandoci a scoprire una parte della Puglia con le sue coltivazioni di lenticchie spesso dimenticata, e che sicuramente spinge il lettore a voler scoprire di più.Il libro è corposo nelle quasi ottocento pagine, e in alcuni passaggi si resta quasi indietro rispetto anche agli inserimenti storici: la bravura dell’autore è stata però quella di dare uguale spazio a tutti i protagonisti, anche ai bambini, in modo da creare un quadro complessivo capace di tenere le fila della storia.Una storia diversissima da altre lette sulle saghe familiari (questa è anche precedente per anno di pubblicazione) e che riesce a piacere per il rispetto e l’attenzione con cui l’autore ha voluto raccontare la sua famiglia, ben rappresentata nella bellissima e pertinente copertina.
« Una febbre d’amore per questa terra che ho a lungo ignorato o tentato di dimenticare, infatuato di un altro mondo e di un’altra vita.»
La storia della famiglia parlante da papànonno a Cipriano ( che ne é il protagonista assoluto) fino ad arrivare a Raffaele che ne trascrive la storia.. Il tutto passando per le guerre mondiali. Il colera, il fascismo, l'industrializzazione ecc. Un arco di tempo lunghissimo che ci accompagnerà per le 700 e passa pagine di questo romanzo.
Mi sono incaponita a leggere questo libro perché lo sentivo nominare da tutti e lo vedo ovunque.. Mi sono incuriosita e complice un gdl.ho deciso di provare a leggerlo..
IMMENSO! Il primo aggettivo che mi é venuto in mente dopo aver letto l'ultima pagina di questo romanzo. Per più di 700 pagine ho accompagnato la famiglia Parlante, ma soprattutto Cipriano per un secolo di storia.. Immenso perché ci mostra una spaccato di storia importante in maniera del tutto armonica.. carica di emozioni.. ho percepito la realtà.. ho empatizzato con i personaggi ( principali e non) Immenso perché alla base di tutto c'è un insegnamento importante: se hai la terra hai tutto.. La vita prima, durante e dopo le guerre , del sud. La forza di rialzarsi è di non arrendersi.. L'orgoglio di appartenenza.
La vicenda inizia a Napoli nell'agosto del 1895, quando arriva un ondata di colera che costringe il dottor Romualdo Parlante, ha mandare sua moglie (incinta del quarto figlio) e i suoi 3 figli a tornare in Puglia.
Iniziamo così a conoscere tutti i membri di questa famiglia che pagina dopo pagina mi sono entrati nel cuore.. Dopo una prima presentazione dei personaggi e delle loro storie.. iniziamo a seguire i giovani Parlanti, soprattutto Cipriano, il più piccolo della famiglia. Cresciuto senza aver conosciuto il padre inizia ben presto a mettersi nei guai, accompagnato dal fedele e fraterno amico Angiolino. Quando inizia la guerra si arruola.. saranno anni difficili che lo tempreranno e lo restituiranno a sua madre, uomo fatto.. Anche Bastiano Parlante, il papanonno, inizia a vederne le qualità e presto lo designa suo erede.. Attorno a lui ruota la maggior parte del romanzo tra amori, guerre, amicizie, dolori e delusioni.
Cipriano é un ragazzo di una volontà ferrea e di una testardaggine fuori dal comune.. Di una spiccata intelligenza.. quando ha un pensiero e un idea in testa non si ferma finché non l'ha realizzata. Ma é anche un amico leale ed altruista, sempre disposto ad aiutare gli altri ( nasconde il suo amico Alessandro glanz salvando la vita a lui e alla sua famiglia) E caparbio ma pecca anche di orgoglio..
Sono tantissimi I personaggi che ruotano intorno a lui ma sono facilmente identificabili un quanti descritti in maniera magistrale.
Mi é piaciuto moltissimo Angiolino più che un amico un fratello.. Sempre al suo fianco.. Leale e sincero pronto a mettere in pericolo la sua vita pur di salvare la sua.. ( significativo é il suo disvorso: " Mia madre m'ha mandato alla guerra non p' l' italia ma p' te.! Ella o sape la capa calda ch' tieni! E m'ha ditt' du' cose:d'torná a casa tutt'e due, ma prima ancora d' nun fare fa cazzate a Cipriano! E chess é na cazzata grossa assai)
E si perché la bellezza di questo libro é che tra canzoni, discorsi in pugliese non annoia anzi.. E scorrevole e alterna scena comiche ( vuoi i guai combinati da costanzo) a scene che commuovono ( lo zio Aniello che adotta cipriano perché per lui é come un figlio)
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Questo romanzo racconta la vicenda della famiglia Parlante che trascorre in un paesino delle Murge in Puglia tra la fine dell'800 e gli anni Settanta del '900. È un racconto a tratti epico in cui le vicende famigliari si intrecciano con la Storia dell'Italia monarchica, fascista e repubblicana. Il protagonista assoluto è Cipriano Parlante che conosciamo ancora nel grembo della madre Palma in fuga da Napoli e dal colera verso la più sicura casa dei suoceri in Puglia. Insieme a lui bambino impariamo a conoscere l'altopiano delle Murge terra desolata eppure estremamente fertile per poi seguirlo al Nord negli scenari che hanno visto le terribili battaglie della Grande Guerra, narrata attraverso i suoi occhi di giovane fante lanciato all'assalto delle trincee nemiche. Dopo la devastante esperienza della guerra Cipriano torna nella sua Balsignano dove si dedica anima e corpo a risollevare le sorti economiche della famiglia rivelando un notevole spirito imprenditoriale che lo porterà a costruire una florida società commerciale. Infine ne seguiamo il lento declino, segnato da non poche tragedie famigliari. Nel complesso è un romanzo di ampio respiro, ricco di personaggi ciascuno con le sue caratteristiche e le sue manie (Checchina, lo zio Aniello e il Maggiore su tutti), ben scritto e che si legge con molta facilità nonostante la sua lunghezza. Lo consiglio vivamente a tutti coloro che amano le grandi saghe e che hanno voglia di ripassare la storia del nostro paese da una prospettiva inusuale, quella di una famiglia imprenditoriale del Sud. 4,5 STELLE.