Interi scaffali di libri sono dedicati al personaggio romanzesco, e particolarmente intricata è la sua tipologia. Questo saggio di Enrico Testa si fonda invece su una scelta semplice e radicale: l'analisi di due soli grandi attori che, affrontandosi sulla scena del romanzo, ne determinano modalità e sviluppo. A partire da essi, «eroi» dal profilo assoluto in perenne dissidio con il mondo e «figuranti» che si misurano con la realtà e i suoi compromessi, il libro passa in rassegna gli argomenti del vero, del bene e del male; la riflessione sul linguaggio; il problema della costruzione o debilitazione dell'identità; il rapporto con il nichilismo, invadente presenza di un intero secolo. Muovendo da un'ipotesi critica che della letteratura si avvale per affrontare più ampie questioni etiche e antropologiche, Enrico Testa offre così al lettore sia un'originale interpretazione del romanzo novecentesco, sia un sintetico panorama delle sue figure piú recenti e interessanti: da DeLillo ad Auster, da Saramago a Marías, da Roth a Sebald.
Come è cambiato il ruolo dei personaggi nei romanzi del Novecento? E quante tipologie ne esistono? Spiegarlo in meno di cento pagine potrebbe sembrare impossibile, ma questo breve saggio riesce a dare un’ottima infarinatura e infiniti suggerimenti di lettura.
Un ottimo saggio, piccolo ma concentrato, che analizza i diversi ruoli che assume il figurante nel romanzo novecentesco. Molto interessanti i riferimenti alle identità concave e convesse.