Un giovanissimo Imperatore romano molto minore, con una famigliaccia molto romana piena di mamme e di debiti, scappa con tutta la troupe a Ostia per un weekend-con-delitto. Al mare si dànno spettacoli e si governa l'Impero, fra riti e orge e magie e catastrofi molto kitsch, in un thriller peplum-noir di favoriti e sacerdoti e precettori e senatori in preda alle più incresciose follies della Romanità classica e della Decadenza pecoreccia. Composto nel fatale '68 e pubblicato l'anno successivo, questo romanzo «a frammenti mobili» – un cabaret "pop" dell'Immaginazione e del Desiderio – colse a caldo il senso più autentico di quella celebre avventura giovanile: una décadence archetipica ed emblematica, vissuta a Roma con le "crudeltà" e i "varietà" delle migliori avanguardie storiche. Una sfrenata performance contro ogni oppressione e repressione razionalistica, politica, culturale, scientifica. Con autorevoli canzonette e fumetti e gags di Nietzsche, Jarry, Artaud, Adorno, Totò, sull'Antichità e l'Attualità. E in omaggio speciale a Flaubert, parecchi deplorevoli inventari e cataloghi di bêtise tipicamente italiana, e nostra contemporanea. Ma chi sarà la vittima, poi? Dopo tanti straordinari equivoci e accidenti (anche lirici) lungo le strade, in villa, in spiaggia, a tavola e a letto, di giorno e di notte, il giovane imperatore-compagno (e savio teppista) diventa dio a sorpresa. Miracolando di prepotenza il Pontefice, nel Tempio-Supermarket più importante dell'Impero, con la collaborazione di Ubu Roi e Zarathustra. Che carriera!
Lo scrittore e saggista Alberto Arbasino nasce a Voghera il giorno 22 gennaio 1930. Laureatosi in Giurisprudenza, si specializza poi in Diritto internazionale all'Università di Milano. L'esordio come scrittore avviene nel 1957: il suo editor è Italo Calvino. I primi racconti di Arbasino sono inizialmente pubblicati su riviste, poi saranno raccolti ne "Le piccole vacanze" e "L'anonimo lombardo".
Grande estimatore di Carlo Emilio Gadda, Arbasino ne analizza la scrittura in varie opere: ne "L'ingegnere e i poeti: Colloquio con C. E. Gadda" (1963), ne "I nipotini dell'ingegnere 1960: anche in Sessanta posizioni" (1971), e nel saggio "Genius Loci" (1977).
Scrive anche reportage Da Parigi e Londra per il settimanale "Il Mondo", poi raccolti nei libri "Parigi, o cara" e "Lettere da Londra". Ha collaborato anche per i quotidiani "Il Giorno" e "Corriere della sera"
Illeggibile ma coloratissimo, intelligente e pure attuale. Come 15 giorni ininterrotti di Facebook trascrivendo e digerendo tutto in un caleidoscopio. Da mettere nella libreria Gauche Caviar per ricordarsi che l’Italia è sempre e specialmente oggi un grande Supereliogabalo
Il riferimento obbligato è ovviamente Eliogabalo o l'anarchico incoronato di Antonin Artaud, opera-chiave della letteratura surrealista dove il famigerato imperatore romano Eliogabalo diviene archetipo del ribaltamento culturale e filosofico contro l'ordine razionale e repressivo. Arbasino segue questa ri-lettura storica in un esperimento letterario e stilistico di notevole audacia e di parimenti difficoltà: Eliogabalo è ora un rampollo di una strana famiglia della Roma-bene (o male?) in libera uscita verso Ostia, dove si compierà il suo destino in un finesettimana situazionista, camp e gioiosamente caotico.
Il testo è esplosivo, disomogeneo ed eterodosso: pezzi di poesia improvvisata, analisi storico-socio-filosofiche, rilettura di fonti delle Roma imperiale - un fertile, divertentissimo e vulcanico guazzabuglio di cultura elevata ed intelligentissimo sperimentalismo. Per esempo, vi è una prova di grande abilità letteraria nel parallelo tra lettighe e automobili, uno dei molti funambolici virtuosismi del testo. La scrittura paratattica si basa sull'iterazione di liste di stessi elementi e concetti ma composti da sinonimi per effetto comico di alta raffinata cultura e esteso lessico, sempre con un'attenzione divertita agli effetti sonori e quasi musicali del testo. Colto ma divertente, prolisso e geniale, Arbasino qui è al suo massimo livello di inventiva e stile:
«Ho un penchant per i dissidenti e i dissonanti!». «E io faccio pendant con i detonanti e i dissolventi!».
c'è anche spazio per una previsione molto lungimirante sui rischi delle battaglie inclusive e di "empowerment" di certe minoranze: questi gruppi che facendo i collettivi settoriali sul Dire e mai sul Fare si costruiscono giorno dopo giorno i loro ghetti ‘a tema
e un omaggio a tre grandi geni letterari italiani: rende grazie alla inventio versatilis ac ductilis di Aloysius Malerba... A Sylvanus Bussotti e Petrus Citati
e, tra le righe, si coglie sempre come il gioco letterario di Arbasino sia, per quanto divertente, non fine a se stesso, ma strumento per parlare di cose maledettamente serie, come in una sorta di battaglia-poetica filosofica antisistema e antirazionale:
all’intelletto intollerabile sostituire l’aberrazione e l’immaginazione, la frattura, la scissura, lo scarto rispetto alla norma, l’afasia, la folly e le Folies. Cioè, la parola poetica. Olé.
«La lunga marcia più lunga di tutte è sempre quella attraverso la stronzaggine».
lo sregolamento delirante dei sensi risulta strumento programmatico di conoscenza efficace. ... negatore insistente di qualunque illusione circa una Storia organizzata come «successione di fasi a una dimensione» – ridicola come il vezzo dell’uomo «tutto d’un pezzo...».
Il finale è un'epifania ascendente, una esplosione di poesia sperimentale tra surrealismo e gioco culturale, in cui emerge un elogio storico e filosofico della Decadenza di grande spessore culturale e alquanto intelligente:
Sei amor che a nullo amato Sei la Camera e il Senato Sei Giustino Fortunato Eliogabalo Sei un fissato-bollato E un clavicembalo ben temperato Eliogabalo Sei a spese dello Stato