Con la sua inconfondibile voce, Pif esordisce nel romanzo con un’opera divertentissima che costringe il lettore a riconsiderare i rapporti che ci legano gli uni agli altri, il nostro comportamento quotidiano e le parole solidarietà, uguaglianza, verità. Arturo è un trentacinquenne, non ha ancora una fidanzata e fa l’agente immobiliare. Il suo principale obiettivo nella vita è mantenere immutato lo stato delle cose. Ha poche passioni che condivide con gli amici di sempre. La più importante e irrinunciabile è il cibo: famoso per la sua pignoleria gastronomica, gli amici spesso si fanno il segno della croce quando al ristorante è il suo turno di ordinare. Arturo ricambia la loro tolleranza, immolandosi come portiere per le partite di calcetto. Questa è la sua routine, fino al giorno in cui entra in scena Lei: la figlia del proprietario della pasticceria che fa le iris più buone di Palermo, il dolce preferito di Arturo. E in un istante diventa la donna dei suoi sogni. Sveglia, intraprendente, ma anche molto cattolica, Lei sulla religione ha la stessa pignoleria di Arturo sui dolci. È proprio così che lui la conquista, sostituendo l’uomo che ha il compito di interpretare Gesù durante una Via Crucis. Quel giorno è per Arturo un vero calvario, perché durante il tragitto si accorge di avere dimenticato qualsiasi nozione della religione cattolica e sbaglia tutto, dando vita a una rappresentazione ai limiti del blasfemo. Ciò nonostante, Lei si innamora e per un periodo felice i due stanno insieme, senza che lei si accorga della sua indifferenza religiosa né, tanto meno, senza che Arturo la confessi… Questo precario equilibrio, fatto di verità non dette e risposte liturgiche mezzo inventate e mezzo bofonchiate, non può durare: quando Lei si accorge della freddezza cattolica del compagno, la loro vita di coppia esplode. Per qualche giorno lui para i colpi, ma poi, un po’ per sfinimento e un po’ per provocazione, decide di applicare alla lettera le regole e gli insegnamenti del cristianesimo, di praticare la parola di papa Francesco. Per tre settimane. Quella che mette in pratica è una vera e propria rivoluzione che cambierà la vita di tutti, rivelando a Lei e alle persone che gli stanno intorno, amici e colleghi inclusi, la natura profonda e dimenticata del cristianesimo. Una verità molto scomoda, come Arturo avrà presto modo di scoprire.
All’anagrafe Pierfrancesco Diliberto, Pif inizia la sua carriera lavorando come assistente alla regia di Franco Zeffirelli in Un tè con Mussolini (1999) e con Marco Tullio Giordana ne I cento passi (2000). Nel 2000 Pif diventa autore televisivo, acquistando poi celebrità con “Le Iene”, dove lavora come autore e inviato dal 2001 al 2010. Nel 2007 per Mtv realizza “Il testimone”, il suo primo programma individuale, tra i più originali e innovativi del panorama televisivo odierno. Nel 2017 è su Rai3 con il suo “Caro Marziano”. Al cinema intervista Ettore Scola nel documentario Ridendo e scherzando. Nel 2013 debutta alla regia con il suo primo lungometraggio La mafia uccide solo d’estate, per il quale vince due David di Donatello, tra cui quello come miglior regista esordiente e un Efa (European Film Awards) come miglior commedia, dal quale è stata tratta una serie televisiva per Rai Uno. Il suo secondo film è In guerra per amore (2016). Feltrinelli ha pubblicato … che Dio perdona a tutti (2018), il suo primo romanzo.
Ecco uno di quei libricini che non ti aspetti. Letto per caso su un gruppo di lettura pensavo di trovarmi davanti un libro ironico, spensierato e senza troppe pretese...mi sbagliavo. E' un libro ironico si, ma tutt'altro che superficiale, anzi, usa l'ironia per parlare di una cosa diffusissima nella società odierna: l'ipocrisia umana. Arturo, il protagonista, per conquistare il cuore della sua amata (e della famiglia cattolicissima di Lei) si cala nel ruolo del perfetto cristiano, non il cristiano medio, ma colui che segue per filo e per segno l'insegnamento dei Vangeli. A quel punto però il castello crolla, l'apparente cristianità di lei, della famiglia e degli amici si dimostra per quello che è, pura ipocrisia di facciata e di comodo, la stessa che vive la maggior parte della gente. "Ma guardi questo paese che si dichiara cattolico. Mi sembra acclarato che non sia così. Se fosse vero saremmo un paese civile. Perché il pensiero fondamentale che accompagna le azioni degli italiani è: futti, futti, che Dio perdona a tutti! C'è sempre la misericordia di un Dio misericordioso che ci salverà. Se la vivi così, la fede, è molto facile essere cristiani." dice Arturo in un momento di sfogo, mentre anche i preti amici di famiglia cercano di convincerlo ad essere meno estremista. Ripeto, romanzo divertente (alla tecnica delle blatte sono scoppiata a ridere sul treno!) ma che fa riflettere. Bravo Pif, solo su una cosa ti do torto...si dice arancino non arancina!
Non avevo mai letto un libro di PIF, e iniziare con un romanzo nonostante lo segua prevalentemente per il suo lavoro in video riguardo tutt’altre tematiche, mi rendeva un po’ titubante: mi sono ricreduto subito dopo i primi due capitoli.
Ho trovato il libro scorrevole, divertente, leggero e ironico ma al tempo stesso talmente “vero” nel suo surrealismo, da lasciarci con dubbi e domande.
Quanto possono essere applicabili le religioni al giorno d’oggi? Quanto è conciliabile l’essere dei bravi cristiani cattolici con la nostra società? Siamo davvero interessati a seguire alla lettera dei dogmi?
Ovviamente, ad ogni provocazione la risposta finale è “No”, e lo scopriremo facendo delle sincere risate attraverso le disavventure del protagonista, con tanto di finale a sorpresa.
Libro, come dicevo, leggero, che consiglierei come lettura fresca ed estiva. Nulla di impegnativo, ma le risate sono garantite.
Divertente, la prima metà l’ho letta durante un viaggio in treno e ridevo da sola, nella seconda metà, pur mantenendo lo stile scanzonato e ironico di Pif il libro è meno esilarante, spinge a riflettere anche su un tema importante come la religione e la coerenza. Molto carino.
Una sfida partita quasi per gioco, per avvicinarsi al mondo della propria ragazza, finisce per insegnare molto di più, ad Arturo e a chi sta vicino a lui. Non mi ritengo una grande religiosa...o meglio, per citare Woody Allen: "Non ho niente contro Dio, è il suo fan club che mi spaventa". E qui troviamo esattamente quello che intendo: credenti solo a parole, che si vantano di andare a messa la domenica o di tenere il crocifisso appeso in casa o in ufficio, ma che poi, all'atto pratico, degli insegnamenti di Dio si dimenticano, se non quando fa comodo a loro. Forse alcuni episodi del romanzo sono un filo esagerati, ma ne siamo proprio sicuri? Ottimo spunto di riflessione, un libro che tocca in modo leggero argomenti molto profondi e che fa pensare.
Nonostante ci siano alcuni spunti interessanti rimane una storiella leggera che strappa qualche sorriso ma niente di più. I personaggi sono piatti e pieni di clichè. Insomma preferisco il Pif delle inchieste piuttosto che il Pif "romanziere".
Carino e divertente ma a volte l'ironia è un po' forzata ed esagerata. Un romanzo che mi ha ricordato quelli di Fabio Volo ma che, non so bene perché, mi ha deluso.
Libro delizioso ascoltato in audiolibro direttamente dalla voce di PIF.
Una lettura leggera che fa riflettere sull’atteggiamento dei cristiani ipocriti, tutti quelli che interpretano la parola di Gesù a proprio uso e consumo, pretendendo di giudicare gli altri o di sapere cosa bisogna fare e dire in ogni circostanza.
Col suo approccio scanzonato e sbarazzino Pif ci ricorda che è difficilissimo vivere da cristiani, perché fare la scelta giusta, vivere nella verità vuol dire rinunciare al proprio tornaconto; amare incondizionatamente significa dimenticare quei privilegi cui siamo abituati. E non è vero che Gesù unisce, perché mettere in pratica la verità, l’onestà, l’amore, quelli veri, vuol dire creare divisioni.
Un libro per smascherare gli ipocriti, per riflettere col sorriso sulle labbra.
Il pensiero fondamentale che accompagna le azioni degli italiani è: futti futti, che Dio perdona a tutti! C'è sempre la misericordia di un Dio misericordioso che ci salverà. Se la vivi così, la fede, è molto facile essere cristiani. Abbiamo preso tutto quello che ci interessa, la parte più facile, e abbiamo lasciato quella più impegnativa. Tanto il prete ci perdonerà. Parlare di religione in un romanzo è forse una delle cose più rischiose in cui uno scrittore possa imbattersi. Però se lo fai con l'ironia e con l'intelligenza di Pif, quello che esce fuori è un piccolo inno alla verità e alla coerenza.
@ilfornoincantato Pif, che tutti conosciamo ( e che io ho avuto modo di conoscere l'anno scorso di sfuggita a Tempo di Libri - la sorella Libridinosa ancora ha gli occhi a cuoricino, credo) per il film La mafia uccide solo d'estate e per la trasmissione tv Il Testimone, esordisce con un romanzo parlandoci di Arturo, della sua passione per la pasticceria siciliana e per tutto ciò che contenga ricotta, del suo amore per la sua Lei. Arturo è uno di quegli uomini che vivacchia, non si spinge mai in avanti, preferisce una vita nelle retrovie piuttosto che trovarsi in mezzo ai pasticci. Ma un pasticcio lo fa tutto da solo, quando Lei, fervente credente, scopre che la sua fede non è così sviluppata. Sa alcune cose, un po' come tutti, ma nel momento topico degli inni durante la messa il suo è un mal celato karaoke incompleto. L'occhiataccia che Arturo riceve lo gela e dopo la fatidica domanda "Ma tu credi in Dio?" scatta in lui la rivalsa! Si concede tre settimane da cattolico cristiano osservante: niente bugie, niente sesso non a scopo procreativo, si fa solo del bene. Ma ovviamente questa vita ai giorni nostri non può che creargli problemi.
Pif ci parla di religione, ma soprattutto del vivere la fede, e lo fa in modo divertente e ironico, strappando più di una risata tra episodi al limite del paradosso e le poche rimembranze di Arturo del catechismo. Non giudica l'essere cristiani o meno oggi, ma si diverte a mettere in piazza i "fedeli della domenica", quelli che si professano ferventi cristiani un minuto e mentono o tradiscono quello dopo. Quello di Arturo diventa un vero e proprio esperimento sociale che mette davanti a tutti noi l'incoerenza che molto spesso viviamo. Frasi o comportamenti che siamo abituati a seguire più per tradizione che per vera fede, si presentano in questo libro, che si legge in un boccone, in tutto il loro tragicomico nonsense.
@torino.repubblica.it Il contrappasso che Arturo si troverà a subire è una vera e propria Via Crucis verso il completo stravolgimento di una vita tracciata e prefissata. In un mondo di pesudo fedeli lui, che segue alla lettera le parole di Gesù, diventa l'alieno, il diverso, il paria da guardare con sospetto e diffidenza. Povero Arturo! Con la sua mania dei dolci, dei cannoli, dell'iris e dello sciù è un personaggio che ti conquista, un'anima pura in mezzo ai lupi; dall'altra parte Lei, al secolo Flora, un po' stronza ci sembra. Brava a recitare il ruolo della pia figlia di papà, ma al momento di sfoderare i precetti appresi, ad esempio davanti ad un paesino sconvolto dal terremoto, è la prima a fare marcia indietro e a tirare fuori un sano egoismo. Ahi Flora, sarai pure stata la Lei perfetta per Arturo, con tanto di catene di pasticceria, ma per il lettore sei stata un cornetto mal lievitato, un vero peso sullo stomaco che non va né su né giù.
In questo esordio Pif si presenta come uno scrittore che scrive con intelligenza e buon cuore, che ci mette tanto di suo e che ci mostra quello che è il suo vissuto. È un romanzo molto visivo e molto cinematografico e non mi sarei aspettata niente di diverso da lui. Ma a farla da padrone sono l'ironia e la leggerezza con cui affronta un tema in realtà molto delicato, un tema che i più avrebbero preso con le pinze e che invece lui non ha avuto paura di usare. Anzi, lo stravolge del tutto e mette in crisi il comune sentore cristiano. Ma comunque la vogliate vedere, religione si religione no, la domanda resta sempre una: si dice arancina o arancino?? E l'iris: in forno o fritta? Questi sono i veri dilemmi...
A sto giro ho fatto un casino: praticamente siccome la copertina di questo libro e dell’ultimo di Pif sono molto simili, ovviamente mi sono confuso credendo questo fosse l’ultimo, per poi correggere in fase di editing. Come se non bastasse, quelli che abitano sopra di me si son messi a far casino come al solito mentre giravo e ho finito per parlare male di loro. Però comunque il libro mi è piaciuto!
Esilarante la prima metà (lo stavo leggendo in aereo e il mio vicino ha voluto sapere il nome del libro dopo avermi visto ridere da sola per la quarta volta consecutiva). Fa riflettere sulla seconda metà. Non è un libricino semplice, come ci si può forse aspettare all'inizio. Costringe a far un paio di esami di coscienza (non per niente, mette Dio nel titolo), impone in certi punti un po' di autocritica e non ha paura di mettere in luce verità scomode. Inaspettato.
"... da oggi fino a tutto il mese... no, forse è troppo... da oggi fino alla terza settimana del mese io sarò un uomo profondamente cattolico..."
Inizia così la messinscena di Arturo, 35 anni, agente immobiliare con l'attitudine a personalizzare ma non a prendersi responsabilità, incapace di impegnarsi in qualcosa di serio che non sia la ricotta.
La pseudo-conversione (una vera e duratura sarebbe stata troppo impegnativa da immaginare) inizia per compiacere Flora, la Lei con la L maiuscola, quella che ne capisce di dolci tanto da poter essere la donna della sua vita.
Non avrebbe immaginato Arturo di calarsi nella parte tanto da stravolgere la propria vita e diventare agli occhi degli altri Angelo o Salvatore ma agli occhi di Lei un fanatico, uno che crede in maniera eccessiva.
Tra paradossali atti di bene, vie Crucis con Gesù sostituiti per acciacchi vari, aspiranti calciatori con la sindrome del karaoke e cassate pac-man, Pif pungola il lettore con domande che mettono a disagio la coscienza perché se credere in Cristo è facile, essere cristiani è difficilissimo e stringi stringi il pensiero che accomuna tutti è uno: futti futti che Dio perdona a tutti!
Un riuscitissimo libro sulle ipocrisie di un popolo credente per inerzia.
Un esempio di come leggere leggero non sia affatto sinonimo di superficialità ma solo un modo irriverente di narrare la vita.
Tema spinoso affrontato con leggerezza, ma non banalizzato. Osservato da una prospettiva diversa, Pif è riuscito a trattare l’argomento senza “intoppi”, risultando piacevole ed estremamente attuale.
Il confine fra una leggera ironia e la banalità è davvero labile: Pif ha dimostrato nelle sue inchieste televisive (penso a Il Testimone, naturalmente) e nei suoi film (su tutti La mafia uccide solo d’estate) di saper ben frequentare la prima tenendosi a rispettosa distanza dalla seconda. E’ uno degli aspetti che più mi convince nei suoi lavori, insieme ad uno sguardo verso l’Altro che ho trovato sempre interessante e molto intelligente.
E’ per questi motivi che ho affrontato …che Dio perdona a tutti con alte aspettative. Ahimè, per motivi che coinvolgono certamente il mio sentire e il mio percorso, non sono state rispettate.
Mi è sembrato, in più di una occasione prima ancora che nell’idea complessiva del romanzo, che si scivolasse con un po’ troppa facilità nel dire comune, un filo da bar e a un millimetro dal qualunquismo di gianniniana memoria. Non che un argomento delicato come la Fede debba essere necessariamente affrontato da un Padre della Chiesa, per carità: ricordo una delle puntate de Il Testimone in cui l’argomento era trattato attraverso l’incontro con una giovane suora con la consueta ironia e nessuna pretesa macchiettistica, che qui ho invece – con dispiacere – intuito.
Ciò detto: scrittura pulita, sicura capacità di narrare – di taglio molto cinematografico – e un paio di passaggio che muovono comunque al sorriso.
Dopo aver conosciuto e amato Pif in qualità di regista ho letto con curiosità questo romanzo che, come immaginavo, non ha assolutamente deluso le mie aspettative. Una storia ambientata in Sicilia che vede come protagonista Arturo: agente immobiliare di 35 anni con la passione per i dolci a base di ricotta. Arturo ha una vera e propria passione per la pasticceria che, spesso, lo porta ad avere atteggiamenti un po' strani e quasi maniacali. Durante uno dei suoi tour gastronomici incontra Flora: figlia di un noto imprenditore locale e proprietaria di una pasticceria. Arturo fa di tutto per conquistare Flora, della quale sembra essersi innamorato al primo sguardo. Accetta di ricoprire il ruolo di Gesù in una struggente Via Crucis (che è il momento più esilarante della narrazione) e, in segno di amore, promette a Flora di impegnarsi nel riscoprire il senso profondo della fede. Durante il suo "esperimento" Arturo capisce che spesso quello che si predica è ben lontano da quello che in realtà ci si aspetta dagli altri. Tre settimane nelle quali Arturo mette in dubbio tutto ciò in cui ha creduto finora alla ricerca di nuovi stimoli e nuove certezze. Cosa succederà al termine della prova? Non svelo nulla ma vi invito a leggere questo meraviglioso romanzo che, con lo stile arguto che contraddistingue Pif, riesce a suscitare dubbi nel lettore e a far riflettere su temi importanti quali la religione, l'immigrazione e la complessità dei rapporti umani.
Libro che mi ha fatto sorridere più di una volta per via del comportamento del protagonista e dei suoi modi goffi di esternare ciò in cui crede. L'argomento religioso con le sue controversie e contraddizioni non è nuovo, ma nella storia che abbiamo letto, l'autore ha voluto spingersi fino al limite. E ha fatto bene. Perché anche se queste sono cose a cui io (come immagino anche molti altri) ho sempre pensato, mi chiedo: chi è capace di pensare certe cose e allo stesso tempo metterle in pratica? Perché mettere in pratica sul serio ciò che ci hanno sempre insegnato non è facile. Tutt'altro. È facile dire "Sono un buon cristiano, vado a messa la domenica, aiuto chi è meno fortunato e cerco di fare pochissimi peccati". Però nel momento in cui vai a mettere in pratica (veramente) certi insegnamenti, ti guardano tutti come fossi un animale raro. È più facile condannare l'ultrasettantenne che fa i festini sul terrazzo ogni sera, che il capo, cristiano praticante che truffa gli acquirenti pur di vendere una casa e che ha l'amante ma..."Mi raccomando! Tu non hai visto niente!" Storie già sentite e cose già viste, lo so. Ma forse ha ragione Pif: Vivi la tua vita, comportati come ti pare e piace, tanto all'ultimo momento fai sempre in tempo a pentirti. Dio perdona a tutti!
Mi sono approcciata a questo libro con aspettative decisamente basse e con l'idea di leggerlo giusto per ingannare l'attesa mentre aspettavo l'arrivo di un altro testo. Ho trovato la lettura molto coinvolgente ed incalzante, al punto da divorare un capitolo dopo l'altro, presa dalla curiosità di sapere "cosa sarebbe successo dopo". Purtroppo questo bel ritmo rallenta decisamente verso il finale, lasciando il lettore un po' spaesato. Alcune descrizioni sono davvero spiritose e divertenti, e mi hanno fatta ridere mentre le leggevo. Decisamente una delusione il finale, che mi ero immaginata ben diverso. Ho apprezzato le riflessioni sulla religione, anche se ogni tanto le ho trovate esagerate per il personaggio di Arturo e superficiali. In conclusione: una lettura piacevole, senza troppe pretese, scorrevole e che lascia al lettore spunti su cui riflettere.
Parte in maniera abbastanza simpatica, ma ben presto si rivela una fabiovolesca sagra del luogo comune. Sviluppo terra terra e che più elementare non si può, personaggi stereotipati e dimenticabilissimi, intenti moralistici che lasciano un po' il tempo che trovano. Ogni tanto punta sulle battute per cercare di alleggerire la lettura, ma anche da questo punto di vista non ci siamo: la maggior parte dei passaggi che dovrebbero essere divertenti risultano banali e non funzionano. Praticamente tutto quello che c'è in questo libro sa di "già letto". Mi dispiace, a me proprio non è piaciuto per niente.
3.5 stars - Pif si conferma sempre in grado di parlare di argomenti non facili (in questo caso la religione e l'ipocrisia spesso legate al professarsi cattolici) con una leggerezza tutta sua. Libro molto carino, scorrevolissimo ma non per questo completamente superficiale.
Oh che bello questo romanzo! Ancora una volta, Pif ha fatto centro. Una storia che può sembrare semplice, e invece è raffinatamente intelligente e, attraverso l'ironia, fa riflettere sul nostro modo di vivere la religione, la solidarietà, i rapporti con le persone, l'onestà. Il tutto condito con un'insana passione per i dolci siciliani. Niente male, per un volume di poco meno di 190 pagine! La rivoluzione di Arturo, nata per celia, cambierà inaspettatamente la vita di tutti, ma in primo luogo la sua: tre settimane in cui la sua vita finirà come in un frullatore, tra verità scomode, credenti "di facciata", e grandi amori che poi, così grandi, non erano. Un romanzo per riflettere, con il sorriso.
Personalmente ho un'idiosincrasia verso i libri dei cosiddetti "vip" che non hanno nulla da dire. Ma ogni tanto capita che legga la trama di un libro, o una recensione, e mi venga voglia di leggerlo. Salvo scoprire che l'ha scritto un "vip". Ovviamente vado oltre l'idiosincrasia, perchè riguarda persone che secondo me non hanno molto da dire, ma se un "vip" scrive qualcosa di simpatico o di valido gli dò una chance. Quindi ho letto volentieri questo libro, allo stesso tempo simpatico e serio, che mette in luce le contraddizioni e le ipocrisie di un'Italia che si sente cattolica ma solo a piccole dosi. So che è un romanzo, so che è finto, ma è reale come dinamiche quanto la realtà stessa. Questo libro mi ha dato le conferme ad un mio pensiero: sei ateo? Agnostico? Evita di metterti con una credente della domenica, una che è convinta ti manchi qualcosa, che lei vuole che tu abbia. Una che ti vuole quel "cattolico quanto basta" che piace a lei (vale anche a sessi inverso, è chiaro), che è la prima a non essere veramente cattolica non rispettando la sua religione ma poi pretendendo da te una "cattolicità" che le manca. Perchè a voler essere veramente cattolici in Italia si resta soli, e questo non penso sia solo un romanzo (il fatto di essere soli).
Un libro che fa riflettere. Pif è riuscito, con uno stile di scrittura semplice, a costruire una storia che rispecchia la maggior parte delle persone cristiane in Italia. Infatti la quasi totalità dei credenti si può rispecchiare in Arturo, il protagonista del romanzo. Praticare la religione quando e come ci fa comodo non significa essere cristiani. Andare in chiesa e sapere tutte le risposte da dare al prete durante la messa non significa essere cristiani. Il tema che Pif ha trattato nel suo romanzo è davvero critico e complicato ma é riuscito in maniera a tratti scherzosa a centrare le questioni fondamentali. Che cosa bisogna fare per essere un buon cristiano? È fattibile praticare al cento per cento la religione cattolica o alla fine ,se lo si fa seriamente, si rimane soli ?
Romanzo ironico ma per niente banale. Scritto da Pif e raccontato in audiolibro dallo stesso autore sembra leggero e divertente, ma tocca argomenti che non lo sono per niente. Porta a riflettere sull'ipocrisia e il perbenismo circolante tuttora, sul buonismo a buon rendere, sul fatto di essere credenti solo quando ci fa comodo. Il tutto sapientemente infarcito di simil cannoli pieni di ricotta fresca, partite di calcetto dilettante in cui il protagonista è sempre assente giustificato e rievocazione di Italia - Brasile del 1982. Insomma un divertente intrattenimento su un argomento non sempre piacevole. Ascoltato in audiolibro e consigliato.
“Ma guardi un attimo questo paese che si dichiara cattolico. Mi sembra acclarato che non sia così. Se fosse vero, saremmo un paese civile. Perché il pensiero fondamentale che accompagna le azioni degli italiani è: futti futti, che Dio perdona a tutti? C’è sempre la misericordia di un Dio misericordioso che ci salverà." Libro simpatico ma più trascurabile rispetto alle mie aspettative.
Un libro interessante, apparentemente leggero, ma che in definitiva pone diverse questioni sul piatto e mette in discussione il modo spesso troppo ipocrita con cui i cristiani vivono la propria fede. Facile a parole, meno immediato mettere in pratica almeno le basi.
Detto questo, non l'ho trovato un romanzo indimenticabile e pregnante. Diciamo che un 3 stelle e mezzo se le merita.
Un libro che grazie alla leggerezza profonda del suo autore rappresenta un’opera divertente ma che allo stesso tempo costringe il lettore a riconsiderare i rapporti che ci legano gli uni con gli altri e a riflettere sul significato delle parole solidarietà, uguaglianza e verità.
Letto durante le mie bellissime vacanze al mare, tra un tuffo e l’altro! Bellissimo, leggero e fresco! Pif oltre ad essere un fantastico giornalista è un fantastico scrittore! Inoltre il libro mi ricorda la mia infanzia, la mia cara e amata Sicilia, tra le citazioni dei dolci e frasi tipicamente sicule mi son sentita di nuovo bambina!
Impossibile leggere questo romanzo senza immaginarsi l'inconfondibile voce narrante di Pif. Soprattutto quanto dice "che minchiata!". È sarcastico, intelligente, sottile e leggero. Fa un sacco ridere e un sacco pensare. E fa anche venire voglia di dolci.
Adoro lo stile narrativo di Pif. La storia è semplice e tocca diverse tematiche sociali centrali in questo contesto storico. Ho trovato però una pecca che da lui non mi aspettavo.
Pif, Pierfrancesco Diliberto, è una di quelle persone che secondo me sarebbe meraviglioso incontrare di persona per farci quattro chiacchiere. È una cosa che sogno da quando lo seguivo nel suo programma televisivo Il testimone. Quando è uscito …Che Dio perdona tutti però sono rimasta interdetta. Quando si approda alla scrittura da persone di spettacolo sono sempre titubante, ho sempre paura di trovarmi davanti ad un libro scritto solo per cavalcare l’onda della notorietà.
Avendolo però disponibile su Storytel ho deciso di dargli una possibilità.
Con il suo solito stile ironico e leggero Pif riesce a mettere a nudo le contraddizioni di quella parte di popolazione che espone fiera il crocifisso, senza però sforzarsi minimamente di seguire la religione che professa. Essere religiosi, essere credenti, dovrebbe essere qualcosa di più di un gagliardetto da mostrare agli altri. È inutile tenere esposti simboli o andare alle prediche di una religione di cui, nella quotidianità, si ignorano deliberatamente i contenuti. Ma tanto si sa, alla fine…dio perdona tutti.
L'ho ascoltato letto dalla voce di Pif stesso, ammetto che la lettura non mi ha fatto impazzire. Mi è sembrato troppo impostata per la tipologia di narrazione.