Quella intrapresa da Maupassant fu una corsa disperata contro la follia, la sifilide, la morte: entrato nella letteratura come una meteora, un giovedì sera nella casa di Zola di rue Saint-Georges, dove lesse uno dei suoi primi racconti, "Boule de suif", ne sarebbe uscito come un fulmine, stenebrando brutalmente i contorni di una riposta ossessione: a fissare una parete a Passy, nella clinica del dottor Blanche, tra un attacco epilettico e l'altro, maledicendo se stesso, Dio, il maggiordomo Tassart, e tutti i diavoli. Una trentina di racconti, fra i più belli e i più inquietanti di Maupassant. Al centro il denominatore comune dell'esibizione dell'amoralità umana, l'invisibile, l'irrazionale... E come diceva Henry James: "Maupassant ha scritto un centinaio di novelle e solo quattro romanzi veri e propri [...]. Il fatto che siano brevi, brevissime in certi casi, non impedisce che formino una collezione di capolavori". Nei "Racconti neri", con una scrittura cesellata e raffinata fino al limite, ecco la rappresentazione della pazzia, del suicidio, del crollo nervoso imminente e dell'assassinio.
Henri René Albert Guy de Maupassant was a popular 19th-century French writer. He is one of the fathers of the modern short story. A protege of Flaubert, Maupassant's short stories are characterized by their economy of style and their efficient effortless dénouement. He also wrote six short novels. A number of his stories often denote the futility of war and the innocent civilians who get crushed in it - many are set during the Franco-Prussian War of the 1870s.
Ho impiegato moltissimo (un mese per sole trenta novelle) a finirlo perché trovo che i racconti siano disposti in ordine “tematico”, come in un’antologia, con il risultato di avere la sensazione di leggere sempre lo stesso racconto con personaggi dai nomi diversi. Questo vale soprattutto per la parte centrale del libro, con i racconti sulla follia e sul suicidio, che hanno rallentato molto la mia lettura poiché estremamente somiglianti tra loro, a volte vere e proprie prime versioni in nuce di novelle che ci si trova a leggere poche pagine più avanti.
Dunque, l’edizione ha il pregio di essere antologica e con una curatissima postfazione, ma può spegnere la curiosità di chi legge il fatto che appaia suddivisa in blocchi tematici così granitici.
Molto belli invece i racconti che non mirano con un (prevedibile, poiché le strutture narrative di somigliano a volte fino a sembrare copie carbone -si vedano i racconti ambientati in Corsica-) colpo di scena finale sanguinoso e violento a stupire, spaventare o/e disgustare il lettore -poteva accadere con i lettori ottocenteschi, ma chi è da decenni sovraesposto alla tendenza pulp e alla “letteratura cannibale” tanto di moda dal 2000 in poi non è facilmente impressionabile-, ma, pur restando “neri” e abietti, restituiscono quella sagacia leggera, disincantata e cruda sulla vita umana (e francese, con tutto quello che il macrouniverso Francia delle Belle époque può contenere e significare) di cui brilla la penna di un naturalista anomalo come Maupassant. Su tutti, ho preferito: Il campo degli ulivi, Un caso di divorzio, La maschera, Il salto del pastore.