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L'animale che mi porto dentro

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«Quello che tenevo compresso dentro di me, nell'ora di educazione fisica o durante i film di Maciste, o certe sere quando andavo a dormire e avevo paura, era l'angoscia di dimostrare di essere maschio. Doverlo far vedere a tutti, ogni ora, ogni giorno, ogni settimana. E ogni volta misurare la mia inadeguatezza».

«Se c'è qualcosa che mi dispiace molto, se ho un dolore fisico, se ho una scadenza, se devo risolvere un tarlo interiore, se ho dei dubbi, se ingrasso, se mi colpisce un lutto molto doloroso, se faccio un incidente per strada - ignoro; ignoro tutto. Vado avanti, non voglio intoppi. Continuo».
Quella che Francesco Piccolo racconta è la formazione di un maschio contemporaneo, specifico e qualsiasi. Il tentativo fallimentare, comico e drammatico, di sfuggire alla legge del branco - e nello stesso tempo, la resa alla sua forza. La lotta indecidibile e vitale tra l'uomo che si vorrebbe essere e l'animale che ci si porta dentro.
Perché esiste un codice dei maschi; quasi tutte le sue voci sono difficili da ripetere in pubblico, eppure non c'è verso di metterle a tacere. Tanti anni passati a cercare di spegnere quel ronzio collettivo per poi ritrovarsi ad ascoltarlo, nel proprio intimo, nei momenti piú impensati. «Dentro di me continuerò sempre a siete contenti di me? sono come mi volevate?»
In un mondo da sempre governato dai maschi, capirli è la chiave per guardare più in là. Per questo il racconto si nutre di tutto ciò che incontra - Sandokan e Malizia, i brufoli e il sesso, l'amore e il matrimonio, l'egoismo e la tenerezza - in un andamento vivissimo ma riflessivo, a tratti persino saggistico, che ci interroga e ci risponde, fino a ridisegnare il nostro sguardo.

240 pages, Kindle Edition

First published November 20, 2018

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About the author

Francesco Piccolo

50 books143 followers
Francesco Piccolo was born at Caserta, in 1964. His novels and short story collections include “Allegro occidentale”, “E se c'ero dormivo”, “Il tempo imperfetto”, “Storie di primogeniti e figli unici” (all published by Feltrinelli), “L’Italia spensierata” (Laterza) and “La separazione del maschio” (Einaudi). With “Storie di primogeniti e figli unici" he won two literary prizes: the Premio Giuseppe Berto and the Premio letterario Piero Chiara. His latest works are “Momenti di trascurabile felicità” and “Il desiderio di essere come tutti”, published by Einaudi.

In cinema, he has developed the screenplays “My Name Is Tanino, Paz!“ (based on cartoons by Andrea Pazienza), “Ovunque sei”, “Giorni e nuvole” and “Nemmeno in un sogno”, as well as “Il caimano” (for which he, Nanni Moretti and Federica Pontremoli were awarded the 2006 David di Donatello for Best Script), “Caos calmo” and “Habemus Papam” directed by Nanni Moretti.

He writes for varied newspapers and periodicals, including la Repubblica and Diario. Piccolo lives in Rome, where he runs the screenwriters’ laboratory for the DAMS course at Roma Tre.

Francesco Piccolo è nato a Caserta nel 1964. Si è laureato in Lettere con una tesi su "Le teorie comiche nel teatro del Settecento". Vive e lavora a Roma e collabora alle pagine culturali del “diario della settimana”. Nel 1993 è stato finalista del Premio Calvino con il romanzo inedito "Diario di uno scrittore senza talento". Con la casa editrice Minimum fax ha pubblicato nel 1994 "Scrivere è un tic. I metodi degli scrittori", tratto da alcune lezioni di creative writing sui metodi di scrittura.

Ha scritto romanzi e raccolte di racconti: “Allegro occidentale”, “E se c'ero dormivo”, “Il tempo imperfetto”, “Storie di primogeniti e figli unici” (tutti pubblicati da Feltrinelli), “L’Italia spensierata” (Laterza) e “La separazione del maschio” (Einaudi). Con “Storie di primogeniti e figli unici” ha vinto il Premio Giuseppe Berto e il Premio letterario Piero Chiara. Il suo penultimo libro, edito da Einaudi, si intitola “Momenti di trascurabile felicità”, una raccolta di aneddoti sulla felicità delle piccole cose quotidiane. Nel 2013, ha pubblicato “Il desiderio di essere come tutti”.

Ha lavorato anche per il cinema scrivendo sceneggiature, tra cui “My Name Is Tanino, Paz!” (tratto dai fumetti di Andrea Pazienza), “Ovunque sei”, “Giorni e nuvole” e “Nemmeno in un sogno”, oltre a “Il caimano”, “Caos calmo” e “Habemus Papam” con reggia di Nanni Moretti.

Collabora con riviste e quotidiani. Attualmente vive a Roma e cura il laboratorio di sceneggiatura al D.A.M.S. della terza Università di Roma.

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Displaying 1 - 30 of 87 reviews
Profile Image for Marco Spelgatti.
Author 2 books23 followers
December 18, 2018
Questo (romanzo? saggio? diario?) mi ha confuso abbastanza da non saper nemmeno a quale emozione dare prevalenza, e quindi da cosa partire. Conclusa l’ultima riga avevo pensato di iniziare così.

Va bene Francesco. Il problema in duecento e rotti pagine l’hai pure focalizzato, grandioso. Ma anche meno autocompatimento, su. Se fosse stata una femminista ad affrontare il tema, avrebbe condensato tutto quello che hai detto in dieci righe (perché dicono quello che dici tu da decenni, e quindi lo sanno fare bene e meglio) e poi avrebbero proposto una serie di soluzioni. E tu non ne hai proposta una reale (non faccio spoiler ma, spoiler: quella che indichi alla fine è una chiusura letteraria, romanzesca. Non è una soluzione).

Mi son arrabbiato tanto durante la lettura, ma ho anche pensato che sei stato bravo e per certi versi coraggioso. Mi ritrovo in mano con un libro pieno di sottolineature e ventidue post-it. Una recensione quindi sarebbe potuta partire da questi, dalle frasi che mi hanno fatto più riflettere.
«E quindi pian piano si è formata la convinzione che non dovevamo scoraggiarci, ma insistere, forzare, usare quel poco di volenza che serviva per superare la soglia in cui ci sarebbe stato l’abbandono».
Ammetti che esiste una cultura dello stupro. In questo libro più volte metti in luce quei processi più o meno consapevoli del cervellino masculo (“ogni donna alla fine ci sta”), e quando lo fai sono le parti migliori del libro. Fai sentire il lettore un po’ un archeologo (togli la sabbia delle scuse, la sporcizia dell’autocompatimento e ti rimane in mano un bell’esempio di violenza di gruppo).
Coraggioso forse sì ma non abbastanza, e torno ad arrabbiarmi. Si dice stupro, Fra: hai parlato delle tue emorroidi per diverse pagine, del dito in culo della dottoressa. Ti viene così bene esser nudo con le parole, perché cavolo hai dovuto usare: “superare la soglia blah blah blah”, mentre descrivevi un punto centrale della cultura dello stupro? Fa male dirlo, perché il succo di quello che scrivi è che siamo tutti (noi maschi) potenziali stupratori, ed è solo un certo tipo di controllo sociale e quella parte che definisci emotiva, che ci evitano di farlo. Ma lo siamo. Non siamo quelli che esultano se uno di “noi” si tromba la donna degli “altri” (e smattiamo se accade il contrario. Che ne so, per dire, magari è meglio se siamo noi a violentare le “nostre” donne che non un immigrato, no?)?

Ci sono due tipi di rabbia che mi hanno accompagnato durante questo romanzo. La prima è quella qui sopra, e che si riassume con: potevi fare di più. Fra: per duecentoventotto pagine hai toccato diversi nervi scoperti, ma poi ti sei sempre giustificato. A volte hai ammesso in modo esplicito di esser consapevole di questo tuo pararti il culo, ma la maggior parte delle volte compare una difesa che sembra messa lì perché non potevi farne a meno. In parte funziona: rimarchi l’impressione che il maschio tipo tutto sommato sia una sorta di bambinone cresciuto ed impreparato alla vita. Ma non vai poi lontano dai personaggi ruffiani che hai criticato, quelli di Wallace e Franzen etc. “Ehi, faccio cose cattive, ma non è colpa mia, sono solo goffo, ed ho un mostro dentro me che lo ficcherebbe dentro chiunque abbia una vagina”. No.

La seconda rabbia è quella che mi ha fatto apprezzare quest’esperienza di lettura, quella rabbia di quando cozzi contro lati di te che non vuoi riconoscere. Da frocio mi sono approcciato alle tue pagine come un antropologo. Mi sono messo con carta, penna e post-it e mi son detto: “Finalmente avrò l’occasione di vedere un maschio etero tipico nudo (in senso metaforico, tranquillo). Chissà quante cose affascinanti scoprirò”. Finocchio, mi son sempre creduto una sorta di battitore libero tra i generi: pensavo di essermi liberato, durante quel lungo e doloroso processo che porta all’accettazione di sé ed al coming out, di tutte quelle sovrastrutture che la società impone a quell’essere che viene etichettato come “maschio”. Certo, anche la comunità gay è ipersessualizzata. Sei oggetto e soggetto dello sguardo contemporaneamente. Cammini per strada o sei a lavoro o fai colazione e valuti tutti per il livello di scopabilità. Come accade con le tue amicizie femminili, Fra, accade anche per noi quando guardiamo colleghi, conoscenze, te, vicini di casa. Il sesso governa le chat, gli sguardi sul bus, tutto. Una delle cose che credo (credo: non c’è alcunché di scientifico in questo) è che a molti uomini etero stiano sulle balle i froci non tanto in quanto froci, ma quanto perché sono consapevoli di come guardano le donne, e di conseguenza non vogliono esser guardati allo stesso modo: come un pezzo di carne in cui infilarsi o da cui farsi infilare, un petto su cui venire o cose così.
Spesso mi incazzo quando vengo oggettificato. È il motivo per cui difendo una lettura di molestia in senso molto ampio: è orribile diventare un oggetto, e deve essere un diritto poter pretendere di non esserlo. A differenza tua, non trovo scusanti per l’animale che è in me. Ma mi fa sentire dannatamente in colpa, vorrei tramortirlo e lasciarlo in un bosco. Conosco il peso del subire una molestia, una violenza e mi incazzo un sacco con me stesso quando poi osservo il tipo sul bus e immagino prima ancora di qualsiasi cosa quale sia il sapore del suo cazzo. Cazzo, son stato dall’altra parte, perché non mi impegno a fare diversamente? Così come tu Fra dai spesso la colpa alla comunità (“un uomo non è mai davvero da solo”), anche io mi chiedo se in fondo non sia lo stesso per chi è gay: ci adattiamo il più possibile alla norma, per farci accettare. Siamo animali sociali, è più forte di noi, al di là del genere etc etc. Se la cultura ci insegna che dobbiamo esser iperperformanti dal punto di vista sessuale. Se la nostra comunità ci ricorda che siamo fighi solo se trombiamo come matti, come facciamo a pensarla diversamente?
Questa è una recensione e non un saggio (e non ho gli strumenti per scriverne uno), per cui mi fermo qui con le mille sfacettature dell’animale (che mi vien da definire più mostro, a dir il vero) che è in me. Non mi son mai sentito così tanto “maschio” come in questi tre giorni di lettura, ed è stato orribile. E arrivo al punto.

La tua tesi Francesco è che è tutta cultura. Siamo in un gigantesco panopticon che ci fa sentire costantemente sotto esame, performanti nella nostra categoria di genere come degli attori per far sì che tutti ci accettino (praticamente, siamo tutt* delle drag queen). Sottolinei come questo riguardi non solo il sesso in senso stretto, ma anche la formazione della figura del maschio: aspetto fisico, cura (o meglio, non cura) di sé, linguaggio. Riflessione applicabile anche alla costruzione della figura della “femmina”.
La cosa che mi ha basito è che ti fermi qui. Ad un certo punto ci parli del tuo rapporto con tua figlia. Accenni soltanto a tuo figlio, lo fai per poche pagine e con disagio. E non hai pensato alla cosa più ovvia, alla conclusione più sensata di questo libro: che il cambiamento è in tuo figlio, e che il cambiamento passa per come tu ti rapporterai a quel ragazzo. Per le informazioni che gli darai, per gli strumenti che gli fornirai per potersi liberare già ora che è piccolo di tutte quelle sovrastrutture. Fra: siediti accanto a tuo figlio e digli le cose che hai scritto in questo romanzosaggiodiario. Digliele magari togliendo tutte le scusanti per cui ti ho criticato, ma fallo. E così potrai dirti: ho provato a cambiare le cose.

Quando si parla delle responsabilità di chi è in una posizione sociale di vantaggio (esempio a caso: un maschio bianco etero. Ma anche io da checca bianca ho un sacco di vantaggi rispetto alle altre minoranze della comunità LGBTQI*, alle donne, agli immigrati) partono subito mille attacchi, tipo “Ma che palle, ma non siamo in nessuna posizione di vantaggio, ma che vuoi da me?”. Ma il vantaggio è innegabile e innegabili sono le responsabilità verso chi ha meno diritti, soprattutto quando si è consapevoli della propria posizione. A maggior ragione quando sei un autore che ha vinto il premio, e che ha un bacino di lettori molto ampio. Lagnarsene e basta, passare l’idea che “è così, che cosa ci posso fare? Io ho cercato di non esser mio padre e mi son trovato come lui. Mio figlio cercherà di non esser me, e si scoprirà uguale a me” è la cosa peggiore che tu potessi fare. È un’azione pilatesca, è come dire: “Ok, ho mostrato il problema, sono in pace con me stesso. Ora vedetevela voi”. E per questo Francesco mi hai fatto incazzare davvero tantissimo. Davvero davvero tantissimo: hai creato un testo che occuperà una nicchia ecologica piccola e particolare, e hai riempito quella nicchia di poco più di nulla, rischiando di chiudere a maggiori possibilità di dialogo questa parte di mondo con quella parte che è la comunità dei maschi etero di cui fai parte, che è la più spaventata da ogni tipo di cambiamento. Ma che è anche quella che ne trarrebbe per prima un serio vantaggio, per tutti i deficit che hai elencato che il cliché maschio porta con sé. Praticamente, per poter tornartene a quel tavolo a mangiare rischi di fregarci tutte e tutti.
Profile Image for Tittirossa.
1,062 reviews333 followers
April 5, 2019
Piccolo ha una sostanziale incapacità di fare sintesi e di relativizzare. Il ché andrebbe bene per un romanzo ma non per un testo autobiografico con ambizioni ben più alte e ampie.
La sua tesi - anzi no, non ha una tesi perché non riesce a coordinare i due elementi fondanti il suo pensiero, quindi si tratta più di un’esposizione libera è: ho sofferto e quindi faccio soffrire (wow, che novità) e dentro di me in quanto maschio (non in quanto F.Piccolo) ho un animale che per sua natura non è completamente controllabile. Questa ultima affermazione alla fine si mangia tutto: io controllo l’animale col cervello ma in realtà è lui che mi controlla, perché ha sempre l’ultima parola. Quindi faccio soffrire facendo uscire l’animale.
Mah

I vari aneddoti che Piccolo inanella (perché non sono più che aneddoti) tendono tutti a ricostruire questo percorso, sottintendendo così una giustificazione indiretta. Perché Piccolo è intelligente e uomo di mondo, e sa che è socialmente ingiustificabile (o perlomeno lo era, questi ultimi tempi hanno sdoganato di tutto di più, in termini di brutalità verbale e fisica). Anche l’esempio della senescenza del padre rientra in questa incapacità di leggere le cose per quello che sono e non per l’interpretazione che noi attribuiamo loro: l’erotizzazione senile del padre probabilmente è un fattore secondario dell’Alzheimer, che non ha a che fare con la “vera natura” del padre.
E qui c’è l’altro equivoco di fondo, il mito della “vera natura”, che da Rousseau in poi passando per Freud frega il maschio colto e benpensante (e gli fornisce un alibi: E’ la mia natura!Stocazzo!*

E’ fastidioso da leggere (scritto male, sciatto, e con una struttura circolare tirata via) ma è istruttivo. Non so se TUTTI i maschi in fondo siano così, e non so quanto fidarmi della sua conclusione (I maschi non riescono a fare più di due cose alla volta perché in realtà ne stanno già facendo due: respirare e pensare al sesso, e comunque alla fin fine a un maschio interessa solo mangiare, per quanto si sia sforzato emotivamente di essere bravo”. In modo molto deprimente


*ma Stocazzo pensavo avesse un’accezione negativa, mentre qui viene usato come sinonimo di “gran personalità”
Profile Image for Grazia.
503 reviews219 followers
January 25, 2019
C'è animale e animale.

Paraculo è paraculo, e ciò che scrive sembra fatto apposta per essere gradito dal pubblico femminile.

Però è divertente. E sebbene parli dell’uomo Francesco Piccolo come se fosse generalizzabile a tutti gli uomini il suo essere, il suo comportarsi e il suo sentire, direi che così generalizzabile non è.

Però alcune cose le ritrovo negli uomini che conosco bene.

Certo perché l’uomo (in senso lato) ha un comportamento diverso con le persone con cui ha confidenza. Lascia intravedere i propri difetti.

Appare come realmente è. Per alcuni versi migliore, per altri peggiore.

Il comportamento più diffuso che riconosco al genere maschile è prendersela con le cose per sfogare la rabbia. Più che tutti i deliri sessuali di cui Piccolo parla.
Le donne come fanno a sfogare la rabbia? Urlano o tacciono? Non so. Io sicuramente taccio.

Però può essere un buon test per la donna prendere le ultime pagine del libro e sottoporle al compagno.Su alcune si riesce a rispondere in autonomia, su altre la risposta potrebbe riservare riservare sorprese.
Profile Image for Frabe.
1,196 reviews56 followers
February 4, 2019
Aprirsi, scoprirsi, denudarsi... ok, Francesco Piccolo, però, se parliamo di letteratura, di narrativa – e magari di buona narrativa –, tutto deve avere un limite: la tua fimosi, le tue emorroidi, le affannose ricerche nei meandri femminili del preservativo perduto e altre crudità varie potevi proprio risparmiarle al povero lettore, l'animale che ti porti dentro – come tutti – lo devi tenere a bada quando scrivi, lascialo libero dallo psicanalista, semmai. Hai dimostrato di valere, come scrittore, ma qui hai toppato: per eccesso di sincerità ed esibizione, ovvero perdita della misura.
Profile Image for Giò.
58 reviews60 followers
December 30, 2018
Piccolo, l'animale che si porta dentro e la separazione del maschio

Comincio dalla famosissima foto di copertina: “Gli Italiani si voltano” del maestro Mario De Biasi, scattata nel 1954 a una giovane Moira Orfei che passeggia in Piazza del Duomo a Milano catalizzando gli sguardi di un gruppo di uomini. Quante cose ci racconta questa immagine, quanti significati si possono dare a quegli sguardi, a quel vestito bianco così sobrio e così provocante allo stesso tempo! Quanto ci racconta questa foto di quel periodo a cavallo tra la seconda guerra e il boom economico! Li vedi gli occhi rapaci dei maschi italiani, i sorrisi di sfida di alcuni che fantasticano sulle forme di Moira, oggetto (e qui “oggetto” ci sta in tutti i sensi) del desiderio. Ma ci vedi anche una donna che non si fa intimorire da quegli sguardi, che con passo deciso sembra pronta a sfondare quel muro di maschi che ha davanti.
Questa foto è la perfetta sintesi di ciò che rappresenta il romanzo di Piccolo: non è solo una foto d’epoca, ma sembra dirci che siamo figli di quella cultura lì, che oggi, ed è inutile prendersi per il naso raccontandosi fandonie, il maschio italiano non è poi così diverso. Sorrido quando leggo nei commenti scandalizzati e moralistici delle lettrici e dei lettori dei romanzi di Piccolo frasi del tipo “ma è pura fantascienza, gli uomini oggi sono diversi! Io non sono così! Il mio compagno/marito/ fidanzato/ non è uno stronzo come l’autore, che è pure uno squallido maniaco del sesso e del porno” (fatevi un giro nel web, su fb, su anobii e goodreads a proposito di questo libro e più ancora sul precedente “La separazione del maschio” per credere). Sorrido perché a fronte di queste affermazioni, che saranno magari anche vere, c’è una società i cui fatti di cronaca, ma soprattutto ogni espressione della vita quotidiana, dalla tv, alla pubblicità, al web…ma anche solo i discorsi sul tram o nei bar confermano quanto ancora la nostra cultura sia maschiocentrica e veramente poco distante dal passato.
Ma qual è, per i detrattori di Piccolo, la sua colpa? Semplicemente non aver scritto un romanzo di redenzione. Non aver incarnato l’uomo eroe che vince le proprie oscure e biasimevoli bassezze o, peggio ancora, colui che viene punito dal destino per la sua meschinità. Eh sì, abbiamo sempre, anche noi che ci consideriamo “grandi” lettori, il vizio di non riuscire a separare il giudizio morale sull’autore dalla letteratura che questi produce e vorremmo sempre leggere cose che non ci disturbano, che concordano con la nostra morale e le nostre aspettative di lettura.
Dice Piccolo e concordo:
“Non va bene che, mentre si cerca una verità, si tenti di cambiare il mondo. Queste due funzioni devono restare separate, per il semplice fatto che sono opposte in prima battuta, si condizionerebbero troppo, prevarrebbe il tentativo di mostrarsi migliori. Mentre la letteratura deve essere autodenigratoria, spietata, anche terribile. E non può, mentre è cosí, essere allo stesso tempo positiva, rassicurante.”

Piccolo ci fornisce un’analisi molto lucida della sua condizione di maschio italiano e intellettuale:
“Leggo e vedo film e ascolto canzoni perché la mia vita non mi basta, per costruire l’identità devo usare altri strumenti, piú che posso. E ho cominciato a scrivere per affermare una diversità: dagli altri maschi, ma soprattutto da quel me stesso che è come gli altri maschi. E da mio padre.”

Ci racconta la sua battaglia persa tra lo sforzo personale di far prevalere la cultura individuale costruita negli anni sulla cultura indotta dall’educazione familiare e dalla società. “Ho una parte di modernità e progresso che è viva e solida, ben costruita e che con il tempo è diventata fluida, naturale (e quello sono io come individuo); e poi ho degli istinti quasi sconosciuti a me stesso, che però se vado ad analizzare sono altrettanto solidi, in difesa di un istinto virile (e quello sono io come collettività).”[…]
“Si è trattato di un accumulo di virilità, un accumulo di sguardo degli altri maschi su di me. Perché non c’è nulla di casuale in questa educazione collettiva alla vita, c’è un sistema, ed è il sistema che ogni maschio contemporaneo cerca di combattere e da cui, in fondo, ogni maschio esce sconfitto. È lo sguardo degli altri maschi che non riesci mai a toglierti di dosso nemmeno per un secondo.”
Ecco, in questo quadro emerge la figura femminile della moglie che agisce sempre nel tentativo di ridimensionare il marito, sempre preso da se stesso sia nella sua espressione di uomo colto e sensibile, sia in quella di animale appartenente alla collettività. Mi ha fatto pensare nuovamente a Moira Orfei, determinata nel suo passo, pronta a infrangere il muro di maschi che ha di fronte.


Profile Image for Barbaraw - su anobii aussi.
247 reviews34 followers
February 10, 2019
Due letture incrociate

Il mio modo di leggere è questo: una lettura più impegnativa al mattino, per rispondere al desiderio di curiosare, capire, ricercare, arrampicare nel cervello, una più blanda la sera, per cullarmi, preparami al sonno, raccontarmi una storia...
E caso ha voluto che, al mattino fosse il nutritissimo saggio di neurologia/storia/filosofia..."Le illusioni della certezza" di Siri Hustvedt, la sera, questo "animale che mi porto dentro".
Strana combinazione perché due autori così diversi in tutti i sensi, in qualche modo, si rispondevano o, meglio, Piccolo era una buona illustrazione di quello che Hustvedt andava delineando: il maschio obnubilato dalla propria mascolinità, qualche volta persino accecato, ad ogni modo, sempre condizionato.
Ora, non so quanto abbiano ragione e l'uno e l'altro (certamente, Hustvedt, studiosa e romanziere fornisce un bagaglio di pensiero non paragonabile all'altro testo, biografia leggera e sorridente), ma la vista sulla visione del mondo maschile di Piccolo mi ha davvero illuminato: onestamente perlomeno, e forse lucidamente, ha raccontato la storia del suo ego maschile (e secondo me ha confuso il "branco di maschi" con il suo supergo, ma questo non glielo diciamo...).
Un po' Narciso, un po' nerd, si rivela con il compiacimento della severità auto-applicata; forse non è perdonabile, ma io gli perdono, per i brevi squarci di vita coniugale, per lo sguardo seriamente severo e disincantato del personaggio della moglie, che restituisce il tono e la misura a quell'uomo che si prende per un uomo.
Profile Image for Gianluca.
Author 1 book53 followers
December 27, 2018
Piccolo fa sempre la parte del buono a nulla, ma in quanto tale è sempre capace di tutto. Questo libro mi è piaciuto molto: la forma è quella de "Il desiderio di essere come tutti", il contenuto forse anche più succoso. Temevo che Piccolo mettesse l'accento "sull'essenza" del maschio, invece no, mette a fuoco gli stereotipi, le gabbie, l'importanza dell'educazione e dello stare tra maschi, dimensioni decisive dal punto di vista culturale. Ne risulta un libro dolente, ma anche spiritoso, ricco di spunti. Si badi anche alle perle che Piccolo dà sulla scrittura e sul senso di pubblicare: raramente si legge in giro qualcosa di più sensato.
Profile Image for capobanda.
70 reviews56 followers
January 6, 2019

Non mi ha convinto del tutto.
A fronte di pagine superbe (come in Storie di primogeniti e di figli unici, Piccolo è molto bravo nella rievocazione del passaggio dall’infanzia all’adolescenza), appare stavolta troppo insistito il riferimento a un mondo culturale condiviso -film, libri, fumetti- e troppo artificiosamente costruita la sottolineatura di un residuo arcaico predatorio e violento nel più evoluto dei maschi contemporanei.
E tuttavia, come già nel notevole Il desiderio di essere come tutti, va riconosciuto a Francesco Piccolo lo sforzo di individuare una terza via tra la soddisfazione facile di chi se la racconta con la sicurezza di rispecchiarsi in qualche milioncino di italiani che se la racconta allo stesso modo e un politicamente scorretto che nel giro di pochi anni è già passato da acerbo a decrepito.

“Ma allo stesso tempo, credo che l’animale abbia funzionato da detonatore all’afflato ideale, all’idea di essere dalla parte giusta senza alcuna ironia. Quella necessità di battersi per le proprie convinzioni, il desiderio di martirio, la santificazione delle minoranze, il fallimento come accadimento piú nobile del successo, la capacità di sacrificare sé stesso in nome dei principî, di salire sul rogo se necessario, morire felici per le proprie idee e sentire il compromesso come una morte dell’anima (questo elenco non è mio, ma sempre di Isaiah Berlin nel libro sul romanticismo) – ecco chi sarei stato se non avessi avuto l’animale dentro. E alla fine sono grato all’animale, perché ha formato la persona che sono, l’ha indirizzata verso il senso del vero invece che verso il senso del giusto – che è il principio primo per essere degli scrittori nel modo in cui credo bisogna esserlo. E io volevo esattamente questo. Ed è merito dell’animale.”
Profile Image for Gabril.
1,043 reviews255 followers
June 2, 2020
In esergo citazione da Simone de Beauvoir, (Il secondo sesso) : “Un uomo non si metterebbe mai a scrivere un libro sulla situazione particolare di essere maschio”.

Piccolo invece accetta la sfida e lo fa. Raccontando spudoratamente se stesso racconta anche quella particolare condizione maschile di essere individuo e moltitudine.
L’individuazione rappresenta il tentativo di affrancamento dai modelli socioculturali ereditati e ormai innescati saldamente nel dna del maschio, ciò che lo rende “genere”, portatore ma anche vittima di comportamenti standard rappresentativi della virilità (egoismo, sopraffazione, opportunismo sessuale).

La lotta sorta dal bisogno di prendere le distanze dal patrimonio ereditato e dal suo inevitabile potere trascinante viene raccontata qui non solo attraverso episodi autobiografici, ma anche tramite ciò che nutre e forma l’immaginario collettivo di una generazione: e quindi libri, film, riferimenti culturali. Rimandi che costituiscono una parte non piccola dell’interesse a leggere fino in fondo questo libro coraggioso.
Profile Image for Elena.
189 reviews10 followers
May 6, 2019
Arrivata a pagina 52, ho deciso di abbandonare.
Mi rendo conto che per fare una recensione giusta e corretta si dovrebbe dare la possibilità a un libro di essere apprezzato nel suo intero, ma andare fino in fondo a questo richiede una pazienza e uno sforzo che non ho intenzione di trovare, anche perché dubito che il prosieguo abbia un andazzo diverso da quanto letto finora.
Il concetto è questo: gli uomini pensano solo a scopare. Quando sono con una donna – qualsiasi donna, parenti incluse - che ne siano attratti o no, automaticamente una parte del loro cervello pensa a come sarebbe farci sesso.
L’autore ci tiene a sottolineare che non è una sua prerogativa, ma caratteristica di tutto il genere maschile, senza distinzioni. ***
E nello spiegarci questa verità universale lo fa con un irritante tono di autocompiacimento, quasi a vantarsene.
Come quando descrive tutto tronfio lo stupore della moglie in una serata di gala nell’accorgersi che le donne lo guardano perché è uno che conta, famoso, e quindi lo desiderano.
O quando racconta dei “rituali” giovanili per far parte del gruppo dei “maschi”, ovvero fare cat calling alle ragazze (solo le belle svedesi però, le italiane fanno storie) e parlarne poi in privato fra di loro.
L’adolescenza continua in una violenza domestica che si ripercuote anche fuori, con il nostro che bigia la scuola, fa il bullo coi compagni più deboli e crea risse sui campi di basket.
Pur ammettendo che il periodo travagliato dell’adolescenza ha segnato e influenzato profondamente il modo dell’autore di stare al mondo e di concepire i rapporti con l’altro sesso, è molto lontana l’autocritica: l’aggressività e la violenza trasmesse dal padre al figlio vengono date ormai come oggettive, insite nella natura propria del maschio, senza che ci sia nessuna volontà di cambiare questa tendenza.
Perché ogni uomo – a suo dire - per quanto colto, buono e intelligente, ha dentro di sé un animale che si porta dentro, e non ci si può fare niente.
Per quanto possa essere parziale la mia opinione, non ho tempo né voglia di continuare a leggere l’egocentrismo maschilista di uno che si “sente stocazzo”.


*** N.B. Il libro è scritto in prima persona come fosse un’autobiografia, ma non ci è dato sapere se quello che viene scritto è autobiografico al 100%.
Profile Image for Stefano.
243 reviews17 followers
April 19, 2019
Mah! O mah?
Beh ... come perdere tempo leggendo una specie di flusso di coscienza sulla mascolinità di Piccolo. Ci sono passati tutti i maschi? Non so. Quello che so è che è un libro inutile e che non dona nulla. Né in ‘insight’ né in saggezza/sapienza. Evitatelo.
Profile Image for Lucio Aru.
Author 1 book36 followers
January 9, 2019
Come ho già letto in un altro commento: qualcosa che poteva essere riassunto in dieci righe.
Troppo dettagliato e troppe ripetizioni per un libro che, sinceramente, non fa altro che indagare in maniera piuttosto ovvia una posizione sociale antiquata e, a dirla tutta, alquanto fastidiosa. L’animale che Piccolo si porta dentro è lo stesso su cui, ahimè, è fondata la nostra società. E, personalmente, nell’indagine ci ho visto anche un po’ di auto compiacimento.
Profile Image for Alessandro Chiozzi.
12 reviews2 followers
February 17, 2022
Un libro strano, che non so neanche definire (è un romanzo? È un saggio?), ma che affronta in modo piuttosto coraggioso un tema difficile e politicamente scorretto. Tante delle caratteristiche che Piccolo attribuisce al “maschio”, a mio parere, sono caratteristiche umane, che tante volte ho incontrato nelle donne tanto quanto negli uomini, e altre invece sono molto personali dell’autore (o del modo in cui l’autore vede se stesso o la versione letteraria di sé).

Per farla breve, il libro comprende:

30% cose che condivido e di cui ero consapevole
30% cose che non condivido
40% cose di cui non ero consapevole, adesso lo sono, e condivido.

Mi spiace non aver letto nessuna recensione scritta da una donna. Per piacere, donne, recensite questo libro!
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July 20, 2020
In realtà ne ho letto solo il 70% e non l’ho terminato: quindi non mi dilungherò troppo perché effettivamente non l’ho finito.
Posso dire però che sono arrabbiata con Piccolo perché mi ha spoilerato completamente la quadrilogia dell’Amica geniale. Molto arrabbiata.
E ho trovato tutto sommato irritante la sua scrittura e anche il tema del libro.

Vorrei esprimere dei giudizi sul contenuto ma forse non sarebbero legittimi perché, ripeto, non l’ho finito. Quindi li terrò per me.
Profile Image for Andrea.
1,135 reviews55 followers
January 23, 2019
Un testo coraggioso ma deludente, necessario ma realizzato male. Piccolo traccia la sua autobiografia erotica senza risparmio di nequizie, e tira una linea: da una parte la cultura, la sensibilità, la letteratura che lo emancipa, dall'altra l'animale che ci portiamo dentro noi uomini. L'accollo per il genere maschile si fa via via più impegnativo: incontinenza sessuale, aggressività violenta, volontà di controllo e dominazione, narcisismo, egoismo, superficialità, eccetera. Tutte caratteristiche che troverebbero fondamento e giustificazione in un Io maschile collettivo.
Il brodo di coltura che sin dall'inizio inchioda l'autore al suo destino è esemplificato dai modelli maschili della famiglia meridionale, e da vari riferimenti a film, libri o fumetti (fra i quali non compare "Lo strano caso del dottor Jekyll e mister Hyde").
E' un peccato perché di riflessioni sullo sguardo maschile, in anni in cui il dibattito sulle differenze di genere è tornato acceso e talvolta conflittuale, ci sarebbe bisogno. Ma le miserie e le sgradevolezze personali che l'autore mette in mostra non si fanno riflessione sull'identità maschile, nonostante la deprimente sequenza di cliché del finale. E purtroppo lo scritto non possiede le qualità letterarie che altri (Michaels, Houellebecq), a partire da materiali analoghi, hanno raggiunto.
Profile Image for Antonella Scalera.
27 reviews
October 19, 2020
Non leggerò mai più un libro di Francesco piccolo. Chiunque giustifichi a qualsiasi titolo superficialità e violenza non può trovare terra Franca. Qualcuno l’avvisasse che l’uomo si è evoluto e che lo stereotipo di stocazzo che propone (insieme alle sueemorroidi) non interessa più.
Bocciatissimo!
(Se volete leggere l’amica geniale, fatelo prima che piccolo ne ha utilizzato il racconto della trama per le spiegare le sue tesi)
Profile Image for Davide.
81 reviews51 followers
June 3, 2019
Il primo amore è un amore infelice, per il fatto che poi bisogna allontanarsi. E non vuol dire soltanto allontanarsi da una persona, ma da quell'assoluto.
Profile Image for Giulia Citron.
8 reviews4 followers
February 28, 2023
Per fortuna non tutti gli uomini sono Francesco Piccolo, malgrado lui si sia evidentemente convinto del contrario.
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236 reviews2 followers
January 1, 2019
Non ho mai letto nulla di Piccolo. Sì, nonostante lo Strega del 2014.
Nonostante ciò, ho deciso di partire da questo romanzo perchè la tematica era interessante.
Sulla stessa scia e non tanto tempo prima, ricordiamo l'uscita de "Il club degli uomini" del grande Micheals. Diciamo che il tema principale accomuna questi due libri: la mentalità maschile.
Micheals la racconta attraverso una storia: un incontro fra soli uomini che dura una sola sera.
Piccolo dovrebbe raccontare la mentalità generale maschile attraverso la sua vita, le sue esperienze personali.
Ok, ci può stare. Azzardato ma si può fare.
Mi sono imposta di essere il meno critica possibile, di reprimere quella buona parte di me che è femminista incallita (la mia bestia è lei) e di essere il più aperta possibile (solo mentalmente) per riuscire ad essere il più obiettiva possibile, di venire incontro a quella mentalità che è totalmente opposta alla mia come il bianco lo è per il nero. Chiamiamola anche "curiosità scientifica. Uno poi si dice che siamo nel XXI° secolo e si dovrebbe essere di vedute più ampie e tutte 'ste cose qua.
Che questo libro sia sessista, retrogrado e maschilista già si comprende dal titolo. Vero?
A quasi fine lettura (durata un estenuante mese) ho dovuto abbandonare perchè io, di senso logico o illogico, non ho trovato nulla.
Che questo libro sia un saggio, un'autobiografia incentrata solo sulle esperienze sessuali della vita di Piccolo, non si sa. Il lettore però è accerchiato da accenni a questa "bestialità" maschile che tutti quanti chiamerebbero "violentatori", "stupratori". Ma, Piccolo, indoriamo pure la pillola e rinominiamola pure Bestia. Ah, a quanto pare è in dotazione a TUTTI i maschi. Sappiatelo.
Oltretutto dopo questi racconti abbastanza banali troviamo paragrafi e paragrafi di riflessioni che partono bene ma si perdono nel nulla totale. Ad esempio pagine e pagine intere per descrivere il ruolo dei film erotici sull'autore stesso (compreso anche di recensione cinematografica. No, grazie).
La parte più incisiva pare essere il ruolo che hanno avuto le emorroidi nella corsa al posto di maschio Alpha del Francesco giovane/adulto. Ah, anche la dottoressa che gli infila le dita in culo e le conseguenti pippe mentali derivanti da questo gesto.
Seriamente?

A parere mio, il capitolo dove si racconta il saggio della Blair è molto interessante.
Lo spoiler su L'amica geniale per raccontare la delusione dell'amore un po' meno.
Grazie mille dato che ho in lettura il terzo! (Sì, anche queste sottigliezze fanno incazzare qua dentro).

Questa lettura (che considero conclusa anche se mi mancavano una ventina di pagine dove solo l'immaginazione e le altre recensioni hanno potuto farmi capire quale finale mi attendeva) mi ha lasciata confusa, sfiduciata e incazzata in quanto donna (e, quindi, posso immaginare qualsiasi cosa che può nascere dalla mente di un uomo) e con niente di concreto in mano.
Lo so, questo libro non è un manuale o una cura per donne che vogliono conoscere la mente maschile per prevenirla, curarla, imparare a capirla per avere un futuro migliore, per autoconservazione o semplicemente spirito di sopravvivenza.
Ma un buon punto di inizio, sì. Sbagliato. Peccato.

E ora come ora, non so se continuare a leggere qualcosa dello stesso autore.
Profile Image for Giulia Scifoni.
14 reviews21 followers
March 25, 2019
Ho divorato questo bellissimo libro, che diversamente dalle recensioni che ho letto, consiglio tanto agli uomini quanto alle donne. È la mia prima lettura di Piccolo e mi piace il suo modo di scrivere, il suo sentirsi "stocazzo" ma sempre con un occhio a ciò che c'è intorno e dentro di lui. Un interessante sguardo nel modo di fare del "maschio", da dove può avere origine e cosa lascerà dentro ogni uomo. Ho riso, pianto, ho provato schifo e tenerezza, un gran bel libro.

"Sentivo che era diverso il mio modo di stare in disparte, in silenzio, il mio modo di chiacchierare (...). Non c'era un desiderio, non c'era una questione del desiderio. Sentivo l'esistenza, una strana malinconia, mi commuovevano i tramonti, guardavo l'orizzonte e pensavo a molte cose. Sentivo di stare nel mondo, e non l'avevo mai sentito. Era calata su di me una strana serenità. Era come se il mio fisico e la mia mente, modificandosi, mi facessero riconoscere il rumore dei cambiamenti, li sentivo accadere. Era tutto molto nebuloso, ma era come se si stesse formando qualcosa di me che sarebbe rimasto: qualcosa che nella mia testa chiamavo sensibilità. Era una presa di coscienza ancora confusa in uno sviluppo emotivo ormonale, ma sentivo più evidente il senso di fragilità."
Profile Image for Vale730.
135 reviews3 followers
February 9, 2020
Una delusione enorme... Ho iniziato a leggere questo libro che pensavo fosse un romanzo con grande curiosità. L'autore è uno scrittore vincitore del Premio Strega (non con questo libro per fortuna) e sceneggiatore di successo. Non si capisce bene cosa sia quest'opera a metà tra romanzo, autofiction, saggio... Boh! L'autore cerca di spiegare perché gli uomini sono quello che sono e si comportano come si comportano. La giustificazione è che il maschio è un animale sociale che dipende dal branco; nel suo intimo si scatena la lotta tra l'essere animale (la violenza, la rabbia, il desiderio sessuale...) e il sentimento. L'unica soluzione è quella di cercare di far convivere questi due aspetti. A parte la volgarità di alcune situazioni e, a volte del linguaggio, la cosa che davvero mi ha dato sui nervi è il fatto che, per spiegare le sue tesi, Francesco Piccolo spoileri continuamente libri e film. Sinceramente lo avrei ammazzato! Sconsigliatissimo!
Profile Image for Sara Polo.
76 reviews2 followers
July 12, 2020
Direi 2 e mezzo. Un'operazione non molto chiara quella di Piccolo. Che utilizza 230 pagine per esporre la sua tesi... E ne sarebbero bastate molte meno. Si appoggia alle parole degli altri ma anche questo lo porta ad essere ripetitivo e ridondante. Oscillando tra la paraculata e la psicanalisi condisce la fine con una dose di buonismo che ci sta sempre bene?! L'ho letto comunque velocemente aspettando di capire dove volesse andare a parare. E mi chiedo quale sia a riguardo l'opinione di altri maschi animali o intellettuali che siano...
15 reviews
November 17, 2019
E’ la conferma delle mie opinioni sul genere maschile. La debolezza mascherata dalla potenza attribuita al genere dalla notte dei tempi e giustificazione del comportamento del gregge. Divertente e coraggiosi l’autore, non poteva mettere in risalto in modo migliore luci ma soprattutto ombre del suo io e di tutti i suoi simili. Sperando che nel mucchio esista la solita eccezione.....
Profile Image for Eleonora.
21 reviews10 followers
February 27, 2019
Un grande “esticazzi?”.
Per me, Piccolo con questo ultimo libro ha clamorosamente toppato.
Che peccato!
Profile Image for Simone Costantino.
7 reviews1 follower
May 23, 2023
Quello che mi pare di intuire leggendo le recensioni qui sotto è che vi è una diffusa sovrapposizione tra il giudizio sul libro e il giudizio sul contenuto esposto nel libro. A mio avviso, si tratta di due aspetti distinti.

L'argomento trattato da Piccolo in "L'animale che mi porto dentro" non l'ho percepito come un pretesto personale, bensì come un tentativo accurato di identificare qualcosa di intrinsecamente sfuggente, basandosi sull'esperienza personale di qualcuno che ha affrontato tutto ciò con difficoltà.

Infatti, come risulta chiaramente dal libro, non è affatto scontato considerare "l'animale" come un problema, né è scontato avere consapevolezza di esso. La lotta di Piccolo consiste sia nel suo percorso di autoconsapevolezza che nella sfida di descriverlo in modo sincero nel libro. Non si intravede alcun compiacimento o ricerca di scuse, poiché ciò che, a mio parere, Piccolo cerca non è un lettore che provi empatia e giustifichi il contenuto crudo e rude che egli presenta. Al contrario, propone una (sua) realtà che è semplicemente quella, almeno dal suo punto di vista, e la espone attraverso letture personali, episodi di vita e riflessioni.

Ciò che egli fa è ripercorrere il suo percorso di crescita e autoconsapevolezza attraverso quegli episodi che lo hanno spinto a riflettere su questo tema, senza alcuna pretesa di giudicare o giustificare. Egli racconta di sé e del suo cammino che lo ha portato, alla fine, al "Matrimonio di Sandokan", l'unione tra sentimentalismo e bestialità, ma non come una forma di giustificazione di quanto raccontato precedentemente, bensì come l'obiettivo finale di trovare una conciliazione nell'eterno conflitto che ha accompagnato la sua esistenza sin dai suoi primi ricordi.

Personalmente, ho trovato questo libro estremamente coraggioso e interessante, ma anche divertente e scorrevole. Ho apprezzato il tentativo di dare forma a una sensazione così difficile da identificare e comprendere, così come l'esplicazione dei complessi avvenimenti che possono portare non solo all'autoconsapevolezza della coesistenza tra bestialità e sentimentalismo, ma soprattutto all'accettazione.

Ritengo che sia stata una vera sfida esprimere in modo così chiaro questo concetto (e processo), e a mio parere l'autore vi è riuscito egregiamente.
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Profile Image for Alba Marina.
38 reviews1 follower
January 23, 2022
Ben scritto e a tratti interessante. Alcune cose mi hanno fatto riflettere, altre un po' arrabbiare con l'autore. Troppo spoiler su libri/film; per fortuna avevo già letto l'amica geniale, altrimenti mi sarei seccata molto.
Comunque, di sentimentale in questa persona non ci ho visto nulla.
Profile Image for Giacomo.
364 reviews25 followers
September 22, 2023
la supercazzola che ti porti dentro Francesco....ahio....

p.s. questo libro mi da conferme sul mio sospetto: Piccolo è uno degli scrittori che si nascondono dietro al nome Elena Ferrante (oltre a esserne sceneggiatore della serie ovviamente).
Profile Image for Valerio Iannitti.
77 reviews
April 7, 2025
Con questo libro Francesco Piccolo spinge a riflettere in vari modi sull'essere maschio, e su comportamenti che abbiamo e diamo per scontati ma che magari, almeno in parte, scontati non sono, e lo fa con il suo consueto tono ironico, che strappa sia sorrisi sia riflessioni
Profile Image for Giorgia Cherubini.
16 reviews1 follower
February 23, 2024
Crudo, interessante , alle volte un po’ esagerato, straziante a momenti. Non so se lo consiglierei, ma sicuramente una base interessante per una conversazione con amici.
Displaying 1 - 30 of 87 reviews

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