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Ispettore Michele Ferraro #7
Il sapore del sangue
È una mattina gelida quando un uomo esce dal carcere di San Vittore. È solo, nessuno lo sta aspettando. Si chiama Sasà, dopo quasi cinque anni di cella guarda per la prima volta da uomo libero il cielo sopra Milano. Deve tornare a casa, in fretta, a Quarto Oggiaro. Ha un piano e pochi giorni per metterlo in pratica: recuperare il denaro che aveva nascosto, prendere sua moglie e sua figlia e volatilizzarsi, prima che qualcuno – magari qualche suo vecchio «amico» – lo faccia sparire dalla faccia della terra. Nel suo passato ci sono traffici di droga fra Napoli e la Germania, omicidi per conto della ’ndrangheta, ricatti e alta finanza. Sasà era destinato a una pena di almeno trent’anni, come è potuto uscire di galera così presto e «legalmente»? È quello che, come al solito controvoglia, l’ispettore Ferraro dovrà scoprire. A indirizzare le sue indagini ha provveduto una telefonata di Augusto Lanza, convinto che qualcosa di grosso stia per accadere. Così, in una metropoli sferzata da una bufera di neve, fra periferie abbandonate e nuovi grattacieli, fra chiese barocche e palestre di pugilato, Ferraro imparerà come un ragazzo qualsiasi sia diventato negli anni un efferato criminale. Dovrà cercare di catturare Sasà prima che venga di nuovo inebriato dal sapore del sangue. Al quale non ha mai saputo resistere.
- GenresNoir
324 pages, Kindle Edition
Published November 15, 2018
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About the author
Gianni Biondillo
55 books33 followersGianni Biondillo (Milano, 3 febbraio 1966) è uno scrittore e architetto italiano. Autore di romanzi, testi per il cinema e la televisione, articoli di tema artistico, letterario e politico, saggi su Pasolini e Proust. È membro del blog collettivo Nazione Indiana.
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Community Reviews
Displaying 1 - 6 of 6 reviews
April 28, 2020
A me piace Gianni Biondillo perché siccome è un urbanista, Milano è sempre un personaggio delle sue storie.
Milano quella di via Padova (ok, stavo per scrivere anche io viale Padova), Quarto Oggiaro, le periferie. Anche io sono cresciuta in periferia, ma in una super borghese.
C’è la quarantena e per me, che ero abituata a girare la città in lungo e in largo, i controviali sono una mancanza. L’ho scritto su FB a metà marzo: a me manca pure Rogoredo che sto dall’altra parte della città - e vabbè, Rogoredo mica è il posto più figo di Milano, ma mi piace tornarci.
Un’altra cosa che mi piace dei romanzi di Gianni Biondillo è che i personaggi femminili dei suoi romanzi, generalmente sono molto meglio degli uomini. E se la cavano senza di loro - anche perché se stanno ad aspettare quell’anti eroe dell’ispettore Ferraro siamo a posto…
È la ricerca della felicità che ti ha fregata. La democrazia sta fallendo. Tutti che si vogliono realizzare, diventare unici, tutti artisti, tutti sensibili. Code infinte alle selezioni dei talent show, milioni di poeti, scrittori, cantanti, calciatori. Quanti ce la fanno? Pochi, pochissimi, e tutti gli altri? Fottuti.
Ferraro, che già dava l’idea di essere un po’ anziano quando era un giovane sbirro, ora è proprio invecchiato.
Si sente invecchiato, smarrito e forse pure un po’ arreso. Infatti è finito a vivere a NoLo (acronimo milanese che indica la zona a Nord di piazzale Loreto), tra i giovani designer, le boutique etniche e le palestre di boxe che diventano luoghi dove si insegna filosofia.
Intanto a Quarto Oggiaro ci sono movimenti strani da quando Sasà, che doveva stare a San Vittore fino alla fine dei suoi giorni, è tornato in libertà e medita vendetta nei confronti di chi lo ha tradito anni addietro, addossandogli un omicidio che (almeno quello) non era opera sua.
È un romanzo con una struttura strana: che quando arriva il primo morto sappiamo già tutto sul movente e pure chi lo ammazza, mentre la risoluzione del secondo enigma è più veloce e compressa negli ultimi capitoli.
Dopo tre quarti di romanzo a spiegare come la grande criminalità si prendeva Milano negli anni ’80, si arriva alla violenza che fa meno clamore nella camera da letto e che sfocia in altra violenza, forse perché una soluzione diversa non ci poteva essere.
Era l’odio che teneva insieme questa nazione, solo odiando ci si sentiva a tutti gli effetti cittadini, sovrani, patrioti.
Ma anche per strada basta girarsi un attimo, e trovi chi vuole farsi rispettare con la legge del più forte.
E forse Ferraro non ne ha più per arrabbiarsi, ma gli si vuole sempre bene perché l’umanità dei libri di Biondillo, anche quando è violenta, ignorante e cafona è sempre rassicurante.
Perché poi arrivano i pulcini mannari a mettere a posto i cattivi.
Milano quella di via Padova (ok, stavo per scrivere anche io viale Padova), Quarto Oggiaro, le periferie. Anche io sono cresciuta in periferia, ma in una super borghese.
C’è la quarantena e per me, che ero abituata a girare la città in lungo e in largo, i controviali sono una mancanza. L’ho scritto su FB a metà marzo: a me manca pure Rogoredo che sto dall’altra parte della città - e vabbè, Rogoredo mica è il posto più figo di Milano, ma mi piace tornarci.
Un’altra cosa che mi piace dei romanzi di Gianni Biondillo è che i personaggi femminili dei suoi romanzi, generalmente sono molto meglio degli uomini. E se la cavano senza di loro - anche perché se stanno ad aspettare quell’anti eroe dell’ispettore Ferraro siamo a posto…
È la ricerca della felicità che ti ha fregata. La democrazia sta fallendo. Tutti che si vogliono realizzare, diventare unici, tutti artisti, tutti sensibili. Code infinte alle selezioni dei talent show, milioni di poeti, scrittori, cantanti, calciatori. Quanti ce la fanno? Pochi, pochissimi, e tutti gli altri? Fottuti.
Ferraro, che già dava l’idea di essere un po’ anziano quando era un giovane sbirro, ora è proprio invecchiato.
Si sente invecchiato, smarrito e forse pure un po’ arreso. Infatti è finito a vivere a NoLo (acronimo milanese che indica la zona a Nord di piazzale Loreto), tra i giovani designer, le boutique etniche e le palestre di boxe che diventano luoghi dove si insegna filosofia.
Intanto a Quarto Oggiaro ci sono movimenti strani da quando Sasà, che doveva stare a San Vittore fino alla fine dei suoi giorni, è tornato in libertà e medita vendetta nei confronti di chi lo ha tradito anni addietro, addossandogli un omicidio che (almeno quello) non era opera sua.
È un romanzo con una struttura strana: che quando arriva il primo morto sappiamo già tutto sul movente e pure chi lo ammazza, mentre la risoluzione del secondo enigma è più veloce e compressa negli ultimi capitoli.
Dopo tre quarti di romanzo a spiegare come la grande criminalità si prendeva Milano negli anni ’80, si arriva alla violenza che fa meno clamore nella camera da letto e che sfocia in altra violenza, forse perché una soluzione diversa non ci poteva essere.
Era l’odio che teneva insieme questa nazione, solo odiando ci si sentiva a tutti gli effetti cittadini, sovrani, patrioti.
Ma anche per strada basta girarsi un attimo, e trovi chi vuole farsi rispettare con la legge del più forte.
E forse Ferraro non ne ha più per arrabbiarsi, ma gli si vuole sempre bene perché l’umanità dei libri di Biondillo, anche quando è violenta, ignorante e cafona è sempre rassicurante.
Perché poi arrivano i pulcini mannari a mettere a posto i cattivi.
February 22, 2020
This is the seventh or eighth in the series of L'ispettore Ferraro, and they never disappoint. After a decade or two of this, Biondillo still hasn't exhausted this character. There are elements and characters that are seemingly part of the "DNA" of this series, like Ferraro's interesting character, his relationship with his colleagues and his family, his friend Mimmo, and the incredible creation which is Lanza. Lanza is a fascinating character, and while there are some easy jokes at his expense, he is not at all a cardboard character. He is, let's say, idiosyncratic, but a complex figure. In this book Biondillo spent quite a lot of time NOT talking about Ferraro and his colleagues, focussing on characters just featured in this installment. And one thing I love about his writing: some writers (especially of "gialli") suddenly find themselves tired of writing and have one character suddenly explained all the untidy loose ends. But Biondillo doesn't create this artifice; he SHOWS how situations wind up as they are. This, plus his colorful language (after reading him you will be an expert in cussing and swearing in Italian) makes him an irresistible read. Really a great one.
April 26, 2020
Comprai il primo libro di Biondillo anni fa, per caso in una Feltrinelli di Milano.
Mi attirò la copertina. Lo so, non si giudica può i libri dalle copertine, ma visto che ho avuto la fortuna di disegnarne qualcuna pure io, lasciatemelo dire: era proprio un gran bella copertina.
Il libro era anche meglio e nei mesi successivi divorai tutte le atre indagini dell’ispettore Ferraro.
Questa ultima impresa riprende fedelmente dove l’avevo lasciato, con una scrittura semplice ma estremamente coinvolgente, in una Milano dalle forti tinte nere, ma estremamente attuale e riconoscibile.
Mancavi Ferraro, mancavi Biondillo.
Mi attirò la copertina. Lo so, non si giudica può i libri dalle copertine, ma visto che ho avuto la fortuna di disegnarne qualcuna pure io, lasciatemelo dire: era proprio un gran bella copertina.
Il libro era anche meglio e nei mesi successivi divorai tutte le atre indagini dell’ispettore Ferraro.
Questa ultima impresa riprende fedelmente dove l’avevo lasciato, con una scrittura semplice ma estremamente coinvolgente, in una Milano dalle forti tinte nere, ma estremamente attuale e riconoscibile.
Mancavi Ferraro, mancavi Biondillo.
December 5, 2019
Francamente poca cosa. Libro di maniera. Vicenda trita e ritrita.
May 3, 2021
Non conoscevo questo scrittore. Molto valido, leggerò altro di lui. Consigliato.
September 25, 2023
Uno dei migliori Biondillo, lettura intensa e godibile.
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