Валтер Бонати и Райнхолд Меснер се срещат за пръв път през 2004 г., но житейските им пътеки се пресичат много преди това. Като момче Меснер се възхищава на Бонати, а през 1971 г. открива, че той му е посветил книгата си „Великите дни“, в която го обявява за свой ученик и последовател. Двамата велики катерачи имат много общо: традиционния подход към алпинизма и стремежа към близост с природата, търсенето на уединение и споделените идеали.
„Валтер Бонати – братът, когото не познавах“ разглежда успоредно впечатляващите им постижения като алпинисти и необикновените им преживявания като личности. Историята на Бонати е вдъхновяваща и затрогваща, а нишката на съдбата в нея е формирана от последиците на една дълга нощ, прекарана на К2 през юли 1954 г. Райнхолд Меснер размишлява върху житейския и професионалния път на своя приятел, правейки паралели със собствения си живот, а Сандро Филипини пресъздава най-значимите дни на Бонати с помощта на документи и директни свидетелства.
Животът на Валтер Бонати е изпълнен с предизвикателства и упорство, радости и дълбока печал, разочарования, дързост и победи и преди всичко – с любов към планината. В тази изключителна книга като на филмова лента се редуват образи от миналото и настоящето и отекват множество гласове, които улавят неугасващата светлина на една от най-ярките фигури в световния алпинизъм.
Reinhold Messner (born September 17, 1944) is an Italian mountaineer and explorer from South Tyrol, often cited as the greatest mountain climber of all time. He is renowned for making the first solo ascents of Mount Everest without supplemental oxygen and for being the first climber to ascend all fourteen "eight-thousanders" (peaks over 8,000 metres above sea level). He is the author of at least 63 books (in German, 1970–2006), many of which have been translated into other languages.
Messner rende onore al suo maestro ed ispiratore, un omaggio col cuore al più grande di tutti i tempi.
Ci manchi Walter.
Non ha scelto l'alpinismo soltanto perché gli piace arrampicare. Ha deciso di farne la propria vita anche perché è convinto che sulle pareti, sulle cenge, appesi all'improbabile sicurezza dei chiodi fatti a mano, la solidarietà fra gli uomini sia vera. Che la forza della natura possa cancellare tutte le passioni che condizionano l'uomo. Che l'alta montagna sia l'ambiente più lontano dalle nefandezze viste e sofferte direttamente durante la guerra. È anche per questi motivi che ha lasciato la ginnastica per la roccia. Non erano l'amore per la montagna e la solidarietà fra gli scalatori i pilastri fondamentali dell'alpinismo? Con questa fortissima motivazione Bonatti era piombato come un fulmine a ciel sereno in un ambiente che, almeno in Italia, era ancora molto tradizionalista. E vi aveva aperto un nuovo capitolo: quello della sorpresa.
Sono convinto che Bonatti abbia avuto la coerenza e il coraggio di suo padre sempre ben incisi nell'animo. Proprio da quel no del genitore a una tessera di partito che, sola, dava diritto al lavoro, credo sia nato l'uomo che ho conosciuto. Dall'etica ferrea. Almeno quanto la sua necessità di coerenza. Talmente forte da rendergli talvolta quasi incomprensibile il mondo: inaccettabile certa politica, insopportabile la furbizia, lo sfruttamento degli altri, la menzogna, la mancanza di riconoscenza, la vigliaccheria di chi colpisce alle spalle.
"Tu sei molto gentile a parlare sempre tanto bene di me. Ma anche tu hai fatto delle cose veramente incredibili". "Ognuno fa quello che il suo tempo gli consente di fare. lo sono arrivato al momento giusto per cambiare il modo di affrontare gli Ottomila. Ho saputo sfruttare quella fortuna", è la risposta di Messner. "Certamente. Ma l'importante è sapere riconoscere le giuste occasioni, quando capitano. E lo puoi fare se sai confrontarti con la storia".
Quando ho smesso di fare l'alpinismo, ho solo smesso di fare quello competitivo. Ma intendo competizione con se stessi, non con la montagna, che farebbe ridere, o con gli altri, che farebbe pena. La competizione può essere solamente con se stessi.
Lui era un creatore di sogni, che cercava se stesso dentro la natura. Aveva capito che l'istinto ancestrale che abbiamo perso poteva ancora essere rintracciato grazie alla natura, che stiamo purtroppo distruggendo.
La vita è una parete difficile da scalare perché va affrontata alla cieca, nascosta com'è alla vista. Sulla sua parete, Walter Bonatti ha tracciato la via più limpida e invidiabilmente diretta, anche se faticosissima, quasi provocatoriamente aspra. Con passaggi in cui le scelte erano quanto mai ardue. Ma lui le ha fatte senza sbagliare,come se quella via l'avesse potuta studiare prima. Non era così, ovvio. Semplicemente, è riuscito a fare ciò che era più giusto, senza badare a quanto gli potesse costare di sofferenze e amarezze. Perché lui, pur con la sua fama di solitario, è sempre stato legato in cordata: con la sua rigidissima etica. Così, amare Walter Bonatti, scrittore e autore di fotoreportage d'avventura, è facile. Conoscere il suo valore di alpinista, abbastanza semplice per chi abbia voglia di informarsi, pur senza dover per forza aver frequentato le montagne. Comprendere l'uomo e molti dei suoi atti, impossibile per chi non riconosca il valore dell'etica. È a essa che Bonatti si è affidato in ogni momento decisivo.
Messner, ma perchè hai scritto un libro così bello (il tuo più bello in assoluto) quando Walter era già morto? Quando anche la Podestà era già morta? Un omaggio incredibile - incredibile perchè tu sei sempre troppo drastico nel tuo modo di esprimerti e anche se dici delle cose giuste sembri sempre un super antipatico; un omaggio incredibile dicevo e un libro che è una sorta di tua rinascita: ci mostri un lato di te che non avrei mai immaginato, quello di un uomo, cioè di una persona ha dei sentimenti, oltre che a degli obiettivi e un ferrea filosofia interiore. Hai scritto un libro bellissimo, con delle ricostruzioni favolose: non solo hai reso ancora una volta giustizia a Bonatti, ma hai raccontato un'altra volta, e in maniere eccellente, una grande storia, non solo grande in se stessa ma anche importante per la storia del nostro paese, con degli splendidi paralleli con la tua vita e la tua esperienza. Grazie e complimenti.
Come promesso a me stesso, complice un mercatino di libri usati, mi sono comprato questo libro. Ero troppo curioso di leggere cosa pensasse Messner del grande alpinista e fotoreporter Bonatti, uno dei miti della mia infanzia. Il libro è scritto anche dal giornalista Sandro Filippini, ed è costruito molto bene. Il “fil rouge” è costituito da alcuni capitoli che narrano, in forma romanzata, l’allucinante vicenda della conquista del K2, in cui Bonatti, dopo aver rischiato di morire congelato non essendo riuscito a individuare il campo IX dove doveva essere (rispetto agli accordi era stato spostato) ed incontrarsi con Compagnoni e Lacedelli a cui stava portando assieme a un pakistano le bombole d’ossigeno necessarie per l’assalto alla vetta, venne accusato di aver cercato di far fallire intenzionalmente l’impresa o di aver cercato di essere lui ad arrivare in vetta. Il tutto, si racconta in questo libro, a distanza di anni dai fatti – sui quali il capo spedizione Ardito Desio, soprannominato eloquentemente “ducetto”, aveva imposto il silenzio – quando ormai la grandezza alpinistica di Bonatti era ormai un fatto acclarato e che suscitava invidie, gelosie e ripicche (perché l’ambiente alpinistico, come molti altri se non tutti, pare essere formato prevalentemente da comari invidiose. Di ritorno da una scalata difficilissima e vittoriosa Bonatti, a Courmayeur, dov’era andato a vivere per stare vicino al Bianco e fare la guida alpina, si trovò le quattro gomme dell’auto tagliate. Poco dopo, cercarono pure di bruciargli la casa). Il resto del materiale sono ricordi, vicende biografiche, episodi della vita di Bonatti raccontati ora da Filippini, ora, in maniera più personale ed emotiva ma sempre informatissima, da Messner. Il tutto debitamente illustrato e stampato su una carta lucida ottima ma pesantissima. Messner recupera anche la memoria di una fase meno edificante del suo rapporto con Bonatti, quando i due hanno duramente polemizzato l’uno con l’altro in merito all’opportunità di finanziarsi con gli sponsor (si sa che Messner è l’uomo-pubblicità, ruolo che peraltro ha sempre difeso in virtù del fatto che esso gli dava una libertà che la dipendenza dai club alpini non gli avrebbe dato; al contrario Bonatti difendeva la “purezza” dell’alpinista, che non deve prostituirsi. Va da sé che Bonatti, a differenza di Messner, viene da un periodo storico in cui alle Olimpiadi gli atleti che facevano pubblicità venivano squalificati; oggi certe cose parrebbero ridicole). Messner sostiene comunque che tutta la faccenda venne fomentata da ripicche e invidie di terze persone che rimestavano nell’ombra; probabilmente è così, ma magari se i due non avessero atteso gli anni Duemila inoltrati per parlarsi di persona invece di ammirarsi e criticarsi da lontano, avrebbero scoperto prima la loro “fraternità”…
Fruit de la rencontre entre ces deux légendes de l'alpinisme, cet ouvrage étonnant est une double biographie. Un parallèle entre deux destins finalement assez proches par les victoires, les exploits accomplis et les drames vécus. Les victoires ultérieures seront aussi des revanches sur les blessures de la jeunesse.
Un libro che mi ha lasciato senza fiato. Vivere attraverso le parole di Messner la figura di Bonatti alpinista e soprattutto di Bonatti uomo è un viaggio che mi sento di consigliare a tutti.
Un libro emozionante, scritto ed editato molto bene, perché emozionanti sono i sentimenti e il carattere che accomuna Bonatti e Messner. Molti i passaggi significativi anche se molto ruota attorno alla vicenda del K2. Ma fuori dell' ordinario è la tempra di Bonatti in tutte le sue esperienze: dalla montagna alle esplorazioni in una continua ricerca del limite proprio e della curiosità verso il mondo naturale.
Libro bellissimo che parla dell'uomo prima dell'alpinismo, delle sensazioni, delle emozioni e della grandissima vita di Walter Bonatti. Alla fine del libro capisci che le vere montagne, i veri giganti sono loro.
Une histoire fabuleuse, même si Reinhold y règle aussi et ses comptes et les comptes de Walter, cela reste très intéressant sur ce qui s'est produit pour réussir le K2