Più di altri paesi altrettanto ricchi e complessi, il Giappone ha la capacità di suscitare sorpresa. L’esasperazione delle vite dei moltissimi abitanti di un arcipelago così piccolo, il monolitismo delle strutture sociali, l’originalità dell’industria culturale, il gigantismo delle multinazionali tecnologiche, la resilienza delle sue tradizioni e la varietà delle sottoculture delle megalopoli post umane ci lasciano meravigliati o perturbati, e ci trasformano in piccoli etnologi che si grattano la testa perplessi. Perché sorprendersi allora se dalla notte dei tempi un’infinità di viaggiatori, entusiasti, reporter e scrittori ha versato fiumi di inchiostro su questo stesso incanto? Lo stupore non è forse uno dei combustibili della miglior letteratura? Le parole più o meno intraducibili un tempo snocciolate dal nerd di turno impallinato di Sol levante fanno oggi parte del nostro bagaglio culturale comune: otaku, karōshi, sararīman, shokunin, gōkon. Ciò nonostante, il Giappone è sempre un puzzle di cui riusciamo ad assemblare alcune tessere, ma il cui disegno complessivo rimane impenetrabile. Questo enigma lo ha reso un generatore senza fine di storie, racconti, riflessioni di cui nelle pagine che seguono si può leggere una raccolta necessariamente soggettiva, ma trasversale: dal culto degli antenati alla scena musicale di Tokyo, dall’alienazione urbana al cinema, dal sumo al maschilismo, per citarne alcuni. Il Giappone, come sospeso tra invecchiamento della popolazione e post modernità estrema, tra immobilismo e sperimentazione del futuro, è un osservatorio privilegiato per capire il mondo che è stato e quello che sarà. A patto che partiamo per questo viaggio senza la pretesa di risolvere il mistero, perché come ricorda Brian Phillips in «Vivere da giapponesi» (pagina 108): «Alcune storie giapponesi finiscono bruscamente. Altre non finiscono proprio, ma nel momento cruciale staccano sull’immagine di una farfalla, del vento o della luna.»
Jake Adelstein has been an investigative journalist in Japan since 1993 and low-ranking Zen Buddhist priest since 2017--and is unlikely to ever achieve satori. That's okay. He's considered one of the foremost experts on organized crime in Japan and works as a writer and consultant in Japan, the United States and France. He is the author of Tokyo Vice: A Reporter on the Police Beat in Japan (Vintage) and has written two other books published by Marchialy in France.
𝗝’𝗔𝗜 𝗩𝗘𝗡𝗗𝗨 𝗠𝗢𝗡 𝗔̂𝗠𝗘 𝗘𝗡 𝗕𝗜𝗧𝗖𝗢𝗜𝗡𝗦 (I Sold My Soul For Bitcoins) 2019
Raccolta di alcuni brevi saggi sul Giappone, firmati sì da scrittori nipponici, ma anche statunitensi, italiani e francesi, ognuno dei quali rivela uno spaccato del Paese del Sol Levante.
Com'è naturale, alcuni articoli mi sono piaciuti più di altri (cito in particolare Le donne del "fai da te" di Sekiguchi Ryōko e Uomini e orsi di Cesare Alemanni), ma in generale li ho trovati tutti molto interessanti.
Non è però un libro che consiglio a chi si approccia per la prima volta al Giappone: ho avuto l'impressione che molti aspetti della cultura nipponica fossero dati come per scontati, e che fosse quindi necessario avere già un'infarinatura per poter godere al meglio del volume.
Nota di merito particolare alle traduzioni e all'impaginazione grafica del volume. Penso proprio che ne acquisterò altri della stessa collana (e ho già chiesto al mio moroso, che tra l'altro mi ha regalato questo libro, di prestarmi il volume sull'Oceano).
Un'interessantissima raccolta di saggi, articoli e curiosità sul Giappone. I temi trattati non sono banali e spaziano moltissimo: da un'ondata di misticismo\spiritismo conseguente alla tragedia dello tsunami di qualche anno fa al sumo, dagli indigeni Ainu alla gente che "evapora", dall'approccio giapponese verso spontaneità e improvvisazione al ruolo della donna nella famiglia e nella società, dalla politica ultraconservatrice alla vita in spazi ristretti e all'abitudine alla ricostruzione periodica degli edifici.
Brani che aprono squarci su settori della vita giapponese e della sua cultura che spesso non sono conosciuti, o lo sono in maniera molto approssimativa, condito da consigli di lettura, visione e ascolto per meglio comprendere questa nazione che da sempre esercita un'enorme attrazione per noi occidentali.
Il mio primo Passenger, sicuramente non sarà l'ultimo.
Avete presente le guide turistiche con i soliti riferimenti ai monumenti/musei/luoghi assolutamente da non perdere? Bene, dimenticatevele! Una volta assaggiato The Passenger non se ne può più fare a meno. L'unico strumento che serve quando si viaggia è la comprensione della cultura e delle tradizioni altrui. Questo libro coglie nel segno: gli articoli sono tutti firmati da esperti sul Giappone, traduttori, professori, giornalisti e scrittori. Il risultato è un quadro colorato, ma ricco di sfumature: è lo specchio di una società influenzata dai propri costumi e, come tutte, soggetta anche a contraddizioni.
Letti circa il 70% degli articoli, il resto non erano molto di mio interesse. Ho trovato un po' strana la sequenza degli articoli; quello sugli lottatori di sumo molto dettagliato, forse troppo - mi è piaciuta molto la parte su Mishima. Bello l'articolo sugli ainu e raccolta interessante nel complesso, ma per quanto mi riguarda, quella islandese resta migliore. C'è anche da dire che Giappone è un paese così lontano del mio immaginario e dalla mia conoscenza che sicuramente il mio parere è influenzato da queste mancanze.
Un libro COMPLETO. In tutto. Una serie di articoli che spaziano in più svariati temi: lo tsunami del 2011, il fenomeno del blues, la famiglia, il sumo, "l'evaporazione" (uno degli articoli più belli). Questi sono scritti da personaggi importanti nel panorama contemporaneo giapponese, come Ryu Murakami, Yoshimoto, Amitrano, ecc... In più, il libro è ricco di interessanti fotografie, simpatiche immagini e diagrammi di approfondimento. Insomma, un libro immancabile per un amante del Giappone.
Bello e non banale, non ripete le solite cose sul Giappone ma spazia tra vari argomenti, meno popolari ma proprio per questo più interessanti. E poi le pagine fanno un buonissimo profumo!
Molto interessante, soprattutto per aver trattato argomenti che io conoscevo poco. Devo dire però che c'è una certa discontinuità tra gli articoli: alcuni molto generici, altri molto dettagliati. Ho apprezzato soprattutto quelli dedicati agli "evaporati" o al blues, invece mi è dispiaciuto molto quello dedicato a Fukushima, tratto dal libro di Richard Perry, il cui estratto avrebbe potuto essere scelto con un po' di cura. Poi, non so, spiegare il suicidio di Mishima completamente random nell'articolo sul sumo (che stava benissimo a sè stante, anzi, era particolarmente interessante) non ha aggiunto nulla, ma lascia anzi un po' perplessi.
Tutto quello che le guide non ti dicono e tutto quello che avresti sempre voluto sapere di un paese ma non hai mai avuto voglia poi di approfondire davvero. Quando ti interessi a un tema ma poi rimandi la lettura di articoli e saggi perché in fondo li trovi noiosi e vuoi solo riempirti gli occhi di fesserie che non sono assolutamente lo specchio del paese che vorresti visitare. Questo libro fa parte di una collana davvero valida (cioè, spero che anche gli altri volumi siano così) che racchiude articoli, inchieste e scritti di intellettuali preparati e giornalisti internazionali che danno il loro contributo nel descrivere un paese, in questo caso il Giappone, senza filtri o censure. La complessità di una cultura è difficile da racchiudere in meno di 200 pagine ma a me sempre che Iperborea ci sia riuscita. Inoltre ti apre un po' la mente e dà ulteriori spunti di lettura e riflessione oltre che cinematografici e musicali. I pezzi vanno a toccare tutti i punti fondamentali di una società, accompagnati da dati statistici e testimonianze dirette. Non posso fare altro che segnalare questa collana della quale ho messo in lista dei desideri tutti i volumi.
In Giappone, gli Ainu adorano gli orsi. Era tradizione crescerne un cucciolo come vero e proprio membro del villaggio, poi, raggiunta l'età adulta, veniva decapitato per liberare la sua anima e ricevere l'eterna gratitudine e benevolenza del suo spirito.
In Giappone, l'improvvisazione e l'esternare in propri sentimenti sono una cosa talmente anomala... da rendere agli occhi dei giapponesi generi musicali come il blues e il jazz i più affascinanti e i più in voga nei locali di musica live.
In Giappone, il suicidio è la prima causa di morte tra gli uomini tra i 20 e i 40 anni. In alternativa, per sfuggire a grossi problemi economici ad esempio, è molto diffusa la pratica di... scomparire all'improvviso, nottetempo, e rifarsi una vita altrove.
Curiosi? Procuratevi questo libretto. Una raccolta di articoli interessanti ed originali firmati da nomi noti, quali Ryu Murakami, Banana Yoshimoto, Giorgio Armitrano. Consigliato agli appassionati del Sol Levante e in generale a chi piace viaggiare. Io sto già pensando al prossimo Passenger... olanda o norvegia?
Recentemente ho assistito al lancio del numero di Passenger dedicato a Venezia, un evento ospitato da Ca' Foscari, la mia alma mater: la presentazione si è svolta nell'aula in cui mi sono laureato ed era presieduta dalla mia ex-relatrice, ora vicedirettrice di dipartimento.
L'evento mi è tornato alla mente per un paio di ragioni, leggendo questo numero sul Giappone. La prima è un'affermazione pronunciata dal direttore della collana nel corso dell'introduzione: "The Passenger è una via di mezzo fra un libro e una rivista". La seconda, forse un corollario, è che ogni numero di questa collana/rivista fotografa un momento preciso nella storia del luogo in questione. Durante la presentazione del numero su Venezia si è parlato a lungo di spopolamento programmatico e turistificazione, autogestione cittadina (come nel caso di Poveglia per tutti) e comunità bengalese, di abitanti che Venezia la scelgono e di Venezia che vorrebbe scegliersi gli abitanti.
Qual è quindi il bilancio del Giappone delineato da questa raccolta? Il quadro generale è talmente noto da scivolare nel cliché: un paese densamente popolato (la cui capitale Tokyo rimane la più grande megalopoli al mondo), sostanzialmente omogeneo etnicamente, culturalmente impenetrabile, attaccato contemporaneamente alle tradizioni e all'avanguardia. Fra le righe dei saggi qui raccolti si scopre una potenza mondiale in progressivo invecchiamento, in deflazione ormai cronica, tutt'ora segnata dalla crisi della bolla immobiliare scoppiata nel 1991. Un paese che, come tutti quelli nord globale, prosegue di fatto per inerzia.
Un paese in cui le vittime del catastrofico tsunami del 2011 ritornano fra i vivi, con apparizioni e possessioni più o meno tormentate, svelando così "la vera religione del Giappone: il culto dei morti". In cui lo stesso shintoismo, religione autoctona e di certo priva dell'afflato colonialista che qui invece ben conosciamo, è sbandierato da una setta ultrareazionaria, militarista e patriarcale, che mira alla restaurazione del nazionalismo imperiale pre-bellico. Che però fatica ad attecchire perché, ci rassicura il saggio successivo, il Giappone è salvaguardato da un forte pace sociale e sostanzialmente immune al populismo fanatico che, di nuovo, in Occidente è invece ben noto. Un paese in cui il sumo, sunto di antiche tradizioni e denso di significati simbolici, è ancora seguitissimo ma spesso appannaggio di campioni che, nonostante gli pseudonimi adottati, vengono da Ulan Bator ⸺ o qualche altro angolo della sterminata landa che si stende fra il mar del Giappone e il mar Caspio. Un paese che, con tutta probabilità, è il più grande mercato discografico del pianeta, in grado di alimentare autonomamente un fenomeno come quello del j-pop, ma che conta anche innumerevoli appassionati di blues; il blues autentico, quello del Delta, non quello asettico delle jam bands. Un paese in cui l'onda lunga della deflazione e una cultura tossica del lavoro portano al fenomeno degli evaporati: persone che un giorno, di punto in bianco, spariscono, per non dover fare i conti con creditori che spesso hanno l'aspetto e i modi della yakuza, o anche solo per non dover affrontare il disonore del fallimento davanti alla famiglia.
Inevitabilmente una raccolta di saggi di questo tipo sarà di qualità disomogenea. Nomi di spicco quali Yoshimoto Banana e Murakami Ryū firmano due articoli invero piuttosto anonimi; raccontano rispettivamente di un trasloco avvenuto senza nemmeno cambiare quartiere e della crescente inappetenza sessuale dei nipponici. L'inevitabile pezzo sugli Ainu di Cesare Alemanni è poco incisivo; al contrario, Giorgio Amitrano analizza puntualmente il ritratto a volte sorprendente, e frequentemente rivelatore, dell'istituzione familiare restituita dal cinema giapponese (niente anime, quindi, e meno male). Nell'approfondito saggio sul sumo di Brian Phillips è incastonata la vicenda del seppuku di Mishima Yukio. Amanda Petrusich si perde nelle strade di Tokyo alla ricerca dei migliori bluesmen. E Léna Mauger si affanna per scovare, fra i quartieri dormitorio e le terme sulle pendici del Fujiyama, chi ha scelto di sparire nella notte.
Anche le rubriche sono per lo più interessanti, sebbene l'usuale playlist, prevedibilmente curata da Furukawa Hideo, non lascia il segno; ma è vero d'altronde che io sono attualmente in preda a una fissazione per il jazz giapponese (consiglio a riguardo di iniziare dalle antologie J Jazz della BBE e da lì partire alla scoperta dell'ennesimo rabbit hole... sappiatemi dire). In questi saggi si incontrano del resto una miriade di termini nipponici che io ho qui risparmiato, e che per quanto necessari, rallentano a volte la lettura. Si incontrano, per fortuna, pochi cliché, o forse molti, ma giustamente contestualizzati. E dulcis in fundo, si incontra il woshuretto. Cos'è? Scopritelo! (indizio: come molte altre cose, è stato inventato altrove, ma in Giappone ha trovato il satori).
post scriptum perplesso: The Passenger fa parte di un più generale progetto da parte di Iperborea di allontanarsi da quello che la rende, beh, Iperborea. Ovvero: il nord Europa. Ben venga l'allargamento ai paesi baltici, ma pubblicare autori francesi, canadesi e tedeschi...? Proprio questo volume sul Giappone, dopo i Passengers su Islanda e Olanda, è stato una delle prime spie di questa deriva vattelapeschista. Ci aspetta un Risiko dell'editoria italiana?
Una lettura interessante, certi articoli moltissimo mentre altri meno ma in complesso un ottimo approfondimento della cultura giapponese. Che, essendo molto complessa, è difficile da avvicinare e anche solo da riassumere, si possono solo cogliere alcuni aspetti.
I miei preferiti: I fantasmi dello tsunami - Vivere da giapponesi - Gli evaporati del Giappone - Uomini e Orsi - Il culto (non più così) segreto che governa il Giappone.
Estremamente interessante. Peccato per due o tre pezzi di sconcertante superficialità - Banana Yoshimoto e Ryu Murakami, perché continuano a pubblicarvi? 🙄
I saggi brevi contenuti nel volume sono ben scritti, d'impatto e senza dubbio molto interessanti. La selezione pero' appare non solo un po' casuale e poco organizzata, ma si ci e' voluti concentrare troppo su aspetti negativi o sensazionalistici. Purtroppo questo e' un difetto comune di tutto il giornalismo o la saggistica riguardo i paesi asiatici (non solo il Giappone, ma anche ad esempio Cina e Corea), soprattutto di parte statunitense, che tende a esagerare troppo sul negativo, talvolta applicandolo ad un contesto molto piu' ampio di quanto non sia nella realta', senza dare credito agli innumerevoli esempi positivi, virtuosi e di esempio. Davvero un peccato che non si riesca ancora a risolvere questo problema (mi sono onestamente stancato di continuare a leggere e sentire lodi sperticate sugli Stati Uniti, e denigrazioni abbastanza pesanti su Cina e Giappone).
Peccato manchi un filo conduttore più significativo rispetto al vago "Giappone"... Che come qualsiasi Paese è composto da una molteplicità di aspetti non riducibili a una macedonia di articoli (alcuni anche interessanti) che saltano di palo in frasca, come se tutto il libro se la giocasse con la carta dell'esotismo. È che come ormai sappiamo (o dovrebbe sapere un editore che si occupa di viaggi + annessi e connessi) non si fa mai un favore a mostrare qualcosa (o qualcuno) attraverso la lente dell'esotismo.
A very interesting book featuring several essays covering a different aspect of Japan and Japanese culture. For example Sumo, American Blues Music, Vanished People, powerful cult and the high tech toilet to name a few.
I quite enjoyed reading this book and I can see myself reading more books from this series. I have in fact ordered the forthcoming book on Rome due out in January 2022. I'm sure Greece, Turkey and Brazil will tempt me soon too.
Sempre interessanti le uscite di questa collana, soprattutto quando si parla di Paesi esotici come il Giappone. I vari reportage approfondiscono la cultura giapponese, i disagi sociali che la permeano e i cambiamenti che sta attraversando.
My first from The Passenger series--absolutely loved it. Cannot wait to start on Greece! I feel I learned so much from this collection, loved the pictures, the charts and graphs, the playlist. I want to throw this into everyone's hands.
Un capolavoro: un'indagine curata e precisa della cultura nipponica che ne diventa introduzione e al contempo conferma. Consigliatissimo a tutti gli appassionati di Giappone, stranieri e giapponesi.
Una collezione di articoli compilata da autori giapponesi o profondi conoscitori del Giappone contemporanei che offre una visione su particolari aspetti. Quel che ne esce è una immagine di un paese molto "dal di dentro". Molto interessanti e vari gli argomenti trattati dal sumo, alle conseguenze della tragedia di Fukushima, al fiorire di forze di destra come la Nihon Kaigi di Shinzo Abe, al ritratto affettuoso del quartiere di abitazione di Banana Yoshimoto. Leggerlo vale sicuramente la pena, specie se appassionati del paese del Sol Levante.
Una raccolta di saggi, articoli ed estratti molto interessante. Vengono presentati aspetti culturali e sociologici attraverso l'analisi di eventi recenti o costumi più consolidati; gli argomenti variano dallo sport nazionale agli aspetti politici e sociali più contraddittori che caratterizzano il Paese. Ovviamente la scelta non è esauriente e non copre tutto quello che si può dire sul Giappone, ma rimane una visuale variegata sulla vita giapponese. Particolarmente sconcertante l'articolo sugli "evaporati".
Perfetto per immergersi nelle atmosfere di questo paese, pieno di articoli molto interessanti. A chi subisce il fascino del Giappone consiglio anche il documentario James May - our man in Japan.
Una carrellata splendida di molti lati della società giapponese. Stupendi principalmente i capitoli dedicati agli spiriti delle persone morte a Fukushima, alla società non tanto segreta di cui fa parte il primo ministro, il sumo e gli "evaporati", persone che decidono di scomparire nel nulla. Da leggere.
Una guida inaspettata! Un buon inizio per iniziare a progettare il viaggio. Piccoli articoli, racconti e inchieste su un paese e un popolo che ha tutto da dire tra le righe! Uno dei best present of Christmas! Top, top, top!
Guida non turistica, bensì culturale, data la sua ambizione di fornire una maggiore comprensione di un determinato luogo dal punto di vista culturale. Invece quindi di avere consigli sulle attrazioni, si hanno numerosi testi che affrontano tematiche e argomenti significativi della società e del modo di pensare dei giapponesi, in questo caso. Il genere dei testi varia molto, essendo ciascuno scritto da autori-trici diversi-e, di professione diversa e dotati-e di uno stile personale. Dalla prosa giornalistica, al racconto, dal saggio al resoconto, viene offerta la possibilità di penetrare in alcuni aspetti, fenomeni e usanze del Giappone solitamente poco noti. Emerge così un ritratto che ne delinea punti di forza e debolezze, peculiarità e contraddizioni, ma che soprattutto rileva quanto una società che nella sua modernità potrebbe sembrare la nostra, sia in realtà radicalmente diversa, nel bene e nel male. La qualità dei testi è assai difforme, sicché non tutti danno la medesima soddisfazione alla lettura e arricchiscono parimenti, ma nell’insieme è senz’altro una lettura molto valida, impostata su un’idea editoriale che rende tale collana davvero originale e di grande interesse.
La collana The Passenger non ha mai deluso le mie aspettative, nemmeno con questo volume, che stavolta affronta argomenti di cui non sono completamente a digiuno. Tuttavia - o forse proprio per questo? - la qualità degli articoli qui mi è risultata più altalenante rispetto agli altri volumi che ho letto. Il bilancio finale è comunque positivo, perché in buona parte degli articoli lo scopo di portare alla luce e approfondire degli aspetti meno largamente conosciuti della vita dei giapponesi, come nel bellissimo pezzo sugli "evaporati" che mi ha tanto ricordato lo splendido manga Homunculus, viene raggiunto. Credo che questo sia esattamente il valore aggiunto della collana, quindi, a mio parere, anche questo è un volume riuscito. Nonostante la presenza scontata, superflua e insopportabile come sempre e più di sempre di Banana Yoshimoto.