Sette racconti, sette ritratti di donna. Ragazze in lotta per l'amore, la maternità, il lavoro; donne che viaggiano, fanno carriera o ereditano fortune; donne che perdono il lavoro, vengono tradite e lasciate, provano a fare i conti con la sconfitta; che ricominciano, si ribellano, navigano a vista tra le tempeste del quotidiano. Accanto a loro uomini deboli e disorientati, capaci solo di lasciarsi vivere, privi del coraggio, dell'ironia ma certe volte anche della solitudine che circonda le loro compagne. Con uno stile asciutto e fulminante, e un plot sempre avvincente, Paolo Cognetti ci restituisce, tra educazioni sentimentali e racconti di formazione, i capitoli di un immaginario manuale per ragazze di successo: sette modi di trovare o perdere la felicità, sette storie che parlano con la voce di una nuova femminilità.
C’è buona compatibilità tra Paolo Cognetti e l’arte del racconto: è una forma letteraria che a Cognetti si addice.
Questo è il suo esordio, e invece io l’ho letto per ultimo, dopo l’altra raccolta, e dopo il libro su New York. Cognetti aveva 26 anni all’epoca, che non son tanti (in questo paese): per abilità narrativa sembra già maturo e navigato.
Agosto a Milano
Ogni racconto mi è parso interessante, e m’è piaciuto, quale più quale meno, ma mi son sembrati tutti sopra la sufficienza. M’è piaciuto il coraggio di un giovane scrittore che mette al centro delle sue narrazioni l’universo femminile. Mi piacciono i suoi paesaggi geografici, che quasi sempre ruotano intorno a Milano e dintorni. Mi piace che privilegi quella strana parte dell’anno che è il periodo di ferragosto, quando chi è rimasto in città è un privilegiato se l’ha fatto per scelta, un emarginato se l’ha fatto per obbligo o necessità. Mi piace che la sua storia somigli un po' anche alle mie, che mi sembri qualcosa che ho conosciuto e vissuto.
Trovo indimenticabile il finale di Orientarsi con le stelle, la festa nell’autogrill che si trasferisce all’aperto nel parcheggio, e l’autostrada, nel cuore della notte ferragostana, è un unico ininterrotto fiume di macchine immobili in fila.
e se volete altri dettagli immaginateveli da soli :))
Dopo "Le otto montagne" Cognetti continua a sorprendermi e questa volta lo fa raccontando e descrivendo in modo sublime, ma allo stesso tempo poetico, l'animo femminile. E' una raccolta di sette racconti dove il fil rouge, le protagoniste sono tutte donne, quello che sono, ciò che rappresentano e la forza che riescono a sprigionare ogni volta che devono affrontare le tempeste della vita. Le donne descritte sono donne sicure, determinate, che non hanno paura, donne che non si piegano, non si ribellano, che lottano con le unghie e con i denti per ottenere ciò che vogliono, per raggiungere la felicità e per trovare la serenità. Una sorta di vademecum, un vero manuale per non arrendersi, combattere per i nostri piccoli grandi traguardi, contando su noi stesse e la nostra voglia di andare avanti, sempre e comunque.
od tejto knižky som mala po prečítaní veľa negatívnych recenzií absolútne nulové očakávania, a možno to tak aj bolo dobre, lebo nakoniec som bola veľmi príjemne prekvapená. nebola to najlepšia kniha akú som kedy prečítala, dokonca ani najlepšia za posedný mesiac, ale myslím, že ako autorova prvotina to bolo tak akurát.
koniec koncov - zostala som dlhšie hore, aby som si mohla čítať, a to niečo znamená:D
Con questo libro confermo che Cognetti non è un autore che sa raccontare il femminile. I racconti non hanno nulla a che fare con il titolo, solo un racconto effettivamente parla di una donna di successo. I racconti sono sconclusionati, pieni di clichè. Il femminile è raccontato in modo stereotipato, approssimativo e piuttosto noioso. Non sono un'amente delle raccolte di racconti, ma questa raccolta in particolare, è tra le più noiose che abbia mai letto. Bocciatissimo.
No. Non ci siamo proprio. Raccolta di racconti confusionaria, spesso senza né capo né coda. Amo Cognetti, ma qui mi ha deluso, tantissimo. Siamo lontani anni luce da “Sofia si veste sempre di nero” e “Le otto montagne”. Peccato!
A poche ore dalla chiusura del libro mi rendo già conto che non me n'è rimasto nulla, se non il ricordo della scrittura elegante e raffinata e dei personaggi ben caratterizzati in poche righe. Forse i racconti erano poco consistenti, un po' come quei cibi elaborati che però non ti soddisfano mica l'appetito.
Adoro il blog di Cognetti, quindi ho deciso di avventuarmi nella lettura di questa raccolta di racconti. I personaggi femminili sono ben delineati e mai banali, intrappolati in ragnatele di convenzioni, scelte sbagliate, sofferenza, aneliti d'indipendenza. Avrei pero' gradito un maggiore sviluppo delle storie: si interrompono un po' bruscamente, e qualcosa rimane in sospeso.
Mám rada Cognettiho písanie, ale tieto poviedky vo mne nezanechali nič. Popisovali, hoci umne, svety, ktoré mi nič nehovoria, a predpokladám, že o mesiac si ani nespomeniem, že som to čítala.
Lo stile di scrittura e l'attenzione ai dettagli sono ottimi, il problema per me è una mancanza di messa a fuoco dei contenuti e il poco interesse che sono riuscito a provare verso le storie e i personaggi presentati, che mi ha fatto apprezzare veramente fino in fondo solo due racconti su sette. Cognetti sa scrivere, e sa guardarsi intorno e dentro, ma non ho sentito nessuna forza in queste storie, nessuna energia illuminante. E' l'unico suo libro che ho letto, forse sono partito da quello sbagliato, magari in futuro riproverò con`un altro.
Ho trovato questa raccolta di racconti un esercizio letterario un po' sterile e indugiante nell'autocompiacimento di creare un plot originale e lasciare sul vago certi passaggi e certi finali. Forse è proprio il genere che non mi è congeniale, ma sinceramente vedo in questi racconti un esempio di ciò che leggevo ai tempi del liceo quando qualche compagno di classe, ovviamente dotato nella scrittura, si cimentava nella stesura di brevi componimenti... ne più ne meno... ineccepibile lo stile ma veramente poco incisivo e di sicuro non memorabile.
Una piacevole sorpresa. Finalmente uno scrittore italiano per niente scontato. Racconti brevi semplici raffinati che dicono tutto senza dire troppo. La giusta misura. Un universo femminile che ha la capacità di scelta. Un libro sul cambiamento sull'essere se stesse. Stile asciutto e deciso. Ci piace molto.
Primo incontro con Cognetti. Forse avrei dovuto scegliere altro, qualcuno dei suoi libri più quotati, ma il caso è una sfida letteraria mi hanno portata a questa raccolta di racconti. Ben scritti, abbastanza diversi tra loro nello stile, ma non sempre completamente convincenti. Più che le donne protagoniste delle storie, quello che mi ha colpita è la descrizione di Milano che fa da sfondo alla metà dei racconti: la sua topografia, i rumori, il traffico, ma anche la sua mentalità a volte brutale. Nelle parole di Cognetti ritrovo la città che conosco e in cui vivo.
Sette storie che colgono altrettante donne in momenti particolari delle loro vite. Sono donne forti, tanto quanto sono deboli gli uomini che le “accompagnano”. Sono momenti di passaggio, di crisi, di grande difficoltà. Anche il fatto di rappresentare i personaggi in non-luoghi, come un autogrill, o un tram nella notte, rende palpabile la loro solitudine e rende necessaria per loro la ricerca di un confronto con sé stessi, la reazione alle prove che la vita impone. Confesso di aver faticato a finirlo. Sono racconti ben scritti, per carità, ma non mi hanno coinvolta quanto avrei sperato. 3 stelle.
Krátke poviedky na ukázanie žien z rôznych vrstiev, štruktúr a životných etáp. Osobne by som autorovi vykričala, že nie všetky ženy sme deprimované, stroskotané a máme nahovno život, ale samozrejme rozumiem, že to je jeho spôsob písania, ale mne to teda vôbec nesadlo. 🤷♀️
finalmente riesco a leggere Cognetti, che fino a ora conoscevo solo attraverso i post del suo magnifico blog. in alcuni racconti di questa raccolta ho ritrovato la sua sapienza narrativa: tra tutti mi è parso meraviglioso "Fare ordine" (ma belli anche "Educazione e cortesia in mare", "Orientarsi con le stelle" e "La ragazza che sei stata"), dove ho ritrovato una grande capacità di descrizione dei personaggi, per pochissimi tratti, non volendosi ostinare a dire tutto e lasciando anzi molto nel mistero del non-detto. e insieme una capacità di intreccio, di ambientazione, di chiedersi 'cosa succede intanto? cosa succede intorno?' meno belli, al limite del disgusto, altri racconti, troppo costruiti, artificiosi, finti (così come il giochetto di dare titoli apparentemente insensati, o comunque molto spostati rispetto al contenuto, ai racconti. fastidioso) e per questo le tre stelline. sono curiosa di leggere il libro successivo di Cognetti, per vedere se il suo blog rappresenta lo stato attuale della narrazione. Non so se il giorno della vasca bruciata significhi davvero qualcosa. Forse abbiamo bisogno di simboli: la prima pedina del domino che un giorno decide di cadere. Non so nemmeno quand'è caduta l'ultima: a un certo punto mi sono stancata di lui, tutto qui. Mi sono stancata della solitudine, dei suoi discorsi, dei suoi libri, dei vetri su cui si arrampica per non avere torto. Eravamo stati bene, e poi non lo siamo stati più.
Quando mi sono approcciata a questa lettura mi aspettavo tutt'altro, pensavo di trovarci racconti di figure femminili forti, da prendere come ispirazione, invece quello che ho trovato è stato perlopiù il racconto di donne fragili che cercano di riscattarsi. Sono d'accordo con l'idea che spesso l'esempio ci viene dato proprio da questo tipo di figure, però tranne che in pochi casi tutto questo "successo" non l'ho visto. Inoltre parte dei racconti hanno un punto di vista maschile perciò a mio avviso non possono raccontarci veramente quello che le donne in questione pensano e sono. Il libro non mi ha convinto sebbene la scrittura mi sia piaciuta, ho gradito soprattutto le descrizioni dell'ambientazione che faceva da sottofondo alle storie, in particolare le righe su Milano le ho trovate interessanti e mi hanno permesso di visualizzare mentalmente quel poco che conosco di questa città.
Ho ascoltato l'audio libro, è stato il mio primo approccio a quasto mondo e devo dire che ho fatto un po' fatica, forse anche a causa del libro. È l'insieme di sette racconti diversi di sette ragazze, ognuno fine a se stesso, a volte i dialoghi erano con voce maschile, quindi mi perdevo spesso e non riuscivo a capire la storia, forse averlo letto mi avrebbe dato una sensazione diversa, perché spesso mi distraevo e non andavo mai indietro a riprendere il filo del discorso oppure mi confondevo tra le storie.
Non fatevi ingannare da un titolo furbo e da una di quelle copertine alla “dico/non dico”, il Diavolo veste Prada, Kinsella e similari non hanno nulla a che vedere con questo titolo che mette insieme sette ritratti di donne in lotta con la vita raccontate dagli occhi di uomini deboli o da loro stesse. http://www.roarmagazine.it/libri/paol...
Che dire? Si vede che è il primo, forse. Le atmosfere sono tipiche di Cognetti ma ancora acerbe, sono solo una prefigurazione del capolavoro che è "Sofia si veste sempre di nero". Storie tristi, personaggi complessi dei quali il lieto fine non interessa. I primi due racconti mi sono piaciuti tantissimo, gli ultimi un po' meno, forse sono troppo criptici o forse sono io troppo poco profonda. In ogni caso, non sempre ciò che ti da una storia è esprimibile a parole.