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360 pages, Paperback
First published October 28, 2014


Cosa Nostra could not stand that priest's teaching the kids in the neighborhood about an anti-Mafia culture.
Per un istante lei smette di incantare e incatenare, ha occhi per fissarlo, gelosa, artigli per ghermirlo, vorace come ogni sirena, quasi a svelare la notte che cela incastrata nel cuore.
Quartiere Brancaccio, Palermo. Don Pino Puglisi è un parroco in un quartiere difficile. Ogni giorno tenta di portare i ragazzi via dalla strada, via da un futuro purtroppo già scritto. Ma è un personaggio scomodo, da eliminare forse. Lucia vive in questo stesso quartiere e sogna l'università. Sogna di diventare maestra, un giorno. E poi Federico, lui che vive a Palermo ma non sa niente di cosa succeda in periferia, lui che ha la camera piena di libri e piena di cd. Lui che sta per andare in Inghilterra, come suo fratello Manfredi. Le vite dei tre si mescolano e insieme cercano di portare sorrisi e serenità a quei bambini che non sorridono mai e la cui unica legge è la strada. Bambini come Francesco e madri come Maria. Fino a quel 15 settembre del 1993 dove Don Puglisi viene assassinato e la vita che Federico ha conosciuto fino adesso scomparirà per sempre.
Così è Palermo: brilla nei quartieri luminosi di ricchi e arricchiti, mentre qualche metro più in là cresce l’inferno destinato a uomini la cui miseria è necessaria alla Mafia per dimostrare che lo Stato è un participio passato.
Nel 1993, all'epoca dell'omicidio di don Puglisi, avevo solo 8 anni e non ricordo nulla al riguardo. Ricordo che era tutto un susseguirsi di gente morta, di auto saltate in aria, di scorte trucidate ma i dettagli sono sfocati. Ritrovare quindi la storia di una delle persone che ha tentato di cambiare la realtà siciliana per me è stato un piacere immenso. D'Avenia racconta una storia che mescola realtà e finzione ma che resta ahimè sempre attuale. Alle soglie del 2017 inorridiamo davanti ai casi di terrorismo e non facciamo nemmeno più caso alle lotte interne, dove è la mafia a comandare.
A volte si pensa che la mafia sia la violenza del pizzo, gli omicidi, le bombe. Ma don Pino lo sa che la vera violenza è l’assenza di una scuola media in un quartiere di quasi diecimila anime.
Don Puglisi è descritto con estrema realtà e umanità. Il suo lavoro, ben noto alla mafia, non è mai stato visto di buon occhio e questo ha fatto di lui un bersaglio da eliminare. In un'estate il suo destino si compie, viene freddato il giorno del suo compleanno. A raccontarne le gesta è ora D'Avenia che con Ciò che inferno non è ci parla di lui, della sua opera e dei suoi sogni. Sogni che trasmette a Federico, speranza che trasmette a Lucia.
Don Pino li guarda giocare. Per un attimo i loro cuori sembrano fatti di carne e non di asfalto. Le urla si frangono tra i vicoli come le onde del mare sugli scogli nei giorni in cui il vento frusta la terra e le speranze degli uomini.
Quello che non ho apprezzato, purtroppo, è stata la lentezza del racconto. Bello ma davvero lento a procedere. I termini dialettali, radi ma presenti, mi hanno rallentata ulteriormente nonostante si tratti di un romanzo di poche più di trecento pagine.
L’inferno esiste. Ed è qui. In queste strade feroci in cui i lupi fanno la tana. E gli agnelli insanguinati tacciono perché hanno più cara la vita di ogni altra cosa. E il sangue è il marchio della vita, perché se la parola non salva lo dovrà fare il sangue. Inferno è Caterina che si è lanciata dal decimo piano con un ombrello in mano, perché all’inferno non voleva più starci e sperava che un angelo l’afferrasse prima dell’asfalto.
La vita di Don Puglisi, la sua missione e la speranza che ha donato a persone come Lucia e Federico è un dono immenso. In una Sicilia devastata dalla mafia, devastata dagli agguati dove spesso a perdere la vita sono innocenti, Alessandro D'avenia ci porta altra speranza. La speranza che un giorno il sacrificio di don Puglisi non si riveli inutile. Se non avete ancora letto Ciò che inferno non è, non perdete altro tempo e correte a leggerlo. Vi resterà nel cuore per molto molto tempo!
Don Giuseppe Puglisi, meglio conosciuto come padre Pino Puglisi (Palermo, 15 settembre 1937 – Palermo, 15 settembre 1993), è stato un presbitero italiano, ucciso da Cosa nostra il giorno del suo 56º compleanno a motivo del suo costante impegno evangelico e sociale. È il primo martire della Chiesa ucciso dalla mafia.