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Lo que el infierno no es

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Rare book

360 pages, Paperback

First published October 28, 2014

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About the author

Alessandro D'Avenia

11 books974 followers
Alessandro D’Avenia, born in 1977 in Palermo, holds a PhD in classics and is a high school literature teacher and screenwriter.

D'Avenia nasce il 2 maggio 1977 da Rita e Giuseppe D'Avenia, terzo di sei figli. Dal 1990 frequenta il liceo classico Vittorio Emanuele II di Palermo, dove incontra padre Pino Puglisi che insegnava religione nello stesso istituto e dalla cui figura viene fortemente influenzato, così come da quella dell'insegnante di lettere.
Nel 1995 si trasferisce a Roma per frequentare all'Università La Sapienza la facoltà di lettere classiche. Nel 2000 si laurea in lettere classiche. Nel 2004 consegue il dottorato di ricerca in letteratura greca con specializzazione in Antropologia del mondo antico, terminandolo con una tesi sulle "sirene" in Omero e il loro rapporto con le Muse nel mondo antico. Mentre è impegnato col dottorato, insegna per tre anni nelle scuole medie. Finito il dottorato, preferisce l’insegnamento alla ricerca e frequenta la scuola di specializzazione per l’insegnamento secondario, al termine della quale insegna greco e latino al liceo. Fonda una compagnia teatrale dilettante e gira un cortometraggio.
La sua attività di scrittore inizia contemporaneamente a quella di insegnante. Il successo arriva per D'Avenia con il romanzo Bianca come il latte, rossa come il sangue, che diventa presto un best-seller e viene pubblicato in 20 paesi stranieri. Il successo del romanzo d'esordio viene parzialmente confermato dal secondo titolo di D'Avenia, Cose che nessuno sa.
Collabora come pubblicista con alcuni quotidiani italiani (Avvenire, La Stampa).
Come sceneggiatore, nel 2008 ha firmato alcuni episodi della terza serie di "Life Bites - Pillole di vita" presso Disney Italia. Nel 2011-2012 lavora alla sceneggiatura del film tratto da Bianca come il latte, rossa come il sangue, prodotto da Rai Cinema, che esce nelle sale cinematografiche nel mese di aprile 2013.

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387 (5%)
1 star
129 (1%)
Displaying 1 - 30 of 410 reviews
Profile Image for Rosa .
181 reviews75 followers
February 8, 2025
" دست ها عملکردی مشابه کلمات دارند. هم عافیت می جویند و هم ناسزا می‌گویند، هم نوازش می کنند و هم می کوبند، هم می دوزند و هم پاره می کنند."

بذرهای جهنمی داستان همین دست هاست. دستهای آدم نماهاییه که از آستین مافیا برای خراب کردن، کشتن و نابود کردن بیرون میان و یا دست های انسان هایی که برای مرهم بودن، نجات دادن و تکیه گاه شدن به حرکت درمیان...

دن پینو کشیشیه که تصمیم گرفته زیر لوای دین و لباس حرفه اش، عافیت و رفاه رو برای خودش انحصاری نکنه، و بجای اون به کمک این اعتبار با اگاهی و آموزش دادن، همه ی زندگی ش رو صرف ساختن زندگی محروم ترین بچه ها، آسیب دیده ترین قشر در خطرناک ترین نقطه ی شهرش کنه و برای این هدف دست دوستیش رو به سمت همه ی آدم ها دراز میکنه... البته در لونه ی مار، جایی که قدرت بزرگتری تصمیم میگیره که سرنوشت آدم ها یا ختم به مرگ بشه یا ابزار خلاف و جنایت برای مافیا، پاداش هر کمک و قصد سازنده ای رو با خون و خشونت میدن...

" کسانی که قادر به ساختن چیزی نیستند، تنها از پس خرابی و ویرانی بر می آیند؛ شاید به این دلیل حاصل دست دیگران را ویران می کنند که یاد بگیرند چگونه خود را بسازند و از این طریق حداقل تا حدی ابراز وجود کنند. "
همه ی عناصر کتاب، خط سیر، قابل پیش بینی بودن، خوشی و ناخوشی ها و... در حد متوسطه، اما جسته گریخته جملات و پاراگراف هایی داره که قابل تامل هستن و از نظر من همین هم باعث میشه تا کمی نسبت به کتاب های مشابه و هم ردیفش به یاد موندنی تر بشه...
Profile Image for Grazia.
500 reviews216 followers
December 31, 2019
Sono arrivata a questa lettura per due motivi:

1) mia figlia lo deve leggere per le vacanze di Natale (già, io l'ho finito e lei manco ha la curiosità di iniziare)

2) era un cartaceo fruibile nel viaggio di andata e ritorno per Lisbona (sempre la fatidica figlia, se non fosse stato per me, avrebbe fatto fare al libro un giro in Portogallo senza neanche sfogliarlo).

Le motivazioni di lettura della prof della mia ragazza sono chiare: far conoscere ai ragazzi un parroco che più distante non potrebbe essere dal celeberrimo Don Abbondio del loro tormentone attuale, I promessi sposi.

Le reazioni del momento dei più solerti compagni della mia nella lettura (su cui mia figlia è aggiornata tramite gruppo whatsapp e su cui contestualmente mi tiene aggiornata), non sono incoraggianti. La scrittura di D'Avenia stucca. E non posso dare loro torto. Il barocco, l'ampolloso, sia nell'arte che nella scrittura, stucca pure me. Ma la storia è bella. E merita di essere letta.

E sono curiosamente contenta di aver concluso il mio anno di letture con la storia di Don Pino Puglisi: in un mare di lacrime.
Profile Image for GONZA.
7,364 reviews124 followers
November 6, 2014
Alessandro D’Avenia è uno scrittore che rientra nella categoria “da leggere tra i 15 e i 25 anni”, ovviamente secondo me. Ci sono autori che ho letto e che non rileggerei, da oggi in poi D’Avenia, alla sua terza prova e al terzo libro che leggo, passa di diritto negli intoccabili, tra quegli autori cioè, che non toccherò mai piú. Niente di personale, ma non sono affascinata dai suoi adolescenti meravigliosi, dalle loro storie pseudoprofonde, dai loro turbamenti nè mi interessa leggerne ancora. Sono tre libri sugli adolescenti e sono libri per adolescenti, nè più nè meno, così come i libri di Volo sono per coloro che a 30 anni ancora non sanno chi sono e se ancora sei confuso, e ne hai 40, ti butti su Coelho, è così che va la vita, quanto meno in libreria.
Stavolta il nostro autore, dottore in letteratura e insegnante di adolescenti, alza la mira e per fare il grande salto, oltre ai soliti ragazzini ci mette anche Don Pino Puglisi, che è stato suo insegnante, così narra la legenda. Don Pino è stato ucciso dalla mafia nel quartiere di Brancaccio dopo 3 anni che faceva il parroco del quartiere, ma Don Pino non è stato dimenticato e i suoi insegnamenti hanno generato frutti, così come la morte di Falcone e quella di Borsellino, peccato non siano abbastanza, perché ci sarebbero ancora molte molte cose da fare, ma torniamo al libro.
Don Pino è un insegnante di religione in uno dei licei classici della Palermo “bene” e più di una volta chiede ai suoi alunni di andare a dargli una mano in parrocchia, a giocare con i bambini, ma solo uno, Federico, raccoglie il suo appello e quello che trova una volta attraversato il passaggio a livello che delimita il quartiere, lo sconvolge.
A Brancaccio Federico conosce prima di tutto la violenza, quella improvvisa, imprevedibile, ma anche quella pensata, studiata a tavolino, attuata con cura, come l’omicidio del “parrino” che viene fatto credere un furto finito male, mentre la mafia rimette le mani sul quartiere, quel quartiere che un prete stava cercando di cambiare. Sono gli stessi anni delle stragi di mafia, prima Falcone, poi Borsellino e poi Rita Atria, forse la storia più terribile di tutte perché la solitudine di questa ragazza deve essere stata incommensurabile, come anche la follia della madre che prima la ripudia e poi distrugge la sua foto sulla lapide. Ma a Brancaccio Federico conosce anche l’amore, quello per Lucia, una ragazza diversa da quelle del suo solito giro, e quello per i bambini che ruotano intorno al parroco e che in qualche modo sono l’ultima speranza per cercare di rendere il quartire e poi la città e infine il mondo, migliore di come lo abbiamo trovato.
Non ci sono personaggi indimenticabili in questo libro, a parte Don Pino Puglisi, ma lui lo era già prima. Come giá detto, questi ragazzi raccontati da D’Avenia corrispondono perfettamente allo stereotipo dell’adolescente e per questo ai miei occhi, sono decisamente poco credibili; ad esempio gli scambi tra Federico e suo fratello Manfredi mi hanno fatto venire i brividi, e non in senso positivo. Quindi non posso dire che il libro mi sia piaciuto, ma ha sicuramente un intento pedagogico e farlo leggere alle scuole medie/superiori, potrebbe comunque essere utile, sempre che prima i ragazzi abbiano letto “Nel mare ci sono i coccodrilli” di Fabio Geda, che è molto più realistico.
Profile Image for Silvia Devitofrancesco.
Author 22 books131 followers
November 20, 2014
Federico è un ragazzino di diciasette anni. Vive a Palermo, frequenta il liceo, appartiene a una famiglia agiata e ama le parole. Suo professore di religione è Don Pino Puglisi , detto 3P, che durante le sue lezioni coinvolge i ragazzi con lezioni di vita vera. Sarà proprio Don Pino ad avvicinare Federico al mondo di Brancaccio. Un mondo altro, un vero e proprio inferno. Federico resta spiazzato, rimedia botte e calci, eppure non molla: rinuncia al suo viaggio – studio in Inghilterra per poter conoscere la vita, quella reale, quella che si svolge nella sua città e che lui, fino a quel momento, ha ignorato.

“Se nasci all’inferno hai bisogno di vedere almeno un frammento di ciò che inferno non è per concepire che esista altro.”

E’ difficile trovare un aggettivo che possa esprimere un giudizio per questo libro. “Sublime” forse potrebbe rendere l’idea. Sublime perché tratta di argomenti delicati quali la mafia, il disagio di Brancaccio, l’orrore e lo fa attraverso le parole, i volti e gli atteggiamenti di chi a Brancaccio vive.

I bambini, costretti a usare la violenza per vivere, le donne, spesso bersaglio di violenze e soprusi, i giovani senza speranze nel futuro.
E’ con questa realtà difficile che Federico un bel giorno si scontra. Egli, il giovane di buona famiglia, osserva ad occhi spalancati quello che avviene nel ghetto. Ha paura, certo, ma a questa si unisce il desiderio di poter fare concretamente qualcosa per aiutare questa gente che ha la sola sfortuna di vivere in quel posto.

Nell’opera non si individua un solo protagonista, ma le pagine sono popolate da una miriade di personaggi senza gerachie, ossia non si indiduano personaggi principali e secondari, poiché tutti hanno la propria storia da raccontare.

C’è Don Pino che lotta fino alla morte, c’è Riccardo, Francesco, la bambina con la bambola, ci sono coloro ai quali tutta l’attenzione dedicata al quartiere non sta affatto bene e c’è Lucia, una ragazzina amante dei libri che insegnerà a Federico cosa significa amare.

L’autore si serve di uno stile semplice, ricco di metafore e citazioni di opere letterarie, dialoghi incisivi e descrizioni capaci di trasmettere emozione nel lettore.

E’ un lettore che non resta fermo, distante da quanto legge.

E’ un lettore che soffre con i protagonisti, si commuove, sorride e spera in ciò che inferno non è.

Un’opera da leggere per riflettere, per comprendere, per ricordare.
Profile Image for The Books Blender.
703 reviews104 followers
April 8, 2018
“description"/

Questo commento è presente anche sul blog: http://thebooksblender.altervista.org...

Don Pino Piglisi - che l'autore ha conosciuto di persona - è alle prese con i giovani del quartiere.

Deve togliergli dalla strada, spingere le loro vite in una direzione opposta a quella che questi ragazzi hanno visto e conosciuto fin troppo bene. Alcuni si sono già persi in queste maglie con cui gli adulti li hanno circondati; altri si perderanno; ma altri ancora possono essere salvati.

Federico, che a breve partirà per frequentare Oxford, lo aiuterà in questo, sporcandosi anche lui le mani per la salvezza dei propri coetanei.

description

Piccola premessa: a questo punto, mi pare evidente che ho un rapporto conflittuale con molti degli autori italiani attualmente in circolazione.
Nonostante ci abbia provato svariate volte (non riporterò degli esempi specifici, ma se hai un po' di curiosità ti basta scorrere nella lista recensioni presente sul blog gli autori italiani), posso purtroppo affermare che, la maggior parte delle volte, questa conoscenza con le "penne" nostrane - contemporanee - non è finita per niente bene. Fortuna che ci sono delle (rare) eccezioni…

Insomma, veniamo a "Ciò che inferno non è".
Me l'ero segnalato tra i "da leggere" un po' di tempo fa, ma poi, per un motivo o un altro avevo sempre rimandato. Con l'arrivo dell'estate, ho pensato che il momento poteva essere propizio.

E…

Non abbiamo cominciato bene (la prima frase che mi ritrovo sbattuta in faccia è questa: «Nella luce prima, un ragazzo la fissa. È immersa nell'agguato ventoso e salato dell'alba che si leva ancora vergine dal mare…»), ma la colpa è mia e dei miei gusti "stilistici". Gli esempi sarebbero molti altri; alcuni li ho segnalati anche qui.

Ora, mi piace chi scrive bene… e dice anche qualcosa; non chi mi accozza parole per dargli un'apparenza intellettuale e poetica. Non mi piace poi lo stile telegrafico che mi propina brevi frasi composte solo da un soggetto, un verbo, pochi complementi e un punto (sicuramente, perché io faccio proprio il contrario).

E, purtroppo, prosegue con un altro esempio di "scrittura" che io, ahimè, non riesco davvero a digerire: i blocchi di dialogo senza alcuna indicazione di chi diavolo stia parlando (questione che si complica se i personaggi in "piacevole" conversazione sono più di due).

Quindi, primo punto a sfavore: lo stile di scrittura. Ma qui si tratta di gusti, quindi… c'è ben poco da fare se non prendere nota e andare avanti.

Allora… andiamo avanti…

… e veniamo ai cambi improvvisi di punti di vista. Non che non mi piacciono, anzi… trovo che diano ritmo alla narrazione e, in certi casi, dimostrino la capacità dell'autore di giostrarsi con i propri personaggi. Ecco, qui il cambio di punto di vita c'è… si passa dalla terza alla prima persona singolare, talvolta a distanza di nemmeno un paragrafo e talvolta questo improvviso cambio dura solo poche frasi; il guaio è che non si capisce chi parla. Chi è questo io che cambia, che torna a essere un narratore esterno per poi tornare di nuovo a vivere i fatti in prima persona? Che poi non si tratta nemmeno della stessa persona che parla in prima persona!

Ho, inoltre, avuto la spiacevole sensazione che l'unica figura su cui si regga il libro sia Don Pino Puglisi e non perché sia ben realizzata nel racconto, ma semplicemente perché si parla di un'istituzione. Ma, ecco, ripeto, non avendo finito il libro, si tratta sicuramente di una mia impressione.

Insomma, ci ho provato per tre volte. Per tre volte, ho ricominciato la mia lettura dall'inizio, anche perché mi sono piccata: non potevo aggiungere un altro autore italiano alla mia lista dei "mai più". Tuttavia, questi tre tentativi non sono mai andati oltre al quinto capitolo. E, devo ammettere di non aver proprio capito quale fosse la storia che si voleva raccontare (ma di questo, sicuramente, è complice il fatto che la mia lettura si è sempre interrotta dopo una cinquantina di pagine).

Difficilmente, lascio un libro a metà, perché sono convinta di dover sempre apprezzare la fatica dell'autore che ha deciso di scrivere proprio quella storia in particolare e di un agente, di editor e infine di casa editrice che decidono di "rischiare" con un autore in particolare, preferendolo ad altri.

Ma qui, mi spiace davvero, devo ammettere la sconfitta. Si tratta del terzo libro di questo autore, spinto al successo dall'esodio con "Bianca come il latte, rossa come il sangue", libro che, in tutto il mondo, ha venduto circa un milione di copie (e che io non ho avuto modo di leggere). Questo per dire che "non sempre le ciambelle escono con il buco" e potrebbe darsi che "Ciò che inferno non è" sia più sottotono rispetto al suo predecessore. Non sono intenzionata a leggerlo, ma se qualcuno uno avesse un'opinione positiva su "Bianca come il latte, rossa come il sangue", lieta di sentirla e magari convincermi a riprovare con questo autore.

Dal momento che non ho terminato la lettura, non posso - perché non sarebbe corretto e onesto da parte mia - aggiungere altro né fornire un'opinione più precisa o una valutazione su ambiente, personaggi, ect. come faccio solitamente. In un certo qual modo, però, come disse un'utente con la quale ebbi modo di scambiare qualche opinione su di un libro diverso da questo, già il fatto di non riuscire a terminare un libro è un'opinione abbastanza chiara.
Profile Image for Giulia.
9 reviews4 followers
February 19, 2018
D' Avenia non mi è mai piaciuto cosi' tanto come in questo libro. Non lo ringraziero' mai abbastanza per avermi fatto conoscere Padre Pino Puglisi e la sua storia cosi' da vicino e cosi' umanamente. Cio' che inferno non è mi ha fatto aprire una porta sul passato, sulla Sicilia che ho lasciato, sulla mentalità mafiosa che per un anno ho toccato con mano attraverso i bambini dei quartieri come Brancaccio. Ho seguito con sempre piu' ardore i passi di 3P , i dialoghi e le parole scelte con cura di un uomo che ha dato la vita per portare l'amore all'inferno.
Se anche la mia inguaribile vena romantica ha palpitato insieme a Federico e Lucia, che quasi sembrano un Romeo e Giulietta dei giorni nostri, per la prima volta nella mia vita da lettrice c'è stato qualcosa nella trama che mi ha spinta altrove. Sono la classica coppia D'Aveniana, due adolescenti che e cercano la strada per il futuro e si ritrovano a dover combattere contro il mondo che li circonda. Inizialmente Federico non mi andava giu', un adolescente con la fissa per Petrarca e l'aria da snobbino era completamente fuori contesto. Ma grazie a Lucia trova la strada giusta per dare un vero significato alla sua vita apparentemente perfetta.
La maestria con la quale l'autore descrive Palermo e i suoi quartieri, il mare, gli odori e i sapori mi hanno fatta immergere totalmente, mi sono sentita a casa. E la storia che ci racconta è una storia vera, perchè la mafia esiste e l'inferno c'è in chi lo vive tutti i giorni. E allora questa volta non mi saro' innamorata di una storia romantica come altre ma mi sono innamorata della forza e del coraggio di padre Pino di vedere e far vedere agli altri quello che, in mezzo a tutto quello schifo, non è inferno ma è Vita.
Grazie 3P
Profile Image for Malacorda.
594 reviews289 followers
August 9, 2017
E' una storia di formazione, una storia semplice, e questo in due significati. Uno perché ha una trama lineare, con personaggi esemplificativi e cinematografici. E il secondo perché è una storia ambientata in Sicilia, e proprio come nel racconto di Sciascia mostra determinati meccanismi muoversi nel modo semplice che tutti ben conosciamo, da sempre. Anzi, non è solo una storia siciliana, lo si potrebbe proprio definire il romanzo di Palermo: vi si trovano spiegazioni dei toponimi, le vie eleganti e i quartieri malfamati, il sole la spiaggia e il mare, Greci e Romani, Arabi e Normanni, e com'è ovvio, quelli che si affidano a Cosa Nostra e quelli che provano a contrastarla. Tra questi ultimi spicca centrale la figura di Don Pino Puglisi.
Storia e personaggi sono in parte inventati, in parte reali, in parte autobiografici, e questi tre elementi sono mescolati nella giusta dose. Concordo con chi ha osservato che il linguaggio utilizzato risulta essere più frutto di una ricerca attenta che non di una scrittura spontanea, certo definirlo barocco è eccessivo. Il protagonista e in parte narratore è un ragazzo di diciassette anni, evidentemente alter ego dell'autore a quell'età, e con la scusa che questo ragazzo ama le parole e la poesia, la narrazione finisce per forza ad essere densa di parole di poesia, ma a mio avviso questo non arriva al punto di appesantirla, la arricchisce anzi di spunti, idee e contenuti. Il racconto inizia descrivendo la città di Palermo e prende le mosse da un'intenzione implicita di provare a descrivere paradiso e inferno, intesi non come concetti teologici e metafisici ma quanto più reali possibili. Finisce così per riproporre a grandi linee lo schema di una Divina Commedia in miniatura: il ragazzo Federico si trova a viaggiare tra inferno e paradiso, che si trovano entrambi nella sua città, a due passi l'uno dall'altro, con Don Pino a fargli da guida, e ne conoscerà i luoghi, i personaggi, e le emozioni.
Libro che si lascia leggere volentieri, nei punti cruciali riesce a essere coinvolgente e toccante. Toccante nel senso che arriva a toccare nel punto giusto, sa mettere il lettore a disagio quanto basta per farlo riflettere: io me ne sto qui in cortile a leggere, al sole, con la vite che inizia a mettere le prime foglie, con il cane coricato qui di fianco... e quanta gente c'è che non può permettersi nemmeno questa piccola bellezza, che neppure la conosce, e che avrebbe bisogno di un aiuto, non di un'elemosina ma di una spinta che inizi fare loro comprendere che esiste anche il lato bello del mondo, non solo quello squallido e ingiusto. Riflettere sul fatto che l'aiuto verso il prossimo parte dalle piccole cose, prima che da quelle eroiche.
Profile Image for Marjorie.
565 reviews74 followers
January 12, 2019
“Take away love and you will have hell. Give love and you will have what hell is not.” Father Pino

In Palermo, Sicily in 1993, violence runs rampant in the Brancaccio section. Mafia bosses incite fear into the hearts of the teenage boys there. That fear is what causes these young teenage boys to carry guns as they begin to test their own violent tendencies. One teenager, Federico, is more privileged than some in Palermo. He is a lover of words and has been nicknamed “Poet”. His teacher, Don Pino, has asked him to help him at the youth club. A whole new world opens up for Federico as he gets to know what some of these young boys face each day. When Don Pino is murdered by the mafia, it is left to the young Federico to continue his loving work.

This book is based on the real life of Giuseppe Puglisi, which makes the story even more poignant. I can’t help but think of the author as being the teenage boy, Federico, since they both have the heart of a poet. Each short chapter of this book is a work of poetic beauty, some showing the transformative power of love and some showing the devastation that hate brings into the world. The author’s poetic wording is in sharp contrast to the ugliness of some of the events in the book, which makes the horror seem even more horrific. It’s not an easy book to read. First, there are some hard-to-read violent parts, though the author does not resort to using gore to shock his readers. Also the writing style of the author took me some time to get used to and may not be to every reader’s taste. He doesn’t always make it clear who’s speaking and because his writing is so poetic, I didn’t always understand what he was trying to say. It was quite a slow read due to that. But there are moments of beauty in his writing that make the effort well worth it.

Recommended.

This book was given to me by the publicist in return for an honest review.
Profile Image for Alessandra.
Author 1 book12 followers
September 1, 2024
Palermo, estate 1993. Federico, studente modello del liceo classico Vittorio Emanuele II, ha diciassette anni, un mare di domande e un professore di religione speciale, padre Pino Puglisi. Con lui si troverà a scoprire un’altra Palermo, quella del quartiere Brancaccio, dei casermoni di cemento, di Cosa Nostra; ma anche del coraggio e della speranza.
Con l’emozione del testimone e la potenza dello scrittore, D’Avenia in questo romanzo ridà vita al “suo” don Pino, un uomo straordinario, capace di generare la sola epica oggi possibile: quella del quotidiano. Capace, soprattutto, di riconoscere, anche nell’abisso infernale, “ciò che inferno non è”.

In tutta onestà ammetto che, per ora, questo è il libro più bello che io abbia letto quest’anno. I temi dell’amore, della letteratura, della religione, del coraggio, e dell’ingiustizia, si intersecano tra loro capitolo dopo capitolo, e non c’è modo di riuscire a staccarsi dalle pagine, nemmeno dopo che queste sono terminate. Le sensazioni che questo libro mi ha donato sono le migliori che mi fossero mai arrivate da un romanzo prima d’ora, ed è anche per questo che ve ne consiglio caldamente la lettura. La penna di D’Avenia è indubbiamente una delle mie preferite, ma ammetto che mai prima d’ora avevo trovato così tanti spunti di riflessione e voglia di informarmi in uno dei suoi libri. In assoluto il mio preferito.

Leggendo la trama e la sinossi in generale mi aspettavo un contenuto completamente diverso, e invece mi sono ritrovata non solo in una lettura riguardante la mafia, la storia di Padre Pino Puglisi, e la differenza tra le classi sociali; ma mi sono proprio immersa in un mondo in cui esistono tantissime subplots che riguardano l’amore tra i personaggi, l’affetto e le difficoltà che riscontra ogni famiglia, e tutte le varie e piccole caratteristiche che anche la vita vera necessariamente ha. In sunto: un capolavoro. Ho amato ogni singola riga con tutta me stessa.
Profile Image for LaCitty.
1,018 reviews181 followers
January 2, 2020
È stato il mio primo incontro con Alessandro D'Avenia e non vi nascondo che avevo qualche timore anche perché questo romanzo parla di mafia e non è facile descrivere un fenomeno così complesso e doloroso nelle sue implicazioni senza essere banali o gratuitamente violenti. D'Avenia ci riesce e racconta la storia degli ultimi mesi di vita di don Pino Puglisi attraverso gli occhi di chi lo circonda: un suo studente al liceo (l'alter ego dell'autore?), i bambini del quartiere, i mafiosi (in particolare Nuccio e il Cacciatore), la giovane Lucia. Più di una volta mi sono ritrovata col magone a pensare a quest'uomo coraggioso e alla fine che ha fatto.
Tutto sullo sfondo di una Palermo piena di luce, di mare, di speranza, ma anche di disperazione e squallore. Le descrizioni che non tutti lettori hanno apprezzato, per me hanno aggiunto qualcosa alla storia.
È un libro che ricorda una grande persona e lancia un messaggio importante.
Profile Image for Antonella Imperiali.
1,251 reviews140 followers
February 18, 2018
"Che ne sanno i ragazzi di come si diventa uomini? Che ne sanno delle istruzioni per l’uso della notte, delle ombre, delle tenebre? I ragazzi si aspettano sempre gioia dalla vita, non sanno che è la vita ad aspettarsi gioia da loro."

"A me viene da cantare, benché sia stonato. Benché sia, che meraviglia, il mondo delle possibilità nascoste in un benché. E canto a squarciagola, perché la scuola è finita, perché si va al mare, perché le ragazze sono un miscuglio di luce e di polpa e magari ce n’è una per me, perché vado un mese in Inghilterra, perché posso leggere quello che voglio fino a tardi, quando i libri si aprono come i fiori al mattino."

“Cosa è tutta questa vita scomposta dentro di me a cui non riesco a dare nome?”

«Resto a dare una mano a don Pino Puglisi a Brancaccio. Che senso ha andare in Inghilterra se nemmeno conosco l’altra metà della mia città? Non posso andare a imparare una lingua nuova se non so parlare la mia. Che me ne faccio?»

"Ma amare è cosa da uomini. Impariamo tutto. Ci insegnano tutto. Invece l’amore, che è la cosa più importante e la più difficile, nessuno ce lo insegna. Eppure se non lo impari resti un analfabeta della vita."

"Ossimori. Contraddizioni.
La vita proprio non mi torna: per possederla devi perderla per qualcuno."

Sono solo alcuni stralci che segnano il cammino, la presa di coscienza, la crescita di Federico.

Solo un passaggio a livello separa Palermo da un suo quartiere, il Brancaccio, ma sono due mondi assai diversi e Federico trova il coraggio di superarlo per dare una mano a don Pino Puglisi che vi opera come parroco.

Vi scoprirà l'inferno. Ma vi troverà anche l'amore, quello con la A maiuscola. L'amore per Lucia, per i bambini, per i disagiati e gli oppressi. Amore: questa è la parola chiave di don Pino.

Don Pino è però una persona scomoda, non ha peli sulla lingua, chiama le cose col loro nome. Raduna attorno a se' molte persone, le coinvolge nei programmi di "restauro e sviluppo" del quartiere... Sogni... Un polo d'incontro, giardini, campi da gioco, una scuola... Programmi e progetti che però danno fastidio a chi in quel quartiere "governa" a suon di minacce, coltelli, pistole, pizzi, incendi...
Inevitabile l'epilogo sanguinoso.
Eppure don Pino muore con il sorriso sulle labbra e lo sguardo sereno.

Federico non demorde; gli insegnamenti e le parole del prete gli hanno allagato il cuore e aperto la mente. Ha fatto una promessa e cercherà di mantenerla. In nome dell'Amore.

Vorrei spendere altre parole per questo libro, ma mi ha lasciato il vuoto in dotazione...

📖 GdL - Il tema del mese (feb. 2018) - LA CRESCITA
Profile Image for Emanuela.
762 reviews39 followers
February 28, 2023
Questo è uno dei libri che sapevo avrei fatto fatica a recensire.
E non perché non mi sia piaciuto anzi, ma perché l’argomento è di quelli che mi toccano tantissimo e quindi ho sempre paura di non riuscire a rendere adeguatamente le emozioni provate.
È la storia di Padre Pino Puglisi, detto 3P dagli amici, di come ha lottato per liberare il quartiere Brancaccio di Palermo dal controllo della mafia nelle sue ramificazioni, non solo aiutando le persone a vivere decentemente ma soprattutto a ribellarsi a quella sopraffazione e a lottare per ottenere migliorie dallo Stato e dal Comune, in ambito socioassistenziale, come distretto sanitario e scuole.
Ed è stato questo a costargli la vita, il momento in cui ha pestato i piedi ai politici perché sì, ormai è risaputo, la mafia ha infiltrazioni in tutti i luoghi di potere. E ce le aveva già allora.

“Mi ricordo ancora la prima lezione con lui. Si era presentato con una scatola di cartone. L’aveva messa al centro dell’aula e aveva chiesto cosa ci fosse dentro. Nessuno aveva azzeccato la risposta. Poi era saltato sulla scatola e l’aveva sfondata. -Non c’è niente. Ci sono io. Che sono un rompiscatole.- ed era vero. Uno che rompe le scatole in cui ti nascondi, le scatole in cui ti ingabbiano, le scatole dei luoghi comuni, le scatole delle parole vuote, le scatole che separano un uomo da un altro uomo simulando muri spessi come quelli della canzone dei Pink Floyd.”

E l’aspetto che maggiormente colpisce al cuore è stato leggere come lo abbia fatto: non mettendosi dal pulpito a fare le proprie prediche ma portando il Signore tra la gente e nella vita di ogni giorno, tutti i giorni, e puntando soprattutto sui bambini e i giovani, perché secondo lui sono loro ad essere troppo spesso “educati male, non maleducati”.

“Anche io se fossi nato nel palazzo di via Hazon non avrei avuto scelta - continua. - Se nasci all’inferno hai bisogno di vedere almeno un frammento di ciò che inferno non è per concepire che esista altro. Per questo bisogna cominciare dai bambini, bisogna prenderli prima che la strada se li mangi, prima che gli si formi la crosta intorno al cuore. Ecco perché sono necessari un asilo e una scuola media. Non ci vuole la forza, ci vogliono la testa e il cuore. E le braccia. Non hai idea di cosa si può fare con queste tre cose.”

E quello è stato anche l’aspetto messo più in luce nel libro, cioè come tutti i personaggi coinvolti, anche degli esponenti mafiosi, fossero o siano stati a suo tempo dei giovani bisognosi di aiuto che non hanno trovato il conforto di cui avrebbero avuto bisogno.
Anche se è, in totale onestà, l’aspetto che si fa più fatica ad accettare, nel voler pensare ai mafiosi solo come delle persone senza cuore e senza principi, abituate a far del male agli altri.
Qui viene reso bene evidente il contrario e come si diventi mafiosi e non lo si nasca, ma anche come ci siano delle persone che, nonostante vengano offerte loro delle possibilità alternative, decidano sempre, per disposizione personale o per incoscienza, di prendere la strada peggiore, di fare del male agli altri, come il bambino Riccardo.
Come risulta invece abbastanza evidente che le persone a cui vengono offerte delle alternative, riescano a riscattarsi e innalzarsi dallo squallore: così è per Totó, per Lucia, per Gemma, per Francesco e per Maria per esempio.
Francesco in particolare è il personaggio che mi resta nel cuore, quello che si avvicina al male perché portato dal gruppo e perchè non è stato abituato a vedere altro di diverso ma che, nel momento in cui questa opportunità gli viene data, non ha timore di mostrarsi “diverso”.
E risulta anche ben chiaro infine come sia necessario, per cambiare le cose, diffondere queste esperienze anche nella parte della città più lontana da queste realtà e che perciò si crede immune ma anche superiore e pensa di tenersene alla larga.
L’esperienza di Federico ma anche del fratello dimostrano che ci vuole sì tanto coraggio ma anche che non siano solo esperienze di aiuto ma che, una volta avviate, diventino soprattutto fonte di arricchimento interiore personale, soprattutto a livello affettivo, e di crescita umana.

“Togli l’amore e avrai l’inferno, mi dicevi, don Pino.
Metti l’amore e avrai ciò che inferno non è.
L’amore è difendere la vita dalla morte. Ogni tipo di morte. Mi tornano in mente come una litania le tue frasi, ora che ne sento già la mancanza.”

Inutile dire che, quando ho chiuso il libro, piangevo e che sono stata di cattivo umore per tutto il giorno. E questo era perché odio con tutta me stessa le ingiustizie e perchè credo che le più grandi siano quelle che ci hanno portato via degli uomini con la u maiuscola, la cui perdita ci peserà per sempre, e che avrebbero potuto cambiare il mondo.
Poi però, su quest’ultimo aspetto ho dovuto ricredermi. Come per Falcone e Borsellino, Dalla Chiesa e per tanti altri, tra cui Puglisi, il condizionale è fuori luogo; leggere di come le imprese da lui avviate in vita, così come i suoi insegnamenti, siano state portate avanti e abbiano avuto successo, nonostante la loro scomparsa, mi ha reso ancora una volta evidente come il mondo lo hanno già cambiato.

“Tutti pensano che a renderci felici debba essere la vita, ma io una cosa l’ho capita: per essere felici serve solo coraggio. Ce ne vuole troppo per accogliere il cielo e la terra nel petto, però so che quel coraggio in qualche modo adesso è dentro di me, come un seme che prima è piccolissimo e poi diventa un albero dai rami grandi e forti, capace di dare ombra e riparo. Capace di ricevere ferite e stagioni. Di morire per tanti inverni e gemmare in altrettante primavere, sommando vita e morte in anelli sempre più ampi, unendo cielo e terra.”
Profile Image for Jessica.
304 reviews101 followers
June 2, 2017
Adoro la delicatezza con cui l'intera storia è stata raccontata e che permette al lettore di ogni età di assaporare e comprendere a fondo l'importanza di certi avvenimenti, la grandezza di certi uomini e il complesso mondo di cui fanno parte. Anzi, di cui tutti facciamo parte seppur a latitudini differenti.
Il segreto del libro è racchiuso nelle pagine finali, nel capitolo "postilla e ringraziamenti": lì è spiegato tutto. Parlarne per non dimenticare è importante. Questo libro infonde un pizzico di coraggio in più,voglia di fare e disfare il mondo. Anche solo partendo dal nostro piccolo, sbattendo il muso contro la realtà senza tirarsi indietro.
Profile Image for Sandro.
335 reviews23 followers
December 7, 2021
Il libro è interessante e merita di essere letto, anche perché la storia di Don Pino Puglisi è una delle (purtroppo) tante tristi storie di mafia che è bene siano conosciute da più persone possibili, soprattutto tra le nuove generazioni.
Quello che non mi ha convinto a pieno è lo stile con cui il libro è stato scritto, in quanto, in alcuni passaggi, mi è sembrato troppo ricercato, rischiando così di compromettere la chiarezza espositiva.
Nel complesso, comunque ripeto che è un libro che assolutamente merita di essere letto.
Profile Image for Antonella Gramola-Sands.
503 reviews5 followers
August 18, 2016
Il miglior libro che ho letto fino ad ora quest'anno. Una storia scioccante che DEVE essere letta. Non ne conoscevo il background e per questo mi ha sconcertato e disturbato ancora di piu'. Una storia amara ma coraggiosa, il passaggio dall'adolescenza all'eta' adulta grazie ad un personaggio vero, generoso e coraggioso. Profondamente intenso e commovente. D'Avenia riesce a coinvolgerti fino a farti sentire di essere proprio la' a Brancaccio insieme a 3P e ai suoi bambini.
Profile Image for Elena.
21 reviews5 followers
July 10, 2015
Questo (purtroppo) è il terzo libro di D'Avenia che leggo e forse il peggiore! Sono stata attirata dal tema della mafia che mi sta molto a cuore e invece mi sono ritrovata a leggere un insieme di descrizioni lente e ripetitive che non portano da nessuna parte insieme ovviamente alla storia di adolescenti frustrati e innamorati. Per non parlare del tentativo disperato di usare parole "ricercate" per descrivere situazioni banali e insignificanti. Per citare un esempio "Pranziamo con una brioche che è un equilibrio prodigioso tra gelato e panna, simile ai più grandi capolavori artistici".
Non riesco a capire come possa essere considerato uno dei migliori scrittori italiani.
Profile Image for Leggere A Colori.
437 reviews14 followers
November 24, 2014
Quello che non ho apprezzato, purtroppo – e credo giustifichi il voto basso che ho assegnato al romanzo – è il modo in cui è scritto. La prosa, articolata e complessa, risulta faticosa e pesante, infarcita di citazioni letterarie che se in "Bianca come il latte, rossa come il sangue" e "Cose che nessuno sa" mi erano piaciute, ora ho trovato un po' eccessive.

Continua a leggere su http://www.leggereacolori.com/letti-e...
Profile Image for Teresa.
21 reviews
September 29, 2024
È estremamente difficile riuscire a trovare le parole giuste per descrivere ciò che mi ha lasciato questa lettura, soprattutto in relazione all'attenzione che viene data alle stesse parole all'interno di questo romanzo.
È stata sicuramente travolgente, colpisce nel profondo e risveglia l'anima, il cuore, la mente; fa riflettere, accende, smuove le coscienze... ricca di passione, di amore, di crudeltà, di vita.
Profile Image for Bibliophilique..
8 reviews
June 21, 2015
Devo essere sincera, non vedevo l'ora di finire questo libro. Mi era stato assegnato dalla prof.ssa d'italiano per l'estate, assieme ad altri testi.
È il primo romanzo che ho letto di D'Avenia e presumo che sia anche l'ultimo.
La storia in sé è interessante, ma non mi ha presa. Ammetto che alcune frasi sono bellissime, ma oltre quelle non mi rimarrá nulla di questo libro.
I protagonisti principalmente sono Federico e Don Pino, ma anche i bambini hanno la loro parte nel ruolo principale.
Di Federico che dire, è un ragazzo ormai introvabile nella nostra generazione. Il suo amore per le parole mi ha colpita: anch'io amo le parole e tendo ad aggrapparmi ad esse in certe situazioni; e la sua passione per Petrarca ha reso il tutto un poco simpatico, perché piace ugualmente anche a me. Ma riportare i tutti suoi pensieri è stato un po' confusionario: non è sempre necessario sapere cosa succede nella mente di un adolescente, spesso e volentieri complica le cose e rende la situazione meno reale.
Don Pino, invece, l'ho apprezzato per la voglia di fare la differenza in un paese ormai perso e senza speranza, ma oltre questo non mi ha colpito piú di tanto neanche lui.
Del resto, la lettura è stata pesante, soprattutto all'inizio e nelle parti in cui l'autore ha voluto marcare molto il tema religioso.
Ci sono troppe descrizioni, spesso anche distrazioni su alcuni aggettivi utilizzati e altre descrizioni (ha avuto da ridire perfino su una brioche, rendiamoci conto). Mi è capitato qualche volta in cui non capivo in che punto del racconto ero; il modo di scrivere di D'Avenia non fa decisamente per me.
Una cosa che "ammiro" del libro, peró, è la denuncia alla mafia attraverso gli occhi dei bambini: vedere le conseguenze delle azioni della mafia con i loro occhi mi ha fatto tenerezza e compassione.

Frase: «Non mi lasciare mai e saró l'estate che non finisce.»
Profile Image for Sara-Maria .
30 reviews
February 9, 2025
"Ciò che l’inferno non è" di Alessandro D’Avenia è un libro scritto con grazia e profondità, un’opera che riesce a dipingere con delicatezza la Palermo di Padre Pino Puglisi e il contrasto tra luce e oscurità, innocenza e violenza. C’è poesia nelle parole di D’Avenia, un lirismo che avvolge la narrazione e la rende quasi onirica, sospesa tra il realismo della mafia e la speranza ostinata di chi si oppone ad essa.

Eppure, per quanto ne riconosca il valore, non posso dire che sia un libro che mi abbia conquistato. Non è il mio genere. La scrittura, per quanto curata e intensa, a tratti si trascina in riflessioni che spezzano il ritmo della storia, rallentandola fino a renderla meno coinvolgente. I personaggi, pur essendo ben costruiti, sembrano muoversi in un mondo che risulta più evocativo che concreto, un teatro simbolico in cui tutto ha un significato profondo, ma che proprio per questo perde una certa immediatezza narrativa.

La storia di Federico, il protagonista, è un viaggio di formazione importante, ma il suo percorso interiore viene spesso diluito da una prosa che si sofferma più sulla bellezza del linguaggio che sulla tensione della vicenda. Non è un difetto in sé, ma è un aspetto che può rendere la lettura meno scorrevole per chi cerca qualcosa di più diretto e meno intimista.

In definitiva, Ciò che l’inferno non è è un libro che merita di essere letto, soprattutto per il suo messaggio e la sua sensibilità. Ma non è un libro per tutti. Se si è inclini alla poesia e alle narrazioni che si muovono più nel regno dell’anima che in quello dell’azione, allora può essere un’esperienza intensa. Se invece si cerca una storia che avvolga senza perdersi troppo in se stessa, si rischia di rimanere più spettatori che partecipi del suo incanto.
Profile Image for eli.
159 reviews7 followers
March 17, 2023
"Distrugge chi non sa come si costruisce. E magari distrugge ciò che altri costruiscono per imparare come si fa a costruire, o per esistere almeno un po'".
"Ma a me non importa tanto essere parte di una polifonia, io vorrei capire qualcosa della piccola tessera". "E come puoi se non consideri l'insieme?".

Questo libro è stato un pugno sullo stomaco fin dalle prime pagine. Il punto di vista è quello di Federico, un diciassettenne appassionato di libri e letteratura, il quale ben presto si rende conto che c'è ben altro oltre alla sua realtà, a ciò che conosce e a cui è abituato: lui è nato e cresciuto nella parte "giusta" di Palermo, ma fuori da quella ce n'è un'altra, un inferno dove domina la criminalità e dove Don Pino sta combattendo la sua battaglia per portare l'amore e sottrarre i bambini alla strada. "Ciò che inferno non è" é un romanzo sulla prospettiva, su quanto la realtà sia estremamente relativa e sull'importanza di uscire dai propri schemi mentali e ambienti per allargare i propri orizzonti, perché solo così facendo è possibile avere una visione della vita a trecentosessanta gradi e soprattutto ci insegna che sono i piccoli gesti, il coraggio di camminare a testa alta, come ribadisce più volte Don Pino nel corso del romanzo, a cambiare le cose.
Di questo libro mi è piaciuto davvero tutto, mi sono anche commossa in più punti.
Profile Image for Andy Weston.
3,141 reviews222 followers
May 10, 2019
D’Avenia’s novel is based on the actual shooting of a troublesome and yet popular priest by the Mafia in 1993. He sets the scene in the run-down local neighbourhood of Brancaccio, to which 17 year old Frederico, from a privaleged family in nearby Palermo, visits regularly to volunteer help for the work Padre Pino is doing with the street kids. These ragged children do not attend school and have nothing to do all day long, and are under-nourished, neglected and often abused. Told in short chapters, those set in Brancacio are particularly poignant. D'Avenia convincingly conveys the extent of the deprivation and the sway of the Mafia's influence and control. Despite knowing what is going to happen you find yourself wondering if Don Pino can somehow avoid his fate. This is not a piece of fiction about the Mafia like so many that have gone before, rather a sad story of a brave man, of which the NYT quoted the investigating magistrate in saying,
Cosa Nostra could not stand that priest's teaching the kids in the neighborhood about an anti-Mafia culture
.
Profile Image for Liesa.
293 reviews223 followers
August 29, 2016
ch glaube tatsächlich, ich habe bisher noch nie ein Buch eines italienischen Schriftstellers gelesen und mit D’Avenias neustem Roman „So unergründlich wie das Meer“ als erstes Italienisches Buch in meinem Leben habe ich sicherlich nichts falsch gemacht. Das Buch erzählt die Geschichte Palermos und seiner Einwohner und das auf so eindringliche und atmosphärische Art und Weise, dass man beim Lesen den Geruch des salzigen Meeres förmlich riechen und die in den Gassen Fußball spielenden Kinder laut schreien hören kann.

Dabei ist die Geschichte gar nicht so schön wie der Titel vermuten lässt, denn D’Avenia nimmt kein Blatt vor den Mund, wenn er über die armen Viertel Palermos schreibt, in denen Kriminalität, Armut und Gewalt auf der Tagesordnung stehen. Der Großteil der Geschichte wid dabei aus der Sicht des Religionslehrers und Pfarrers Don Pino Puglisi und aus der seines Schülers Federico geschildert. Dieser begleitet ihn zu einem seiner Besuche in Brancaccio, dem Viertel, das vermutlich das gefährlichste in Palermo ist. Hier arbeitet und kämpft Don Pino tagtäglich gegen die Armut, die Zukunftsängste der Bürger, vor allem aber auch gegen die Mafia. Sein größter Wunsch ist es, eine Schule für all die Kinder des Viertels zu bauen, um sie vor einer Zukunft voller Kriminalität zu bewahren, was ihm allerdings Feinde beschert, die unberechenbarer nicht sein könnten.

Was beim Lesen sofort auffällt, ist der Schreibstil des Italieners. Jeder Satz ist ein Gedicht und oftmals vielschichtiger, als es auf dem ersten Blick vermuten lässt. Trotz der schweren Kost, die D’Avenia auftischt, machte es unheimlich große Freude weiterzulesen, weil fast jeder Satz einfach so schön war und direkt ins Herz traf. Viele Sätze musste ich mehrmals lesen, um sie vollends zu erfassen, weil einfach so viel mehr darin steckte, als bloße Worte. Es fällt mir schwer, es in Worte zu fassen, aber D’Avenias Schreibstil hat es mir wirklich angetan und ist etwas ganz Besonderes. In dieser Hinsicht muss auch unbedingt der Übersetzerin Verena v. Koskull für die gelungene und fließende Übertragung ins Deutsche ein Lob ausgesprochen werden.

Trotz des spannenden Inhalts, der liebenswerten Charaktere und des dichterischen Schreibstils hatte ich allerdings das ein oder andere Problem mit dem Buch. Für mich war vieles zu knapp und einfach gehalten, ich hatte das Gefühl, dass D’Avenia eine schwarz-weiße Welt präsentiert hat ohne daran zu denken, dass es auch noch unendlich viele Grautöne gibt. Es war das Böse (die Mafia) gegen das Gute (die Kirche/Gott) und es auf diese zwei Faktoren herunterzubrechen erscheint mir schlichtweg als die zu einfach Lösung. Außerdem mochte ich Don Pino zwar sehr und fand ihn unglaublich klug, aber einige seiner Aussagen waren mir dann doch zu plakativ und simpel. Gerade wenn man der Kirche etwas kritischer gegenübersteht fällt es sehr schwer, solche Aussagen nicht zu hinterfragen oder sogar leicht genervt davon zu sein. Dazu kommt, dass mir viele Entwicklungen teilweise zu schnell gingen und ich mir oftmals eine intensivere Auseinandersetzung mit der Gefühlswelt der Figuren gewünscht hätte.

Aus diesen Gründen erhält „So unergründlich wie das Meer“ von mir auch „nur“ 3 von 5 Sternen – das Buch hat mir vielfach die Augen etwas geöffnet und hat mich mit seinem atmosphärischen und künstlerischen Schreibstil um den Finger gewickelt, konnte mich aber inhaltlich und vor allem emotional nicht völlig mitreißen, weil die Distanz zu den Charakteren einfach zu groß war. Nichtsdestotrotz ist dieser Roman empfehlenswert – insbesondere für diejenigen unter euch, die einen einzigartigen Schreibstil zu schätzen wissen und gerne auch Bücher lesen, die zum Nachdenken anregen und den Horizont ein klitzekleines bisschen erweitern. Für mich war „So unergründlich wie das Meer“ ein solches Buch und ich denke, ich werde auch noch die vorherigen Bücher D’Avenias lesen.
Profile Image for Corinna.
677 reviews49 followers
May 6, 2015
Togli l'amore e avrai l'inferno, mi dicevi, Don Pino.
Metti l'amore e avrai ciò che l'inferno non è.


Questo libro si meriterebbe 5 stelline per l'argomento che tratta e per il ritratto che dà di Don Pino Puglisi. Ma alcune scelte di D'Avenia stavolta mi hanno complicato un po' la lettura..
A me non ha dato fastidio il fatto che il narratore principale, un ragazzino di 17 anni, parlasse come il mio prof di filosofia del liceo (da un fanboy di Petrarca e Giulio Cesare che ti vuoi aspettare?!), quello che proprio non ho capito è perchè usare così tante voci narranti e mescolarle anche nel solito capitolo?! Vada per Federico in prima persona, ma poi ci sono Federico in terza persona, Don Pino, Lucia, Francesco, Maria, il Cacciatore.. Prima di poterle gestire tutte con una certa facilità mi ero già lasciata alle spalle mezzo romanzo!!
Profile Image for Pablo Sotomayor.
Author 2 books23 followers
February 17, 2022
Fabuloso!!!

Una historia redonda, con personajes muy bien logrados. Te hace llorar, te hace reír (y mucho), te hace pensar, y muestra una realidad, al menos para mí, desconocida.

Me encantó. Es una prosa muy poética, lo que puede no gustar a todos. Pero creo que lo vale y mucho.

Además está basada en hechos reales. Verdaderamente buena esta novela. Auguro que estará en mi top 5 de este año.
Profile Image for Rosaria Sgarlata.
411 reviews6 followers
December 30, 2016
http://nientedipersonale.org/cio-che-...


Per un istante lei smette di incantare e incatenare, ha occhi per fissarlo, gelosa, artigli per ghermirlo, vorace come ogni sirena, quasi a svelare la notte che cela incastrata nel cuore.



Quartiere Brancaccio, Palermo. Don Pino Puglisi è un parroco in un quartiere difficile. Ogni giorno tenta di portare i ragazzi via dalla strada, via da un futuro purtroppo già scritto. Ma è un personaggio scomodo, da eliminare forse. Lucia vive in questo stesso quartiere e sogna l'università. Sogna di diventare maestra, un giorno. E poi Federico, lui che vive a Palermo ma non sa niente di cosa succeda in periferia, lui che ha la camera piena di libri e piena di cd. Lui che sta per andare in Inghilterra, come suo fratello Manfredi. Le vite dei tre si mescolano e insieme cercano di portare sorrisi e serenità a quei bambini che non sorridono mai e la cui unica legge è la strada. Bambini come Francesco e madri come Maria. Fino a quel 15 settembre del 1993 dove Don Puglisi viene assassinato e la vita che Federico ha conosciuto fino adesso scomparirà per sempre.




Così è Palermo: brilla nei quartieri luminosi di ricchi e arricchiti, mentre qualche metro più in là cresce l’inferno destinato a uomini la cui miseria è necessaria alla Mafia per dimostrare che lo Stato è un participio passato.



Nel 1993, all'epoca dell'omicidio di don Puglisi, avevo solo 8 anni e non ricordo nulla al riguardo. Ricordo che era tutto un susseguirsi di gente morta, di auto saltate in aria, di scorte trucidate ma i dettagli sono sfocati. Ritrovare quindi la storia di una delle persone che ha tentato di cambiare la realtà siciliana per me è stato un piacere immenso. D'Avenia racconta una storia che mescola realtà e finzione ma che resta ahimè sempre attuale. Alle soglie del 2017 inorridiamo davanti ai casi di terrorismo e non facciamo nemmeno più caso alle lotte interne, dove è la mafia a comandare.




A volte si pensa che la mafia sia la violenza del pizzo, gli omicidi, le bombe. Ma don Pino lo sa che la vera violenza è l’assenza di una scuola media in un quartiere di quasi diecimila anime.



Don Puglisi è descritto con estrema realtà e umanità. Il suo lavoro, ben noto alla mafia, non è mai stato visto di buon occhio e questo ha fatto di lui un bersaglio da eliminare. In un'estate il suo destino si compie, viene freddato il giorno del suo compleanno. A raccontarne le gesta è ora D'Avenia che con Ciò che inferno non è ci parla di lui, della sua opera e dei suoi sogni. Sogni che trasmette a Federico, speranza che trasmette a Lucia.




Don Pino li guarda giocare. Per un attimo i loro cuori sembrano fatti di carne e non di asfalto. Le urla si frangono tra i vicoli come le onde del mare sugli scogli nei giorni in cui il vento frusta la terra e le speranze degli uomini.



 Quello che non ho apprezzato, purtroppo, è stata la lentezza del racconto. Bello ma davvero lento a procedere. I termini dialettali, radi ma presenti, mi hanno rallentata ulteriormente nonostante si tratti di un romanzo di poche più di trecento pagine.




L’inferno esiste. Ed è qui. In queste strade feroci in cui i lupi fanno la tana. E gli agnelli insanguinati tacciono perché hanno più cara la vita di ogni altra cosa. E il sangue è il marchio della vita, perché se la parola non salva lo dovrà fare il sangue. Inferno è Caterina che si è lanciata dal decimo piano con un ombrello in mano, perché all’inferno non voleva più starci e sperava che un angelo l’afferrasse prima dell’asfalto.



La vita di Don Puglisi, la sua missione e la speranza che ha donato a persone come Lucia e Federico è un dono immenso. In una Sicilia devastata dalla mafia, devastata dagli agguati dove spesso a perdere la vita sono innocenti, Alessandro D'avenia ci porta altra speranza. La speranza che un giorno il sacrificio di don Puglisi non si riveli inutile. Se non avete ancora letto Ciò che inferno non è, non perdete altro tempo e correte a leggerlo. Vi resterà nel cuore per molto molto tempo!





Don Giuseppe Puglisi, meglio conosciuto come padre Pino Puglisi (Palermo, 15 settembre 1937Palermo, 15 settembre 1993), è stato un presbitero italiano, ucciso da Cosa nostra il giorno del suo 56º compleanno a motivo del suo costante impegno evangelico e sociale. È il primo martire della Chiesa ucciso dalla mafia.






#2016bingoreadingchallenge


Profile Image for Mandy.
3,593 reviews329 followers
February 19, 2019
Sicily in 1993, and the Mafia are in full control. Federico, a middle-class and educated teenager, is asked by caring and charismatic priest Don Pino to help out at the youth club he runs in one of the poorest and most disadvantaged areas of Palermo. Initially reluctant, and feeling uneasy in such alien surroundings, Federico finds himself more and more drawn into the lives of the youngsters he meets and discovers a world he couldn’t have imagined in his own privileged and sheltered milieu. Based on real events, and on the real life character of Giuseppe Puglisi (there’s also a film about him) I found this a moving and powerful story of a city and community at war with itself. There’s evil and violence here, but love too, and in spite of deprivation and neglect, hope is still possible. “Take away love and you will have hell…Give love and you will have what hell is not.”
Profile Image for liberincantatio.
289 reviews21 followers
January 24, 2023
Metto 5 stelle perché se ce ne fossero 10 ne metterei 10.
Un libro completo, che ha tutto: la Storia, l'amicizia, l'amore, la vita e la morte.
DA LEGGERE ASSOLUTAMENTE ❤️
Profile Image for Alessia Beccati.
20 reviews4 followers
March 30, 2017
- [ ] Lassù l'occhio spazia fino a perdersi, e dove si perde l'occhio anche il cuore resta invischiato. Troppo mare si spalanca davanti, specie la notte, quando il mare svanisce e si sente tutto il vuoto che c'è sotto le stelle.

- [ ] Cinque sono le cose che un uomo rimpiange quando sta per morire. E non sono mai quelle che consideriamo importanti durante la vita. Non saranno i viaggi confinati nelle vetrine delle agenzie che rimpiangeremo, e neanche una macchina nuova, una donna o un uomo da sogno o uno stipendio migliore. No, a momento della morte tutto diventa finalmente reale. E cinque le cose che rimpiangeremo, le uniche reali di una vita. La prima sarà non aver vissuto secondo le nostre inclinazioni ma prigionieri delle aspettative degli altri. Cadrà la maschera di pelle con la quale ci siamo resi amabili, o abbiamo creduto di farlo. Ed era la maschera creata dalla moda, dalle false attese nostre, per curare magari il risentimento di ferite mai affrontate. La maschera di chi si accontenta di essere amabile. Non amato. Il secondo rimpianto sarà aver lavorato troppo duramente, lasciandoci prendere dalla competizione, dai risultati, dalla rincorsa di qualcosa che non è mai arrivato perché non esisteva se non nella nostra testa, trascurando legami e relazioni. Vorremmo chiedere scusa a tutti, ma non c'è più tempo. Per terzo rimpiangeremo di non aver trovato il coraggio di dire la verità. Rimpiangeremo di non aver detto abbastanza “ti amo” a chi avevamo accanto, “sono fiero di te” ai figli, “scusa” quando avevamo torto, o anche quando avevamo ragione. Abbiamo preferito alla verità rancori incancreniti e lunghissimi silenzi. Poi rimpiangeremo di non aver trascorso tempo con chi amavamo. Non abbiamo badato a chi avevamo sempre lì, proprio perché era sempre lì. E pure il dolore a volte ce lo aveva ricordato che nulla resta per sempre ma noi lo avevamo sottovalutato come se fossimo immortali, rimandando a oltranza, dando la precedenza a ciò che era urgente anziché a ciò che era importante. E come abbiamo fatto a sopportare quella solitudine in vita? L'abbiamo tollerata perché era centellinata, come un veleno che abitua sopportare dosi letali. E abbiamo soffocato il dolore con piccolissimi e dolcissimi surrogati, incapaci di fare anche solo una telefonata e chiedere come stai. Per ultimo rimpiangeremo di non essere stati più felici. Eppure sarebbe bastato far fiorire ciò che avevamo dentro e attorno, ma ci siamo lasciati schiacciare dall'abitudine, dall'accidia, dall'egoismo, invece di amare come i poeti, invece di conoscere come licenziati. Invece di scoprire nel mondo quello che il bambino vede nelle mappe della sua infanzia: tesori. Quello che l'adolescente scorge nell'addensarsi del suo corpo: promesse. Quello che il giovane spera nell'affermarsi della sua vita: amori. - Ciò che inferno non è (Alessandro D'Avenia).
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