Jump to ratings and reviews
Rate this book

Piccola città: Una storia comune di eroina

Rate this book
«Guardate questa bambina. Questa bambina sono io. Ho un buffo cappello di lana colorato, lo so perché c'è un'altra foto a colori che me lo dice. Sto con M. Deve essere il 1977. Sono felice. La città per me è ancora una soltanto. Nessun muro la divide in due. Per ora. Dopo non sarà mai più così.» Decine di migliaia di tossicodipendenti, una 'generazione scomparsa' su cui si è steso un velo di oblio. Un libro di storia, un memoir che squarcia un muro di silenzio e lo fa partendo dal punto di vista più difficile e quello personale. Quando arrestano mio padre per spaccio di eroina ho 15 anni, frequento il ginnasio, nell'unico liceo classico di Grosseto. Un liceo di provincia, frequentato dai figli dei professionisti della città. Quando lo arrestano io non dico niente a scuola. Non trovo le parole per farlo, non credo di averle neanche cercate, è qualcosa che accade, e basta. Quando le cose accadono a me io non so come raccontarle. Per questo faccio la storica, racconto le cose che accadono agli altri, eppure questa di mio padre voglio raccontarla, così inizio a parlarne con gli altri, ma solo all'università, quando mi sento ormai protetta dalla distanza, ne parlo e ne parlo, e una giovane storica senza immaginazione si domanda se sono matta ad andare a dire in giro che mio padre si è fatto di eroina. Perché questa è una cosa che non si racconta. Non è neanche un fatto degno di storia. È una piccola storia ignobile.

220 pages, Kindle Edition

Published November 15, 2018

5 people are currently reading
107 people want to read

About the author

Vanessa Roghi

14 books7 followers
Vanessa Roghi è una storica del tempo presente e ricercatrice indipendente. Fa ricerca sulla storia della cultura: ha scritto di donne e preti, di Manzoni e Le Monnier, di diritto degli autori e della fatica di guadagnarsi da vivere con la scrittura. Ma il suo amore più grande è la storia della scuola. I suoi ultimi saggi sono "La lettera sovversiva" (Laterza 2016) e "Piccola città" (Laterza 2018). Le piace pensare che l’immaginario storico possa avere un posto nel dibattito storiografico, fa di tutto per portarcelo. Ha insegnato per anni alla Sapienza ma poi ha smesso. Fa documentari di storia per Rai Tre. Ha due figlie che si chiamano Alice e Anita. Pensava che dopo Nick Drake e Fabrizio De Andrè la musica avesse poco da dire poi meno male sono arrivati i Radiohead.

Ratings & Reviews

What do you think?
Rate this book

Friends & Following

Create a free account to discover what your friends think of this book!

Community Reviews

5 stars
17 (18%)
4 stars
48 (52%)
3 stars
21 (22%)
2 stars
4 (4%)
1 star
2 (2%)
Displaying 1 - 13 of 13 reviews
Profile Image for Orsodimondo.
2,450 reviews2,420 followers
November 30, 2023
PICCOLA STORIA IGNOBILE


Vanessa bimba. Manifestazione di precoce impegno politico?

Poi succede che siccome chi racconta è brava, sa scrivere ed è anche una brava storica, da piccola la storia diventa grande, e s’intreccia come nelle migliori tradizioni con la Storia, quella con la esse maiuscola.
E quindi, il micro diventa macro, il privato pubblico, e il local diventa global, o come si usa dire adesso “glocal” (il genere di storie che le piattaforme di streaming preferiscono).
Ma la storia, non più piccola, non più micro, non solo local, rimane sempre ignobile. E mette i brividi.


Vanessa qualche anno dopo per le strade di Grosseto, la sua piccola città.

Vanessa Roghi aveva quindici anni nel 1987 quando suo padre fu arrestato per detenzione e spaccio d’eroina. La storia personale di Vanessa, quei suoi primi quindici anni divisa tra nonni e genitori molto giovani in ottimi rapporti ma ognuno incapace di fare la metà di una coppia, quei primi quindici anni di affetto e amore che le arriva da tutte le parti – al diavolo la famiglia disfunzionale, i genitori sono separati da sempre, la piccola Vanessa moltiplica case, cure, attenzioni, amore, stimoli – la sua storia personale, che Vanessa racconta con piglio e ciglio asciutto, senza retorica, senza enfasi, senza sentimentalismi, ma pur sempre capace di scuotere e mettere brividi - la sua storia personale va avanti, recupera: suo padre è vivo e sta bene, ha smesso da tempo ogni frequentazione con l’eroina, vive ad Amsterdam e coltiva i pomodori nell’orto, Vanessa lo sente via wa, non gli fa mancare l’affetto delle nipoti, la maggiore delle quali è ormai più grande dell’età che aveva Vanessa quando suo padre finì in carcere.


Bene, se mi dici che ci trovi anche dei fiori in questa storia, sono tuoi.
Bene di Francesco De Gregori, 1974.


Ma questo è solo una parte del racconto: la piccola storia ignobile riguarda Grosseto, piccola città di provincia, riguarda quella parte della Maremma, riguarda l’Italia intera. Racconta gli anni Sessanta che si fanno Settanta, quel lungo decennio passato alla storia col nome di anni di piombo – e allora secondo me il piombo è un bel colore e un metallo nobile perché quel decennio è stato notevole, tutt’altro che grigio, una rivoluzione esistenziale.
E poi, la storia, entra e percorre gli anni Ottanta. Il che vuol dire AIDS e un conto dei morti che sale vertiginosamente.
La droga arriva, si diffonde, prende piede, miete vittime, genera reazioni, proposte di legge e leggi approvate, la nascita delle comunità e dei centri di recupero. La droga diventa un problema, mondiale. Forse c’è dietro la CIA che vuole rendere quelli di sinistra tutti strafatti e innocui: ma allora com’è che a consumarla ci sono tanti che di sinistra non sono, che se ne fregano della politica, e anche parecchi fasci maledetti?



Vanessa immerge le sue foto di famiglia, lei bambina, i suoi genitori giovani, nel corpo del racconto, a volte le descrive, e commenta, altre fa finta di nulla: ma la fotografia è lì, con la sua forza e il suo fascino.
Insieme alle foto, Vanessa Roghi fa uso di testi e fonti numerose e disparate. Articoli di giornali e riviste, inchieste e reportage, servizi televisivi, interviste proprie e altrui, lettere e mail, citazioni e brani. Tutto serve a costruire e rendere ricco ed emozionante questo affascinantissimo racconto che ho divorato, nonostante l’ampio corredo di note che sempre rallentano la lettura.


Andrea Pazienza: Gli ultimi giorni di Pompeo.
Profile Image for Antonio Coletta.
15 reviews
August 4, 2019
Un memoir e tante storie di droga, dipendenza e provincia che vengono da trent'anni fa e oltre ma si sono ripetute e si ripetono incessantemente nel tempo, in questo Paese, nel silenzio. Un libro necessario.
Profile Image for Samuele Petrangeli.
433 reviews78 followers
May 23, 2019
Il sottotitolo del libro di Vanessa Roghi, "Una storia comune di eroina", che, oltre a racchiudere perfettamente il nucleo del saggio, ne mostra anche l'intento esplicitamente politico. In Italia, infatti, la tossicodipendenza è stata sempre vissuta con vergogna e stigma, imponendo un silenzio colpevole nel racconto della propria vicenda. "I sentimenti prevalenti nei confronti dei drogati sono tre: rancore, paura e rimorso. Si tratta di qualcuno da tenere alla larga, lontano". Sono emblematiche le reazioni che riporta Roghi verso la fine del libro a un suo articolo (http://www.minimaetmoralia.it/wp/picc... da cui è poi nato il saggio): molti raccontano le proprie esperienze, dirette o indirette, con la droga. Finalmente si è creato uno spazio, privo di giudizi paternalistici o colpevolizzanti, dove potersi esprimere, raccontare, condividere. Perché è questo che fa il silenzio: nasconde e divide. Rende ogni storia apparentemente unica, apparentemente incomunicabile. Ecco, allora, che è lampante il potere politico dietro quel comune del sottotitolo. La droga non è uno stigma. Non è un'esclusione. E' una cosa comune. Comune perché diffusa. Comune perché senza vergogna.
Roghi si muove su un triplice piano. Piccola Città è a) un saggio che ripercorre la diffusione dell'eroina in Italia e nella piccola provincia in special modo, b) un saggio su come è visto il tossicodipendente e c) un memoir sulla sua infanzia, in particolare sul padre tossicodipendente e arrestato per spaccio. Però questi tre piani non si muovono separati. Il legame fra personale e storico è spiegato innanzitutto da Roghi stessa richiamandosi a Carrère: "Ma, risponde Emmanuel Carrère: "Sono convinto che l'ombra proiettata successivamente la si vedrà sempre, che si vedranno sempre i trucchi con cui si cerca di cancellarla, e che perciò è meglio accettarla e metterla in scena" La mia ombra è quella che proietto. La mia ombra eccola qua". Ma il racconto che fa della tossicodipendenza del padre e dell'infanzia a Grosseto non è mai un racconto autoreferenziale o aneddotico, è più un racconto comune. Una specie di cappello condiviso da cui far emergere la tossicodipendenza in un'ottica che non sia quella tipica del racconto mediatico italiano, "una storia di assistenza o di crimine". Sotto questo punto di vista è veramente illuminante il discorso che fa Roghi sul modo in cui è rappresentato il tossicodipendente dal dopoguerra a oggi, attraverso racconti, casi di cronaca, articoli di giornale, dibattimenti in Parlamento. In particolare si passa da una figura marginalizzata, quasi oscura e fiabesca dei drogati di Buzzati, i "drogomaniaci", del secondo dopoguerra ai capelloni degli anni '70, che vengono usati dalla stampa e dagli avversari politici di destra per attaccare la sinistra e la controcultura - non che la controcultura, dal canto suo, faccia molto per stare vicino ai tossicodipendenti, anzi, li vede o come schiavi del sistema capitalistico o come arma della CIA per portare confusione fra le loro fila -, fino alla crisi dell'HIV e dell'AIDS quando la paura del contagio morale dei drogati da parte del perbenismo borghese diviene paura del contagio fisico stesso. Insomma, una figura, quella del tossicodipendente che è sempre stata caratterizzata dalla marginalizzazione e dalla stigmatizzazione. Emblematici dei modi con cui è stata affrontata l'emergenza della tossicodipendenza nel corso degli anni sono i metodi che si sono succeduti, in particolare la medicalizzazione degli anni '70, per cui si trattava soltanto di dare del metadone per far passare tutto, e l'internalizzazione in istituti più o meno psichiatrici - a cui lo stesso Basaglia si dichiarava d'accordo. Affiancare a questa visione del tossicodipendente, allora, la storia del proprio padre, della propria infanzia, comune, significa dare una nuova visione, una visione di rottura.
Questo cambiamento di prospettiva è necessario perché l'esplosione e la diffusione dell'eroina - ma della droga in generale - è fortemente riconducibile a una mancanza totale di qualsiasi capacità di prevenzione e comprensione del fenomeno. Allora come oggi. Il tasto su cui Roghi batte di più non è tanto la psicologizzazione del perché qualcuno si droga, certo, nel parlare di una generazione, quella del'77, quasi spazzata via dall'uso delle droghe, alcune ipotesi sul legame fra fallimenti e fuga vengono fatte, ma è secondario, rispetto alla centralità data all'utilizzo di droghe legali, in particolare al fatto che molti passano a eroina e morfina successivamente alla prescrizione di oppiacei da parte dei medici. Senza trascurare il fatto che molti dei principi attivi che verranno poi utilizzati per sintetizzare le droghe hanno origine nei laboratori delle cause farmaceutiche - e successivamente venduti/rubati. Ciò che la stigmatizzazione impedisce di vedere è l'origine quotidiana delle tossicodipendenze. Fa raggelare il sangue, allora, il bilancio delle politiche di prevenzioni italiane: "Il sito [del Dipartimento per le politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri] è fermo al 2013, l'Osservatorio nazionale stenta a sopravvivere. L'ultima legge risale al 1990. Prevede ogni tre anni la convocazione di una Conferenza nazionale di coordinamento per l'azione antidroga. Dovrebbe convocarla la Presidenza del Consiglio ma non lo fa da nove anni".
Ecco, allora, che personale e pubblico sono necessari l'uno all'altro. Ed ecco l'importanza fondamentale di un libro come Piccola Città.
Profile Image for Giorgio Palumbo.
Author 4 books19 followers
December 23, 2019
è un memoir e anche come dice il titolo “una storia comune di eroina” come una questione all’inizio d’elite diventi nel tempo una questione prima di appartenenza poi di fuga dall’emarginazione soprattutto dalla situazione socio economica che dalla vita di provincia, di frontiera.
Ci vuole coraggio e tanto ad arrivare alla fine ma è necessario perché definisce un quadro perfettamwnte ma deve essere stato altrettanto scriverlo (anzi sicuramente di più) dato che dentro c’è del vissuto importante
25 reviews
March 13, 2025
Un testo a metà strada fra autobiografia e ricostruzione storica. Il padre dell'autrice ha infatti un trascorso di tossicodipendenza, e a partire dai ricordi della storica si compie un'interessante excursus sul modo in cui l'eroina e le droghe pesanti sono arrivate e si sono diffuse in Italia. Mi è piaciuta molto in particolare questa modalità di confessione privata e trattazione pubblica da "memoir storico"
4 reviews
April 9, 2021
Più che una storia singola, è la Storia dell'eroina in una piccola città. Purtroppo non apprezzo troppo i libri in cui, ogni 3 parole dell'autore, vi è un'interruzione per citare articoli o racconti, mi spezza molto il ritmo, e non sono riuscito a goderlo appieno. Ma la Storia è dolente e si legge tutto sommato bene.
67 reviews
October 22, 2021
Una cronistoria abbastanza analitica ma soprattutto delicatissima. Apprezzo molto quando certi temi vengono trattati da chi li ha vissuti anche solo da spettatore perchè trovo abbia quella sensibilità che manca ai freddi statistie e ai morbosi cronisti. "Piccola città" è anche una storia famigliare perchè alla fine l'Italia è un agglomerato di piccole città.
Profile Image for Riccardo Meozzi.
17 reviews11 followers
October 30, 2019
Roghi superlativa. Il libro contiene una mole gigantesca di informazioni e dati storiografici che non sono soltanto trattati alla perfezione, ma che, nel momento in cui si fanno pastosi e quasi opprimenti, si mescolano con le vicende familiari dell'autrice.
Profile Image for Gianluca.
Author 1 book53 followers
January 17, 2021
Un libro forte, duro e straziante, non per tutti, che mescola Storia e storia privata. Sapevo pochissimo di questo tema e molto voglio ancora leggere. Che questo libro sia un inizio, come auspica l’autrice.
Profile Image for Marinella Acerra.
Author 3 books1 follower
January 6, 2021
L'accurata ricerca storico-sociale intrecciata alla narrazione personale di quegli anni, rendono la lettura di questo saggio non solo interessante ma anche emozionante.
Profile Image for Alice Sagrati.
9 reviews1 follower
August 29, 2022
Tutto quello che scrive Vanessa Roghi è sempre delicato e bellissimo.
Displaying 1 - 13 of 13 reviews

Can't find what you're looking for?

Get help and learn more about the design.