È possibile uccidere e poi dimenticarsi di averlo fatto? È possibile descrivere l’assassino in un modo e poi cambiare idea, disegnandolo nel modo opposto? È possibile descrivere perfettamente la scena di un crimine senza esserci mai stati, senza averlo commesso? E fingere di essere un’altra persona così bene da ingannare tutti e dimenticarsi chi si è realmente, è possibile? La risposta a tutte queste domande è sì. Fabio Sanvitale e Armando Palmegiani vi portano in un’altra delle loro indagini. Dopo aver gettato luce su numerosi cold case italiani -tra cui l’omicidio di Pier Paolo Pasolini- visitano i luoghi del delitto di Cogne e della strage di Erba, studiano gli atti processuali, parlano con gli esperti, indagano nei misteri della mente e della testimonianza. Annamaria Franzoni ha dimenticato quello che ha fatto? E siamo sicuri che Olindo e Rosa siano i veri colpevoli?
Fabio Sanvitale è nato nel 1966. Giornalista investigativo, scrittore, ripperologist, docente, è esperto di cold cases. I suoi libri hanno contribuito a gettare luce su importanti casi criminali del passato, tra cui l’omicidio di Pier Paolo Pasolini e quello del "Canaro della Magliana". Ha studiato criminologia con Franco Ferracuti e Francesco Bruno, è laureato in Scienze e Tecniche Psicologiche ed ha conseguito un Master in Criminologia alla "Sapienza" di Roma.
3,5 ⭐️ libro inizialmente un po’ complicato data la quantità di dettagli e notizie riportate. Poi se la storia appassiona, si fa leggere. La narrazione è composta dai due autori che si confrontano fra di loro tramite dialoghi, discutendo quindi sui fatti accaduti. Questo porta ad avere un occhio più “attento” alle questioni poiché si riesce a seguire il flusso di idee soprattutto nei punti in cui ci sono cose che non tornano sulla vicenda. Sul delitto di Cogne se n è sentito parlare tanto: chi non conosce il povero Samuele e sua madre Annamaria Franzoni? Sono venuta a conoscenza di molte cose che non sapevo e la storia mi ha particolarmente colpita. La Strage di Erba però la seguo ormai da diverso tempo e credo che alcune cose riportate non siano esatte. Non voglio nemmeno mettere in dubbio quello che hanno scritto perché io non ho la verità in mano degli atti processuali, ma alcune cose non mi tornano. Altre vengono date per “scontate”, cosa che cozza un po’ con il ritmo dettagliatissimo del racconto. Rimango quindi col dubbio, che mi viene automatico portare anche sulla vicenda di Cogne.
“Presi dalla nostra indagine, presi dalla caccia alla verità, ci eravamo completamente dimenticati di Natale. Se non avessimo sbagliato strada, saremmo rientrati in albergo ancora pensando a Cogne, a Erba, al male, al sangue. Invece no. Stiamo qui in piedi sotto una nevicata. Era passato da poco l'ultimo Natale di Samuele, sarebbe stato tra poco l'ultimo Natale per Raffaella, per Paola, per Valeria, Youssef. Quante vite non ci sono più. Siamo riusciti a fare qualcosa per loro, siamo riusciti a scrivere un frammento bruciato di verità? Non lo sappiamo. "A proposito... Buon Natale, Armando". "Buon Natale, Fabio". Stavolta, le orme che si allontanano nella neve sono le nostre.”