„Dirljivo, odlično napisano... Ne ispušta se iz ruku.“ Izabel Aljende
Uspešna direktorka bankarske filijale kojoj je posao uvek važniji od porodice.
Mladi vojnik koji je odlučio da napusti vojnu karijeru kako bi se sasvim posvetio mirnoj revoluciji protiv španske monarhije 1930. godine.
Sveštenik fanatik koji pokrštava Srbe u koncentracionom logoru Jasenovac tokom Drugog svetskog rata...
Svi oni se nalaze u situacijama u kojima moraju da rizikuju i testiraju svoju hrabrost zarad onoga što je za njih najveća vrednost: novac, revolucija, vera.
Događaji iz jezive prošlosti i prevrtljive sadašnjosti prepliću se na zaprepašćenje čitalaca u ovom intrigantnom romanu o složenosti ljudske prirode i njenoj protivrečnosti. Klara Uson je jedan od najinteresantnijih i najoriginalnijih glasova savremene evropske proze, a njena priča inspirisana istorijskim događajima držati će vas u neizvesnosti do kraja.
„Karla Uson je ovim romanom pokazala da jeste jedna od velikih evropskih autorki našeg vremena.“ Ana Marija Moš
„Izvanredan književni tekst u kojem se prošlost i sadašnjost umešno pretapaju jedna u drugu – odjeci prošlosti koji odzvanjaju kroz današnjicu.“ Huan Gojtisolo
Clara Usón Vegas (born Barcelona, 1961) is a Spanish writer.
Her novel The Shy Assassin (El asesino tímido in Spanish) was awarded the 2018 Sor Juana Inés de la Cruz Prize, recognizing excellent literary works written in Spanish by female authors. She is also the winner of the 1998 Premio Feminino Lumen de Novela for her novel Noches de San Juan and the 2009 Premio Biblioteca Breve for Corazón de Napalm.
Sulla copertina Loretta Lux. I suoi ritratti fotografici sono inquietanti.
Valori diversi per i diversi personaggi. D’altronde, lo stesso significato della parola può essere molto diverso. Il dizionario spiega che riferito a una persona, valore (di valore) indica il possesso di alte doti intellettuali e morali, o alto grado di capacità professionale; poi, altra accezione, significa coraggio, ardimento, dimostrati nell’affrontare i nemici in combattimento e nel sostenere fermamente le dure prove che la guerra comporta, anche con pericolo della propria vita; c’è poi il significato economico, che rende valore sinonimo di prezzo, valore d’uso e valore di scambio; i valori sono gioielli e gemme preziose; la borsa valori; ma il valore di una cosa non è solo quello economico, anche la sua importanza, e/o utilità; sinonimo di validità ed efficacia (questa firma non ha nessun valore…). Eccetera, la Treccani ne riporta svariati altri.
I valori di Mita, quarantenne separata madre di una quattordicenne, sono i soldi. Ma forse non i soldi in sé, quanto la libertà e l’agio che comportano. Quanto il liberarsi dalla schiavitù delle alimonie che l’ex marito versa quando ha voglia, senza regolarità. La quattordicenne Mar ha come valore il corpo, strumento per ottenere successo, visibilità. L’amica della madre, Flor, trova i suoi valori nella new age et similia. Il valore di Fermín Galán è la repubblica in epoca di monarchia. Quello di Luis, più spesso Luisito, è la rivoluzione in periodo di repubblica. Tanto vince tutti il generalissimo Francisco Franco.
Così se ne va il primo capitolo, il più lungo. A seguire il secondo, 60/70 pagine, dove si cambiano personaggi e scrittura, che diventa una sorta di dialogo ininterrotto, ma anche abbastanza monologo, perché c’è una che fa domande brevi, e uno che risponde anche per pagine e pagine. E si parla di Croazia, e ustascia, e crimini efferati. E viene da pensare che si parli di ustascia e non di serbi cetnici solo perché i croati sono parte della Santa Romana Chiesa Apostolica, che dio la punisca e il diavolo se la porti. Perché tra ustascia e cetnici fu una gara a chi era più bastardo. Ma si parla anche di monaci e monasteri e suore. E a parlare è un prete croato e omosessuale rifugiato in Spagna nel secondo dopoguerra, accolto da una terra cattolica, mentre la Federazione Jugoslava è diventata atea e comunista. Che il narratore sia omosessuale è importante perché la sodomia è molto criticata e molto raccontata, e la castità sembra essere l’unico valore.
A concludere, segue un terzo capitolo, lungo poco meno del secondo, per me il migliore del lotto, anche se non sono sicuro d’aver colto la connessione con i due che precedono. Clara Usón scrive con la penna immersa nell’ironia, sembra prendere in giro tutti i suoi personaggi. E scrive mischiando oggi e ieri (anni Trenta), situazioni e personaggi, nella stessa pagina, e nello stesso periodo, e nella stessa frase, tiene il lettore attento perché se si distrae anche solo un attimo non capisce più chi è chi, di cosa si sta parlando. E poi ogni tanto decide di fare a meno del punto fermo e snocciola una pagina con sole virgole.
concitato, pure troppo. non mi è piaciuto tanto quanto gli altri libri di clara usón che ho letto, ma gli do comunque 4 stelle perché trasmette inquietudini che tutti dovremmo provare.
El inicio es lento, muy lento, aunado a que a la par se vaya narrando de una manera muy aburrida la historia de Fermín Galán un militar español que dio muestras de ser muy valiente, en algún punto se entremezcla con otra historia de un hombre religioso de la época de la guerra mundial, es decir que narra cosas de distintas etapas de la historia, y que no tienen nada en común.
A mi me pareció que al principio la escritora tenía una historia dramática actual, de una mujer madura que va perdiendo todo, juventud, marido, bienes, etc y que al final queda derrotada, entonces dijo: esto esta muy simple, vamos a darle un poco de picante, añadiendo historias que no tienen nada que ver, justificando con las reencarnaciones y los espacios temporales que justifican cualquier absurdo, y quedó esta especie de novela mal armada, pésimamente narrada y sin ningún objetivo claro.
Muy aburrida, llena de datos sin razón que no logran interesar al lector, aunque debo decir que las últimas 50 páginas agarraron ritmo, y me salvaron de dejar el libro sin terminar, creo que es una de las lecturas menos favoritas del año.
Прва прича је толико спетљана и написана офрље да нећу ни да је коментаришем. Друга је барем занимљива за читање али ништа спектакуларно, чисто вади просек у односу на остало. За њу иде једна звездица. Трећа је за нијансу боља од прве али ништа нарочито, некако сувопарно, покушава да придобије читаоца на емоције, безуспешно.
«Una volta gli eroi erano persone che dimostravano il loro valore, o la loro dignità. Oggi gli eroi sono i calciatori, non altro che mercenari, oppure gli imprenditori come Steve Jobs. Adesso che il lavoro è scarso ammiriamo i ricchi, i milionari. Siamo diventati schiavi consapevoli, rassegnati e vili».
Manca qui il cuore pulsante e unificante dei due precedenti romanzi letti della Usón: saltiamo anzi, con un certo disorientamento dove il filo logico c'è ma forse troppo tenue, tra un giovane militare idealista e romantico che finirà fucilato nel 1930 e un'adolescente dotata solo della sua bellezza e di uno smartphone, fra un sacerdote cattolico croato complice dei crimini degli Ustascia durante la Seconda Guerra Mondiale, ormai vecchio e rifugiato in una Spagna che lo ha accolto a braccia aperte, e una madre andalusa: bancaria divorziata, fragile in amore ma senza scrupoli, che - lo capiamo fin troppo presto - farà da colpevole e da pietra di paragone.
Tuttavia lo trovo un romanzo inquietante, e quindi utile. Cosa siamo diventati, quanto siamo peggiorati dal 1930 al 2008? Sono domande retoriche e un po' sciocche. Che noi lettori occidentali di oggi siamo consumatori in un circuito capitalista dove letteralmente i ragazzini possono uccidere per un paio di scarpe firmate o un Iphone, non è un predittore di come ci saremmo comportati se fossimo nati nel 1894 e allevati con valori falangisti, o anarchici, o fascisti o comunisti, tuttavia...
Siamo davvero diventati schiavi consapevoli? Leggere Serge Latouche o andare a una conferenza di Evo Morales può davvero modificare i nostri comportamenti? E i nostri valori di fondo? E se andassimo come Di Battista a fare le vacanze in Chiapas facendoci pagare uno pseudo-reportage da un quotidiano, potremmo pensare di esserci sottratti alla ruota, di avere un ruolo rivoluzionario nel mondo? E se scoppiasse una guerra, domani, adesso, qui, per esempio tra sovranisti ed europeisti, o tra putiniani e non, prenderemmo posizione? Quanti di noi imbraccerebbero il fucile e sarebbero disposti a salire in montagna? Le domande rimangono, le soluzioni efficaci latitano.
¿Ustedes han hecho alguna vez mayonesa? Quizá no, pero la habrán comido. Y sabrán distinguir, digo yo, una mayonesa que sabe demasiado a huevo. O demasiado a aceite. O que está demasiado ácida por el limón. O que está pasada de sal o que está muy sosa. En fin, una mayonesa que no sabe a mayonesa. ¿Saben ya de qué les hablo? Pues eso es este libro.
Valor se llama la obra de Clara Usón, y desde luego valor no le ha faltado a la autora para embarcarse en la mezcla de tres historias que, por separado, son tres historiazas. Dos de ellas están basadas en hechos reales [...] LA RESEÑA SIGUE AQUÍ: http://www.elbuscalibros.com/2016/02/...
No sé bien qué me esperaba, pero ha sido un poco como cuando abres una caja de galletas y te encuentras todo el kit de costura de tu abuela dentro. Me he quedado a medias, pero es que la verdad es que no había nada que me animara a seguir con él.
"Estoy donde quiero estar, soy consecuente con mis principios, prefiero la cárcel al deshonor" [...], pues en su dimensión el honor, la entereza frente a la adversidad, la fidelidad a los ideales, daban la medida de un hombre; en la de la niña los valores son otros: un anillo, una cadenita, algo que se puede empeñar y obtener dinero a cambio de ellos¿Que se puede comprar con el honor? ¿Cuanto vale el honor?: lo que alguien pague por el deshonor, pero el honor de personas ordinarias [...] no tiene quien lo compre. [...] ¿De que sirve el honor a un cadáver? ¿Y a su madre, o a su viuda y huérfanos?"
Y lo peor: como no hay hambre, no hay vocación. Tenemos que traer a monjas latinoamericanas, , ¿ que quiere que le diga padre ?, no trabajan, son flojas[...]. Es lo que tiene el hambre, que da vocaciones, pero poco sinceras"
"Y si no fuera por las comisiones y las mordidas, no sé haría una carretera ni un aeropuerto en España, los políticos y los gobernantes, en general, eran vagos, necesitaban un estímulo, un aliciente [...]. Y las carreteras que ahora no llevan a ningún sitio, algún día conducirán a alguna parte y los aeropuertos sin aviones, algún día tendrían tanto tráfico que habría que ampliarlos"
Un libro que me ha aburrido. Circunstancia extraña en los textos de Clara Usón puesto que todos sus libros, que he leído hasta ahora, me han gustado mucho. En esta ocasión se mezclan las historias sin avisar, es decir, estás leyendo una historia y, sin separación de párrafos, continúa con otra historia que nada tiene que ver. Esta extraña forma de contarte las cosas, junto con las propias historias que narra, para mí, sin interés, han hecho que me haya sido tediosa la lectura.
Una amalgama de ocurrencias dispersas agrupadas arbitrariamente en torno a una trama insuficiente.
Mati Oliván es un mujer madura, directora de una sucursal bancaria, separada y con una hija adolescente de quince años, llamada Mar. En el principio de la novela es viernes por la noche, la madre va a salir y la niña debe quedarse en casa sola, castigada y estudiando, lo que frustra sus planes de ir a una discoteca en la que ocasionalmente baila como gogó. En todo el primer capítulo se alternan los pensamientos de Mar con los contenidos de la asignatura que estudia (la sublevación de Fermín Galán en Jaca, en 1930) y un diálogo de temporalidad imprecisa entre su madre y Flor, la mejor amiga de ésta. En este diálogo, al tiempo que desahoga sus preocupaciones, Mati convence a Flor para que invierta en preferentes. Por su parte, Flor, que tiene un negocio dedicado a las terapias alternativas y cree firmemente en la reencarnación, consuela a Mati explicándole que todo lo que nos ocurre está determinado por leyes de compensación entre nuestras vidas sucesivas.
En el desconcertante segundo capítulo, el padre Casimiro, un anciano sacerdote croata radicado en España desde finales de la Segunda Guerra Mundial, cuenta las atrocidades cometidas antes de la conformación de Yugoslavia por el gobierno católico y pro-nazi de Ante Pavelic contra el pueblo serbio. Aunque la narración es en primera persona y el que habla es un hombre, aquélla se presenta como un discurso de Mar. El cura se dirige primero a las enfermeras que lo cuidan en una residencia y, luego, a Flor, la hija pequeña de una de ellas.
En el tercer capítulo, Samuel, un joven de Barcelona que viaja a Benidorm para prestar un servicio de acompañante masculino, o gigoló, ha sido citado por una mujer madura para pasar el fin de semana. Esta mujer resulta ser Mati. Samuel está haciendo el trabajo en sustitución de otro y necesita el dinero para pagar una fianza, ya que se encuentra acusado por agresión. El hecho de que Mati se mantenga en todo momento distante y autoritaria, sin mostrar tampoco ningún interés sexual, lo hace desconfiar.
Finalmente, en una discoteca, Mati, borracha, se pelea con un hombre que ha faltado el respeto a una gogó y, después de que Samuel consiga calmarla y llevársela, acaba explicándose. Su hija quinceañera solía trabajar de gogó y una noche de viernes, estando castigada, escapó a la discoteca sin permiso, tuvo un disgusto y fue atropellada por un coche, a consecuencia de lo cual quedó tetrapléjica (Mati comenta que no puede hacer gran cosa para mejorar la situación de su hija pues no tiene dinero, pero que cuenta con un seguro de vida que quedaría para la niña si algo le pasara). El desenlace no es menos absurdo que lo que llevo reseñado (es lo peor de la novela, de hecho) pero ni siquiera vale la pena el spoiler.
El primer error de juicio que se comete cuando se decide publicar algo como "Valor" es pensar que si uno escribe bien, en sentido general, debería poder escribir incluso una novela. El segundo error, menos perdonable, es creer que amontonar historias, tiempos y perspectivas puede producir algo meritorio de manera automática. El primero es atribuible a cierta ingenuidad, pero el segundo ya es pura torpeza.
Al contrario de lo que ocurre en otras novelas o colecciones de relatos, en los que historias independientes tienen referencias o personajes que se cruzan, en "Valor" las historias no se cruzan sino que forman un todo que se va desmenuzando, como un ovillo del que se va desenmarañando el hilo de la historia. De este modo, el lector se ve ligeramente abrumado al inicio de la novela, por cómo aparecen las distintas tramas entremezcladas, y se va metiendo en la narración poco a poco. Si Clara Usón hubiera escrito este libro de manera clásica, con los personajes como comentaba al inicio, el resultado seguiría siendo muy bueno, porque está muy bien escrito y te mete muy fácil en la historia que cuenta, pero perdería esa originalidad en el esquema a la hora de narrar. Muy buena novela.
Tres estrellas por la búsqueda de la originalidad en el tramado de tres historias que siempre esperas que realmente se intercepten, pero ocurre forzadamente. Buenas historias, bien escritas, interesantes, pero no se dan la mano naturalmente.
This entire review has been hidden because of spoilers.
Due stelle solo perché, nonostante tutto, sono arrivata alla fine. L'autrice ha cercato di mescolare più storie (ricerca storica e vita contemporanea), ma il risultato è pessimo. Sconsigliato.
Molto difficile da leggere per l'intreccio spazio temporale della narrazione, richiede una concentrazione particolare. La soluzione stilistica è interessante, personalmente lo trovo troppo negativo.